giovedì 30 maggio 2019

"Ma chi sei tu ragazzo che hai speso 400 lire per sentire la mia storia che di solito non gliene frega niente a nessuno?" (Il Pap'occhio e la satira sulla religione)



Trattare l'argomento religione è sempre difficile. Soprattutto scrivere un post in un blog, che è pari a lanciare una bistecca in una gabbia di leoni da tastiera o ricevere facili dissensi.

Metto subito le mani avanti: Anche se risulto cristiano sulla carta, mi ritengo l'opposto in senso pratico. Per molte ragioni e idee di pensiero associate ad esso o esperienze fatte nel corso degli anni. E non parlo del rancore dei tre anni di medie in territorio ostile, ma dei ragionamenti personali e profondi esternati senza imbarazzo qualche mese fa a mia madre che, fortunatamente, ha capito e ragioniamo sulla stessa lunghezza d'onda. Questo non vuol dire che evito di ascoltare chi ha da dirmi qualcosa a riguardo, anzi: Per l'istruzione avuta durante l'infanzia posso comunque dire la mia in proposito e di conseguenza avere la libertà di ridere ad una battuta associata ad essa. Che sia parodistica, leggera o come spesso dico "al vetriolo". Proprio perché una battuta, per fare effetto va compresa.
Da amante del cinema, senza aggiungere altre parole, lascio descrivere questa situazione a due cari "amici" storici, Alexander e Ron. (Altro dvd prestato e mai più ritornato)



Il mio primo primo incontro col binomio "religione e ironia", sicuramente anche se con modi molto pacati in quanto bambino, è stato durante le ore di catechismo. Riuscire a far ridere gli altri partecipanti e irritare l'autorità in questione era per una parte di noi una medaglia al valore. Anche perché gli inizi dei '90 era la fine del periodo dove il prete aveva un ruolo di potere in un piccolo paese. D'altronde la satira è proprio questo: Scherzare anche col sacro e il profano.
Non entro nei dettagli, non per imbarazzo, ma perché mi è difficile parlare di me sul web. Preferisco raccontare questi (ed altri) divertenti aneddoti davanti ad una buona Guinness come son solito fare: Come gli alieni cerco contatto umano il più delle volte, ed è per questo che non ho social.
Il resto si sa. Da bambini siamo delle spugne e spesso le esperienze dell'infanzia c'influiscono nel corso degli anni.
E si: in tre anni dai salesiani, durante l'alleluia ero come Rowan "Mr. Bean" Atkinson: Ricordo ancora le risate causate (oltre al libro di barzellette sequestrato e mai ritornato).








Di recente ho acquistato due dvd: "A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar" e appunto "Il Pap'occhio" di Renzo Arbore.
Del primo probabilmente ne parlerò in un'altro post. Il secondo invece non l'avevo mai visto per intero ma a spezzoni grazie a qualche anima pia che ha caricato nel tempo varie clip su youtube. Su consiglio di mia madre mi son fatto questo regalo di compleanno e devo dire che le risate sono state spontanee, non solo per le battute in se e ovviamente la trama, dove il presentatore e i suoi collaboratori sono convocati dal Papa Giovanni Paolo II per lavoare alla tv di stato vaticana. Quanto per il clima di complicità tra il regista/attore Arbore e la "sacra famiglia" del suo storico programma "L'altra domenica"(Non ero neanche nato, un programma di metà anni '70 ma tanto citato dai miei genitori, quando mentre ero ancora bambinetto loro guardavano divertiti "Indietro tutta!" e in tenera età memorizzavo immagini, colori...e probabilmente i baffoni di Frassica).
Una mia cara amica, in privato, come risposta ai primi post scritti mi ha detto con affetto che sono un citazionista. Questo cosa c'entra con il film? Facile. E' vero, amo le citazioni e i riferimenti in qualsiasi forma. Dai più nascosti "easter egg" a quelli ben marcati con il fuoco, come nel vecchio west sul bestiame. -Ho visto "Il fiume rosso" di recente, perdonatemi.-
Ebbene, il film di Arbore ne è pieno e per i più curiosi wikipedia li elenca tutti e onestamente sono in crisi a riproporli su questo post. Sport, politica, musica, ovviamente religione, cinema...letteratura.
Per non uscire fuori tema posso solo nominare Roberto Benigni che tradisce Arbore per trenta gettoni del telefono: esilarante! Pari quanto all'orto dei Jazzemani (un gruppo musicale jazz suona in giardino).

Senza dimenticare ovviamente le scene con Mario Marenco, scomparso di recente il 17 Marzo di quest'anno (2019). Vi avviso: se m'invitate per battesimi, cresime o matrimoni metto già in preventivo un remake amatoriale di questa clip nei panni di Arbore. In fondo la R grattata già c'è.



E poi c'è Roberto Benigni. Il primo Roberto Benigni. Quando bacia sulla guancia Arbore prima di tradirlo e quello sguardo rivolto alla camera. Espressione simile fatta durante "L'ultima cena" del gruppo mentre si sente la frase "Prima che questo Gallo canti, uno di voi mi tradirà". Il monologo sul giudizio universale e la citazione a "il grande dittatore" di Charlie Chaplin.
Questo suo giocare col sacro e profano che tanto adoro, probabilmente perché una delle videocassette consumate da ragazzino era proprio "Il piccolo diavolo". Film che so a memoria e che a modo suo  mi ha reso in certe occasioni stravagante come il dottor Giuditta. Non solo per la musica alta nei momenti d'ilarità, ma proprio per quell'ingenua curiosità che mi porto appresso. Consiglio da amico: Non fermatevi solo al "Modello n°4" o a "Sono Gloria, ho lasciato la patente sul tavolo...accanto alla frutta". Andate oltre queste battute ben note, assaporate tutto il film con la stessa curiosità del protagonista. Come se fosse una porzione maxi di zuppa inglese.

Posso quindi dire, a distanza di quasi 40 anni, più che la satira molti giovani apprezzeranno le citazioni, probabilmente. Ormai abituati ad un umorismo sempre più aggressivo e pungente: Come cambiano i tempi e le persone, cambiano anche gli usi e costumi, oltre la comicità.
Mi viene in mente la parte censurata del film, dove Isabella Rossellini corre con il Papa in un parco e di sottofondo c'e una musica che fa illudere ai due come una coppia, sbeffeggiando appunto i classici film d'amore. So cosa pensate, adoro The Young Pope. Pensate a quanta libertà d'espressione abbiamo ora, anche nel mondo dello spettacolo.
Teniamo anche presente che "Il pap'occhio" fu sequestrato per vilipendio alla religione cattolica, all'epoca.
Ultima piccola chicca per gli amici cinefili: in quel periodo Isabella Rossellini era sposata col regista Martin Scorsese e il noto regista vincitore di premi ha fatto un piccolo cammeo nel film: Interpretava se stesso nel ruolo di regista nella tv vaticana. Nei contenuti speciali del dvd, tra le tante cose Abore dirà che il momento più imbarazzante di sempre è stato dover dire "Action!" a una persona come Scorsese.


 Il post è finito. Che il signore...sia con voi.

"...Per questo io ti benedico. Va ragazzo va, San Simeone è con te."
















lunedì 20 maggio 2019

"Tuo padre non vendeva legname all'ingrosso?" "No ingrosso, ingresso! Vendeva stuzzicadenti porta a porta." (Riflessioni associate al film: Stanlio & Ollio)



Da amante del mondo della comicità non potevo perdermi il film su una delle coppie più iconiche del mondo cinematografico.
"Stanlio & Ollio" li conosciamo tutti. Inutile dire chi sono o fare un breve riassunto su queste icone e quanto hanno influenzato negli anni generazioni di comici.

Il film è centrato sul loro tour nel Regno Unito nel 1953, ma quello che mi ha colpito di più e già sapevo è la cura e l'attenzione nei dettagli, soprattutto nei confronti di Stan Laurel. Mente instancabile della coppia: regista, sceneggiatore e creatore di tutte le loro gag. Ogni momento era buono per lavorare, inventare qualcosa con la giusta dose d'umorismo anche nei momenti più drammatici. (oltre ovviamente alla sua controparte, ormai provata dai problemi di salute e vizi dovute alle scommesse).
Da bambino, vedendo con attenzione i loro film in videocassetta, avevo sempre un'occhio di riguardo nei confronti di Stan. E tutt'ora delle tante battute ricorderò sempre quella che da il titolo a questo post. Non solo le risate, ma la scoperta di giocare con le parole e donare buon umore a chi avevo vicino con la stessa ilarità che provavo nel vedere loro due farne uso (come molti altri, anche nel mondo animato) era in circolo. Il resto, per quanto mi riguarda è storia scritta: Avete presente un giovane Bart Simpson incompreso dagli insegnanti che non solo riesce a far ridere Milhouse ma viene rimproverato da Skinner scegliendo tra la notorietà e le risate facili piuttosto che un futuro dignitoso sui libri di scuola? Ecco. Avevo scelto quella via (causa una pessima istruzione ricevuta salvo due insegnanti che, nel corso della mia vita da studente, sapevano come prendermi e stimolarmi).
D'altronde un bambino che ride alla battuta di un coniglio e della sua spalla, L'ispettore Valiant  "Anche mio zio Thumper aveva problemi con la sua proposta, doveva prendere delle pillole grosse così e bere tanta acqua." "...non prostata, idiota!! Proposta!", chi lo tiene fermo?

Altra cosa che adoro, grazie a loro, sono i tempi comici. Essere a conoscenza che saper far ridere non è una classica barzelletta detta in televisione o un tormentone dei noti comici italiani (perdonatemi, ma non mi fanno ridere salvo eccezioni come "Il Livorato" e pochi eletti che riescono a stuzzicarmi), ma molto di più.
Valutare bene la situazione per dire o fare una determinata azione. Come il playmaker pronto a dirigere lo schema sul campo da basket. Mi viene in mente il classico esempio applicato sul posto di lavoro. Da addetto sala/cassiere, quando mi chiamano alle casse per fare "due battute" la mia mente proietta questo: Mi avvicino silenziosamente al microfono e dico con enfasi delle tristi barzellette, tipo "un signore entra in un caffè...splash". Non farà ridere la battuta, ma associata al contesto e alla richiesta delle colleghe l'immagine a mio dire ha un suo perché, complice anche il gioco di parola fuori luogo.
Le espressioni facciali della coppia, quando Stan è perplesso guardandosi attorno oppure Hardy e il suo "bucare la quarta parete", guardando fisso il pubblico dopo una caduta (o qualsiasi altra gag fisica da lui subita) per citarne un paio, sono dettagli fondamentali. Per non parlare dell'antagonista nei loro sketch: James Finlayson. Basta fare "clic" sul nome per ridere alle espressioni di "mr. Double-take".

                                 

Senza dimenticare anche i silenzi o eventuali rumori, che nel giusto contesto sanno far ridere senza far aprir bocca ai protagonisti. Mi viene in mente, restando negli anni '30, il film "I fratelli Marx al college" e la scena "Lezioni di anatomia". Dove Groucho dopo aver detto "Seguiamo un globulo nel suo viaggio" di tutta fretta prende valigia, cappello e si appresta a partire creando confusione... "pardon, mi sono creduto un globulo!".
Con la stessa frenesia valutando bene anche i presenti seduti a tavola, spesso sparecchio portando via tutto in fretta e furia. Facendo rumore tra piatti e bicchieri, il tutto mentre mio padre con la sua dovuta calma sta ancora finendo di mangiare. Se ci sono parenti in visita, o anche se siamo tra di noi, noto con l'occhio vigile che è il contrasto di due persone silenziose a divertire: Chi mangia con la stessa calma di Walter Matthau ne "il piccolo diavolo" e chi, come Benigni nello stesso film, con ingenuità e nel silenzio del pasto serale tra i rumori dei commensali, lancia la bottiglia di vino a chi la chiede con gentilezza dall'altra parte del tavolo. "Vuole anche questa?".

In buona sostanza (al di la di quello che combino a casa o con gli amici), non è facile strappare una risata. E in questo molti comici o presunti tali devono prendere esempio da chi come Laurel rifletteva e prendeva appunti. Creava nuove situazioni in ogni occasione anche di vita quotidiana, come se fosse un riscaldamento per la mente. Aumentava il repertorio.
Penso a quei comici del passato che a prescindere dallo stile avevano ore di repertorio e, in caso d'imprevisti, riuscivano a colmare anche tempi extra improvvisando. Senza nulla togliere alla nuova leva di stand up comedy italiana (dove ci sono alcuni a mio dire meritevoli e altri -o altre- che son riusciti a farmi cambiare canale dai loro monologhi) molti al giorno d'oggi devono prendere esempio da loro, anche se lo spazio televisivo per molti è ridotto, come l'attenzione degli spettatori. Pari a una clip su youtube. La stessa che proietta questi giovani nel mondo della tv (Ogni riferimento a persone è puramente casuale?).

Ovviamente questo film, inutile dire, è basato sul "dietro le quinte". Non sulla risata facile creata davanti alla macchina da presa: Come nasce una scena, il ruolo dei manager e vizi e debolezze dei protagonisti nella vita privata oltre al rapporto con le rispettive mogli. Cosa che ho apprezzato in passato nel film sulla vita di Andy Kaufman: "Man on the moon"(dovrò ricomprare il dvd oltretutto, prestato e mai più ritornato assieme a molti altri preferiti), o sul documentario "Nella mente di Robin Williams".

E' l'aspetto che ho sempre amato nella vita e nei confronti di chi strappa un sorriso nella quotidianità. Da chi lavora nel mondo dello spettacolo o da chi fa una vita comune e crea risate in una comitiva d'amici:
Una volta spenta la cinepresa o la serata è finita, lo sguardo spesso solare e la verve comica di chi ha la battuta pronta spesso si spegne in un volto carico di perplessità e problemi. Concentrandosi su determinati lavori o concedendosi vizi proibiti, il tutto come valida distrazione da qualche decisione presa in passato.

Come un film assieme ad un elefante, realizzato per contratto con un partner diverso da chi ti è sempre stato vicino.












sabato 18 maggio 2019

"Non è soltanto un cane, lui...è Jimi!"








La scorsa settimana sono andato al cinema a vedere "Torna a casa, Jimi! (10 cose da non fare quando perdi il tuo cane a Cipro)", film di Mario Piperides.

E' sempre difficile, per me, trovare le parole quando un film tratta l'argomento cani. Soprattutto dopo la perdita, tre anni fa, della mia amica a quattro zampe a cui ero e sono tutt'ora molto legato. Senza dimenticare ovviamente il mio primo vero amico a quattro zampe che mi ha insegnato i valori e i segreti dell'amicizia incondizionata tra uomo e cane.
Era capitata la stessa cosa con "Alpha: un'amicizia forte come la vita".
Il film in questione invece, "Torna a casa, Jimi!" è ambientato a Nicosia, Cipro, città spaccata in due dopo l'invasione turca del 1974. Con una zona cuscinetto dell'ONU a separare le due etnie: Quella greca e quella turca. Di conseguenza ci sono delle leggi che vietano il trasporto di animali e vegetali dai territori occupati.


                   



E qui arriva Jimi, il cane di un musicista fallito che con facilità scappa appunto da una parte all'altra creando così problemi logistici per il suo padrone e si vede costretto ad accordarsi con alcune persone turche per riportare il cane a casa. Cercando di accantonare il passato, storia e rancore. Anche se a volte alcuni ricordi sono indelebili.

Ora non voglio fare la classica recensione su un film (anche perché lascio questo ruolo a chi di dovere), le mie sono solo associazioni d'idee e pensieri, riflessioni appunto. E' un film ovviamente per sensibilizzare il pubblico a situazioni politiche con il giusto tocco di satira ed emozioni contrastanti e nel mio caso ovviamente c'e riuscito.

Come spesso accade quando mi siedo sulla poltrona del cinema, riesco a immedesimarmi nel protagonista, se ci sono affinità e similitudini. Qui, inutile dire, è come un vestito fatto su misura. L'amore per la musica e per i cani...sentirsi apostrofare "musicista fallito": Era praticamente tutto scritto.
Come Adam Bousdoukos, che interpreta il protagonista Yannis nel film, anche io devo tutto a quella che era la mia migliore amica a quattro zampe. Soprattutto nei momenti di difficoltà. Anche se lei con la musica non aveva un gran rapporto, visto che da cucciola mi aveva rotto il singolo dei Limp Bizkit "Take a look around", colonna sonora di Mission impossible II (evidentemente il crossover non le piaceva).
Stessa affinità l'ho trovata anche nel rapporto con la musica, ma a differenza del film non ho strozzini che si piazzano fuori casa per dei debiti riguardo a registrazioni di album. I miei strozzini spesso sono alcuni pensieri, che presenti nella mia mente, fanno appostamenti per convincermi a riprendere a suonare. Ma come Yannis nel film, li evito. "Come Tom Cruise che puntualmente scappa da qualcosa in ogni film" direbbe Stewie Griffin.

Inutile dire che, grazie a tutto questa empatia con il protagonista,  avevo gli occhi letteralmente incollati allo schermo della sala.

Perché quindi scrivo queste righe sconclusionate nei confronti di questo splendido film? Probabilmente perché si vede esattamente la disperazione e quanti salti mortali può fare una persona pur di riavere indietro il suo cane e di come tutti noi abbiamo fatto veramente di tutto pur di averli vicini nei momenti di difficoltà.
Sono dell'idea che ognuno vede i film in maniera diversa, e questo si sa. Proiettando nella mente sottotrame o dettagli che in un primo momento lo spettatore comune non riesce a notare.
Come Yannis anche io gli ultimi periodi di vita di Bonnie (E qui il nome è legato si alla musica, ma non al rock: Mentre pensavo ad un nome per la nuova arrivata, in quella lontana estate del 2002, ascoltavo l'album "The slim shady LP" di Eminem e passava " '97 Bonnie & Clyde" ) avevo fatto i salti mortali, assieme ovviamente ai miei genitori, pur di pensare solo ed esclusivamente al suo bene e alla sua salute. Anche se la situazione ovviamente era ben diversa da un confine tra una città divisa da due etnie e regole da rispettare, per quanto impensabili possono sembrare.

Tra le tante scene del film ricche di pathos una in particolare mi ha colpito (senza svelare scene "spoiler" ricche d'emozione): quando girovagando di stanza in stanza il protagonista trova una chitarra e, non curante di cosa gli sta attorno canta e suona un pezzo da lui scritto.
Nonostante i miei metaforici "strozzini" si presentano nella mia mente ci sono alcuni momenti dove prendo in mano il basso e suono. Senza farmi vedere ne sentire. Concentrando come spesso accade pensieri ed emozioni tra le dita e le corde di questo strumento.

 Nel ricordo di chi spesso varcava la porta di camera mia e stava li seduta ad ascoltare o semplicemente fare compagnia e proteggermi.

Perché non sono soltanto cani.









domenica 12 maggio 2019

Nostalgia di un'idea che neanche esiste.

Spesso è difficile concretizzare alcune idee per le persone creative o che si definiscono tali pur non avendo voce in capitolo (come me).

Nella mia mente (come nella moleskine), prendo sempre appunti e scrivo bozze a raffica di possibili post. Poi magari bocciati perché a mio dire non convincenti: Punti di vista su film appena visti al cinema, parlare un po' di me anche per chi legge e ancora non mi conosce (anche se, citando i Tre allegri ragazzi morti, sono "quasi adatto a raccontare agli altri i propri cazzi") o di un genere musicale che, a suo modo, mi ha influenzato in un periodo dove non aveva tutta questa visibilità come adesso.
Post che probabilmente resteranno fermi in cantiere in attesa di riprendere i lavori...il che mi fa ridere perché qualche sera fa Crozza aveva fatto la parodia di Toninelli e del suo entusiasmo ormai smarrito.
A differenza sua l'entusiasmo nella scrittura non l'ho mai perso .
C'e il lavoro a rallentare il tutto. Ultimamente pure un torcicollo che, per quanto tengo la testa inclinata, mi fa assomigliare ad un cane perplesso. Uno dei tanti di un noto film di Wes Anderson ambientato su un'isola.
Ma osservo, "studio" tutto ciò che mi circonda e mi lascio influenzare o a volte, farmi coraggio ed esternare a persone a me care alcune di queste idee e in base alla reazione giudico se sono valide oppure no.

Molti anni fa, proprio come George McFly, scrivevo brevi racconti per conto mio. Inventati a seconda del momento o di un qualcosa che mi ossessionava (tipo il mio interesse neanche tanto nascosto per tutto ciò che riguarda ufo e altre forme di vita. Si, non siamo soli nell'universo).
Leggendo tanti libri capita di fantasticare al solo pensiero di scriverne uno. Ecco. Più che uno sono tre idee, una diversa dall'altra e non per "spoilerare" ma lungi da me l'idea di trascriverle qua sul web gratuitamente a portata di mano da avvoltoi privi di idee e desiderosi di fare un "copia/incolla", per poi partire da una base già pronta. -Cari "avvoltoi", alle superiori mi facevo odiare perché non scrivevo temi ad altre persone, figuratevi se mi abbasso a tanto. Le idee sono intime e ognuno ha una posizione etica o morale diversa. Non c'e trippa per gatti.-
Di questi tre casi c'è solo uno che mi mette magone e nostalgia per la storia inventata che ho nella mia mente. Ha come protagonista un uomo, il suo cane e ovviamente la musica ed eventuali fatti quotidiani (no, non è "Torna a casa, Jimi!", che fortunatamente ho visto ieri sera al cinema e ve lo consiglio).
La colonna sonora che ho in mente per questo libro come pseudo sottofondo ci mette pure del suo. Quel tanto che basta da farmi prendere a male per dei buoni minuti nel suo contesto. Probabilmente per le associazioni d'idee sottopelle immagino quella persona e il suo amico a quattro zampe come il sottoscritto e uno dei miei due cani che mi hanno accompagnato nel corso della vita.
Un modo sentimentale per ammettere che il sottoscritto senza un cane è una persona smarrita. Spesso mi sento chiedere "Hai mai pensato a prenderne uno, dopo Bonnie?", ma bisogna fare i conti con un giardino anarchico dove regnano galli, galline e una colonia felina. Sembra di essere ad Hill Valley. Versione alternativa del 1985 però ("Dove Biff è corrotto...potente...e sposato con tua madre!").

Un'altra delle tante idee nel cassetto è dovuta alla musica.

Come per i cani, mi sento dire anche a lavoro "Ma non suoni più?". Lo so che ho già citato Ritorno al Futuro II, ma l'immagine di Marty che suona sulla poltrona in età adulta senza il tocco di una volta (e nel suo caso a influire il tutto soprattutto una decisione sbagliata)  rende l'idea. Anche quella di Denzel Washington in "Mo' better blues" dove si ritrova a rovinare i nastri registrati "ascoltandoli" passandoli tra le cuffie. Impazzito e depresso per la perdita del talento dovuta a una ferita sul labbro cicatrizzata male (in quanto trombettista) causata in un'aggressione che l'aveva portato in coma.
Non sono mai stato un bassista virtuoso, ma sono dell'idea che basta poco per invertire i propri limiti in virtù o pregi.
Vedo questo strumento non come l'estensione del mio ego, cosa che spesso accomuna alcuni chitarristi con cui spesso e purtroppo mi scontravo. Quanto tutte quelle caratteristiche che mi rappresentano: Il gregario che quando non c'e si sente la mancanza, così come l'impegno silenzioso alla "working class hero". Forse per questo mi ha sempre attratto, per la sua funzione da spina dorsale della base ritmica assieme alla batteria di una canzone e per le tante influenze musicali che ho avuto e che continuerò ad avere nel corso della mia vita.
Non ho mai messo paletti musicali tra generi considerati "rivali" negli anni '90 (parlo di rock e rap) e questo mi ha probabilmente donato quella lucidità per capire che bisogna dare una svolta, reinventarsi. Come Brook Lopez con i Bucks in questo campionato NBA per capirci e soprattutto per lasciare la propria impronta.

Tutto questo giro di parole per arrivare dove?

Ipotizzo di essere predisposto per un gruppo rap con un gruppo spalla ad accompagnare il cantato. Come gli ArtOfficial o i Beastie Boys di "Ill comunication" che tanto mi hanno influenzato nella scena musicale (brutta cosa la perdita di MCA, soprattutto se la sua scomparsa cade nel giorno del mio compleanno). Inutile dire che quando suono Gratitude mi ritrovo non in una stanza di casa mia, ma catapultato in altre dimensioni inesplorate.
Ovviamente questi sono solo due nomi dei tanti possibili esempi: Mi viene in mente anche Everlast (Ex House of Pain, noti ai molti per "Jump Around"), i Cypress Hill e via dicendo (Ascoltatevi i più recenti "Tank and the bangas" anche se hanno molte influenze funk e soul nel loro genere. Consiglio da amico).
Tutto si può fare con la musica... un basso e qualsiasi altro strumento fusi insieme. Anche una Drum Machine Roland Tr 808 da buon nostalgico quale sono.
E soprattutto il messaggio delle canzoni in se. Forse è questo il vero motivo per cui mi sento attratto a quest'idea: Fare anche solo da cornice, dare il tempo a delle parole che messe insieme lasciano un segno che va oltre al più classico stereotipo musicale e che riescono a scuotere e riflettere.
E' vero, come scritto in qualche post fa da adolecente sognatore ad occhi aperti qual'ero m'immaginavo componente di una band (e spesso erano gli Aerosmith a far da pardone), sono certo che a rendere questo mio binario musicale una strada concreta seppur immaginaria c'hanno pensato i Run DMC e la loro collaborazione con il gruppo di Steve Tyler.
E si...se ve lo chiedete mi ha influenzato pure l'impronta musicale che mi ha dato Rick Rubin. Produttore di molti canzoni e artisti noti e già citati come i Beastie, i Run DMC o altri (Credetemi, la lista è lunga. Vi consiglio la lettura di "Rick Rubin: In studio con il produttore più influente degli ultimi trent'anni" di Jake Brown edito da Tsunami edizioni. Non solo mi è piaciuto ma ha un'idea di musica che letteralmente adoro e in qualche modo sento "mia") .

Cosa mi blocca? Alla fine non siamo più negli anni '90 è vero. Forse sono le associazioni d'idee che limitano le persone con delle profonde radici musicali e di conseguenza sottovalutano la creatività dell'individuo. Citando Bassi Maestro "C'abbiamo messo trent'anni a cantare senza orchestra / E voi tornate a far le corna tipo "E' qui la festa" ". Associazione d'idee che spesso, soprattutto per una parte della mia generazione o quelle precedenti, purtroppo è ancora viva.
Ovviamente è tutto centrato sull'improvvisazione e sul freestyle. Ma la mia mente malata pensa che nel 2019 la gente è pronta ad ascoltare anche determinate cover dal vivo. Soprattutto le nuove generazioni. E come in tutte le cose è il primo passo per la classica gavetta e saper osare. Quando prendi ritmo e confidenza in ciò che fai puoi anche alzare il piede per affrontare il secondo scalino e scrivere pezzi propri. Nessuno nasce maestro e da qualche parte bisogna partire.
Sia chiaro, non prevedo il futuro. Sono solo fantasie "su uno spartito". Mi ritengo una persona che nel suo piccolo riesce ad oscillare nella musica come un metronomo. A tempo da un genere all'altro, con la consapevolezza di saper affrontare determinati argomenti e band. Magari mi capiterà l'occasione inaspettata di chi, senza impegno e grosse aspettative, vuole fare pezzi di una scena musicale anni '90 (Trovatemi qualcuno che nel repertorio propone qualcosa dei R.E.M. che non sia "Losing my religion", per esempio) così facendo, parafrasando Elio, "il mio basso smetterà di protestare, visto che ha bisogno di musica".


Tutte idee se vogliamo realizzabili, non lo metto in dubbio. A frenare le aspettative, come le nuove pastiglie dei freni della mia amata mountain bike, ci pensano tanti fattori: La realtà lavorativa e il suo valore. Spiegata, assieme al sacrificio, da mio nonno quando ero un bambinetto.
Riflettere e prendere decisioni: Anche questo spesso rallenta i miei piani. Sono famoso per valutare pro e contro per settimane o mesi prima di compiere un acquisto o affrontare scelte.
Oltre alla riservatezza che mi contraddistingue in un numeroso gruppo di persone.

Ma si sa, a volte basta poco per rendere concreto il tutto. Dal classico "Ho pensato...chi se ne frega!" di Doc Brown fino al più mansueto "Perché no?" detto da chi crede in te (e ti stimola a scrivere. O aprire un blog).







sabato 4 maggio 2019

"E qui, sopravvissuto a Cernobyl / Ai Nirvana e al Playmobil / A Bin Laden e alla serie B"




Oggi compio 35 anni.

35 anni onestamente pieni, sono grato delle esperienze vissute a livello personale o ai vari fatti di storia che, con la stessa leggerezza di Forrest Gump, mi sfioravano ma pur rendendomi partecipe in maniera indiretta non mi rendevo conto non tanto della gravità quanto dell'importanza del momento.

Non voglio fare il più classico dei resoconti, per lo più in veste nostalgica o critica per certe mie disattenzioni, tutt'altro, voglio esprimere tutta la mia gratitudine alla libertà che i miei genitori mi hanno concesso. Sia a livello creativo e umano.
Qualche settimana fa, esattamente il giorno di pasquetta mentre mi preparavo per andare a lavoro ho fatto partire una playlist niente male: i Zen Circus con Catene, il mondo come lo vorrei...poi Guccini con Eskimo e Vedi cara, Bugo con casalingo e "il giro giusto" e molto altro ancora più o meno a tema.
Proprio con "il mondo come lo vorrei" del circo Zen, ad ascoltare la frase che da il titolo a questo post, mi son reso conto dei momenti e luoghi comuni che comunque ci rendono tutti partecipi e di come ci siamo formati e mi sono formato anno dopo anno. Momenti che mi han sempre fatto pensare alle maschere che involontariamente porto quotidianamente: Quella di chi mi vede ogni giorno (gli amici più stretti), gli amici di penna e anche ai vari compaesani.

Mi fa ridere col senno di poi "Sopravvissuto ai Nirvana", perché nel mio paese complice anche la spina dorsale rock portata dai nostri padri e dalla loro cultura musicale, spesso venivo associato al gruppo di Aberdeen per la mia attenzione maniacale riguardo a questa band, ai capelli lunghi che portavo con fierezza e le t-shirt di gruppi musicali (questo ovviamente non nei '90 visto che all'epoca ero alle elementari e la mia sola preoccupazione era riuscire ad arrivare puntuale a casa per "Ecco Pippo!", "Taz-Mania" e ovviamente "Batman", oltre a giocare coi lego in giardino e leggere)...e quella frase detta da un mio amico ormai tre/quattro anni fa con ironia, sinonimo di un cambiamento involontario, ovvero "Ora che Mirko si è tagliato i capelli il grunge è definitivamente morto".
Perché mi fa ridere? Perché non è mai stata una mia priorità ascoltare un solo genere o un solo gruppo musicale...anzi posso dire con molta ironia di essere stato un "pioniere", ascoltando per primo in paese rap e hip-hop grazie ai miei amati Beastie Boys, LL cool J, Run DMC, Bassi Maestro (la canzone velatamente linkata ci sta nel contesto) e via a random. Due generi ai tempi contrastanti ma comunque rappresentativi di quei '90.
Così come sopravvissuto alla serie "B" cestistica della mia Apu anni fa, probabilmente uno dei miei momenti migliori da tifoso, senza nulla togliere alla prima volta da tifoso della Snaidero Udine o a quello attuale.
Quando il Carnera era ancora inagibile e il piccolo "Benedetti" come palazzetto mi donava vittorie pari a quelle dei Warriors da record di Curry e Thompson. Presente ad ogni partita complice anche gli orari di lavoro che combaciavano, ora già più difficili nonostante trovo il clima sempre caldo come una seconda casa. Probabilmente era non solo l'atmosfera, ma prendere la macchina e andare da solo, percorrere il parco Moretti a piedi e sentire un clima da partita già sottopelle, qualcosa di intimo visto un palazzetto dalle dimensioni ridotte rispetto appunto a quello attuale e storico. Difficile da descrivere anche solo cosa mi dona la pallacanestro, ogni momento è qualcosa di unico e se vogliamo romantico, visto l'amore che provo per questo sport. Ma probabilmente dedicherò un post anche alla palla a spicchi.

35 anni pieni, dove certe esperienze sono arrivate non eccessivamente tardi ma comunque al momento giusto, godendomi così uno stile di vita da adolescente non di fine anni '90 inizio 2000 ma di qualche decade prima e una libertà di parola ed espressione (soprattutto con mia madre) a mio dire invidiabile. Senza entrare nell'argomento "sessualità, religione etc" e il contenuto di esso fatto durante un viaggio in macchina anche perché mi ritengo una persona orgogliosamente riservata, mi son sentito dire che le fa piacere vedermi uscire fuori dagli schemi perché le ricordo il suo periodo di gioventù, quando c'era un credo cattolico molto più sentito e alcune persone come lei iniziavano a sentirsi strette in questa scatola imposta dalla società. Anche se mi rimprovera divertita spesso sulle battute a sfondo religioso "ok, puoi farle in mia presenza ma ricordati che non tutti riescono a riderci sopra". Ha ragione, non faccio parte di uno Stand Up Comedy (e non sono ne il buon Daniele da Santarcangelo di Romagna ne Saverio Raimondo...anche se il vetriolo, nelle mie battute a tema, è sempre presente).
Sono comunque esperienze, battute fatte forse per tre anni repressi di medie dai salesiani dove la mia istruzione veniva accantonata a tutt'altra atmosfera. Col senno di poi parlando con alcuni amici ex studenti, almeno chi definisco ancora amici (e non chi mi ha fatto bullismo verbale pari al film "un ragazzo tutto nuovo", solo per avere un po' di notorietà ai miei danni e alla mia immagine una volta passato all'istituto superiore di un'altro comune), abbiamo notato che si vede chi è uscito da li e che cos'è diventato. "Suo figlio non ha voglia di studiare, lo vedo bene in un istituto professionale", si è sentita dire mia madre. Il resto è storia. Citando una battuta de "I simpson" <<Attimo fuggente ha rovinato una generazione d'insegnanti>> e ora che ne ho 35 posso dire che le battute caste fatte da chi votava ai tempi la dc erano a mio dire tristi come i voti che prendevo nella sua materia, forse perché non riuscivo a ridere per guadagnarmi un misero 6 in pagella.


Non mi ritengo una persona piena di rimpianti.

Il lato positivo è che mi sono sempre messo alla prova, la bellezza di non riuscire a stare mai fermo, il classico tipo di persona favorevole ai cambiamenti e consapevole di saperli affrontare con la giusta mentalità:
Basta pensare al basket e di come era troppo facile giocare nel giardino di casa e passare al livello superiore, iscrivendomi in una società della zona a livello agonistico. Oppure quando ho detto un metaforico "basta" alla musica ascoltata per radio o ai più classici momenti da air guitar spronando così gli amici a suonare uno strumento: "No, troppo impegnativo" la risposta, la mia invece è stata "ok. Io mi comprerò un basso, voi fate quello che volete", oppure restando in argomento i vari concerti in solitaria...dopo i vari due di picche presi e concerti persi mi son detto "Va bene: D'ora in poi andrò da solo". In ricordo di quei Living Colour a Pordenone e quell'evento andato in fumo.
L'ebrezza di suonare dal vivo e parlare davanti a delle persone al microfono con battute e introduzioni...e non per chiamare colleghi o colleghe in cassa.
Tutto appagante, nonostante le divergenze finali. (Scherzandoci su... "Teenage angst has paid off well / Now i'm bored and old ": erano le prime strofe cantate da Cobain che davano il via a "In utero" dei Nirvana, dopo il successo appagante, leggendo tra le righe, di nevermind. Frase che in questo momento condivido, per le esperienze fatte).

Cambiamenti e consapevolezza.
Come quella dovuta al mio problema di salute, che mi porto ormai da 31 anni sulle spalle (credo). E quella domanda fatta, una volta finite le flebo, a mia madre; mentre tornavamo a casa sulla storica "Tipo": <<Perché devo farle se non sto male, se non vedo il dolore?>> e forse in quei minuti il primo cambiamento mentale della mia vita, stando moderatamente attento a non ammalarmi ma senza vivere in una bolla come rappresentato nei film (o come il povero David Vetter, storia vera). Ma imparare a lasciarmi andare e concedermi momenti  ricchi di vita e adrenalina. Come quando, di questi tempi, affronto le discese in bici a 50 km/h come velocità massima raggiunta.
Parlavo di gratitudine ai miei genitori, in questo contesto va soprattutto al fatto che non mi hanno mai vietato d'uscire di casa e nonostante un vincolo non scritto dovuto agli anticorpi posso dire che era la classica infanzia vissuta da tutti. Anzi...come molti le sentivo, forse un po' di più se ritornavo sudato dopo partite a calcio (campetti da basket nella mia zona erano cosa rara, anche Kobe Bryant da bambino in Italia ha vissuto la stessa situazione). Dove, detta tra noi, come talento calcistico ero pari al finto cugino di George Weah, tale Ali Dia. Il punto più alto in carriera è stato tirare a caso la classica bordata che becca la traversa: avevo comunque esultato come Kevin McCallister sotto gli occhi increduli e perplessi degli amici.


Ho imparato una cosa, in questa piccola parte di tempo e dalle mie esperienze fatte: Trovare il giusto equilibrio senza mettersi troppi limiti ne sentirsi in colpa per le decisioni o esperienze anche sentimentali. Tutto mi è stato da esempio per evitare di ripetere determinati errori e allo stesso modo in chiave positiva mi hanno cambiato e formato, come un corso d'istruzione, per essere l'uomo che sono adesso e che sarò un domani. Maturando giorno dopo giorno e affrontando le salite della vita come spesso mi accade in bici: Sorridendo, con aria di sfida. Perché tutto è risolvibile e nulla è impossibile.

Poi arriva la discesa e li nel mio caso il sorriso aumenta, con la gioia dell'alta velocità e il brivido che scorre nelle vene per il traguardo raggiunto.


"Il tempo mi può cambiare
ma tu non puoi determinarne il corso

Strano il fascino che mi affascina
I cambiamenti seguono il mio passo"

D. Bowie

                       




                             








giovedì 2 maggio 2019

"Voli imprevedibili ed ascese velocissime / Traiettorie impercettibili / Codici di geometria esistenziale"



Durante questa frenetica mattinata condita da mal di testa, poche ore di sonno e troppi impegni (anche per una giornata di riposo dal lavoro), mi è bastato veramente poco per riuscire a staccare la spina e cercare quel relax tanto ambito.
Il primo pensiero era, ovviamente: vivin-c e lettura sotto il glicine. Ma i rumori in sottofondo non erano d'aiuto. Più che "asmr" (risposta autonoma del mediano sensoriale) erano fonti di distrazione ai danni di Kawabata. Tutti suoni fastidiosi tranne uno. Il canto degli uccelli.

Quando i vari insegnanti dicevano che avevo sempre la testa fra le nuvole non avevano tutti i torti. Col passare del tempo ho scoperto questo nuovo interesse che riesce a placare lo stress lavorativo e quotidiano: Chiamiamolo pure... "Birdwatching casalingo".
Abitando in un piccolo paese nella zona pedemontana del Friuli mi sento molto fortunato per le piccole cose che mi circondano e rendono comunque la vita piena e allo stesso tempo ricca, a dispetto di chi magari (senza generalizzare o mancare di rispetto) vive in una grande città e il suo pensiero è un monitor di uno smartphone o quanti commenti positivi ha ricevuto una sua foto su vari social.
Tutto è iniziato ormai due, forse tre, anni fa durante l'ora di pranzo: In quel piccolo spazio tra la finestra e il glicine, si posavano dei passeri comuni e delle cinciallegre. Il colore di quest'ultime mi aveva letteralmente ipnotizzato, quel tanto che basta da comprare semini dar loro da mangiare. Poi, con l'arrivo di una microcamera, il resto è storia (come vedrete alla fine nel video allegato).
Giorno dopo giorno imparavo a guardare oltre i limiti o "paletti" visivi (ironia della sorte mentre sto scrivendo un piccolo falco volava con grazia ed eleganza ai piedi della montagna che ho di fronte camera mia. La pausa ricca di contemplazione con tanto di binocoli era obbligatoria!).
Limiti sempre più marcati, tornando a noi, che noi umani purtroppo rispettiamo con una pigrizia dettata dalla società e non voluta.
Uno dei tanti esempi che adoro fare è la sera di capodanno, 31 Dicembre 2018: Tutti in piazza a guardare i fuochi artificiali e io, con la testa ancora più piegata verso l'alto, osservavo un magnifico cielo stellato. Uno spettacolo gratis che nessuno a mio dire ha notato. Almeno dei presenti.

Anno dopo anno mi si è aperto un mondo. Pur non essendo un ornitologo mi sono reso conto che siamo circondati da tante specie di uccelli e solo osservandoli puoi capire (più che studiare) e ipotizzare le loro abitudini. Complice la mia fidata microcamera sempre pronta all'occorrenza e i binocoli vicini per cogliere le sfumature anche da lontano senza farli scappare e spaventare.
Specie dopo specie tutto era un traguardo. "Step by step", ma non per ottenere ipotetiche visualizzazioni nei video, quanto per conservare con gioia e orgoglio momenti unici, come un piccolo archivio personale condiviso con chi non può gioire di queste cose.
Il primo obiettivo anni fa era il pettirosso: Quando ero riuscito a riprenderlo con perseveranza vederlo sul monitor era una gioia, mi dava l'impressione di vanità pura ma mai maliziosa. Fermo a farsi ammirare. Come per dire "ora che ci sei riuscito puoi gioire, meriti questi momenti e queste pose".
Il secondo, ormai di casa verso la fine d'inverno è il frosone. A mio dire maestoso, con questo becco così forte e possente da spaccare i semi (ha una forza, secondo wikipedia, pari a 50 kg).
E' sempre schivo. Ma in qualche modo sa che da noi ci sono semini gratis e di conseguenza, furtivamente assieme alla (o al) consorte visto che girano sempre in due fanno uno spuntino.
A seguire l'ultima new entry: il verdone. Cavoli, se l'ho "studiato" per poterlo ammirare in video... Puntavo la microcamera sui rami, sulla mangiatoia per uccelli ma senza risultato.
Fino a quando notavo che, a differenza delle cincie e dei passeri ma come il frosone, masticava i semi e di conseguenza il posto migliore era posizionare il tutto ai piedi dell'albero.
 (scoperto poi che frosoni e verdoni sono entrambi della famiglia dei fringillidi).
Da bravo "geek" quale sono associando il pettirosso a "Robin" di Batman (il significato del termine Robin è proprio quello) ammirando i vari colori e le sfumature di tutti questi uccelli citati mi son detto "ma altri supereroi che richiamano questi volatili...quando?")

Sono piccoli dettagli che ormai purtroppo perdiamo quotidianamente, giorno dopo giorno. Complice una riserva di grifoni in un comune vicino al mio spesso perdo minuti d'orologio a osservarli per il loro volo planato in base alle correnti d'aria.
Lo stesso discorso quando vado a fare un giro in bici: percorrendo piste ciclabili o forestali e quindi poco trafficate cerco sempre, con la dovuta attenzione, di captare i vari canti: Dove vengono e chi li fa. Uno dei ricordi più belli è accostando il lago Minisini. Alla mia sinistra c'era un ampio prato verde e sentivo il martellare del picchio dalla testa rossa. Quando ha planato da un'albero all'altro aveva praticamente percorso la stessa mia traiettoria parallela.
Stessa tipologia d'uccello ma in una locazione diversa: vicino casa di mia nonna. Mentre si chiacchierava seduti sulla panchina del più e del meno. Oppure sul tronco del caco presente nel mio giardino. Praticamente inaspettato, ma in quel momento io e mia madre l'abbiamo ammirato in silenzio dal salotto. Controllava in che condizioni era l'albero e se c'era qualcosa da mangiare per lui.

Capitolo a parte per i cardellini. Sono riuscito a vederne due nel mio terreno. Solo una volta, ma riuscirono a catturare la mia attenzione non solo per i colori, ma per un momento un po' particolare se vogliamo. Più o meno un mese fa è venuta a mancare una persona e per rispetto e privacy non entro nel dettaglio.
Citando i Bluvertigo, "ai funerali si va sovrappensiero". Pensi a tutto e a niente allo stesso tempo senza essere irrispettoso, ma la mente umana in questi casi va dove vuole e tutti noi lo sappiamo, inutile girarci attorno o farne una questione morale.
Soprattutto chi come me ha un rapporto conflittuale con la religione. Per dire, una volta rientrato a casa ho fatto un "bel" discorso sulla morte a mia madre, di come voglio un funerale laico per una serie di ragioni associate al "sentirsi giudicati" sentita in chiesa. Discosrso che un giorno, probabilmente, spiegherò in maniera dettagliata anche qui (non solo perché non mi ha mai spaventato la cosa, è un processo della vita e allo stesso tempo è un post che ho in mente da tempo). (...dimenticavo, non ho i soldi per permettermi un notaio "nell'eventualità", quindi con la mia solita ironia metterò velatamente nero su bianco).
Come mai dico questo.
Più o meno i due avvenimenti combaciavano. Come da copione apro wikipedia per saperne di più e leggo che "nella cultura pagana il cardellino rappresenta l'anima dell'uomo che al momento del trapasso vola via". Durante la funzione sento la frase "da sempre devota alla chiesa e al marito". Associando la frase a ciò che avevo letto avevo immaginato candidamente che quei due cardellini erano loro. Marito e moglie, da sempre legati e ora di nuovo uniti.
Da quella volta non ne ho più visti.

A dispetto da quando avevo iniziato questo post il mal di testa è passato. E tutto lo devo a una semplice azione: Fermarmi, sdraiarmi schiena a terra e osservare il cielo. Stormi di rondini impazzite che volavano ovunque, sembrava una festa in cielo quel momento. Poi, mettendo a fuoco mi si apre un mondo: Una tortora posata sull'antenna del vicino, delle cinciallegre sul cavo del telefono alle mie spalle che richiamavano la mia attenzione con il loro canto e dei passeri comuni, forse invidiosi della mia ammirazione per il volo delle rondini.

Basta solo allargare gli orizzonti e ricominciare a guardare oltre, come abbiamo sempre fatto in passato.