Quando, nel primo pomeriggio, ho notato nella programmazione di Comedy Central "Otto sotto un tetto", non ho esitato un momento a fondermi tutt'uno col divano. In puro stile "Couch gag" dei Simpson.
Per me era un piacere ritrovare tutta la famiglia Winslow. Puntate che mi riportano credo al 1993, dove, prima del merendone (e prima d'uscire a giocare in giardino, visto che faceva già allora molto caldo) stavo incollato alla tv dei nonni con questa serie, seguito da "Pappa e Ciccia" e alle 15 mi facevo grosse risate con il cartone animato di "Droopy".
Lo so...ero un piccolo Chip Douglas. "L'uomo del cavo" interpretato da Jim Carrey nel film "il rompiscatole". Non ero teledipendente però: uscivo, leggevo e andavo a fare i bagni nel fiume come tutti. Lo metto per inciso. Anche se effettivamente un po' rompiscatole già lo ero.
A distanza di anni, con la consapevolezza delle risate registrate e quella strana sensazione recitativa che non mi convince (lo so che sono situation comedy, ma alcune reazioni non corrispondono alla vita vera. Solo io mi faccio queste paranoie mentali?), ho notato puntata dopo puntata l'importanza di Steve Urkel (Jaleel White). Una macchiolina, una caricatura di un personaggio televisivo creato col passare del tempo per vendere merchandise ed eclissare, se vogliamo, la bravura e la credibilità di un attore.
Cosa che si è vista più e più volte nel mondo dello spettacolo: Basta pensare a Macaulay Culkin per esempio. Anche se a distanza di anni non solo riesce a reinventarsi (il suo canale youtube "Bunny Ears" è spassoso, se si coglie l'ironia!), ma riesce anche a sdrammatizzare il suo passato nelle pubblicità di google o, complici alcuni youtuber americani, si presta nel commentare videogiochi ufficiali e non dei suoi vecchi film e sfidarli a qualche partita.
Eppure...mi sentivo a disagio. Con gli occhi di un 35enne, cercando semplicemente "Steve Urkel" su youtube sono finito in un vortice di spot: Dai pupazzetti alla canzone, dalla pubblicità dei cereali al crossover di Full House (per noi italiani "Gli amici di papà") e via dicendo: una serie di clip che mi ha riportato alla mente, tanto per cambiare, una serie animata gialla che amo citare spesso e volentieri.
La puntata dei Simpson in questione è della quinta stagione: "Bart diventa famoso". La conoscete tutti, mi basta solo citare la frase "Non sono stato io!" e il percorso di Bart dalle stelle alle stalle, scoprendosi come fuoco di paglia televisivo grazie ad un tormentone che va via via a spegnersi.
Onestamente su internet non trovo nulla che conferma questa mia teoria, ma visto la data d'uscita americana (1994) diciamo che questa mela non casca tanto lontano dall'albero, complice anche un tormentone molto simile.
Tutte queste velate parodie, mi hanno mandato in tilt il cervello: Troppe informazioni per un solo post!
Non mi fermo solo a Andy e a come questo film mi ha plasmato ogni volta che schiacciavo il tasto play.
Penso anche a Cosmo Kramer di Seinfeld, Gene di Bob's Burger e, per finire l'interminabile elenco di questi personaggi, Sheldon Cooper. So che perderò punti simpatia, ma dopo un po' di puntate non riesco a seguire con frequenza Big Bang Theory: Troppe risate tra una battuta e l'altra, troppo forzato.
Com'è capitato in uno scambio di commenti con Claudia, pure io ho uno strano rapporto con il sarcasmo: Quello televisivo lo capisco, quello scritto o nella vita quotidiana purtroppo no. Probabilmente ho fatto un overdose con un personaggio a caso di Friends.
Altre informazioni che causano un cortocircuito nei miei impianti bionici, sono i tormentoni. Come può una battuta, una frase fatta, creare risate? Non voglio creare polemiche, ma creano semplici fuochi di paglia. Come può un comico definirsi tale? Ammiro chi sa giocare su queste cose rendendole semplici messaggi velati televisivi, come una doccia fredda sul pubblico (il friulano Andrea Sambucco nelle sue "lezioni di comicità", lo stesso Daniele Luttazzi nel talk show "Barracuda", dove di tanto in tanto lanciava un ipotetico comico che "farà strada, perché ha un vestito buffo e un tormentone". A proposito, parlano tanto di Luttazzi che copia le battute dai comici americani ma nessuno ha fatto caso di come il pagliaccio Baraldi di Fabio De Luigi ricorda parecchio "Elver", il personaggio in questione di Luttazzi?).
Il terzo segreto di satira, nel video qua linkato, rende bene l'idea. Anche perché mi fa venire in mente un "barzellettiere" locale che di recente è finito in un noto programma televisivo. Lo so perché avevo letto l'articolo sul quotidiano locale. Anche lui ha un tormentone. Solo che quando sento certe barzellette, specialmente con una frase a chiusura...non riesco a ridere. E' più forte di me.
Questo loro modo stravagante nell'approcciarsi alla vita dipinta sullo schermo mi ha involontariamente influenzato, e probabilmente ha influenzato anche minimamente ognuno di noi nel nostro approccio. Se non in età adulta, dove siamo già formati e impostati, almeno nell'età scolastica dove cerchiamo in tutti modi di farci accettare. Come Steve Urkel nei confronti di Laura o del suo amico Eddie.
Me ne sono reso conto leggendo la frase di Moz in un commento: "Poi alle medie top del top, forse il mio periodo più florido". Ho rivisito in una frase tre anni di medie in un secondo. Come scritto nel post riguardante il mio periodo scolastico, il lato positivo è che risultavo simpatico a quasi tutti salvo le classiche eccezioni ovviamente. Riavvolgendo il nastro però e schiacciando il tasto "pause", ho notato si l'ingenuità dei gesti di ragazzini dagli 11 ai 13/14 anni, ma l'impronta televisiva: Quello che era il mio compagno di merende, per esempio, in pieno periodo Happy Days andava "in ufficio" come Fonzie e, appoggiato al lavandino, incrociava le braccia come il buon Henry Winkler.
Il sottoscritto invece prima dell'arrivo della pallacanestro e della musica, si limitava a citare o battute prese qua e la nei film, cartoni animati o da sei amici che bevono caffè al Central Perk, magari involontariamente con la bontà d'animo della serie tv che da spunto a questo post.
Anche se, facendo mente locale, su di me aveva fatto parecchia presa Will Smith ne "Il principe di Bel air": Ricordo ancora questa acerba attitudine da Fresh Prince e di come risintonizzavo la tv nella speranza di riuscire a prendere Italia Uno e vedere le puntate.
Altri ragazzi invece ripetevano un misterioso "D'oh!". Misterioso perché la febbre gialla di Springfield l'avevo presa qualche anno dopo, nel 1999. Ricordo ancora la mia euforia con il mio vicino di banco nonché attuale migliore amico: "Ma...hai visto Homer che hai fatto nella puntata di ieri?", euforia smorzata in un secondo con un secco "E' vecchia la puntata...di un paio d'anni fa". Caratteristica che tutt'ora ci accomuna a distanza di anni. Con affetto lo chiamo "Frantuma-sogni", complice le mie idee a volte bislacche e irrealizzabili per motivi pratici e surreali.
Visto che siamo in tema studenti degli anni '90... tutti, almeno una volta, abbiamo fatto il classico "time out" alla Zach Morris.Il sottoscritto invece prima dell'arrivo della pallacanestro e della musica, si limitava a citare o battute prese qua e la nei film, cartoni animati o da sei amici che bevono caffè al Central Perk, magari involontariamente con la bontà d'animo della serie tv che da spunto a questo post.
Anche se, facendo mente locale, su di me aveva fatto parecchia presa Will Smith ne "Il principe di Bel air": Ricordo ancora questa acerba attitudine da Fresh Prince e di come risintonizzavo la tv nella speranza di riuscire a prendere Italia Uno e vedere le puntate.
Altri ragazzi invece ripetevano un misterioso "D'oh!". Misterioso perché la febbre gialla di Springfield l'avevo presa qualche anno dopo, nel 1999. Ricordo ancora la mia euforia con il mio vicino di banco nonché attuale migliore amico: "Ma...hai visto Homer che hai fatto nella puntata di ieri?", euforia smorzata in un secondo con un secco "E' vecchia la puntata...di un paio d'anni fa". Caratteristica che tutt'ora ci accomuna a distanza di anni. Con affetto lo chiamo "Frantuma-sogni", complice le mie idee a volte bislacche e irrealizzabili per motivi pratici e surreali.
Facendo bene due somme ho effettivamente bisogno di un divano su cui sdraiarmi e confidarmi disperatamente con qualcuno, causa uno strano conflitto d'interessi: Pur di farsi accettare, mi son reso conto che la gente (televisiva) che si critica è quella a cui ci si assomiglia.