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sabato 20 luglio 2019

"Rapsodia francese", di Antoine Laurain. / "Rapsodia friulana", di M.C.





"La storia dei gruppi è sempre la stessa: Giovani di orizzonti diversi si mettono insieme per amore della musica, perché suonano da soli a casa loro e hanno voglia di incontrare altri ragazzi e ragazze che suonano da soli a casa loro." (tratto dal libro).


Rapsodia francese è stato un libro inaspettato. Pari a ciò che succede a uno dei protagonisti, il medico Alain Massoulier, quando riceve a distanza di trentatré anni una lettera da una nota casa discografica e scopre che "la demo era piaciuta".
Inaspettato perché non immaginavo di rivivere determinati parallelismi musicali in un libro, anche se ovviamente avevo suonato solo in due piccoli gruppi cover della zona, uno elettrico e uno semi-acustico.
Inaspettato per la stessa location e ciò che rappresenta per me: Parigi. Troppe informazioni presenti che viaggiano a cento all'ora nella mia testa...e poca caffeina in corpo (visto che sono le 6.16, ora in cui scrivo la bozza, e non ho ancora fatto colazione). Un passo alla volta, Mirko.

"Sogno di una notte di mezz'estate", mi viene da dire. E no, non sto delirando se cito la commedia scritta da William Shakespeare.
Questo è uno dei primi parallelismi, se vogliamo, visto che la canzone del demo piaciuta alla casa discografica, s'intitola "We are made the same stuff dreams are made of", ovvero "Siamo fatti dalla stessa sostanza dei sogni" (Da "La Tempesta", sempre di Shakespeare).
"Sogno di una notte di mezz'estate", perché, associata all'altra frase, tutto era partito in me quando avevo 13 anni, più o meno. Era l'estate del 1998 e prima di dormire ascoltavo gli album degli Aerosmith, Garbage, Korn e fantasticavo non sulle parole, quanto nel vedermi sul palco a suonare o a cantare (non nel caso dei Garbage, ovviamente). Volevo in qualche modo entrare nel mondo della musica, dopo la parentesi al pianoforte che, alle elementari, aveva avuto lo stesso effetto di un sasso lanciato nell'acqua.
Sogni che puntualmente si presentavano grazie ai vari cd che ho accumulato nel tempo, alle parole descritte nei testi una volta maturato e visto il contenuto a 360°. Fino a quando, come spesso accade, stufo di sognare ad occhi aperti (e con un gruppo di utenti conosciuti su un forum dedicato ad un noto trio grunge di Aberdeen), mi sento dire "...perché non suoni il basso? dalle tue parole e per come sei orientato nella musica sembra lo strumento alla tua portata". Non smetterò mai di ringraziarvi.

Proprio da qui arriviamo a Parigi. A distanza di anni mi decido e compro basso e amplificatore. Complice il fatto che mi avevano rinnovato il contratto al supermercato dove attualmente lavoro e i primi "dindini", come spesso accade, li ho investiti in un meraviglioso regalo.
Nello stesso periodo ero venuto a conoscenza della Chabane's Records. Un sito/blog francese (ormai chiuso da tempo) dove davano spazio ai gruppi emergenti da tutto il mondo. Generi? Ovviamente Grunge, Metal, Punk, Rock, Industrial...e via dicendo. Roba tosta. Dopo aver ascoltato i "Nippercreep" contattai i gestori di questo blog per comprare due t-shirt (una del gruppo e una di questa casa discografica) oltre a vari cd per supportarli. Scambiando qualche mail in inglese -perché il mio francese si limita a "Oh Lalà" come in Ritorno al futuro parte II, pur avendo una nonna paterna cresciuta in Francia e, dai suoi racconti, la chiamavano "le petit italiene"- mi sento dire la seguente frase: "Siamo in tour in Italia, ma in alcune date abbiamo problemi con il bassista. Vuoi unirti a noi?" La mia risposta "Lusingato, ma sono bassista da neanche un giorno...non so fare neanche "Nella vecchia fattoria". Contatterò qualche amico e girerò il vostro contatto.". Ha proprio ragione Max Gazzè nel cantare "Una musica può fare".
Da quel giorno, per la fiducia e per ricordarmi di crederci sempre nei miei mezzi, avevo attaccato sul mio Warwick due adesivi di questa casa discografica e del gruppo. Tolti poi col tempo perché volevo ripartire da zero.

Col tempo si cresce e si fanno esperienze anche sentimentali.
Leggere di Aurore, nel libro, l'assistente personale di un politico (che all'epoca del gruppo era il manager) concentrata sulla sua carriera lavorativa, mi ha fatto ritornare alla mente malinconiche ferite. Non prendetevi a male se leggete, non ho rimpianti ne rancore. Le sconfitte sentimentali ci aiutano a migliorare ed essere delle persone migliori nel futuro di coppia, quindi tutto di guadagnato a livello umano probabilmente per entrambi mi auguro. (Bisogna convivere con le sconfitte, in uno spot Michael Jordan diceva "ogni mio fallimento mi ha dato forza, il mio dolore è stata la motivazione").
Con questa persona parlavo spesso di musica, complice poi la Chabane's e i loro aggiornamenti le avevo accennato che cercavano artisti per riproporre a seconda dei generi che suonavano, varie colonne sonore dei videogiochi anni '80 e '90 per un album. "Perché non ci provi? Sei bravo!" "No...non sono un artista, sono un commesso che suona nella sua cameretta appena ha un momento libero" (Anche se a distanza di anni, come vedrete qui, mi sono fatto coraggio. Ma è un'altra storia.
Parigi, la location del libro, è stato l'ultimo luogo visitato insieme.
"Fin", come direbbero loro.
Mesi dopo aver assimilato il dolore, c'e stata la rinascita.

Niente rancore, dicevo. Eppure..."uno" c'era. Avevo trovato una meravigliosa via d'uscita nello sport e nella musica. Tanti concerti e il mio basso. Già scrivevo su vari block notes riflessioni per conto mio, tra i tanti avevo fatto il classico disegnino di un ipotetico gruppo. Il nome? "Project Grudge". Progetto rancore. Ero sarcastico, perché non mi riferivo alle sconfitte ricevute nella mia vita, quanto al fatto che sono come Fox Mulder: "I want to believe". Il binomio Mirko-alieni va avanti da quando di anni ne avevo 12, e questo "Project Grudge" fu un progetto realizzato dagli Stati Uniti per investigare il fenomeno degli oggetti volanti non identificati nel 1949.
Poi l'assonanza Grudge/grunge mi piaceva da morire.
Come spesso accade volevo suonare dal vivo, mettermi alla prova. In questo caso il destino mi aveva donato un meraviglioso regalo: un amico, preso con gli studi di fisioterapia e determinati esami, abbandonava il gruppo nato da poco e "ho fatto il tuo nome, sei interessato? Sono del nostro comune".
Come alla fine del videoclip di Francesco Baccini "Ballata di un ragazzo qualunque", Mirko...




Quando apro quest'argomento tendo sempre ad essere critico, per alcune posizioni prese da una persona in particolare del gruppo e l'attrito tra noi due, ma si sa: Se qualcuno è irrispettoso non solo nei confronti della mia persona ma nel collettivo troverà sempre la porta chiusa.
Spesso però dimentico i bei momenti, le risate durante le prove e i primi video caserecci registrati mentre si suonava.
Le serate fatte col batterista. Basso e batteria: La spina dorsale di un gruppo, sempre insieme. Sempre i primi ad arrivare alle prove e i primi a scherzare ma a rimboccarsi le maniche, senza nulla togliere ovviamente alla cantante e al cantante/seconda chitarra. Ricordo ancora quando, arrivato a prove, sentivo da lontano il suono della sua batteria: si esercitava su "Invaders Must die" dei Prodigy. Lo guardo, collego il basso e a volumi a dir poco esagerati abbiam dato il meglio di noi su un gruppo che adoravamo! Vorrò sempre bene non solo a lui, ma anche agli altri due membri menzionati. Tutti e tre mi donano meravigliosi sorrisi, quando si presentano in cassa da me o li trovo in zona.

Però, come dico sempre, il brutto vizio di volere di più iniziava a farsi sentire. Ognuno aveva gusti diversi e in quanto riesco ad adattarmi, nel mondo musicale, non c'e peggior sordo di chi non vuole ascoltare le proposte affini a seconda dei gusti. Svogliatezza e poca determinazione da parte di una persona m'irritavano.
In più avevo appena perso la mia amica a quattro zampe, dopo lunghi anni d'amore incondizionato reciproco. Ero di nuovo emotivamente scosso (e non per fare la persona materialista, ma prima di Bonnie, a salutarmi fu la mia storica Lancia Y. Anche lei compagna di mille avventure).
Il primo passo fu tagliare i miei lunghi capelli, avevo bisogno di un cambiamento. Ma non era abbastanza. Dopo due sole prove in quasi un anno mi son fatto coraggio e ho mandato il messaggio d'addio nel gruppo whatsapp. L'uomo aveva bisogno di prendere nuove strade.

Tra i tanti fattori che mi hanno spinto al cambiamento fu un film/documentario diretto da Martin Scorsese su George Harrison: Living in the Material World. GUARDATE il trailer per assaporare l'essenza del mio pensiero.



Mi ha sempre fatto ridere dire nel mio paese che mi piacciono i Beatles. Qua, grazie anche ai nostri genitori, dettano legge gli Stones. A rendere bene l'idea, cito il padre di un mio amico: "Qua il 95% di noi ascoltavano i Rolling Stones" "E il 5% rimanente?" avevo chiesto... "Il 5% rimanente è tuo padre e un'altro signore che ascoltano i Beatles". (Anche se mio papà ascolta entrambi, sono musicalmente versatile come lui).
(Non proprio) come George, cercavo nel mio piccolo nuovi suoni. Aver vinto anni fa una microcamera con i Buondì e ritrovarmi grazie allo smarphone, iscritto a Youtube mi son detto..."Perché no!" . Anche se ovviamente, caricare video su un account , non è la stessa cosa.

Col passare del tempo ho ricevuto qualche proposta di due gruppi, uno blues e uno con un repertorio identico a quello del vecchio dove suonavo. Ma in un caso i turni di lavoro mi hanno fatto dare picche al primo e al secondo...diciamo che "Impara le canzoni, ti contatto a Settembre" è diventato "the sound of silence". (Piccolo sassolino uscito dalla scarpa: Siate diretti, dire a una persona "abbiamo già trovato un bassista" o "non fai per noi" è segno di maturità. Stare in silenzio e non avere le palle per dire "le prove sono saltate" dimostra poco carattere).

Evidentemente era destino. Si è chiusa una parentesi. Una parentesi con l'asterisco, pronta per essere ripresa come una nota a piè di pagina in una data non ancora chiara. Nel frattempo, come i protagonisti del libro, è passato qualche anno.

Ora Non sarò un medico come Alain, ma quando a lavoro mi ferma puntualmente un ragazzo che ci aveva sentito suonare a Gemona, spende sempre delle meravigliose parole in ricordo di quella sera di molti anni fa. Con la nostalgia di un momento di festa. L'ultima serata "ufficiale" del gruppo.
Seguito, oltre ai saluti, puntualmente da quella frase...

"Mi raccomando, non smettere mai di suonare!"

...e il mio sorriso, ripensando alle parole di Neil Young prese dalla canzone "Hey Hey, My My (into the black)":  "Rock 'n' roll can never die". Alle prove, alle volte che l'abbiamo suonata.

E a piccoli istanti di complicità, descrivibili solo in una sola maniera:




venerdì 5 luglio 2019

Vita da concerti (Parte II), ovvero: "Una musica può fare".



Di tutti i concerti a cui ho partecipato in questi anni, è veramente difficile scegliere quello più atteso. Quello dove l'aria frizzante la percepisci già alle prime ore del mattino.

Sicuramente, il concerto di Max Gazzè visto il 4 Luglio in Piazza Castello a Udine entra di diritto nella top five per mille ragioni: L'artista e lo spettacolo in se, il mio percorso musicale compiuto in questi anni grazie anche al suo album "La favola di Adamo ed Eva", quel dannato basso e, ultimo ma non meno importante, una meravigliosa compagnia.
In questi casi, dalle mie parti si dice "Cjala fis e no capìs" (Guarda fisso e non capisce). Ma la sbronza colossale era dovuta alla musica, sostanzialmente. Andiamo per ordine e molto, molto indietro nel tempo.


Quando uscì "La favola di Adamo ed Eva" era il 1998, mentre i singoli sono usciti a cavallo tra il '98 e il '99. In quell'anno iniziavo a muovere i primi passi nel mondo della musica, come Bambi sul ghiaccio, per intenderci: Quell'estate in paese tra i giovani (coetanei e non), si usciva tutti assieme e la sera ci si ritrovava in riva al canale con una cassa di birra e la musica di sottofondo che usciva dalle casse della storica Twingo di un mio amico. Com'ero in quel periodo? Ascoltatevi "Tapparella" di Elio e le storie tese, rende bene l'idea. Probabilmente il mio più classico taglio di capelli spettinato, lunghezza compresa, è rimasto invariato nel tempo -salvo varie parentesi ovviamente-.
Ero in fissa con i Beastie Boys, cosa analoga per un abitante di un paesino che vive di rock. Ricordo bene come, sorseggiando la moretti, osavo affrontare i primi discorsi sui Pearl Jam con i ragazzi più grandi di me. Visto che l'album Yield era presente in macchina e "Do the evolution" era in heavy rotation sui canali musicali. Tra i tanti cd presenti c'era appunto, grazie a suo fratello, "La favola di Adamo ed Eva". Lo cercavo da tanto, anche perché i pomeriggi passati a casa erano spesso divisi tra basket e musica (oltre lo studio) e all'epoca TMC2 e altre reti, italiane e non, trasmettevano musica dignitosa.

Ricordo, con esattezza, uno speciale su Rai Uno. Era un gioco di parole, tipo "Sanremo Famosi" o una cosa simile. Sta di fatto che gli artisti emergenti presentati erano pari al draft NBA di quest'anno: A mio dire sbalorditivi (tra i tanti: il bluesman Alex Britti, i Soerba, i Dr. Livingstone, i Zerozen, Danele Groff, i Quintorigo del grandissimo John De Leo e, appunto Max Gazzè).
Molti di questi validi gruppi, chiamiamoli "underground", erano il bagliore di quel sound che ora mi caratterizza. Quel "hai gusti molto particolari", riconosciuto pure qua tra i commenti del post precedente.
Diciamo che le fondamenta erano già presenti quanto solide. Al resto ci pensava il vicino che abita di fronte casa mia. Anni prima in corriera mi istruiva coi Depeche Mode e i Cure. In quella precisa estate quando stavo per uscire con gli amici mi sentivo sempre dire "vieni da me, ti offro una birra e ascoltiamo un po' di musica" (e si, per chi se lo chiede quella deliziosa bevanda l'ho conosciuta intorno ai 13/14 anni. Vi frego sul tempo con la battuta "E' friulano, per loro è normale routine").
Pomeriggi passati ad ascoltare i Korn, Doors, Chemical Brothers, Garbage...e quella frase, riguardo i Tre Allegri Ragazzi Morti: "I primi anni che ero alle superiori e non erano famosi suonarono nella mia scuola e avevo il demo in cassetta, recuperato durante un assemblea". (Il ragazzo è classe 1981, per la cronaca).
I miei amati "TARM" erano, come gli artisti citati -Max Gazzè compreso- in Heavy rotation su un canale del satellite: Match Music. Praticamente la mia seconda casa.
Ero su di giri, complice il fatto di questa valida nuova leva italiana che girava molto lontano dai gruppi da tormentoni estivi creati dai vari "Cecchetto" qua e la. Tutt'ora sono in possesso del singolo dei (P)itch "prova a dominare i miei respiri", a distanza di anni a mio dire continua a spaccare!

Oltre al suo collega bassista, il sig. Castoldi (Morgan), Gazzè era parte inegrante di quell'estate: Il venticello estivo, come l'aveva chiamato lui introducendo la canzone eseguita nel 1998 con Niccolò Fabi, è uno dei ricordi più simpatici di sempre: Partecipavo al più classico centro estivo per i ragazzi chiamato "Grest". (Col tempo e molta satira dopo, l'acronimo non fu più lo stesso ma mi trattengo dal scriverlo). Un gruppo di ragazze e qualche marpione, anche se ancora acerbo ma pur sempre viscido, cantavano insieme proprio "vento d'estate". Da bravo troll qual'ero passavo di la rispondendo a tempo, continuando il ritornello "Non mi aspettate / Forse mi perdo".
Citare le sue canzoni è sempre stato un must, per me. Soprattutto l'estate seguente, alle undici di notte assieme al mio caro amico d'infanzia, storpiando "Una musica può fare, svegliare xyz di notte" (in quanto ci si trovava più o meno sotto casa di una persona della nostra comitiva d'amici).
In buona sostanza il paragone che mi viene in mente è quello con Kobe Bryant e la mia passione per Jordan: Sono cresciuto con il mito del più grande di sempre, ma ho visto crescere e poi ritirarsi, nel corso degli anni, una leggenda del basket e sicuramente il Black Mamba in maglia Lakers rappresenta di più la mia pallacanestro in quanto vissuta in prima persona.
Lo stesso discorso vale per la musica: Ascolto tanti gruppi musicali del passato, molti parecchio importanti, ma crescere e maturare assieme ad uno di loro è qualcosa d'indescrivibile. (Come Max, stesso discorso vale anche per i Zen Circus, pari passo: Visti dal palco piccolino e a gratis dell'homepage festival al Parco del Cormor e ritrovarli, anni dopo e altri concerti in mezzo, in un palco stupendo quale il Sherwood festival).
Praticamente, ero in piena fase di evoluzione musicale. E si, il pezzo dei Shandon ci sta tutto.





Il concerto me lo sono goduto: La fotocamera ha registrato solo un video stavolta. L'osservavo con gli occhi di un "timido ubriaco" (Tranquillo Max, non ti voglio chiedere la mano).
Non voglio elencare la scaletta o l'evento in se. Ma la magia che è riuscito a creare:

L'ultimo post scritto in precedenza finiva con un ipotetico brindisi tra amici, abbandonando le telecamere e smartphone. San Massimiliano da Roma ha fatto il suo miracolo! Effettivamente dovevo trovarmi li con  uno dei soliti amici da "eventi musicali", senza sminuire il nostro rapporto d'amicizia ovviamente. Mi aveva accolto con un "Unisciti a noi, ci sono due persone che ti vogliono salutare..." Queste due persone sono meravigliose: musicisti della zona, dove c'è musica ci sono loro. Oltretutto li ho visti suonare e hanno sempre la mia ammirazione. Soprattutto nella jam session, cosa che non sono mai stato portato.
Tutto racchiuso nell'entusiasmo di uno di loro, nel vedermi e urlare "La mia anima gemella!!". In quanto le nostre vite effettivamente sono piene di parallelismi tra squadre di basket, scuola, musica e addirittura colloqui di lavoro. Una serie di "Sliding doors" le nostre. Era destino rompere il ghiaccio quel pomeriggio in un bar con la frase "Ma ti ho già visto..." e il seguire d'informazioni era tutto un "Non ci posso credere!" degno di Rolando di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Brindisi fatto al chiosco, mentre il nostro artista cantava una delle mie preferite di sempre, "Cara Valentina". E guardare ancora la similitudine mia e di questa mia "vita parallela", nel cantare "Non è vero che poi mi dilungo spesso su un solo argomento". Ridendo, oltretutto, captando quest'ironia che mi ha sempre piaciuta nelle canzoni.





La musica, come canta lui, può veramente salvarci dal precipizio. I testi di molti artisti mi sono stati vicini nel corso degli anni e mi hanno aiutato non solo a farmi coraggio nei momenti difficili, ma a ricevere quei calci in culo che meritavo per affrontare lo scalino successivo e diventare uomo (e continuare a diventarlo, visto che al momento di anni ne ho solo 35, l'inizio a mio dire di un percorso di crescita a 360°, tenendo conto che ci sono persone che arrivano anche a 100 anni). Perché obbiettivamente, non sono ancora niente. Avere una busta paga non fa di me un uomo. La mia idea di persona completa è difficile da spiegare, siamo in continua crescita evolutiva: Mentale, sessuale, lavorativa, familiare, burocratica...anche a livello d'istruzione. Perché non si smette mai d'imparare, e l'età è solo un numero irrilevante.
La musica mi è sempre stata a fianco e tutt'ora alcuni o alcune ex studenti delle superiori si ricordano di me, nonostante l'anonimato, per "Quello che aveva sempre le cuffiette" o "quello che faceva delle belle cassette mixate".
Mi ha dato nuova linfa vitale quando avevo comprato il basso e, anche se da autodidatta, volevo sempre sperimentare qualcosa nonostante la mia tecnica parecchio discutibile e poco ortodossa, ma dal grande cuore e passione che (parole di altri e non mie) la contraddistingue.


L'unico mio rammarico, se così possiamo chiamarlo, è non aver sentito dal vivo quella che VERAMENTE è la canzone che ho sottopelle e che descrive alla fine non solo me ma il mio stile di vita, affrontando la stessa a testa alta nonostante le avversità: Colloquium Vitae.




"Vita rinuncia, con me non ti conviene
prendi per il culo qualcun'alto
uno di quelli di carta pieni di te
che lasciano pensare

Ed un anno può sembrare un'ora
con tutte le parole,
con tutte le parole ancora
che vengono soltanto da seduti"




PS: "Non è vero che poi mi dilungo spesso su un solo argomento". (cit)

mercoledì 3 luglio 2019

Vita da concerti




Il progetto di questo post inizialmente è nato non sul resoconto del concerto di Billy Corgan visto Martedì 2 Luglio a Sesto al Reghena. Non scrivo per il Buscadero ne sono così bravo a esternare le emozioni che la musica stessa mi dona ogni maledetto concerto a cui partecipo. Lascio a chi di dovere.

Piuttosto era centrato sul prima e dopo, visto che come accade il più delle volte sono da solo, in silenzio con me stesso e a dare il peggio di me in macchina non tanto per le imprecazioni lanciate verso lenti automobilisti quanto per la mia scarsa abilità nel cantare (Qua un breve estratto dell'album che conosco a memoria "senza titolo: Del fregarsene di tutto e non fregarsene di niente" dei Fratelli Calafuria, che mi ha fatto compagnia nel viaggio donandomi grossi momenti d'ilarità visto anche i testi a dir poco geniali a mio dire). Tutto effettivamente combaciava, dalle strofe alle riflessioni associate o ai momenti di fame (dopo 20 minuti che ero al volante, lo stomaco urlava "mangia i panini!!" mentre il gruppo cantava "La merendina è proprio buona/mi sento un'altra persona").
Tutte le mie aspettative sono effettivamente volate nell'acqua, metaforicamente parlando, anche perché nell'attesa di mettermi in fila, ero solo come un cane preso come sempre dai miei pensieri , lontano dalla massa, per entrare nella favolosa location che da anni ci dona meravigliosi concerti: Grazie agli organizzatori ho avuto modo di vedere artisti del calibro dei Television, Mark Lanegan, Belle and Sebastian e per ultimi gli Air.

Location dell'evento "Sexto'nplugged"




Una cortese ragazza di cui non so il nome, proveniente da Treviso, ha "rubato un po' del mio tempo" per un questionario in vista della sua tesina di laurea, centrata appunto sugli eventi organizzativi. Devo dire che mi sono prestato volentieri a rispondere a queste domande e, finito il tutto (logorroico come sono, ti chiedo ancora scusa se son sembrato invadente semmai passerai di qua, ma poi capirai), abbiamo affrontato un bel discorso a tema, su come i comuni o le città che organizzano determinati eventi possono spronare la curiosità dei turisti di passaggio, a prescindere se si fermano una notte o come me fanno spesso Andata/Ritorno. Non solo a livello culturale, ma anche di sport associando eventi sportivi visto che tutti, chi più chi meno, siamo tifosi di qualcosa o c'interessa lo sport.
Per una volta, ovviamente senza secondi fini, mi son permesso di darle la mail se aveva altre curiosità a riguardo sui concerti (e se il mio punto di vista può esserle d'aiuto, visto che sono a zonzo dal 24 Luglio 2008 con i R.E.M. a Villa Manin, Codroipo -UD-, senza contare i concerti gratis) e in questi anni son riuscito a vedere un bel po' di artisti. Alcuni ancora in attività e altri, ahimè, andati in un posto migliore. Citando Bowie "And the stars look very different, today" -Lemmy visto due volte con i Motorhead, Cornell, due volte anche lui e, a mio dispiacere, Keith Flint con i Prodigy (tre volte)-.
Non voglio parlare del questionario mirato in se, in quanto le domande erano ben precise. Ma di un aspetto che effettivamente ho dimenticato di riferirle: "Consigli per migliorare i concerti o vari eventi in generale?".
Come le avevo riferito, da quando mi son perso i Living Colour ormai anni fa a Pordenone causa tanti due di picche ricevuti da parte di amici, ho deciso di fare il lupo solitario ai concerti. Il lato negativo, se vogliamo, è che ormai citando "Prima fila" dei Punkreas "Prendo possesso del mio posto numerato / provo a socializzare ma ci devo rinunciare". Ma non perché c'e la televisione e gli spettatori vogliono apparire in video come dice la canzone, quanto per i social e dover dimostrare la loro presenza. Un po' per ego, un po' per creare invidia, probabilmente in pieno stile "influencer al coachella festival". Dimenticando che l'attenzione è tutta per le star sul palco e non per loro. Poi come scritto in un post precedente, ognuno è libero di utilizzare i social come meglio crede.

Ripenso ancora alla classica comunella che potevo fare con un ragazzo, complice la sua T-shirt dei Golden State Warriors: "Allora...nessuno vuole Cousins!" o "Bel colpo, D'Angelo Russell!". Stesso discorso vale per l'altro con la maglia del grande Toni Kukoc. Tanta nostalgia per i Bulls di MJ e dell'ex "croatian sensation" in maglia Benetton Treviso. Niente da fare, tutti troppo impegnati e come spesso accade se c'e troppa folla la mia parlantina si blocca, diventando il più taciturno e asociale dell'evento. Cosa buffa, visto che in macchina tra le tante strofe cantavo "Adesso che sono da solo, mi viene un attacco di panico / mi metto la giacca e vado" (Dalla canzone "Di getto"). Ricordo ancora quando mi son perso i Meganoidi a gratis a Udine, proprio perché non riuscivo a interagire con le persone.
Penso che i ricordi più belli, oltre ovviamente alle chicche musicali delle setlist che gli artisti ci propongono, entrano nella top ten i momenti da concerto con alcuni amici.
La lista è lunga e le battute sono tante (quanto difficili) da citare e scegliere: Quelle degne di nota sono sempre con il mio migliore amico, suddivise in vari concerti. Dai Motorhead a Padova il 17 Luglio del 2009 e le risate fatte quando il pubblico incoraggiava il gruppo urlando "Extrema!Extrema!" e il frontman, con una nochalance incredibile, risponde "Grazie, ma...noi siamo "Le merendine atomiche", gli Extrema suoneranno dopo di noi."; seguito dai vari personaggi ribatezzati come "il bambino di trent'anni": Un pargolo che dava direttive al padre sulle foto da fare e dove posizionarsi. Per non parlare dello sbandato di turno che ci offriva un sorso di Havana e, declinando l'invito, ci risponde "Voi dovete ragionare con la vostra testa!!".
Per non parlare dei Subways l'11/11/'11 (non potevo non scriverlo così!) piccolo locale nei pressi di Treviso e ora, putrtoppo, chiuso. Tanta gente, tanto pogo e transenna spaccata dall'entusiasmo dalla massa di disagiati che eravamo sulle note di "Rock 'n' roll queen". Quel "Che cazzo fate" detto con arroganza dal tipo della security e Billy Lunn, il cantante, ferma tutto dicendo stupefatto "Italians, are you fuckin' crazy! But...Keep Calm!"
Restando in tema pogo, memorabile l'amicizia nata con un gruppo di Reggio Emilia durante il Sherwood festival. Mi correggo, l'interminabile pogo.
Già, cari Punkreas, "Fare amicizia dopo un pogo scatenato / sono ricordi che appartengono al passato".

Un buon consiglio che ti posso dare per rispondere alla domanda, anche se di tecnico ha ben poco,  "consigli o migliorie (agli eventi in generale)", è di creare un qualcosa che coinvolge quella parte di spettatori che stanno li in solitaria come me, farli interagire e hanno bisogno di supporto emotivo. Almeno quelli che sottopelle vogliono parlare con qualcuno e, ovviamente, collaborare.
Non dev'essere un "gioco delle coppie" in stile Marco Columbro. Quanto un modo per rivivere la vera atmosfera dei concerti. A prescindere dai forzati convenevoli.
Sembra una colossale stupidata, me ne rendo conto. Ma quella chiacchierata ricca di purezza mi ha rallegrato e mi ha messo a mio agio. Alla fine siamo persone che hanno bisogno di contatto umano verso i propri simili. Se in un evento collettivo come un concerto iniziamo a mettere i paletti tra persone mettendo in primo luogo il proprio ego ed escludendo chi abbiamo vicino, perde tutto il suo fascino.
Su questo sono figlio di mio padre, che non perde occasione per parlare con chiunque e riesce a trovare un conoscente in comune in base al luogo d'origine.

E' vero, ormai siamo passati da tenere in alto le mani come incitamento al gruppo a tenere in mano lo smartphone per il video (mea culpa, ho fatto tre video...ma avevo già detto la mia politica a riguardo).

Non sarebbe male, per una volta, tenere in alto il bicchiere di birra e brindare ad una nuova amicizia. Duratura o meno che sia vista la circostanza, ma pur sempre fondamentale.

(Dedicato a: Il gruppo di Reggio Emilia al concerto dei Prodigy al Sherwood, Simone di Trento e la sua compagna (conosciuti al concerto di Mark Lanegan al New Age a Roncade), Alice e il suo compagno al concerto di Ben Harper a Padova -causa le vostre birre offerte devo rivedere Ben Harper!!-, L'organizzatore de "Om de mer" conosciuto al concerto dei Chemical Brothers mentre eravamo in fila per prendere la birra, Quel gruppo di ragazzi di Padova o Vicenza che, a fine concerto dei Punkreas al Sherwood, rimasero stupiti per "Da Udine?? E tornate a casa ora, non vi fermate a dormire?? Siete dei grandi, cazzo!!". Promesso, la prossima volta accetterò/accetteremo le vostre birre....

...e tutti gli altri che non ricordo ma che, nel loro breve tempo passato insieme, mi hanno donato sorrisi e risate.)



Dimentico forse di nominare qualcuno, riguardo al concerto di ieri?



(Gli altri due video li potete trovare sempre sul mio "presunto" canale...anche se lo ritengo un semplice account, appena "la connessione di Marco Caco" si decide a collaborare) :-)