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lunedì 8 giugno 2020

Quindi non hai visto "The last dance"? Sai questo cosa può comportare?

 -L'incontro causerebbe un paradosso temporale il cui risultato potrebbe provocare una reazione a catena che scomporrebbe la tessitura del continuum tempo-spazio distruggendo l'intero Universo! Riconosco che è l'ipotesi più pessimistica: la distruzione potrebbe essere molto circoscritta e limitata alla nostra galassia.- (cit.)







Più passano i giorni, più mi sento fare la stessa e prevedibile domanda: << Hai visto "The last dance" su Netflix?>>.  

Per chi non lo sapesse, è una mini docu-serie sportiva dedicato a quello che per me era ed è uno tra i migliori giocatori di basket di sempre: Michael Jordan. 
La risposta purtroppo è no, non l'ho visto e per quanto ho amato e amo tutt'ora Jordan non lo vedrò. 

Mentre scrivo queste parole, ancora assonnato alle 8.13 del mio primo giorno (piovoso) di ferie, si apre nella mia mente un varco proveniente da due passati. Il che, probabilmente, mi fa capire che sto sognando: Sono le mie versioni da 13enne e quella da 23enne. 
Guardano la camera spaesati, il primo si chiede dove sono finiti i poster di MJ e il canestro appeso alla porta. Il secondo si chiede dove sono finiti i poster dei Nirvana ma allo stesso tempo guarda soddisfatto il basso appeso alla parete, pensando "cazzo...alla fine ci sono riuscito!".  Poi guardano me -o meglio, loro stessi da 36enne-, con un principio di calvizia nascosto tra capelli pettinati alla Jack Nickolson e un lieve (anche se è ancora tutto da confermare) dolore che fa pensare alla classica ernia: "che rottame!" Esclamano, anche se entrambi, curiosando su ciò che scrivo, mi attaccano con la domanda scritta all'inizio e le mille filippiche Jordaniane che facevo ai tempi verso i "non credenti".
Zittisco subito il 23enne, dicendo che i santini di Jordan che aveva nel portafoglio anni prima non portarono la fortuna tanto cercata alla maturità e lui, carico di rancore che eliminerà a sua insaputa nel corso degli anni, abbassa le orecchie. 


Non ho visto o vedrò questo docu-film per un semplice motivo sentimentale, ed è legato proprio a queste due mie versioni del passato. 
Anno dopo anno avevo accumulato vari dvd e libri a riguardo, da bravo invasato. Il 13enne, esaltato, mi ricorda di come all'esame di terza media aveva portato la pallacanestro per ginnastica e (con entusiasmo) secondo le regole dettate dal prof. l'ultimo capitoletto doveva essere dedicato a un giocatore. Non so quante pagine avevo scritto sul n°23 dei Bulls.
La verità è legata tutta a quei '90 ed è difficile spiegar loro questa cosa. Tramite i vari dvd e libri (anche indiretti, quali "Eleven Rings" del coach Zen Phil Jackson o "Bad as i wanna be -cattivo come voglio essere" di Dennis Rodman), già sapevo tutto riguardante l'universo Jordaniano o quasi. 
Per facilitarvi la mia posizione in un ottica più seria e dettagliata oltre il lato sentimentale, vi consiglio la lettura del post io (non) ballo da solo del giornalista Sergio Tavcar. I punti di vista sono molto simili e non voglio assolutamente prendere merito di idee o pensieri altrui. Specie da chi mi ha donato compagnia durante le sue telecronache nel corso del tempo. Sono in debito con te per tutte le emozioni che mi hai donato, Sergio. Grazie mille. 

"Tavcar!" esclamano due me del passato con gioia. Esatto. Una cosa che ancora ci accomuna nonostante l'evolversi della persona sono le sue telecronache. Specie e soprattutto dell'Eurolega su Koper/Capodistria, assieme alle partite dell' Olimpija Ljubljana.
Sguardi complici e malinconici si cercano e si nascondono, consapevoli di una cosa sola: E' difficile rivivere quei '90. Anzi, per me fine anni '90, perché mi ero avvicinato a Michael con il suo primo ritorno post baseball e il classico "repeat the three-peat". Il 23enne guarda il basso e lo accarezza, fantasticando sulla sua idea di formare un gruppo grunge chiamato "Project Grudge" e che mai accadrà, almeno per il momento (il nome in questione era un ovvio richiamo al progetto realizzato degli Stati Uniti per investigare il fenomeno degli oggetti volanti non identificati, ma mi è sempre piaciuta l'assonanza grunge/grudge).
E' difficile spiegare a molti ragazzini del 2020 che muovono i primi passi nel mondo della pallacanestro chi era Jordan. Non ha inventato lui il brand delle scarpe ne è un meme vivente.

Non lo voglio vedere non per prendere le distanze da un gregge, ma per un semplice motivo sentimentale:
Penso a Jordan e subito vedo il 13enne che fa i tiri a canestro con la lingua di fuori e lo sguardo vispo verso la sua amica d'infanzia che, sdraiata sull'amaca in giardino, gli chiedeva "perché tiri con la lingua di fuori?", pensando alla classica frase come risposta "Be like Mike" e di quanto si allenava duramente nonostante i suoi limiti per il classico sogno dei ragazzini ambiziosi a livello sportivo: Vestire la maglia azzurra.
Guardo il 23enne che apre l'armadio in cerca di quella canotta rossa dei Bulls. "Non è più appesa li, è in un cassetto" e di come l'aveva avuta in regalo per i suoi 23 anni da una ragazza che frequentava in quel periodo. Quando, durante la festa di compleanno e preso dalle birrette, aveva chiamato in camera due sue ex compagni di squadra per farla vedere con orgoglio. "Oh...è la versione delle finals!!". Lo stesso che ride rovistando tra i dvd e nota il film "Number 23" e della similitudine con il protagonista, ossessionato da un semplice numero.

E poi ci sono io, il "rottame" 36enne (con l'ernia confermata come una trade di mercato da Adrian "Woj" Wojnarowski). Che guarda il passato con nostalgia ma con occhi maturi e critici verso il futuro e verso la pallacanestro americana attuale dove i lunghi tirano da tre e nessuno va a rimbalzo, di come perdo la pazienza tanto quanto perdo i capelli nel leggere che un noto "re" è il migliore di tutti i tempi (vedendo finire nel dimenticatoio giocatori del passato come Chamberlain, Russell o lo stesso Jordan per dirne tre così a caso).
Rimprovero la mia versione da teenager: Space Jam è solo una lunga pubblicità della durata di un film, ma lo rassicuro: da ammiratore di Bill Murray sto facendo un pensierino sulla sua canotta #22. D'altronde "Every day is Murray Day" e in questo caso, la pubblicità ha fatto il suo effetto.
Insomma, citando "Serve the servants" dei Nirvana: "Teenage agnst has paid off well/ Now i'm bored and old" (La rabbia adolescenziale ha pagato bene / ora sono annoiato e vecchio).


Gli anni novanta son difficili da spiegare alle nuove generazioni. Non erano solo Jordan e Kurt Cobain. Era l'aria frizzante che si respirava e si viveva. Di come alcuni coetanei del mio paese andavano in giro d'estate con la canotta di Vincenzino Esposito ai Toronto Raptors o di O'Neal ai Magic. Era il periodo di "internet, questo sconosciuto" e delle finali nba del 1998 registrate su VHS, le tanto amate videocassette: L'ultimo ballo, in differita ovviamente su Koper/Capodistria. E del tempismo di mia madre che mi disse, nel mezzo: "Mirko puoi andare dal tabaccaio a prendermi un pacchetto di sigarette?" e della corsa in bici, trovando un mio amico sul terrazzo vicino all'edicola e la frase "Marco! Metti su Capodistria, che succede? Com'è la partita?".
Per me "The last dance" è quest' ultimo ballo ricco di ricordi vissuti.
Niente Jordan ai Wizards, citando un mio cugino "per me Michael si è ritirato definitivamente nel 1998". E così è stato anche per me: nell'anno in cui mi bocciarono (ovviamente la stagione del lockout post Jordan) il mio diario di scuola era ricco di "MJ #23/45" o della pagina dedicata ai Bulls del 1998/1999: Nomi da una parte e destinazioni dall'altra. Con l'euforia e la malinconia nel vedere sul canale tedesco DSF, una volta ritornato a casa da scuola, i Chicago Bulls contro gli Atlanta Hawks. Quei primi Bulls post Jordan, con Wennington, Harper, Kuckoc e il ritorno di Perdue. Non era la stessa cosa. Anche se son sempre rimasto "fedele" a questa squadra di semi disadattati come me, strizzando occasionalmente l'occhio al suo successore in maglia 8/24 ai Lakers.


Lo so, cari amanti della pallacanestro: Nonostante il mio amore per il basket, ho una visione molto "limitata" e sentimentale che mi porta, sicuramente, a perdere una serie che probabilmente ha dell'incredibile e spingerà le nuove leve a vedere e scoprire un giocatore del passato in tutta la sua grandezza (D'altronde io non ho mai visto giocare Pistol Pete Mavarich, quindi mi rendo conto dell'utilità della cosa per i "gavanelli d'oggi"). So cosa state pensando.

La mia risposta a tutto questo?

"Uno strazio Topo Ignazio buttami un mattone sulla testa
Che questa nostalgia non passa mai
Mai e poi mai riproverò questi brividi
Mai e poi mai riproverò cose simili
Mai e poi mai le elimini,
Aiuto, sto diventando come Limiti!
(...)

Nessuna logica mi salva, sai,
Sono un fottuto nostalgico...



...Non mi riprenderò mai."



(Un grazie speciale all'ernia che non mi ha fatto prendere sonno la scorsa notte e a Guglielmo Scilla, che con il suo video 20 vs 30 visto per l'ennesima volta durante le ore d'insonnia mi hanno "ispirato", assieme alla canzone "Limiti" di Caparezza, alla realizzazione di questo post).







(Foto di repertorio: Anno 1998/1999. Uno dei due intrusi provenienti dal passato presenti nel post)

lunedì 9 settembre 2019

"Mister Napoleone", di Luigi Garlando (Ovvero: Sotto sotto pure io ho dei ricordi calcistici)




Questo post con sfumature calcistiche sembra un po' una ripicca alla nazionale di basket e alla sua uscita prematura dal mondiale svolto quest'anno in Cina (lungi da me fare critiche ai giocatori, al coach Meo Sacchetti e a tutto l'entourage).

Ma non lo è.

Tutta "colpa" di questo libro, Mister Napoleone (narrativa per ragazzi), scritto da Luigi Garlando, che è riuscito a catturarmi capitolo dopo capitolo. Ovviamente certi fatti sono stati inventati, ma credetemi: Mi sentivo li a Sant'Elena con l'imperatore e in compagnia di Emanuele de Las Cases e questo suo diario ricco d'aneddoti e avventure.
Cosa c'entra il gioco del calcio in questo periodo storico noto a molti? Innanzitutto la strategia, successivamente (evitando spoiler), c'è una partita. E qui, come spesso accade, mi fermo. Perché le recensioni le lascio fare a chi di dovere.






Inizio dicendo che non sono una persona che vive solo ed esclusivamente di basket.
Come per l'APU Udine, sono un tifoso dell'Udinese. Questo perché le mie radici sono qua, intrecciate tra i sassi del Tagliamento. Anche se sono un meticcio di tante regioni (Sponda Torino da parte di mia madre, quindi una buona fetta di parenti si alternano tra Toro e Juve, e una nonna materna vicentina. Il che, probabilmente per osmosi, nel 1998/1999, il Vicenza di Marcelo Otero e Pasquale Luiso godeva delle mie simpatie. Senza dimenticare i cugini di Trezzo sponda Inter).
Un mio più grande rammarico, nel corso di questi 35 anni, è non avere varie foto di determinati istanti della mia vita. Ciò che mi ha spinto a scrivere questo post è stata anche l'idea di descrivere questi momenti in maniera nitida. Sfogliando queste astratte polarodid mentali. Il tutto meditato tra una riga e l'altra di questo libro.

Il primo ricordo che ho col pallone da calcio era il classico "tango", regalato ai bambini. Mi ricordo che ci giocavo con mio nonno paterno tra i vigneti di casa mia e, alle volte, si univa anche suo fratello (mio vicino di casa). Era un periodo così innocente e spensierato, nella mia mente è tutt'ora presente il mio stupore, da bambinetto di 4 anni (credo), nel vederlo palleggiare con maestria. Un piccolo osservatore...il che mi fa capire perché molti anni dopo ho preferito i giochi manageriali rispetto a quelli giocati quali fifa o PES.
Come sua moglie, anche lui seguiva spesso lo sport in tv. A prescindere se era atletica, ciclismo o calcio (cose già più "normali" rispetto a lei che fino a qualche anno fa viveva per il wrestling, american gladiators e World strongest man: la stravaganza è di famiglia). Tutt'ora lei mi racconta di quando mio nonno Bruno si addormentava sul divano durante una partita e silenziosamente cercava di rubargli il telecomando per cambiare canale, sempre con esiti negativi in quanto vigile e attento anche nel sonno.
Crescendo, alle elementari, ero un pilastro portante in difesa durante le ricreazioni nella storica rivalità sezione A vs sezione B (la mia) nati nell'1984. Il mio idolo? Ovviamente Bruce Harper, di Holly & Benji. Ero già maldestro e goffo nei movimenti (prima di scoprire appunto la pallacanestro), ma come in tutte le cose già allora mettevo anima e cuore...mentre mia madre metteva toppe sui pantaloni viste le mie uscite difensive.
Ipotetici almanacchi sportivi della scuola elementare "A. Volta" dicono "Mirko C. : tot presenze e un gol, fatto ai rivali della sezione A". A mio dire uno dei momenti più belli di sempre, se non erro in quarta elementare. Era la classica rinascita emotiva. Citando un aforismo del libro appena letto: "la fatica necessita rispetto". Probabilmente gli ultimi due anni delle elementari eravamo tutti veramente uniti. Come una vera e propria squadra.
Nello stesso periodo giocavo anche nei "pulcini" della società del mio paese, quindi gli allenamenti un po' avevano giovato.
Mi piaceva da morire, come nella pallacanestro, l'attenzione e la cura pre-partita: I parastinchi, allacciare le scarpe e immaginarmi il più delle volte come un cavaliere pronto ad affrontare avversari. Anche se il più delle volte scaldavo la panchina: un po' perché il tesserino non l'avevo fatto nei termini stabiliti, un po' perché mentalmente ero nel mio mondo immaginario e la parte agonistica non si era ancora fatta viva in me. Di certo ricordo i viaggi in macchina, specialmente una trasferta e lacrime agli occhi dal ridere assieme a tre compagni di squadra.


Abitando in un paesino di provincia, dove le alternative per i giovani sono due: O vai al bar o giochi a calcio, verso i 13 anni durante il periodo delle medie ero il più classico degli "abile e arruolato" per le partite con gli amici. La mia Udinese, beh, parliamo di una squadra che durante il mio triennio scolastico era arrivata terza in campionato e partecipava in coppa Uefa. Per non parlare di Oliver Bierhoff, Poggi, Amoroso e dei loro traguardi individuali (per questo, c'è Wikipedia ).
Prima accennavo a delle foto istantanee mai realizzate. Se devo farne una che descrive il mio rapporto con questo sport, sicuramente gioco tutte le fiches su questo momento: Era un fine settimana qualsiasi, assieme ai soliti quattro amici si andava di straforo al campo di calcio comunale scavalcando il cancello. Durante quel tragitto in bici, preso dall'euforia imitavo le varie esultanze dei calciatori (ovviamente pedalando in modalità "freestyle": Senza mani) : tra i tanti gesti c'erano la mitraglia di Batistuta, l'aeroplanino di Montella alla Samp -ai tempi- , Delvecchio. Il tutto sorridendo, circondato dagli alberi di una strada secondaria e sulla vecchia bicicletta grigia di mia nonna.

Non avevo/ho mai nascosto questo interesse, anche se ero/sono in piena overdose di palla a spicchi. Da adolescente ero succube di videogiochi quali fifa99 e fifa 2000, seguiti da ISS pro Evolution e sul finire la serie Football manager: in tutti questi videogiochi ricordavo un degno osservatore di Gaucci ai tempi del Perugia Calcio: Mentre tutti creavano la squadra con le stelle di questo sport, io cercavo giocatori arabi e asiatici. Quando vincevo era un mix di litigi, risate ed euforia.



(Un ringraziamento speciale ad Ali Daei e i gol che mi segnava in zona Cesarini su ISS PRO)



Nel mondo della lettura devo dire che questo non è il primo libro che leggo dove il protagonista o i coprotagonisti danno calci ad una palla: in principio, nella mia libreria, è comparso "L'ultimo minuto" (Narrativa straniera), di Marcelo Bakes. Un libro che probabilmente rileggerò una volta finito i nuovi acquisti, anche perché i soldi non crescono sugli alberi.
Il secondo, più recente, si tratta di "Irregolari", di Mauro Bonvicini. Molto interessante, non solo perché l'autore è friulano come me, ma perché citando il sottotitolo, tratta di "Sottoculture di strada e di stadio tra Europa e Nord America 1870-1914". Non si smette mai d'imparare. Anche perché di quest'ultimo sono stato alla presentazione presso il Trinity Pub, locale di Udine dove, salvo impegni lavorativi, mi potete trovare di tanto in tanto tra una Guinness, risate e gli ormai "handshake" brevettati con i due proprietari (il tutto tra gli sguardi perplessi degli altri clienti, ma come avevo scritto all'inizio...nel mio caso la stravaganza è di famiglia).


Nonostante tutto ho un rapporto d'amore e odio, con questo sport. Non tanto per le rivalità anche campanilistiche, quanto per le ingiustizie e le terne arbitrali ai danni dei più deboli. Che, nella vita di tutti i giorni, spesso per chi come me non riesce a stare zitto creano problemi o posizioni parecchio scomode, anche nei confronti di chi abbiamo vicino. Insomma: Sta scrivendo uno che da bambino s'incazzava vedendo continuamente Tom perdere ai danni di Jerry. Le mie reazioni spesso esagitate sono tutte nel più classico dei preventivi.
Anche se l'onore delle piccole squadre in certi casi guadagnano sempre il mio rispetto proprio per la determinazione nonostante l'avversità subita. Citando il libro:

"(...)Nonostante la disonestà e la violenza, gli inglesi non hanno potuto impedirci di portare per due volte la palla nell'arco di trionfo. Possiamo farlo ancora, perché noi giochiamo meglio di loro e a questo gioco non vince mai il più forte, ma il più abile. Non pensate all'arbitro o al risultato, soldati, pensate solo alla coccarda che portate al petto. Giocate come se ogni pallone che vi trovate tra i piedi fosse quello che può riportarci in Francia."


Ora, citando sempre una canzone dei Bluvertigo "Non odio il calcio, ma chi ne abusa". Adesso lo seguo col contagocce. Mi limito a leggere gli articoli sul quotidiano, dalle sessioni di mercato ai risultati di campionato, evitando così incazzature inutili in una vita a volte già difficile di suo. (centrando di conseguenza le mie energie da tifoso sull'APU)


Ritornando così il ragazzino che sorrideva in bici imitando le esultanze di calciatori carismatici di altri tempi e tirava i calci ad un pallone con la stessa gioia che aveva anni prima suo nonno.

(Unico rimpianto? Non aver chiesto nel 1998 l'autografo a Ganz e nel 1999 a Gargo. Incontrati il primo per una comparsata nella mia scuola a Tolmezzo e il secondo...di fronte casa mia al bancomat. Ma quest'ultima è la leggenda, confermata poi da un mio caro amico del paese, di quella che era la mia comitiva d'amici!)




Video di repertorio: Martignacco, 25 Luglio 2014. Ex giardino di un mio caro amico & compagna.

venerdì 21 giugno 2019

Le parole rassicuranti di TED-ed riassunte in un confortante "Non sono Chandler Bing, è solo scienza".

In queste prime e calde giornate estive, con pochi stimoli televisivi e con "Tutti gli uomini del re" e le sue 570 pagine che mi ripete costantemente "leggimi leggimi leggimi" pari pari a "mangiailbudino mangiailbudino mangiailbudino" di Homer Simpson, son caduto come mio solito nell'abisso infinito di youtube. Precisamente sul canale TED-ed, che mi ha donato molti spunti di riflessione su cui scrivere. In particolare questi due video postati qua sotto e una strana associazione d'idee con un personaggio televisivo noto a molti: 


Come scritto più e più volte è vero, amo la pallacanestro. Ma non la pratico ormai da anni per motivi di tempo e di cambiamenti. (A proposito, complimenti alla Dinamo Sassari per la rimonta in gara 6 ai danni della Reyer Venezia. Gran bella partita!) . Ora guardo questo sport con gli stessi occhi di un Bill Murray  sconsolato in "Space Jam", in attesa di una chance tra i pro.
La cosa positiva sono stati i cambiamenti, che se da una parte mi hanno allontanato dalla pallacanestro giocata, dall'altra mi hanno spinto ormai da tempo, in una nuova dimensione: Mountain bike, esercizi giornalieri a casa e corsa su tapis roulant - Se volete restare aggiornati seguitemi pure su Endomondo-. Praticamente iniziare a lavorare su me stesso a 360° più o meno. Non fatevi grosse aspettative a livello estetico: Mangio e bevo come un diavolo orsino, restando nei paraggi della Warner Bros. 

Il mio rapporto con l'attività fisica oscilla per ovvie ragioni di salute tra l'iperattività e momenti di puro letargo, ed è un attitudine presente in me da sempre. Da bambino avevo praticato (ovviamente) minibasket, seguito poi negli anni da nuoto e calcio; prima di scoprire la bellezza dello stage diving sul divano per poi riprendere con la pallacanestro a livello agonistico fino ai 21 anni e partitelle ai campetti fino a qualche anno fa.
"Iperattività e letargo", appunto. Mi vengono in mente alcune righe del libro "italiani si diventa", di Beppe Severgnini. Praticamente raccontava di come, nella sua gioventù, lui e i suoi coetanei si trovavano iscritti in varie discipline sportive nel corso delle quattro stagioni proprio per non bighellonare per casa. Questa cosa mi ha sempre affascinato, complice il fatto che così facendo dai al pargolo una vasta scelta di sport e la scoperta della sua qualità fisica, al di fuori della classica fase per i maschietti "iscrizione a calcio". Tant'è che sono sempre in prima linea a informarmi anche sui risultati ottenuti dalle varie squadre locali nelle rispettive discipline.
Ovviamente a tutto c'e una risposta. L'estetica è l'ultimo, se non il minore, dei miei problemi: Il mio primo pensiero è stare bene con me stesso e trovare la giusta tonicità e forza fisica da applicare quotidianamente: A casa o a lavoro. Certo, ogni tanto in cuor mio maledico il mio lato goloso da buona forchetta, ma citando il mio migliore amico non mi ricordo in quale circostanza "Da che io mi ricordo sei sempre stato così, non farti paranoie inesistenti".
Il letargo invece, è dovuto ad un piccolo problema di salute dovuto alle difese immunitarie. Con il passare degli anni ho notato che l'iperattività fisica, soprattutto nei periodi più freddi, se abbandonata provvisoriamente mi rende immune alle influenze di stagione. Non sono un medico, ma visto che i miei punti deboli sono soprattutto le vie respiratorie, se evito i classici colpi d'aria nei momenti vulnerabili post esercizi, bronchi e polmoni mi ringraziano (e tutto il resto a seguire, in quanto siamo una macchina fatta d'ingranaggi). Inutile dire che le tre ore di sonno pomeridiane nel periodo autunnale/invernale, sono obbligatorie. Ringraziando il cielo che non convivo ne con Joey e il suo hobby per la falegnameria, tantomeno con Eddie e il suo fissare le persone mentre dormono...e credetemi: La reazione di Mr. Bing è la stessa del sottoscritto quando apro gli occhi e scopro che qualcuno mi fissa/mi svegliano per cause di forze maggiori.
In tutta onestà posso dire con gioia che sono anni ormai che non salto un giorno di lavoro causa malattia e questo, se per molti è una routine banale per me è una gradita sorpresa. Non per il rendimento lavorativo in se quanto per il traguardo raggiunto.
Cosa c'entra Chandler Bing? Al di la degli sbalzi di peso dell'attore Matthew Perry  (per ovvi motivi noti a noi fan della serie), l'esempio linkato sul nome rende bene l'approccio iniziale di questo eterno conflitto: In cuor mio so che devo allenarmi, in quando predisposto da una vita allo sport, ma spesso e volentieri piuttosto di fare pesi o una corsa (soprattutto dopo mesi d'inattività) finisco per bypassare la buona volontà e "allenarmi" a livello mentale: La lettura di un libro, suonare il basso oppure scrivere un post se vogliamo inconcludente come questo che sto scrivendo. In fondo...è sempre un esercizio per non perdere la mano.

(il fatto divertente è che, nel mentre, ho fatto una pausa e ne ho approfittato per salire in sella alla mia fidata mountain bike e percorrere 19 km, complice una temperatura perfetta e un cielo sereno)



Il secondo video, sempre di TED-ed, che mi ha spinto a questa serie di collegamenti è stato questo:


                               


Ebbene si, sono mancino. Cosa c'entra con Chandler? La goffaggine in alcune azioni di circostanza e, alle volte, di prospettiva:
Per quanto sembra assurdo, molte azioni comuni come pulire la frutta risultano incredibilmente rischiose. Quel tanto che basta da farmi vincere un Darwin Award per la morte più stupida. Ricordo ancora lo sguardo spaventato di una persona durante una cena,  nel vedermi tagliare la carne. Soprattutto la tecnica che utilizzavo (per me spontanea, anche perché tra le tante cose che odio c'è il rumore delle posate sui piatti di ceramica).
Questa mia caratteristica mi ha sempre affascinato. E' sempre stato un motivo d'orgoglio anche quando giocavo a basket: Sentir dire dall'allenatore avversario "Marcate il mancino...il 18!" per me era l'input per entrare in trance agonistica.
Lo stesso discorso vale anche per il basso, il che è diverso: non ho un basso mancino, ma uno per destri, a detta di molti questo -per quanto sono limitato a livello teorico e pratico- è uno svantaggio perché "non mi permette di rendere al meglio ne essere fluido o naturale". Ma la vedo come un allenamento mentale, prendendo spunto da Jimi Hendrix che in quanto mancino usava una chitarra per destri (solo poi aveva girato le corde nel verso opposto).
La prospettiva invece, probabilmente per una condotta asimmetrica del corpo (o forse per associazione d'idee), è la causa dei molti lividi.
Aspettative: devo scrivere o elencare le curiosità riguardante noi mancini, cose che si trovano facilmente su internet.
Realtà: in tema con il il re del sarcasmo...dovrò raccontare le mie goffe disavventure. Ma escludendo il lancio del vinile in quanto colleziono vari dischi e la presa iniziale della palla ovale vista la mia passione per lo sport...di solito va a finire più o meno così:



Ovviamente certe situazioni sono ingigantite, non lo metto in dubbio. Non sono maldestro come Pippo o Paperoga. Semplicemente sono figlio del "chi è causa del suo mal pianga se stesso", come quando mi son tagliato una falange del dito medio con le forbici per aprire una confezione di un prodotto, per non parlare di un graffietto fatto l'altro giorno e già svanito proprio sul lato destro della fronte, a volte certi appendini sembrano così vicini, invece...! (Un bel mix di casualità. Tra condotta asimmetrica, auto-convinzione della cosa e il fattore con più percentuale: La disattenzione).
Questi sono solo due dei tanti esempi. Il palmo della mano sporco d'inchiostro mentre scrivo è mainstream per quelli come noi.



Inizialmente questo post era nato, nella mia mente, su come alcuni personaggi interpretati dal buon Matthew Perry sono in perfetta sintonia col sottoscritto (Chandler Bing, appunto, ma anche Nicholas "Oz" Oseransky nei film "FBI protezione testimoni 1 & 2 " e nel peggiore dei casi, Hudson Milbank in... "Numb" -non so più come chiamare questo film, al di la dei tristi adattamenti subiti- ) , ma non mi convinceva al 100%. Complice anche le molteplici idee a volte confuse e ingarbugliate tra loro.
In questo caso ho avuto fortuna, visto che effettivamente volevo parlare anche dell'attività fisica in maniera diretta o indiretta che sia, e il mio rapporto con essa.
Se non conoscete i film o semplicemente siete curiosi chiedete pure. Si sa: Chiedere è lecito, rispondere è cortesia.

Voglio solo rassicurarvi su una cosa: E' vero, i miei punti deboli sono le vie respiratorie. Ma tranquilli...non fumo. Merito di una strana audiocassetta ipnotica ricevuta su consiglio (a buon intenditor/fan... poche parole!).



giovedì 28 marzo 2019

WONDERFUL LOSERS: Vita (di tutti i giorni) da Gregari.

Nella presentazione non ho parlato di sport.
Mi ritengo una persona competitiva e ambiziosa, quel tipo di persona che mette sempre a dura prova il suo fisico sia singolarmente quando monto in sella alla mia mountain bike o durante esercizi giornalieri che per la squadra.

No, non sono un ciclista...anzi sono il classico "ciclista della domenica", ma a dispetto dei miei simili evito le statali per delle tranquille piste ciclabili o forestali quando possibile.
A livello di squadra giocavo a basket e se vogliamo il mio ruolo all'interno non andava poi così lontano dal tema in questione: I gregari del ciclismo. Similitudini che ho notato guardando con ammirazione questo documentario al cinema.
Mettendo da parte la palla a spicchi, ruote e cambi il gregario è uno stile di vita. E' sacrificio per il bene finale di tutti. Gregario è colui che fa il lavoro sporco ma fondamentale in una squadra o in un team lavorativo.

Ma come mai sentivo il bisogno di condividere questo docufilm con voi?

Lavorando in un supermercato spesso mi capita di ritrovare compagni di squadra del passato come clienti. Di certo non ero Steph Curry ne Kobe Bryant e mai lo sarò.
Piuttosto ero quello che provava letteralmente piacere nell'entrare in campo e rendere la vita difficile agli avversari, tra me e me pensavo "tu la palla non la tocchi più". Mi tuffavo per ogni palla persa e cercavo sempre armonia  e unità nel gruppo, pur risultando a fine partita con una serie di "zero" a referto, se non sugli aspetti difensivi quali palle recuperate e qualche rimbalzo e le ginocchia puntualmente sbucciate.
A distanza di molti anni questi ex compagni di squadra mi donano sorrisi e un affetto a dir poco invidiabile, in certi casi pure invitandomi a riprendere a giocare. Tra me e me mi son chiesto "ma se sono più rozzo di Dennis Rodman!" E penso al perché di questo affetto così marcato e sentito, puro, se avevo ai tempi mani da lanciatore di gamberi in bocca a Jack "Joliet" Blues ...Eppure...

...Rodman faceva vincere le partite. Ma le studiava anche mentre stava seduto in panca. Aveva il suo stile di vita eccentrico lo sappiamo. Citando l'avvocato Buffa, Dennis era "lo scienziato" del basket. Il suo contributo era noto anche a Jordan.
Allo stesso modo evidentemente i miei ex compagni di squadra hanno sempre apprezzato e riconosciuto il mio sacrificio e impegno per la vittoria collettiva. Ovviamente mio e degli altri "cagnacci" difensivi. All'unisono.
Per dirla con le parole dei Pitura Freska eravamo... 'na bruta banda.

Così come nel ciclismo (che ammetto, è per me un mondo a se visto che non lo seguo e di conseguenza non mi permetto di avere voci in capitolo) ho imparato guardando questo documentario di quanto è fondamentale questo ruolo e di quanto nella vita di tutti giorni mi cade a pennello, come un vestito di alta sartoria su misura: Passione, determinazione e costanza oltre ad un grande senso di altruismo.

https://www.youtube.com/watch?v=TjHxKy9ZSK4