"L'uomo poteva prendere strade insolite", Affermava Antonio Ricci riguardante Giorgio Faletti e i suoi tanti interessi portati a termine nella vita.
Frase a mio dire azzeccata anche per il sottoscritto e tutte le influenze che ho assorbito nel corso degli anni da parte dei miei familiari: i Western da mio padre, il Wrestling da mia nonna...manca ancora una componente, che forse a leggere questo post sta pure gongolando, visto che a mio dire è probabilmente la mia fan #1. Ovviamente parlo di mia madre.
Come avrete intuito dal titolo, mi riferisco al mondo del giallo: Polizieschi, crime, gialli, noir e chi più ne ha più ne metta. Titolo voluto e non provocatorio, visto che Sherlock Holmes dice in molteplici occasioni la frase citata e non "Elementare, Watson". Anche se della stessa parola (Elementare), ne fa spesso uso.
In principio tutto è nato da una costola di "topolino", ovvero "Topomistery". Il ricordo dei gadget per riuscire a decodificare le frasi criptate donava brio ed euforia per quello che era il più classico degli ingenui tra i bambini. Diciamo pure una dolce ingenuità fanciullesca.
Senza dimenticare la stazione della polizia dei lego, la serie animata presa spunto dalla nota serie "Scuola di polizia", Scooby Doo e la programmazione di "Ispettore Gadget" su RaiUno. Il cartone, non quella cosa caccolosa chiamata film con Matthew Broderick anche perché, come spesso si dice in questi casi, hanno cagato fuori dal vaso: Artiglio (da quel che mi ricordo) non si è mai visto, nella serie animata!
E ovviamente, un noto uomo-pipistrello che per quanto riguarda il crimine, lo sconfiggeva a modo suo, studiando indizi e debolezze degli avversari nella sua bat-caverna.
Crescendo poi tutti questi dettagli si sono spostati ovviamente nella lettura e nel mondo del cinema a piccole dosi ma sempre mirate e di buon gusto quando possibile.
Concentrandomi di più sulla lettura; in questa quarantena, per esempio, gli ultimi tre libri letti hanno in comune questa caratteristica. Buffo sapere che tutto è iniziato come con "Revenant" di Punke (già spiegato nel post a tema western): Una volta finito di leggere tutti i libri in mio possesso, sono andato alla ricerca di alcuni provenienti dalla libreria di mia madre, trovando così "Detective in poltrona. Come si diventa Sherlock Holmes", di Ransom Riggs. Un regalo di Natale dello scorso anno che è stato provvisoriamente accantonato causa un Gennaio non troppo felice a casa mia.
Come scritto nella recensione su Goodreads, anche se è stato pubblicato nel 2009, "Ad avere una DeLorean e portarlo indietro nel tempo, come l'almanacco di Biff Tannen in "Ritorno al Futuro II", sicuramente il mio genere letterario prendeva una piega molto diversa da quella attuale". Questo perché ha tutte le caratteristiche che cercavo in un libro da bambino, quei classici libri con delle belle illustrazioni e le capolettere a inizio capitolo. Sono come Amelie e il suo favoloso mondo: Mi piacciono le piccole cose ma che donano molta soddisfazione.
Un libro che letteralmente mi ha rapito, anche se ovviamente rivela il modus operandi di Sherlock Holmes rovinando la sorpresa a chi vuole leggere i romanzi con lui protagonista o le sue avventure. Ma l'ho trovato coinvolgente e interessante come pochi. In più, capitoli tipo "come individuare una stanza segreta" mi han fatto esaltare come quando, a 13 anni, avevo visto su Capodistria "The last shot". Io, che sono cresciuto con il mito di Batman e anche adesso a 35 anni continuo a fantasticare su come e dove avere una caverna segreta o sottopassaggi, trovo un capitolo così. La voglia di setacciare tutta la casa per trovare una stanza nascosta e trasformarla nella "Cech-caverna", è alle stelle.
Il libro va preso per quello che è, ovviamente: una descrizione dettagliata e tecnica del modus operandi che probabilmente si farà amare e odiare dai ben noti amanti del detective. Anche se, tra le cose positive, ci sono alcuni aforismi o determinate situazioni che si possono benissimo applicare alla vita quotidiana.
Successivamente è arrivato da amazon "Il mio cane preferisce Tolstoj" , di Paolo Cioni. Stappando così lo spumpante quando finalmente sono riuscito a terminare l'acquisto (al quarto tentativo in non so quanti anni).
Un giallo tragicomico che è anche (e soprattutto) "L'ironica metafora di una ricerca di se in chiave postmoderna". Com'è scritto nella quarta di copertina.
Onestamente, mi chiedo come mai ha avuto così poca notorietà questo libro del 2016. Almeno, credo che ha ricevuto poca visibilità: ogni volta che provavo ad acquistarlo su ibs.it o sul sito della feltrinelli puntualmente veniva eliminato, fortuna che mi ha salvato amazon!
Coinvolgente come pochi, l'avventura di Adelmo Santini mi ha fatto riflettere tantissimo, come son solito fare, proiettandomi nel protagonista e nel suo passato. Non molto simile ad alcune strade che ho preso anche io. Nel suo caso l'ex comico e con un libro di successo ritirato ormai dalle scene, si ritrova una lettera anonima minatoria. Dovendo così ripercorrere vecchi passi e vecchie strade della sua vita. Il tutto con il suo amico fumettista Gilli e il fidato "Piccolo Santini": il suo amico a quattro zampe che tanto piccolo non è, in quanto Bovaro del Bernese.
Ho amato il personaggio, ricco di sfumauture: dall'essere marpione ad avere una spiccata sensibilità, per non parlare del suo rapporto con gli animali e i suoi amici.
Allo stesso tempo ho compreso il suo "ritirarsi dalle scene". Mi ha fatto pensare a quanto poco scrivo sul blog nonostante il tempo non mi manca (sto anche facendo esecizi su esecizi per tenermi in forma) -è vero che siamo in quarantena, ma sono pur sempre un commesso di un supermcato e gestire questo tipo di lavoro in questo periodo non è facile, quindi PER FAVORE evitiamo com'è capitato in passato paragoni lavorarivi. Come si dice in friulano "Ognun al bala cun so agna". Grazie-, ma come scritto all'inizio del post "L'uomo poteva prendere strade insolite", di conseguenza mi sto orientando su goodreads e recensire libri su questa piattaforma. Anche se a livello mentale ho un archivio bello pieno, qua manca probabilmente la motivazione. Il classico crollo emotivo dopo l'entusiasmo iniziale. Probabilmente è la quarantena che parla: pian pianino sta avendo lo stesso effetto anche Slowly. Per quanto sono nate splendide amicizie in giro per il mondo, dall'Indonesia alla Spagna, dall'America all'Ecuador -senza menzionare molte altre, connazionali compresi-, vedo in generale che l'attenzione sta svanendo pian pianino. Probabilmente il pensiero di tutti nel mondo, è quello di ritornare ad uscire di casa e fare una bella camminata o rivedere persone care e amici, piuttosto di un monitor.
Sta di fatto che la struttura di questo libro è completa. Citando mia madre "la lettura non dev'essere solo uno svago, ma deve anche arricchire". E così è stato, leggendo tra le parole non dette.
Stappiamo quindi lo spumante per l'acquisto di "Il mio cane preferisce Tolstoj", andato a buon fine anche per le aspettative che avevo sul libro... #alittlebitofthebubbly
"Ancora con il wrestling? Non ti sembra fuoriluogo?" Direi di no.
L'ultimo, di questo mio periodo "in giallo", degno della signora dei Ferrero Rocher o di Jessica Fletcher -dovevo linkare questa canzone in qualche modo, visto tutte le volte che l'ho cantata nella mia vecchia lancia Y- si tratta della graphic novel appena finita " El Borbah " , di Charles burns.
El Borbah è un wrestling/detective a mio dire cazzuto come pochi, con un carisma che si sposa benissimo nella mia compagnia di amici, duante le fagiolate e "barili di birra". Mi son piaciute praticamente quasi tutte le storie raccontate in questo volume (Quattro storie su cinque). Come spesso accade i disegni creepy e inquietanti di Burns fanno d'atmosfera a storie intrecciate tra il noir e la fantascienza. Con dei colpi di scena finali che, come detto più volte, fanno dire al lettore "Porco due per due!" Citando appunto il protagonista nella versione italiana.
Cosa che ho apprezzato molto, in questo volume, è anche l'epilogo che spiega la nascita di questo personaggio: Di come Burns negli anni '60 a Seattle vedeva da bambino questi "omoni bianchi pelosi e sovrappeso, vestiti con costumi succinti che se le davano di santa ragione" prendendo poi così ispirazione tempo dopo, complice anche il fatto di quando, in California, scoprì i lottatori messicani tutti con queste maschere sul volto.
Avendo nominato Seattle e amando il panorama grunge di fine anni '80 inizio '90, mi sembra doveroso dire che è sua la copertina dell'album fatto da artisti vari "Sub Pop 200", dell'omonima casa discografica.
C'è ancora un mistero da risolvere: Andrò avanti con il blog o la mia mente mi porterà verso nuove avventure? L'unica pista da seguire al momento è presente solo nella mia mente. Sorridendo in maniera beffarda, guardando i nuovi acquisti cartacei e una promessa fatta ad un utente. Chi? Resterà un mistero, visto che l'unico indizio concreto è che riesco ad alternarmi tra libri e graphic novel!
(il mio approccio con le idee creative: "Kansas city shuffle": "Merda cazzo porca, esatto.")
Coinvolgente come pochi, l'avventura di Adelmo Santini mi ha fatto riflettere tantissimo, come son solito fare, proiettandomi nel protagonista e nel suo passato. Non molto simile ad alcune strade che ho preso anche io. Nel suo caso l'ex comico e con un libro di successo ritirato ormai dalle scene, si ritrova una lettera anonima minatoria. Dovendo così ripercorrere vecchi passi e vecchie strade della sua vita. Il tutto con il suo amico fumettista Gilli e il fidato "Piccolo Santini": il suo amico a quattro zampe che tanto piccolo non è, in quanto Bovaro del Bernese.
Ho amato il personaggio, ricco di sfumauture: dall'essere marpione ad avere una spiccata sensibilità, per non parlare del suo rapporto con gli animali e i suoi amici.
Allo stesso tempo ho compreso il suo "ritirarsi dalle scene". Mi ha fatto pensare a quanto poco scrivo sul blog nonostante il tempo non mi manca (sto anche facendo esecizi su esecizi per tenermi in forma) -è vero che siamo in quarantena, ma sono pur sempre un commesso di un supermcato e gestire questo tipo di lavoro in questo periodo non è facile, quindi PER FAVORE evitiamo com'è capitato in passato paragoni lavorarivi. Come si dice in friulano "Ognun al bala cun so agna". Grazie-, ma come scritto all'inizio del post "L'uomo poteva prendere strade insolite", di conseguenza mi sto orientando su goodreads e recensire libri su questa piattaforma. Anche se a livello mentale ho un archivio bello pieno, qua manca probabilmente la motivazione. Il classico crollo emotivo dopo l'entusiasmo iniziale. Probabilmente è la quarantena che parla: pian pianino sta avendo lo stesso effetto anche Slowly. Per quanto sono nate splendide amicizie in giro per il mondo, dall'Indonesia alla Spagna, dall'America all'Ecuador -senza menzionare molte altre, connazionali compresi-, vedo in generale che l'attenzione sta svanendo pian pianino. Probabilmente il pensiero di tutti nel mondo, è quello di ritornare ad uscire di casa e fare una bella camminata o rivedere persone care e amici, piuttosto di un monitor.
Sta di fatto che la struttura di questo libro è completa. Citando mia madre "la lettura non dev'essere solo uno svago, ma deve anche arricchire". E così è stato, leggendo tra le parole non dette.
Stappiamo quindi lo spumante per l'acquisto di "Il mio cane preferisce Tolstoj", andato a buon fine anche per le aspettative che avevo sul libro... #alittlebitofthebubbly
"Ancora con il wrestling? Non ti sembra fuoriluogo?" Direi di no.
L'ultimo, di questo mio periodo "in giallo", degno della signora dei Ferrero Rocher o di Jessica Fletcher -dovevo linkare questa canzone in qualche modo, visto tutte le volte che l'ho cantata nella mia vecchia lancia Y- si tratta della graphic novel appena finita " El Borbah " , di Charles burns.
El Borbah è un wrestling/detective a mio dire cazzuto come pochi, con un carisma che si sposa benissimo nella mia compagnia di amici, duante le fagiolate e "barili di birra". Mi son piaciute praticamente quasi tutte le storie raccontate in questo volume (Quattro storie su cinque). Come spesso accade i disegni creepy e inquietanti di Burns fanno d'atmosfera a storie intrecciate tra il noir e la fantascienza. Con dei colpi di scena finali che, come detto più volte, fanno dire al lettore "Porco due per due!" Citando appunto il protagonista nella versione italiana.
Cosa che ho apprezzato molto, in questo volume, è anche l'epilogo che spiega la nascita di questo personaggio: Di come Burns negli anni '60 a Seattle vedeva da bambino questi "omoni bianchi pelosi e sovrappeso, vestiti con costumi succinti che se le davano di santa ragione" prendendo poi così ispirazione tempo dopo, complice anche il fatto di quando, in California, scoprì i lottatori messicani tutti con queste maschere sul volto.
Avendo nominato Seattle e amando il panorama grunge di fine anni '80 inizio '90, mi sembra doveroso dire che è sua la copertina dell'album fatto da artisti vari "Sub Pop 200", dell'omonima casa discografica.
C'è ancora un mistero da risolvere: Andrò avanti con il blog o la mia mente mi porterà verso nuove avventure? L'unica pista da seguire al momento è presente solo nella mia mente. Sorridendo in maniera beffarda, guardando i nuovi acquisti cartacei e una promessa fatta ad un utente. Chi? Resterà un mistero, visto che l'unico indizio concreto è che riesco ad alternarmi tra libri e graphic novel!
(il mio approccio con le idee creative: "Kansas city shuffle": "Merda cazzo porca, esatto.")