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venerdì 26 giugno 2020

"La congettura dello spaventapasseri"



"Ops, i did it Again!" Cantava una nota popstar agli inizi del 2000. 

C'è qualcosa che inconsciamente mi spinge a comprare libri riguardante riferimenti matematici o inerenti alla fisica, nonostante in questo campo ero, ai tempi della scuola, uno studente con la media del 6 -a volte meritato, altre stiracchiato-. 
Come spesso tendo a fare do la colpa alla genetica, visto che queste erano le materie dove, da studente di medie/elementari chiedevo aiuto a chi si sapeva orientare con facilità (mia madre). O forse è proprio quel titolo, ritrovato anche nel libro "La formula segreta dei Simpson" letto di recente, a dare la soluzione corretta a questo rompicapo. 

"La congettura dello spaventapasseri" è un chiaro riferimento al film "Il mago di Oz" quando, alla richiesta del cervello da parte dello stesso, il mago si ritrova incapace di donarne uno allo Spaventapasseri e gli consegna un diploma. Una volta ottenuto, il personaggio declama "La somma delle radici quadrate di due lati qualsiasi di un triangolo isoscele è uguale alla radice quadrata del lato restante". 
Stesso discorso vale per Homer Simpson che, indossando (con una discutibile dignità) gli occhiali di Henry Kissinger trovati all'interno di un W.C., esclama con inconsapevole inesattezza la medesima frase come riferimento al film. Nella stessa puntata, grazie ai monitor di sorveglianza, il Signor Burns vede Homer versione "quattrocchi" e lo assume come mazziere di blackjack -con risultati a dir poco esilaranti e ulteriori riferimenti a film quali per esempio Rain Man-.
Sono quindi uno spaventapasseri? Compro libri inerenti per dare l'immagine di persona sapiente quando in realtà sono tutt'altro? No.
Uso questi piccoli mezzi come rivincita personale e colmare quei fallimenti ottenuti da studente, dimostrando a determinati insegnanti che si sbagliavano, mentre ad altri un sentito riconoscimento. Tutt'ora spero sempre d'incontrare a lavoro la mia prof di fisica delle superiori proprio per ringraziarla e farle sapere che nonostante le montagne russe presente nei compiti in classe (che viaggiavano dal 6, occasionalmente 7...e poi finire come un noto film di Stan Lee, ovvero "i fantastici 4"), non è mai stato tempo sprecato. Da toro testardo quale sono, continuo occasionalmente a sbattere la testa e cercare risposte alle domande di vita quotidiana. Citando il libro "La fisica in casa": "In ogni azione, anche la più semplice, che avviene in casa nostra entra in gioco la fisica: a volte è la meccanica, altre la termodinamica, altre ancora l'elettromagnetismo. Ogni semplice gesto è il risultato di un complesso esperimento di fisica".
Questo perché il fanciullo interiore presente in me non ha mai smesso di chiedersi come realmente funzionano le cose e che ragionamenti sono stati effettuati per arrivare a determinate conclusioni. Le materie scientifiche mi hanno sempre strizzato l'occhio grazie anche ad alcuni personaggi di film e serie tv quali Doc Brown in Ritorno al futuro, Batman e...Scheggia, di Cip e Ciop agenti speciali. Anche se la mia esperienza fallimentare ricorda con esattezza uno che la legge della fisica l'ha stravolta subendo clamorose sconfitte puntata dopo puntata: Will E. Coyote.

L'ultimo letto in ordine di tempo (La scienza secondo i Simpson) l'ho apprezzato e non poco, nonostante queste mie cadute scolastiche. Scontato dire che conosco le puntate di questa famiglia gialla a memoria: Riferimenti alla matematica sono in ogni dove, se si fa attenzione e citando l'epilogo "Sarebbe facile per i non nerd liquidare le birichinate matematiche che appaiono nei Simpson e in Futurama come superficiali e frivole, ma questo sarebbe un insulto all'arguzia matematica della storia della televisione. Questi autori non si sono mai tirati indietro di fronte alla responsabilità di dare visibilità a qualsiasi idea matematica, dall'ultimo teorema di Fermat al loro teorema di Futurama".
Non sono una persona dalle risate facili, è risaputo. Questo libro mi ha aiutato a cogliere tutte quelle gag fotografiche da fermo immagine quali messaggi criptati o formule scritte che a primo impatto avevo accantonato.
L'avevo scoperto grazie a questo video di Asta Ndiaye, che continuerò a ringraziare per il consiglio da lei proposto. Come un degno algoritmo di internet, menziona anche "Sette brevi lezioni di fisica" di Rovelli. Libro che gentilmente mi regalerà una mia amica perché si ritrova inspiegabilmente con due copie in casa. Sono piccole coincidenze che spesso mi fanno chiedere "com'è possibile? E' destino?".


Molte volte anche noi "schiappe" (a dispetto di Homer) abbiamo un lato curioso e affamato di risposte e cambiamenti. Come dice Bruce Lipton, autore de "La biologia delle credenze" <<Il mondo cambia ogni volta che ruota su se stesso, quindi chi siamo noi per non cambiare?>>. Questo per dire che c'e sempre tempo per rimboccarsi le maniche.
Alle superiori tra i tanti gruppi che ascoltavo, c'erano in heavy rotation i Sottotono. Lo scorso anno Tormento aveva fatto uscire il singolo "acqua su marte". Il testo, che si sposa alla perfezione con questo contesto (a distanza di anni) , recita

"Quando tutto non va come vorrei
Quando mi hanno detto "non ce la farai"
(...)
Perdere serve a crescere
E diventare un uomo
Adesso mi perdono tanti sbagli
O non ti godrai i traguardi
Mi dicevano dai
come farai senza il diploma
Ci pensi mai
Che poi la vita è un'altra scuola
E' formidabile
E stan parlando alla tv, han trovato l'acqua su marte
Tutto è possibile"

("Torme", se passi in quel di Udine ti avviso: una buona birra offerta al Trinity Pub è obbligatoria. Anche per la compagnia che mi avete donato tu e Fish nel corso degli anni).


Già, perdere serve a crescere e diventare uomo. Poi se si fa dell'autoironia tutto è ancora più facile e divertente! Se vi chiedete cos'era successo durante la mia maturità era andata più o meno così, accantonando quel campanilismo che contraddistingue Udine e Trieste. L'unica differenza è che non avevo i Queen di sottofondo tanto meno la prevedibilissima "Notte prima degli esami" di Venditti, ma ascoltavo a ripetizione "Ten", "No code" e "Yield" dei Pearl Jam.

                (Tranquilli, ci sono i sottotitoli!)


Piccola curiosità inerente al video: La carta "Anche Einstein è stato bocciato in matematica" l'abbiamo giocata tutti, prima o dopo. Ricordo ancora quando l'avevo detto a mia madre, mettendo già le mani avanti alle elementari: Eravamo a Lignano e stavo leggendo le schede ad anelli allegate al "Giornalino". So già che, leggendo queste righe e ascoltando la parodia triestina della canzone dei Queen, la paziente signora citata in questione si farà grosse risate.

mercoledì 27 maggio 2020

Modalità 4-H. Qualcosa è cambiato?




"Ora quello che non mi uccide
mi può solo rendere più forte
ho bisogno di te per fare in fretta
perché non posso aspettare
So che ho ragione
Perché non posso sbagliarmi (più di così)
(...)
Lavora duramente, otterrai il meglio"



Citando Marty McFly, questo 2020 è pesante. Non perché abbiamo problemi con la forza di gravità. Tutti, ormai, hanno già detto la loro sulla quarantena, COVID-19, consigli opinioni e chi più ne ha più ne metta.
Ero tentato di fare un post simile già durante la metà della fase 1 per incoraggiare le persone a non arrendersi senza scivolare nel tormentone "andrà tutto bene" o "ce la faremo". Anche perché i casi sono due dal mio punto di vista, da quel che vedo in questa fase 2 italiana: "non andrà tutto bene, se andrà tutto come prima"  nel primo caso e il secondo, più goliardico e cretino, quando sento alla tv lo spot di Euronews con le varie voci di persone che urlano "ce la faremo" da casa mia rispondo "si...addosso".

Ma come l'ho vissuta io questa quarantena? Posso essere d'esempio per le persone nel mio piccolo? Forse si. Motivare le persone a migliorare ulteriormente la vita nel quotidiano è sempre stata una delle sfide che ho da sempre accettato. E in questo caso vi svelo il perché di questa sicurezza.
Senza entrare nei dettagli o raccontare la storia della mia vita, vi dico che da quando ho 4/5 anni ho un problema di salute, dovuto al fatto che il mio corpo non produce abbastanza anticorpi e di conseguenza non solo devo andare una volta al mese a fare delle flebo, ma in teoria (e in pratica), risultavo/risulto una delle categorie a rischio.
Questo mi ha fermato, in qualche modo? No. Per l'attitudine presente in me ho vissuto una quarantena rimboccandomi le maniche grazie alle 4-H citate nel titolo: Dall'inglese "Health, hands, head, heart" (Salute, mani, testa e cuore). Andiamo per ordine.


Health (Salute): Non sono mai stato una persona con le mani in mano, vuoi per carattere o per aver ereditato questa qualità da alcuni membri della mia famiglia. I primi giorni ero ancora nella mia solita fase "letargo", dove una volta rientrato dal lavoro -tra pensieri e stress accumulati nel corso della giornata- riuscivo a rilassarmi solo con quattro ore di sonno al pomeriggio. Complice il fatto che, come avevo scritto in questo post, per gli stessi motivi di salute sopra citati ho notato riscontri positivi nel dividere la mia vita tra letargo e iperattività. Qualcosa poi è cambiato, è scattato l'interruttore nella mia mente: Mentre le persone a me care e alcuni amici hanno mostrato una sensibilità rara nei miei confronti, specie per quanto riguarda il mio lavoro e il contatto col pubblico, mi definivo come Will Smith in "Io sono leggenda". Ho cambiato l'approccio ribaltando in maniera esagerata e ignorante il punto di vista (stando comunque vigile): Forse è proprio il mio problema la cura, rendendomi unico.  Lo so...cazzata immane. Ma a volte devi giocare con la mente e farti forza anche nelle maniere più impensabili per riuscire ad abbattere determinati problemi di salute. Dico questo perché ricordo come, da bambino, mia madre mi ripeteva di vedere nella mia mente i miei anticorpi come personaggi di videogiochi che devono andare avanti al livello successivo per vincere la partita finale e questo, devo dire, mi è stato d'aiuto.
Sta di fatto che finalmente, ormai da un mesetto e qualche settimana, mi alleno con costanza (in base ai turni lavorativi e mansioni a casa da fare), mattina pomeriggio e sera. Neanche tanto, forse un'ora e qualcosa se messi insieme. Dai venti minuti di corsa sul tapis roulant, addominali e manubri a pomeriggi alternati e lo stretching alla sera. Dove trovo il tempo per fare questo? Mi sveglio ogni mattina alle sei. Anche perché ricordando Kobe Bryant, tendo ad applicare, come detto in un vecchio post, la "Mamba Mentality" al meglio possibile nel mio caso e in più, sfruttare tutte le 24 ore per stare bene. Non solo in salute, ma anche negli altri tre punti successivi. Una versione molto casereccia e solitaria di "#fisicodacovid" proposto da Willwoosh che tanto adoro.



Hands (Mani, manualità): Il tempo in quarantena è infinito. Ogni giorno era ed è uguale a quello precedente viste le restrizioni, simile al film "Ricomincio da capo" con Bill Murray. Ironia della sorte anche la mia sveglia suona alle sei, manca solo la musica di Sonny & Cher con "I got you babe". Certo, ho letto molti libri (ne parlerò dopo su "head"), ma oltre all'attività fisica dovevo tenermi occupato in qualche maniera. Così ho dato sfogo alla mia creatività. La mia passione per i LEGO® è risaputa, doveva solo uscire allo scoperto e dare libero sfogo alle mie idee una volta per tutte. Così, dopo aver realizzato un semplice leggio per il telefono, complice anche una gentile amica spagnola conosciuta su Slowly, ho realizzato la versione tarocca della DeLorean di Ritorno al futuro. La complicità è tutto, unita alla collaborazione, visto che gentilmente mi aveva passato le istruzioni in pdf e passo passo con i pezzi che avevo a disposizione nel vecchio baule ho fatto quello che potevo, anche se multicolor.
tempo dopo, nel giorno del mio compleanno, mi sono ritrovato come regalo da una persona a me importante e fondamentale nella mia vita, l'apollo 11 sempre della lego da costruire. "Così sai come passare le prossime giornate". O meglio...le prossime ore, visto che alle 00.45 del giorno stesso era già bello che montato.
Ormai il bambino che è in me ha stretto la mano all'adulto ingegnoso, specie se si tratta di mattoncini. Idee ne ho ancora tante, più di arredamento: Una di queste è una lampada da tavolo, ma al posto della lampadina inserire lo smartphone con la torcia accesa rivolta ovviamente verso il basso. In maniera tale da leggere durante la notte sulla scrivania, senza sdraiarmi a letto. Anche perché così facendo più che perdermi nei vari racconti del periodo va a finire che mi perdo nei sogni addormentandomi.


Head (Testa, mentalità): Lavorare ai tempi del COVID-19 è snervante sia per l'approccio alle normative -almeno i primi periodi d'adattamento- e poi al contatto con le persone, nel far mantenere la distanza e le rispettive regole e buonsenso civico. Non solo con i clienti, ma questo è un altro discorso che preferisco evitare sul web. Parafrasando un personaggio di Faletti ai tempi del Drive In "Il negozio è piccolo e i colleghi...mormorano!". Se ve lo chiedete... no, non lavoro a Passerano Marmorito e restando in tema, omaggiando quella splendida persona qual'era Giorgio e le sue mille sfumature artistiche "Se non dico niente mi regalano un bel giumbotto".
Chi mi conosce o mi ascolta durante le mie confidenze giornaliere (Amici e amiche tramite whatsapp) sa qual'è la situazione e lungi da me l'idea di portarla allo scoperto. Un rimedio a tutto questo l'ho trovato, però. Ed era sotto i miei occhi da sempre. Parlo del film di Mike Judge "Impiegati...male!".
C'è una scena del film su tutte che descrive il mio stato d'animo attuale, ovvero fregarmene di tutto e non fregarmene di niente. Arrivavo a casa nervoso raccontando a chi avevo vicino l'esito della giornata o i comportamenti infantili di determinate persone. Ne valeva la pena condividere energia negativa a persone che voglio veramente bene e che hanno già i loro problemi quotidiani? Non mi sembra il caso. Poi, all'improvviso (Clic qui per rendere la visione ancora più mistica) l'arcangelo Gabriele, durante una seduta mistica di tapis roulant, mi ha illuminato con questa clip cinematografica:





Il consiglio che vi posso dare in questo caso è di provarci anche voi: Fate e state sul vostro, a costo di passare per "salvàdi" (Selvatico, in friulano) come il sottoscritto e poi, una volta timbrato uscita, se avete il cartellino, lasciate i problemi sul posto di lavoro. Vivete sereni la vostra vita nel quotidiano, pensate ai progetti futuri di e con chi avete vicino. Ricordatevi che "Nessuno vale più di voi, da non dimenticare / si lavora per mangiare", cantavano i Punkreas.

Mente è anche riferita alla lettura, tenere la mente allenata. In questo caso l'ho allenata leggendo molti libri (alcuni interessanti e altri meno), leggevo recensioni per ampliare una wishlist cartacea già colma di titoli -anche di svariate graphic novel di vario genere- e soprattutto ho ridato vita al mini Super Nintendo. Sono ritornato indietro nel tempo nel 1991, con Super Castlevania IV. Sarà che sono di parte in quanto amante dei bei giochi anni '80/'90 -col quattro di Maggio ho raggiunto i 36 anni e in testa sta spuntando una piazzetta che ho dedicato a Kobe Bryant-, ma è veramente un bell'allenamento mentale. Usare la logica e scervellarmi per procedere di livello. Quando bastavano quattro tasti e tanta creatività per divertirsi e allo stesso tempo metterti in difficoltà da bambino.



Heart (Cuore): Prendete tempo per voi stessi. Nella canzone citata a inizio post quel "ho bisogno di te per fare in fretta", in questo caso dal mio punto di vista, è riferito a noi stessi. E qui le citazioni si sprecano, perché posso nominare anche una strofa di "Come as you are" dei Nirvana, se non la canzone intera.
In questi giorni ho imparato a conoscermi; se non a riscoprirmi, accettarmi e farmi accettare per quello che sono e come sono. Partendo dal critico più crudele di tutti: me stesso (Dovrò farmi chiamare Anakin, visto che con me il lato oscuro vince a mani basse). Si parte dalle piccole cose, quali riconoscere l'intolleranza al lattosio (un trauma, visto che amo i formaggi tanto quanto Monterey Jack di "Cip & Ciop agenti speciali") che causavano in me un aspetto pari a un adolescente divoratore di cioccolata. Ad aggravare la situazione pure le mascherine che irritavano la pelle, passando così in vie ufficiali a quelle di stoffa.
Conoscermi e riconoscermi, riscoprirmi più che altro. In questo periodo a casa sono saltate fuori tante vecchie foto di famiglia per motivi che non sto a elencare. Rivedermi bambino con parenti o con i vari cugini mi ha riportato alla mente tanti valori. Lo stesso calore di famiglia e fratellanza se vogliamo, anche se sono figlio unico.
Stesso discorso vale per quelle piccole cose ormai rare come gli abbracci o gesti ricchi d'affetto. Per uno come me che ha la nomea di orsetto abbraccia-tutti, anche la visita più inaspettata o una birra bevuta in compagnia ha lo stesso valore. Dare risalto a quei momenti che ti scaldano il cuore e ti fanno stare bene: Nella giornata di oggi per esempio a lavoro ho rivisto una delle due maestre che avevo all'asilo e si è fermato il mondo, si voleva parlare. Così come, sempre in cassa, incontrare una cara persona iconica del mio paese.
Cosa ancora più importante...è volersi bene per quello che si è e accettarsi, in tutte le sfumature o nei pregi e nei difetti che ci portiamo dietro, spesso se le cose si contraddicono (come per esempio "spaccarsi" d'esercizi e poi bere una meritata birra fresca, che poi diventano due...).

Queste "4H" le ho trovate scritte nel libro molto coinvolgente che sto leggendo in questo momento, ovvero "A caccia nei sogni", di Tom Drury. Come spesso tendo a fare, mi ritrovo a riflettere anche nelle frasi o avvenimenti più semplici presenti nei libri, come cita il titolo del mio blog. Mi permetto di aggiungere per finire una quinta H "extra" all'elenco:

Humor (Umorismo): Che sia lavoro, a casa o semplicemente anche in solitaria; la battuta pronta o una risata è sempre presente -anche se ridere da solo, mi rendo conto, è preoccupante-. Ovviamente non sono un robot e se mi girano le scatole, in quanto toro come segno zodiacale, cito CapaRezza che canta "Non toccare toro, quand'è nero paghi pegno". Ma trovarmi di buon umore e contagiare gli altri è parecchio divertente. Paragonare la collaborazione lavorativa tra me e una mia collega e amica pari alla combo "coca & mentos" è stato un bel momento, specie se (con i guanti) ci siamo scambiati il nostro "handshake" esplosivo con effetto sonoro pari al mix prima nominato. Le mascherine possono anche nasconderlo, ma in questi giorni adoro vedere nelle persone lo sguardo sorridere, un piccolo regalo della vita. Di solito ci concentriamo sul sorriso della persona, ma ora che è nascosto l'espressività degli occhi è un tesoro che va custodito, se percepito a dovere.
A casa ogni occasione è buona per tormentare chi ho vicino, da minuti di solletico pari a delle torture cinesi oppure battute o scambi di sguardi che causano risate a lunga durata.
Poi ci sono gli amici e le battute fatte (in questo periodo) su whatsapp, condivisioni di video come quelli fatti dal canale "3lamestudio" oppure foto di nuovi acquisti, anche in tempi di COVID-19. Perché si sa, non è da tutti impegnarsi per risultare cretini e c'è chi -come me- ne approfitta esagerando.

(Foto di repertorio: Maggio 2020. Lunghezza capelli e barba da quarantena degne di un Tom Hanks in "Cast Away". Per caso l'avevo già detto nei post precedenti che mi piacciono i film di Mel Brooks?) 







lunedì 2 marzo 2020

"A LEGO® Brickumentary", di Kief Davidson e Daniel Junge.



"...Fin che Giorgio (Faletti) si mette in testa di fare il comico, diventa un comico stupendo. Per cui a cena si ride che non se ne può più. Giorgio si mette in testa di diventare pilota di rally, e a questo punto "ammazza" il Giorgio comico per gli amici, inizialmente, e diventa pilota di rally. (...). Lui perdeva immediatamente quella sensibilità che lo contraddistingueva con ogni tipo di pubblico e ci faceva sorbire ore di un rally a cui aveva partecipato. Li mi ero già reso conto che l'uomo poteva prendere strade insolite." (A. Ricci su Giorgio Faletti)


Non c'è introduzione migliore per descrivere questo febbraio così silenzioso e privo di post. Tante idee, probabilmente troppe. Tanto quanto i post salvati nelle bozze e cestinati  (due su due, media che sognavo di avere ai tiri liberi quando giocavo a basket). Il perché del silenzio, però, lo spiegherò a tempo debito.

Avere molti interessi è sempre stimolante quanto incasinato: Cinema e documentari, musica e scrittura...anche la creatività stessa ha bisogno del suo spazio. Qua mi è venuto in aiuto amazon prime video.
Tra i tanti film e documentari visti,  "A LEGO® Brickumentary" è stato il primo a influenzarmi e a far rivivere in me ricordi e desideri da "AFOL" quale sono (Adult fan of lego). Per chi come me è un fan dei mattoncini danesi è consigliata la visione, sempre se non l'aveta già fatto.
Ben narrata in una maniera molto stimolante e coinvolgente. Alla fine chi sono io per fare una recensione su questo documentario? Soprattutto quale modo migliore per fare una recensione a riguardo accantonando per un momento ciò di cui viene trattato in un'ora e mezza, se non parlare del mio rapporto con i lego? Anche perché come vedrete, all'interno ci sono racconti e interviste di persone come noi o altrettanti del mondo dello spettacolo e il loro rapporto con questi giochi (Per esempio Ed Sheeran e la sua canzone "Lego house", la stella NBA Dwight Howard o Trey Parker, co-creatore di south park, che crea costruzioni per rilassarsi in cerca di nuove e dissacranti idee per la nota serie tv). Quindi questo è il mio "Brickumentary", la mia esperienza.

I primi due ricordi ben stampati nella mia mente sono sicuramente un giardino, modello base, ricevuto in regalo dai miei nonni paterni. Dal primo momento ho trovato subito conforto in quegli omini gialli. le caratteristiche e i disegni di quel periodo (ora chiamati "vintage") avevano un certo fascino in me tanto da ammalarmi, malato per i lego. Forse già da li, tra i vari omini, avevo trovato conforto in quello che poteva essere benissimo il meccanico. Con la classica salopette e il cappello blu. Un tuttofare, più o meno come "Bob l'aggiustatutto" per le nuove generazioni o, per le signorine, Kirk nella serie tv "Gilmore girls". 



Il secondo ricordo è il camion dei pompieri ricevuto la notte di Natale e probabilmente distrutto subito dopo causa incidente, finendo per terra. I primi sensi di colpa per un gioco rotto, anche se citando mia nonna ho sempre avuto l'anima del "Distruggitore", come spesso mi chiamava da bambino. Da adulto posso dire che era anche questo il bello dei lego e lo è tutt'ora: Non è rotto, si può sempre riparare.

Col tempo ovviamente sono arrivati molti altri set, dalla caserma di polizia (Tutta colpa di una nota serie animata tratta da dei film comici), il veliero e ovviamente alcune costruzioni della lego technic.

La creatività non mi è mai mancata, anche perché dopo aver seguito le classiche istruzioni modificavo a piacimento tutto ciò che c'era da modificare, con altri pezzi presi qua e la. Ricordo con piacere il vascello trasformato in una nave da crociera, con tanto di misteri da scoprire alla "Scooby Doo". Non poteva mancare, ovviamente, il morto a bordo o presunto tale (il fantasma che s'illuminava al buio) -Perché si sa, una delle lezioni note di questa serie animata è che i mostri sono sempre le persone. Specie se agenti immobiliari.
Oppure il furgone della lego technic diventato, chissà come mai, una macchina del tempo, coinvolgendo ovviamente altri omini di altre serie, dagli indigeni al medioevo -Chi non aveva il Robin Hood di verde vestito con tanto di archi e frecce?-. Grande giove!

Ricordo che preferivo giocare in solitudine con i lego, non per non condividere i miei giochi con gli altri bambini. Ma avevo un modo tutto mio: Le classiche "voci" dei personaggi erano nella mia mente. Praticamente giocavo sempre in silenzio, dal punto di vista degli adulti. Questo fa capire che gran casino avevo già in testa alle elementari.
C'ho provato ai tempi con un'altro bambino a giocare. Ma mi arrabbiavo di continuo: "No, questa è la tua voce, non è la sua!". A 35 anni questa paranoia la trovo spiegata nella prima strofa di "Paranoid Android" dei Radiohead.

E poi c'era lui:




Sono certo che era lui, anche se sono passati tanti anni e la mia memoria (Specie con un solo caffè in corpo) ogni tanto si riavvia da sola. Ma anche solo guardando la foto in me stanno spuntando tanti ricordi pronti a darmi conferma.
L'oggetto del desiderio e mai ricevuto. Il che non è stato uno sbaglio, perché come tutti avevo il classico "bauletto" con vari pezzi e set rotti e la mia fantasia riusciva a creare queste ed altre cose.


Amazon prime video ha fatto e fa tutt'ora rivivere momenti legati alla mia infanzia applicati ai 35 anni, grazie a questa programmazione. I richiami, come le note ai tempi della scuola, fanno parte di me. Altrimenti non mi mandavano la lettera a casa dicendomi (in maniera molto spiccia) "E' vero che hai le spedizioni gratis, ma puoi anche vedere film/serie tv gratis incluse nell'abbonamento...svegliati!".
Si sa, la mela non casca lontano dall'albero. Leggo "Lego" e faccio clic. Lo devo principalmente a quel meccanico, al poliziotto con l'indole alla Tackleberry ispirato, ovviamente, al personaggio di "Scuola di polizia". Per non parlare dei vari pesonaggi inventati e creati di sana pianta, come le versioni caserecce di 007, Batman e quel mix tra Robocop e la parodia disneyana "Robopap".

Tra le tante storie raccontate nel citato documentario, c'e quella dell'artista tedesco Jan Vormann: noto per riempire le crepe di vecchi muri e palazzi con i mattoncini lego. In quel momento, ritornando all'introduzione, "Mirko amante dei lego" uccide -anche solo per un mesetto- la versione blogger e inizia a pensare "Ma con tutti i mattoncini che ho nel vecchio baule in soffitta, quante cose posso realizzare?"



Da tempo volevo cercare quel conforto da sempre trovato con questi mattoncini e i rispettivi personaggi. Specie in un mese delicato, dove i fatti di vita quotidiana portano alla mente persone scomparse di recente.
Sia chiaro: Non la butto sul melodrammatico, avevo bisogno di pace e relax, la confusione mentale era troppa anche per andare avanti con un libro ormai agli sgoccioli. Avevo bisogno di un segno. Della serie "Fanculo tutto! Vado e faccio di testa mia".

L'idea di creare qualcosa era presente in me da tempo. Ma cosa? Come stimolare la mia creatività in maniera alternativa? Degno di Joilet Jack nei Blues Brothers, "ho visto la luce" facendo zapping in tv durante l'ora di pranzo. In compagnia di chi, ai tempi, mi portava inaspettatamente qualche scatola con pezzi da montare (mia madre).



Questa serie tv, in onda su Blaze è stato il fulmine a ciel sereno. Dando così il contentino alla vocina che mi ripeteva, nella mia mente "saliinsoffitta, saliinsoffitta, saliinsoffitta", papale papale al cervello di Homer Simpson nella versione "mangiailbudino, mangiailbudino, mangiailbudino" (o, per le signorine, la stessa insistenza del granchio Sebastian quando canta "Baciala", nel cartone animato "La Sirenetta"). Anche perché, citando il granchio in questione "Se devi fare una cosa, è sempre meglio pensarci da solo".

Idee ne avevo e ne ho tutt'ora tante che mi girano per la mente, al momento ho creato solo semplcici oggetti d'arredo (chiamiamoli così), quali un leggio per lo smartphone -anzi, due, su richiesta di chi quei mattoncini da bambino me li comprava-, e una mangiatoia per uccelli.
L'asticella della mia mente non si è mai accontentata delle cose semplici, ma vuole sempre alzare il livello di difficoltà: Come Jan Vormann, sono tentato di ricoprire quel foro lasciato dalla vecchia cassetta postale, ormai tolta e buttata via. Senza dimenticare un treppiedi per la microcamera "Garmin Virb Ultra 30".
Non contento, penso anche di come la vecchia cuccia di Cin Cin si può trasformare in un ipotetico presepe nei giorni invernali  (Girando la metà del vascello come capanna), oppure spendere qualche euro e comprare il set di Batman e creare la tanto desierata Bat-caverna. 


Capisco benissimo cosa intendeva Trey Parker quando diceva che giocare con i lego stimolava la sua creatività lavorativa: Nel mio piccolo, anche se la scrittura è solo un passatempo, ero insoddisfatto di ciò che abbozzavo. Sedermi in quello che l'angolo più alto della casa, in silenzio e dando libero sfogo all'immaginazione mi ha riattivato quell'entusiasmo che stava li li spegnendosi, causa molti fattori esterni (e non parlo del noto corona virus, l'allarmismo lo lascio a chi guarda i programmi trash in tv): Di punto in bianco ho ritrovato un costante interesse per le serie tv e i film, sempre anche alla già citata piattaforma; idee nuove ispirate per il blog e per farmi conoscere -Specie a Marzo, visto che ormai il blog compie il suo primo anno di vita- e... il mio tanto amato basso. Dopo tempo ho ripreso piano piano a suonare. Ringrazio il cielo che esistono le cuffie, così non ho svegliato nessuno (perché mi sembra ovvio, non c'e modo migliore per farsi prendere dall'ispirazione alle 7.00 del mattino e suonare di cattiveria "Wires"  dei Red Fang, complice la mia barba sempre più folta, o "Money" la versione cazzuta del supergruppo Backbeat Band. Niente spoiler...fate clic per vedere chi erano i componenti di questa band. 


A volte per ritrovare la vena creativa bisogna solo seguire l'istinto e usare la fantasia, lasciarsi andare a ciò che la mente ha da offrire. Ognuno a modo suo.


...se si ha un baule di vecchi mattoncini, però, tutto è più facile.














lunedì 20 gennaio 2020

La forza dell'ornitorinco.





Poco tempo fa avevo letto "La vita fino a te", di Matteo Bussola. Libro che consiglio praticamente a tutti quanti, anche per disintossicarsi di quell'egocentrismo che spesso la società ci rende vittime e imparando cosa vuol dire essere altruisti e saper apprezzare le piccole cose che la vita quotidianamente ci regala. 

Tra i tanti capitoli, uno su tutti (anche se per vie diverse rispetto al tema di questo post) mi è rimasto impresso. Si tratta de "le ali dell'ornitorinco". Il brano in questione ha tutt'altro a che vedere su ciò che voglio scrivere, anche se in parte la confusione mentale è la stessa, citando il libro:<<Il mondo le diceva: guarda che sei un'anatra, mentre lei si sentiva un castoro". La chiamava "la sindrome dell'ornitorinco">>.
Questa "sindrome", chiamiamola così, l'ho vissuta i giorni scorsi per via di due lutti che sicuramente mi hanno cambiato. La perdita di mia nonna, che per me era praticamente una seconda madre, mentre tre giorni dopo la sua scomparsa, quella di un caro amico . 
Due notizie terribili nel giro di pochi giorni e come spesso accade lo shock è stato talmente forte che mi son ritrovato circondato da domande e aspettative. Soprattutto su me stesso e la vita. Dal "Chi sono?" al "cosa faccio, adesso? Cosa potevo fare?" (un po' in stile ornitorinco...sono un mammifero e depongo le uova? il più classico dei "What a fuck!"). 
Questo post in parte vuole essere d'aiuto verso chi fa fatica a rialzarsi dalle cadute, sperando di donare esempio e conforto -o al massimo, se sono amici della zona suonare il campanello e dirmi "oh, ti va una birretta? Ho bisogno di parlare". 

Me ne rendo conto, rialzarsi in certi casi è una botta pazzesca. Nulla è stato scritto e di conseguenza i vari progetti vanno letteralmente a farsi fottere. Come dei fogli di brutta copia accartocciati e finiti nel cestino per via di un senso d'insoddisfazione.
Tutto all'improvviso sembra una merda, perfino le bellezze della natura stessa. Pure una farfalla che si posa su un fiore può risultare tale. 


Eppure in questi giorni a chi mi chiede "come stai?" rispondo con un "Huevos grandes (per affrontare tutto, sottointeso)", perché il sorriso nonostante tutto non mi manca. Tanto meno la forza per spostare bancali a lavoro o leggere libri. 
Siamo tutti diversi gli uni dagli altri, è vero. Ma forse anche se in piccole percentuali ciò che accomuna tutti noi è la voglia di reagire. Per noi stessi, per le care persone che non ci sono più e per la vita stessa che obbiettivamente ci mette alla prova. Dove la trovo questa forza? Semplicemente esperienza. Una pellaccia dura fatta di sconfitte e perdite. Di delusioni e lacrime mi hanno portato ad essere una persona determinata, costante e ambiziosa. 
Mi vengono in mente alcune strofe di "Country Boy" dei Tre allegri ragazzi morti: 

"Va tutto bene / non ti devi preoccupare non per me 
Mi sono fatto male / ma ho imparato come si fa / occhi sorridenti
una pulita alle braghe (...) 
(...)Va tutto bene / spero davvero anche per te / il tempo è dei peggiori
anche per fingere / impara a cadere presto / perché presto succederà
e intanto ridere delle cose / che qualche volta ti servirà."
 


Di mia nonna mi rasserena sicuramente il fatto che ha passato una vita in salute, morendo di vecchiaia a 88 anni. A differenza mia l'ospedale l'ha visto solo due volte. Di lei ho la stessa tempra e tenacia (oltre ad una R grattata nel parlato e uno sguardo capace a incenerire le persone, se si comportano in maniera scorretta o irrispettosa). Il piccolo extra è l'orologio di mio nonno, suo marito, che puntualmente tengo in tasca quasi sempre e che stringo nei momenti di difficoltà. Lo voleva gli ultimi giorni d'ospedale, consapevole che ormai era arrivata la sua ora e voleva vicino qualcosa riguardante mio nonno. Quella sera in ospedale l'orologio arrivò nelle mie mani tramite mio padre. "Ora è tuo, rendili fieri". 
Un rendere fieri che si allarga non solo a loro ma al mio amico che non c'è più. Che quando finiva le superiori e rientrava a casa con la corriera, vista la differenza d'età, mi bussava alla porta e chiedeva in prestito alcuni album di musica. Amico di grosse risate e momenti surreali da far invidia a quei quattro spannati di Jackass. Amico che purtroppo non si è mai confidato con nessuno per una malattia che lo tormentava e che gli ha fatto prendere una decisione che ha shockato l'intera comunità, per quanto era amato e ben voluto. 

Rendili fieri. Perché tutto si può dire di queste persone, nel bene e nel male. Ma i loro sorrisi stampati nella mia mente sono quella forza extra che mi fanno andare avanti e che mi spingono a riprendere a scrivere e sicuramente anche a suonare, nonostante le tempistiche non sono poi così favorevoli. Una determinazione nuova in me presente, che mi porta ad essere più maturo e uomo rispetto a quello che ero fino ad un paio di giorni. Appunto, la forza dell'ornitorinco, non sindrome. Che forse non sa ancora che cos'è, ma in cuor suo va avanti per la sua strada. Un po' di qua un po' di la. 
Suonerò? Scriverò? Giocherò con i lego per creare qualcosa di colorato per abbellire a livello estetico una parte della casa? 

Per quanto riguarda la scrittura questo primo post del 2020 è un modo per "sbloccarmi", una Version 2.0 del sottoscritto dove, nel corso dei giorni passati, ho pensato che se devo portarlo avanti, sto blog, lo farò secondo alcune nuove regole. Farlo per me stesso se ho qualcosa da dire, come sto già facendo. 
Leggendo si i vostri commenti ma senza rispondere (non per maleducazione, sia chiaro...qua potete scrivere sempre quello che volete, siamo in un paese libero. Ma sto cercando di disintossicarmi dalle notifiche che ci rendono schiavi dei monitor). Magari col tempo m'addolcirò ritornando ad essere mansueto come voleva mia nonna e come son sempre stato, ne sono certo. 

Intanto questa attitudine, è ben descritta da Doro Gjat:
"E siamo a posto, più l'Italia m'ignora e più mi rinforzo
Più la scena è vicina più mi discosto
resto vero restando fermo sul posto.
(...)
E lo direte che ero ossivo per i vostri complimenti 
e parimenti mi azzittivo, perché schivo sia le view, i like e i commenti
e piuttosto di piacere, io scelgo di piacermi"


Perché alla fine, nonostante tutto, sono cambiamenti, e come tali bisogna saperli affrontare. Me lo son ripetuto durante il viaggio in macchina da casa all'ospedale per andare da mia nonna quell'ultima volta, nella notte di Mercoledì. Il tutto in maniera cantata, per quanto riesco a sorridere e togliendo la maschera che per forza di cose devo indossare.
La canzone è Changes, dei Black Sabbath. E descrive per filo e per segno ciò che provo da quella dannata sera. Quella straziante voce di Ozzy Osbourne che canta, nel ritornello 

"I'm going through changes" (Sto attraversando dei cambiamenti). 







Citando Jeff Bridges nel film "Starman": "Vuole sapere qual'è la cosa più bella che trovo in voi (terrestri)? Date il meglio di voi stessi nelle situazioni peggiori."




mercoledì 25 dicembre 2019

It's fuckin' Christmas time...again!




Sono le 8.30 del mattino.

Il sole risplende sulla casa di fronte camera mia, rendendo così quel classico giallo ocra (credo, non ho ancora fatto colazione quindi non ho ancora connesso il cervello) ancora più luminoso. Il cielo è sereno, neanche una nuvola in cielo e per una volta sono a casa -evitando, cortesemente, commenti e paragoni lavorativi. Non è una gara di virilità col righello in mano per vedere chi sta messo meglio o peggio: Il lavoro perfetto non esiste per nessuno e, come si dice in friulano "Ognun al bale cun so agne"- 


(un po' d'ironia in marilenghe ci sta!)


Eppure sento che manca qualcosa. Vedo sul telefono la data del 25 Dicembre. Whatsapp da un paio d'anni entra nel vortice del "Anche a te e famiglia" già dalle prime ore del mattino. Bel dramma, per uno che vuole aggiornare la squadra di Dunkest (Fantabasket). 
"It's fuckin' Christmas time again", mi ricorda cantando il comico dei Monty Python Eric Idle. Ma il Natale, quello vero, non lo sento da anni. 
Per una volta cerco di riassaporare quello spirito di unità e sorrisi che, almeno per me è andato via via a perdersi nel tempo. 

Innanzitutto associo il Natale alla famiglia e ai momenti passati insieme. Con mio nonno qua in Friuli quando era ancora vivo e con zii e cugini a ovest, in provincia di Torino. Ma andiamo per ordine cronologico.
Il primo ricordo di questa festività è legato ad una sera buia, in sala da pranzo/salotto. Illuminata solo dal caminetto e qualche candela. Ero seduto sulle gambe di mia madre che aprivo quello che era penso il mio primo regalo da "cosciente", forse avevo quattro o cinue anni. Era un camioncino dei pompieri della lego, che dopo averlo montato ha avuto vita breve (provando penso per la prima volta il senso di colpa, ipotizzo). 
C'era collaborazione. Anche negli addobbi. Ora sono una persona minimalista, meno cose ci sono a casa meglio è: Il vuoto da libero sfogo all'immaginazione, mentre il tanto crea confusione. 
Ma mi piaceva fare il presepe. Non tanto per ricreare la scena nota a tutti (anche se come tutti i bambini ero inizialmente nel team "Cacca al diavolo, fiori a Gesù". Poi crescendo i punti di vista su quella che è definita religione e chi li rappresenta sono cambiati), quanto per andare sul monticello del paese assieme a mio nonno a recuperare il muschio. Quello vero, fresco! Dall'interno dei mattoni forati presenti in un vecchio muro. Portavamo a casa sempre due borse di plastica della spesa belle piene. Una per noi e una per lui e la nonna. 
Passare per stradine secondarie, nascoste. Agli occhi di un bambino un folto bosco sembrava una foresta ricca di misteri e scoperte. Sicuramente l'entusiasmo me l'aveva donato il "topolino" con quelle che erano le storie a bivio. Il tutto ritornando a casa e montare pezzo per pezzo, personaggio dopo personaggio questo addobbo natalizio. Giocando col pescatore e il pastore, forse già avevo capito che bisogna fidarsi degli animali e chi da loro attenzione. Vedere le lucine che davano vita alle case, soprattutto quella azzurra che riusciva a stregarmi ogni volta. Sopratutto per la complicità della carta stagnola che riusciva a ricreare l'effetto acqua. 
Trovavo questa cosa ironica: Per anni ero io ero quello che giocava con i pupazzetti (spesso lego) e una volta l'anno gli adulti facevano altrettanto con le statuine! Ovviamente, col tempo, i miei amici di quella che ora è chiamata "Lego City" andavano a fare visita ai vari personaggi. Non come i Magi con oro incenso e mirra, ma risolvere misteri degni della "Mystery Inc." di Scooby Doo. 

Da amante della pulizia, ho sempre odiato l'albero. I primi tempi ricordo l'albero vero con gli aghi di pino che cadevano. Mi urtava l'idea di vedere tutto quel disordine per terra. Il sodalizio, però, c'e stato per qualche anno complice l'arrivo dell'albero finto e del libro "Cosa fare quando piove", con i personaggi del "Fantastico mondo di Richard Scarry". C'erano dei disegni natalizi da disegnare e ritagliare per addobbare l'albero.
Cosa preferivo però erano quegli adesivi trasparenti da attaccare sulle finestre. Reduce dai vari album delle figurine di quel periodo ero rimasto sorpreso di come un foglio trasparente, se attaccato su un vetro, è visibile da entrambe le parti! Pura stregoneria, agli occhi di un bambinetto! 

La neve!

Cos'è 'sto cielo sereno? I momenti più belli li ho passati quando il mio "anonimo" paese era interamente innevato e mio nonno mi portava in giro sulla slitta! Il mio enorme amico a quattro zampe, Cin-Cin, ricordava Chewbecca, visto il suo folto manto di pelo e la sua stazza (sempre dal punto di vista di un bambino). 
Ricordo per esempio di un pupazzo di neve fatto in giardino e tutt'ora solo al pensiero resto spiazzato dalla grandezza (dal punto di vista di un 35enne), pari a quella di mia madre che, nel corso degli anni è rimasta alta uguale.



Insomma: complessivamente una meravigliosa cartolina di natale ricca di purezza e la bontà presente in tutti i bambini nei primi anni di vita.


Udine-Torino :

Non avendo fratelli o sorelle posso dire di aver trovato quello spirito di camerata in quelle che erano le "Vacanze invernali", il momento più bello e tanto atteso per uno studente.
Senza nulla togliere ai cugini arrivati dopo verso la fine dei '90, ma in qualche modo visto quanto eravamo e siamo tutt'ora numerosi con l'arrivo di nuovi nipotini, mi viene in mente il paragone con la famiglia McCallister di "Mamma ho perso l'aereo". Che prima della basket mania era presente nella tv di un mio cugino.
Già, prima della "basket mania", perché se ho questa malattia lo devo ai due cugini più grandi che mi portarono d'estate e ogni tanto anche d'inverno al campetto a fare due tiri. Il tempo passava e da bambinetti casinisti siamo passati alla fede Jordaniana. Ricordo, dei tanti episodi, le partite col canestro in camera di uno o dell'altro. Seguite dai regali di dicembre del 1997: Una mia zia ci regalò una videocassetta a testa su tre giocatori: Uno si beccò Shaquille O'Neal, l'altro Michael Jordan e io Grant Hill. Adoravo quella videocassetta e adoravo questo giocatore.
L'altro episodio era il primo All Star Game visto in vita mia, quello del 1996 e una pubblicità (questa) che mi disturbava visto il mio problema con le altezze.
Ovviamente poi i pranzi tutti insieme, le diapositive e alcuni miei momenti d'ilarità con battute che ero solito fare. In quel periodo sembravo uscito da una stand up comedy. Non stavo mai zitto e ogni occasione era buona per fare ironia. Sicuramente era l'armatura costruita per non mostrare determinate insicurezze.

Insomma, un clima di festa ricca di sorrisi. Almeno da quello che poteva percepire un teenager con l'armatura da comico. Citando "I still love you" dei Bluvertigo

"Ho studiato come tutti, perché mi avevano costretto
non ne capivo la ragione
ma ora ti ringrazio, ovunque tu sia.
Qualche volta i miei minuscoli problemi
possono essere state misere cazzate
ma per me erano gravi, ed ora è bello riderne".

Buffo come questa canzone e quest'album sono usciti nel 1995 e come descrive effettivamente quello che era la mia entrata nell'età più complessa, ovvero essere un adolescente.
Mi riporta all'anno successivo: Soprattutto il Natale del 1996, quando mia madre mi regalò il libro "Il diario segreto di Adrian Mole". Mai regalo fu più azzeccato per un dodicenne atipico con il cervello fuori di sede. A leggere le avventure del protagonista mi son sentito meno solo, ricordo ancora come in classe molti erano incuriositi nel vedermi leggere avidamente durante le lezioni chiedendomi poi se potevo prestarlo una volta finito.


Ora, ripensando a questi e a molti altri ricordi passati legati al natale, mi rendo conto che manca la complicità, il senso di famiglia (Pazienza per la neve).  La sensazione del Natale. Almeno per me. Negli anni '90 si respirava l'aria degli anni '90, è strano a definire questa frase. Fatto di alti e bassi ma le emozioni erano comunque vere, non di plastica o ancor peggio di social.
Tutto così materialista. "Solo cose. Non voglio cose", citando Alexander Supertramp.



Anni fa avevo scoperto un gruppo sparito poi dalla circolazione, si chiamava "SpazioBianco". Avevano fatto una canzone intitolata "Natale di Merda". Che in teoria doveva essere il titolo in chiave ironico del post, ma anche il british humor di Eric Idle rende molto l'idea.
La strofa finale recita così*, Ed è quello che "voglio" io, per questo natale. Riscoprire il valore della famiglia sparito ormai da anni. Fare una passeggiata con un amico a quattro zampe, a prescindere se in riva al Tagliamento o su un monticello.
Non rivivere ricordi passati alimentando in me una vana speranza. Ma farne di nuovi usando tutto ciò che ho descritto come base solida per felici momenti futuri.

*"Sta arrivando un altro natale di merda
televisione coi programmi di merda
e non mi frega un cazzo
dei messaggi coi cuori
Se c'e neve qua fuori
sciarpa quanti e cappello.
no, io non sono quello
Tombola sette e mezzo
Forse sembrerò pazzo
ma piuttosto m'ammazzo.
Io voglio solo mia madre
voglio solo mio padre
E voglio solo il mio cane
Senza cori e campane."


Quindi buone feste a tutti voi, iscritti e non. Passatelo bene con i vostri cari e prendete sempre la vita con ironia! A sbuffare si alza solo polvere e siamo esseri umani, non swiffer! E se lo fate...vi prego: almeno non nei commenti qua sotto, oggi è festa e di certo non mi metto a fare pulizie 😂






...








venerdì 22 novembre 2019

Quanto può durare un momento?




Questo post è un paradosso mentale, il mio paradosso mentale. 




Tutto è iniziato una mattina, quando come spesso accade vige il silenzio tra le mura di casa e siamo solo io, la mia solita tazzina di caffè della Slovenja regalata da una cara amica durante un viaggio e il mio giardino, osservato dal salotto.
A volte buio, a volte sereno ma con una presenza costante di cui non posso farne a meno: uno stormo di uccelli che spesso non arriva alla decina. A volte sono cinciallegre, altre cinciarelle oppure passeri comuni e pettirossi. Per esempio qualche anno fa vedendo tutti questi cambiamenti, mi son messo a fotografare il giardino per notare come qualcosa che è quotidianamente sotto i nostri occhi, cambia costantemente (QUI il video, l'idea ovviamente l'ho presa vedendo il film "Smoke" da cui ho preso spunto e il dialogo). 
Il silenzio e queste immagini mattutine spesso sono "momenti" fondamentali, nella mia vita. Mi fanno sentire l'unica persona al mondo, "The last man on earth", e questo vale come una carta bianca su cui dipingere o fare qualsiasi cosa, riguardo una giornata che ancora non è nata. 
Ma non sempre va come ci aspettiamo. Soprattutto per chi, come me, ha la sindrome del "Bianconiglio di Alice" ed è troppo tardi per fare qualsiasi cosa. E la colpa, come spesso accade, la diamo ad una frase: 

"Hai un momento?" 

E qua si arriva al paradosso mentale. 
Perché si, questo post è presente nella mia mente da circa un paio di giorni. Ma non avevo mai un "momento" di tempo per mettermi seduto e scrivere quelle tre/quattro ore buone che ci vogliono per realizzarlo. Eppure momenti, nella vita quotidiana sono sempre presenti, quindi perché non li ho sfruttati, se li avevo? Fa molto "Paradosso del barbiere", in qualche modo e presa molto alla larga: "In un villaggio vi è un solo barbiere, un uomo ben sbarbato, che rade tutti e solo gli uomini del villaggio che non si radono da soli. Chi rade il barbiere?".
Tutto questo perché siamo vittime di distrazioni, a mio dire. Quante volte a lavoro capita a tutti noi di concentrarci su una determinata azione e sentirsi rivolgere questa domanda, perdendo magari il ritmo di lavoro/produzione (per chi è fissato come me) oppure quei momenti dove, quando si è concentrati da un film uno parla sopra e ti obbliga a mettere pausa quella decina di volte che un film di Jim Jarmush si affloscia trasformandosi, complice la disattenzione continua, in qualcosa come "Alle dame del castello piace fare solo quello". Arrivando alla conclusione di borbottare, schiacciare il tasto stop e rimandare la visione a data da destinarsi.
Probabilmente in questi e molti casi la colpa è in entrambi i casi, di chi interrompe per abitudine e svogliatezza di fare determinate mansioni e di chi, sicuramente, è incredibilmente severo e avido con se stesso, prima che con gli altri. Una versione intima ed egoista dei "signori grigi" di Momo, romanzo di Miachael Ende dove, invece di rubare il tempo, avidamente lo tengono per se in quanto prezioso.


Ma non sempre i momenti sanno essere negativi, ovviamente a prescindere dai vari punti di vista. Per esempio grazie ad alcune riprese effettuate in slow motion in questi giorni (e che posterò a fine video), gli amati uccellini -in quest'occasione cinciallegre e un pettirosso vanitoso- mi hanno donato istanti di pace. Dei secondi eterni rigeneranti.
O quei momenti da "Forrest Gump" che spesso mi contraddistinguono: Momenti ricchi d'ingenuità e comprensione di un momento. Vedere le cose per come sono in quell'istante e molte volte pure distorte, solitamente diverse dalla massa. Come un cappello oppure un boa che digeriva un elefante. Facendo riferimento a un libro, "Il piccolo principe", che mi ha accompagnato durante la mia infanzia e gentilmente regalato durante il mio periodo delle elementari da mia madre. 



Momenti simpaticamente contagiosi, come quando dopo averla accompagnata alla stazione per il suo recente viaggio a Fuerteventura le ho detto "Viste le foto scattate a tradimento e presenti nei nostri computer...impara da Barney della serie tv "How i meet your mother", mettendoti sempre in posa". Notando, tra le nostre risate, un meraviglioso sorriso di una giovane pendolare che ci affiancava. Probabilmente amante della serie.
 Senza andare troppo lontano quei primi attimi neanche tanto d'innamoramento, quanto di sguardi ricchi di complicità anche tra due estranei. Quel mix di sguardi e sorrisi che tra due sconosciuti durano probabilmente tre secondi d'orologio, ma che riescono a fermare il tempo ad uno (o una) dei due, pensandoci pure su di notte con il classico dei "e se".
Come dico sempre "la lista è lunga", ma sono uno che spesso vive di queste cose. Entrando in stand-by, guardando il vuoto o ciò che ne circonda e assaporando i sapori e le emozioni di quell'istante. Come poco fa, quando la mia vicina di casa aspettava il ritorno del pulmino della scuola dopo il giro nelle altre frazioni, per salutare suo nipote con enfasi, come faceva mio nonno più o meno nei miei cinque anni delle elementari.
Attimi di follia, come quando penso alle battute da dire agli amici e ritrovarmi a ridere da solo (che non so se è divertente o se fa preoccupare). Come ieri, dove pensavo alla frase da dire ad un mio amico dopo la consegna del suo regalo di compleanno: "L'idea è nata da un brainstorming dall'una di notte fino alle due, ascoltando a ripetizione "Pazza idea" e "Cuore matto" ". E la sua reazione non tanto alla battuta, quanto allo spacchettamento. Uno che come me ama tra le tante cose sia i videogiochi quanto i film e si ritrova una t-shirt con Renton (Trainspotting) che esce...dal tubo di un livello di Super Mario Bros! Avrà riso per un minuto e mezzo d'orologio, faticando a dire due parole quali "Grazie, ragazzi!" che a dirle, come avrete letto, si sta effettivamente...poco!



(Ammettetelo: State pensando "Mirko, regalami una t-shirt con miei interessi amalgamati insieme, come i tuoi post!)
Oltretutto...l'avevo detto in questo POST che amo spremere internet come fosse l'arancia più succosa per la spremuta mattutina. Insomma, vi avevo già avvertito!
O...come questo istante. Dove riprendo una bozza di qualche giorno fa, sedando il "Bianconiglio" in me presente manco fosse il soggetto della canzone "I wanna be sedated" dei Ramones. Sfrutto il tempo morto prima d'iniziare un turno lavorativo e mi lascio trasportare dal ticchettio delle mie dita sui tasti della tastiera. Con una playlist adatta alla situazione che, per chi è al pc può trovare qua a lato oppure in alternativa cliccando "QUI".


In attesa dei vostri momenti indimenticabili positivi o negativi (e non parlo di cose prevedibili quali "matrimoni", "primi baci con compagni / compagne", la lettura veloce di un messaggio fraintendendo il significato e simili...per farvi un esempio e, anche se virgolettato è tutto vero:"la prima volta che ho assaggiato il mango in vita mia: Ricordo con esattezza la festa di sapori presente nella mia bocca in quell'istante e come dico sempre, l'invito l'ho ricevuto all'ultimo momento perché non ho facebook"), vi giro i due video citati nel post. Video in slow-motion. Dove sono riuscito a "rallentare" brevi momenti di due meravigliosi ospiti colorati e ammirare la loro bellezza, i loro colori e il loro sbattere d'ali.








Trasformando così un istante in un lungo "loop" che si ripete. 















mercoledì 20 novembre 2019

Post/Tutorial: Come si diventa "Joker"? Il punto di vista della cavia umana. 🃏




Piccola introduzione: Non ho ancora visto il film di Todd Phillips, tantomeno è una fan-fiction. Questa è solo un insieme di idee e riflessioni associate al sottoscritto nate durante una giornata lavorativa, complice anche il post riguardante Batman che ha lasciato in sospeso l'argomento Villains (gli antagonisti).
Inizialmente volevo centrare quest'argomento sui miei preferiti di sempre, ovvero lo Spauracchio/Scarecrow e L'enigmista. Citando il commento di Moz "Batman ha una trama profonda. E nelle pieghe delle metafore che racconta (con Robin, Joker e Catwoman) ci si può ritrovare", volevo riprendere proprio da qui. Esternando il "Joker" che c'è in me.  Perché è risaputo: Non c'e cattivo più cattivo di un buono, quando diventa cattivo. E anche io, se mi metto so essere "pericoloso", nei miei momenti di follia. Follia a tratti ingestibile per incomprensioni o semplicemente buona, quando mi prende "l'ora del matto" e inizio il mio classico freak show da cabarettista fatto di scherzi e battute degne di Jack Napier ( o Arthur Fleck, per chi di voi ha visto il film del 2019)
Una sorta di "Yin e yang" presenti in tutti noi, qualunque cosa ha il suo opposto. Come i miei sbalzi d'umore noti a molti. 


La cosa buffa, restando in tema clownesco, è che tutte queste idee sono partite da un gioco di riflessi a lavoro. La mia lunghezza di capelli sempre più ingestibile e pettinati "tirandoli indietro" proprio come il protagonista di questo post mi ha subito acceso la classica lampadina come punto d'inizio o meglio: La mia mente aveva già realizzato il post e questo folle progetto ai danni non di Batman, ma di voi che lo leggerete (e osserverete i video postati passo passo). Ed è stato praticamente pianificato mentalmente in poco tempo, giocando ovviamente con la mia passione cinematografica. 
Guardandomi serio, per un breve istante e se vogliamo perplesso sul pensiero "le pause caffè le faccio sempre da solo". 
E' vero, sono uno dalla battuta pronta. Ma quando c'e da lavorare in me è presente quel broncio riflessivo che mi porto appresso fin da bambino e sempre presente nelle prime foto. Non da persona incazzata col mondo, sia chiaro, ma vigile e metodica sulle varie mansioni che devo fare nel corso del turno. Il tutto ovviamente in silenzio con i miei pensieri. Col tempo sono riuscito a smussare questo mio difetto, per correggerlo ancora ce ne vuole. Ma si sa, quando si lavora a contatto col pubblico, soprattutto in passato mi son sentito dire appunto "Sorridi un po' ", con il desiderio, citando il trailer parodistico qua sotto, di rispondere "Chiedimi perché sei così serio". 






 Ma nonostante tutto, visto che in comune con Giovanni Storti tendo ad avere un indole da "bastardo e pignolo" (si, se ve lo chiedete mi preoccupo anche per l'euro nel carrello), posso dire che la mia pignoleria assieme alla mia già citata etica lavorativa mi permette di lavorare bene. Seguendo schemi e ordini ben precisi dettati dalla mia mente, come un calmante. Paradossalmente parlando i miei turni di lavoro sono le mie ferie, perché non c'e nulla di terapeutico che seguire una tempistica nel caricare determinati prodotti e se avanza tempo "mostrare bene l'etichetta". Una pignoleria che nei primi giorni di lavoro quando ero ancora in prova, aveva lasciato di stucco il mio tutore in quell'occasione. Evito l'espressione colorita che aveva detto guardando una corsia maledettamente in ordine, in quanto siamo friulani e spesso le nostre punteggiature o intercalari sono imprecazioni. In quel preciso momento avevo capito che il mio essere puntiglioso poteva giocarmi a favore, per una volta. Insomma, citando un noto personaggio di un film "ci stavo come un pesce dentro l'acqua". 
Non sempre però le fissazioni portano a buon fine, sia chiaro, non sono un malato compulsivo cronico. Tutti abbiamo alcune fisse, chi più chi meno (Fatemi sentire meno solo, le vostre quali sono?). 
Per ogni "Batman" presente in me che ripiega con cura un vestito di lavoro come il suo costume, c'è un Joker disordinato. Un disordine ordinato, più che altro, per spezzare la routine. Per non parlare della tovaglia messa perfettamente su determinati angoli, dvd messi in ordine cromatico, libri dal più grande al più piccolo e cd in ordine rigorosamente alfabetico (Anche se i Pagoda dell'attore/cantante Michael Pitt ora inspiegabilmente stanno tra i Faith no More e la colonna sonora del già citato prima Forrest Gump...anzi, erano). 
Ovviamente sono piccoli dettagli che, se accentuati e accumulati (ad altri punti spiegati qua sotto) danno carta bianca al mio lato casinista e rancoroso, alimentando il villain che è in me e che per logica tengo buono con immaginarie dosi di mescalina. O, per togliere quell'espressione perplessa dalle vostre facce dopo la frase che avete appena letto... "lo tengo in catene", come Lisa Simpson tiene in catene la sua versione casinista. Meglio?
Sta di fatto che sono piccoli dettagli che abbiamo tutti e non fate finta di niente: Per esempio, pensavo di essere il solo a casa a odiare, che dico, perdere la pazienza nel vedere quei cucchiaini da caffè perché sono...troppo piccoli. Con molta ironia chiedo sempre un cucchiaino "da maschio", creando risate in tavola. Scoprendo poi che effettivamente anche mia madre non li sopporta ma "si porta pazienza", visto che quelli che ci hanno accompagnato da sempre in questi anni a casa sono magicamente spariti.
Almeno non arrivo (ancora) ai livelli di Howard Hughes, qua magistralmente interpretato da Leonardo Di Caprio nel film "The Aviator".

Il passo successivo sono alcuni momenti di solitudine. Quando la giornata sta per finire e hai bisogno di stare con te stesso. Ci sono tanti interessi pronti a distrarti, quali la lettura, le partite NBA (ora che è ricominciato il campionato) e di conseguenza il fantabasket. I film, il basso o il blog stesso, per non parlare dei momenti in modalità orso in letargo.
Ma quando non riesco a fare tutte queste determinate cose inizio a chiedermi "Perché", creando i peggio pensieri che il proprio ego può far nascere nelle nostre menti. Per quanto può sembrare duro accettare questa realtà, è presente in tutti i noi. Scrivere (o leggere, nel vostro caso) la classica frase "chi me l'ha fatto fare", che è presente in noi come un parassita, è doloroso come un pugno in faccia che nessuno si aspettava. Duro a scriverlo, duro ad ammetterlo una volta che avrete finito di leggere e vi ritroverete da soli con i vostri pensieri. Knockout generale.

Pensieri pressapoco simili a questi. Già. (Tratto dal film "revolver")



La fase finale è l'accumulo di tutte queste piccole cose. Passo passo. A rendere il tutto più difficile e per molti pure divertente, visto che si parla di Joker e come spesso accade sono noto ad avere mimiche facciali buffe, quando m'arrabbio (Da fare invidia a Frank "Faccetta buffa" Drebin della saga "una pallottola spuntata", con cui in passato condividevo questo soprannome); è il fatto che sono di segno zodiacale del toro. Insomma: una pentola a pressione notoriamente pronta ad esplodere dopo aver accumulato per giorni rancore.
Morale della favola, qual'è la reazione finale, per una persona notoriamente calma e dalla battuta pronta? La parola ad un altro Frank: L'alter ego di Charlie in "Io, me & Irene".




Il tutto, magari, canticchiando (o suonando nel mio caso) "The Joker" della Steve Miller Band, con una faccia ironica e provocatoria mentre faccio, tra i fischi ricevuti manco fossi Tony Clifton, la mia uscita di scena...



"...'Cause I'm a picker
I'm a grinner 

I'm a lover and i'm a sinner
I play my music in the sun

I'm a Joker,
i'm a smoker
i'm a midnight toker
i get my lovin' on run..."



(Adesso però fuori gli altarini, non tirate il sasso e nascondete la mano: Quali sono i momenti "in crescendo" di una vostra giornata che danno vita al "Joker" presente in voi, rendendovi così dei "buonisti col mitra"?)







giovedì 24 ottobre 2019

"Solo la parte peggiore di me mi ha capito bene, in fondo."


In questi giorni ricchi di silenzio dovuti ad una connessione ballerina che fa di tutto, tranne collaborare (Prima non va il wifi su tutti i pc e telefoni di casa, ora va sui pc e telefoni...tranne il mio), mi sono fatto coraggio e come spesso accade mi sono diviso tra sonore dormite, letture e serie tv.
Tra le tante sto rivalutando Big Bang Theory. Non sono un fan della prima ora nemmeno l'ultimo della lista, lo seguivo concedendomi qualche risata ma senza diventare il classico "fanboy" presente su internet. Più che altro, Fanman, visto i miei 35 anni.
Inizialmente faticavo per una similitudine causata dalla mia mente: come tutti sanno, adoro il film sulla vita del comico Andy Kaufman, interpretato magistralmente da Jim Carrey. Quando ad Andy propongono d'interpretare Latka, un personaggio fuori dagli schemi, lui si ribella dicendo che "odia le sitcom e le risate (in alcuni casi) registrate presenti durante il programma". Provando tanta empatia per Sheldon Cooper, immaginavo un ipotetica difficoltà nei confronti di Jim Parsons interpretando il protagonista. Una volta eliminato questo pensiero mi sono lasciato andare, anche perché tra le tante sfumature della mia persona sono un po' nerd anche io. Anzi, alcune persone mi hanno classificato "Nerd da primo livello". -Piccola curiosità alla "Shelly": Su un noto sito dove spesso faccio i miei acquisti online, ho messo tra i preferiti alcune t-shirt con i loghi i questi supereroi: Ralph SupermaxieroeFreakazoid, lo smiley del Comico in Watchmen e restando sempre sulla serie creata da Alan Moore la macchia/maschera di Rorschach. Ci sarebbe anche il logo di Captain Hero della serie "Drawn Together", ma il personaggio è talmente osceno che rischio il ban se linko qualche sua uscita oltraggiosa degna di questo programma-. 

Sta di fatto che una puntata in particolare delle tante mi ha illuminato per un post già abbozzato e poi eliminato riguardo le svariate personalità di ognuno di noi e in questo caso, del sottoscritto. La puntata in questione è quella dove Sheldon e Amy devono decidere una determinata data (evitando spoiler) e visto lo stress del protagonista inizia a parlare nel sonno, dando libero sfogo alla sua personalità più alla mano, più..."tranqui". 




Argomento, quello delle personalità in noi presenti, attuale da sempre. Mi viene in mente per esempio "Uno, nessuno e centomila" di Pirandello (alla faccia della prof. che mi bocciò alla matura!). Ma anche nel mondo della musica e nel cinema i riferimenti sono ovunque.
Avevo già trattato un post simile durante i primi mesi di vita del blog. Più che altro con alcune similitudini tra me e vari personaggi del film. Diciamo che questa, a distanza di quasi sei mesi, è una "Parte II".

Innanzitutto tra le tante idee accumulate per questo post c'entra anche quello di Moz inerente alla "Pazzia di batman" (che trovate QUI). L'ultima volta che avevo scritto qualcosa era proprio inerente al supereroe di Gotham City e citando il mio amico blogger "Perché, diciamocelo (e il Joker ha ragione): Come può essere normale una persona che indossa un costume da pipistrello e se ne va in giro a fare il vigilante non richiesto? Non sei normale. Per niente. Per me Bats è questo. Un personaggio che rappresenta un tipo di follia, e forse tutti i personaggi della sua storia sono un tipo di disturbo mentale. ". Ecco, tra le tante similitudini già citate e che avete letto in precedenza, è presente pure la follia e la sete di giustizia (e anche una piccola dose Tarantiniana di violenza che so fortunatamente placare). Sicuramente quella di prendere e letteralmente scaraventare qualcuno sul muro, con il peggiore dei miei sguardi più neri di un temporale, è un pensiero ricorrente in me. Complice il fatto che son sempre stato etichettato da alcune persone come il classico bravo ragazzo. Quello educato e gentile e che spesso porta pazienza e lascia scorrere. Gran bel peso, quello di avere lo sguardo da brava persona. D'altronde lo cantavano anche i miei (e di tutti) amati Who, come ci si sente veramente, dietro gli occhi azzurri.




"Quando il mio pugno si stringe, aprilo
prima che lo usi e perda la mia freddezza
quando sorrido, dimmi qualche brutta notizia
prima che rida e agisca come uno stupido"

...dice la canzone, ed è vero. Purtroppo nella vita di tutti giorni, incontriamo (e incontro) persone a noi incompatibili caratterialmente, oppure altrettante con la faccia di bronzo che vivono grazie alla fatica degli altri, soprattutto nel mondo del lavoro in tutti i settori. Sta di fatto che certi modi di fare degli stessi meritano effettivamente una lezione. Prima ho menzionato la violenza di Tarantino nei film ed è vero quanto sto per dire: Dare una sonora lezione ricca di splatter (o terrificanti torture psicologiche) a determinate persone mi...concilia il sonno. Il che è effettivamente preoccupante ma terapeutico. Mentre tutti i video asmr di questo mondo (i classici rumori di relax) non fanno altro che irritarmi e tenermi sveglio. Eccezione fatta per questa playlist su spotify. 
D'altronde l'ho detto: come Batman ho sete di giustizia e vedere continuamente persone che se ne approfittano della disponibilità altrui anno dopo anno diventa irritante e insopportabile. Ovviamente sono consapevole che mai e sottolineo MAI agirò come spesso accade nella mia mente. Anzi, come in "Behind blue eyes" degli who mantengo la mia freddezza e mi comporto come il protagonista di "Impiegati...male!" Peter Gibbons: Scazzato e rilassato, prendendola con filosofia e ironia. (Vi prego, fate clic perché è una scena veramente terapeutica! Pari alla scena della fotocopiatrice, ripresa dai Griffin in una nota puntata. QUI link del paragone tra la scena animata e quella del film, quando l'avevo vista per la prima volta, conoscendo il film presente nella mia collezione di DVD, avrò riso per un bel po' di minuti).
Col senno di poi, posso dire che ho un buon self-control. Ovviamente i classici respiri profondi mi sono sempre d'aiuto -soprattutto se sono in cassa a lavoro-, per questo ringrazio Mike Maric e i tanti insegnamenti trovati sul libro "La scienza del respiro". Libro che consiglio a tutti. Va anche detto che sono toro e in quanto tale, come segno zodiacale, sono una pentola a pressione: Devo esplodere, imprecare alla Carletto Mazzone/Germano Mosconi e poi tutto passa. Il più capita con gli automobilisti, ovviamente (o, in passato, al mio povero stipetto a lavoro: l'unica volta che ho perso la pazienza per calmarmi avevo tirato il classico pugno/cartone a dir si voglia alla porta in metallo. Poi ovviamente sistemata nel più classico dei "vedo/non vedo". Questo perché tutto si può dire di me, ma mai che frego i clienti con i soldi -A dire ciò un cliente anziano che non sa neanche quanti soldi aveva nel portafoglio-. Sono professionale e sempre attento, a differenza di molti). 

Altro esempio cinematografico della bontà di una persona portata al limite dell'esasperazione è "Io, me & Irene", di Peter & Bobby Farrelly con Jim Carrey (si, adoro Jim da quando avevo 11 anni). Lo sdoppiamento della personalità del buon Charlie, trasformandosi in Frank causa tanta rabbia repressa. 
Per quanto demenziale sia il film, mi aveva colpito proprio "l'ingresso in scena" di Frank, dopo il più classico dei palmface e guardandosi in giro come per chiedersi "che ci faccio qui". Quante volte mi capita. A volte ipotizzo di non far parte di questo pianeta, altrimenti non trovo altre spiegazioni riguardante sogni di invasioni aliene degne di Indipendence day. (un giorno, prometto, li racconterò. Volevo farlo nel post riguardanti gli UFO ma come spesso accade nella mia mente...troppa carne al fuoco e non posso sempre farcire post di tutto quello che mi passa per la testa).
Oltretutto menzione speciale alla colonna sonora di questo film: Ci sono i Cake, i Dwarves e ovviamente i Foo Fighters con "Breakout".



Il video richiama ovviamente la trama del film, con Dave Grohl che come Charlie/Jim Carrey (e il sottoscritto) porta pazienza fino ad un certo punto, dando vita all'alter ego musicale che tutti conosciamo.
Ho postato il videoclip perché tra le tante personalità c'era quella, soprattutto alle superiori, da timido  "sfigato" alla Stanley Ipkiss di "The Mask" con Jim Carrey ("Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?" cit.) , detta senza mezzi termini. Stavo sulle mie e di conseguenza alcuni risultati amorosi sono arrivati anni dopo a seguire, lavorando su me stesso (e diabolico come sono usando straccio e cloroformio al mio "io" timido), perdendo così la chance di farmi avanti verso chi, magari, provava una certa curiosità nei miei confronti. Ogni tanto, almeno fino a un paio d'anni fa, la parte timida si risvegliava con la frase "che ci provi a fare, prenderai l'ennesimo no"... Inutile dire che l'avevo rimessa a dormire con la giusta dose di due optalidon con il campari soda canticchiando, appunto, "Novocaine for the soul" degli Eels (E cito "This paint by number life is fuckin' with my head, once again"). Dando così libero sfogo alla versione di me più spensierata e coraggiosa, anche se dopo tutti questi argomenti mi viene in mente una frase di Nitro tratta dal pezzo "Bipolar  mind": "Ho due personalità diverse e fanno entrambe schifo / ma se siamo a letto in due, tesoro mio, ti sembra un threesome". Insomma, non proprio un bel biglietto da visita.
Onestamente, a parte gli scherzi, non ho rimpianti di certe cotte soffocate emotivamente e finite nel dimenticatoio. Con i "se" e i "ma" non si va da nessuna parte. Evidentemente tutto ha un filo logico, anche se citando Doc Brown della saga ritorno il futuro "il futuro non è scritto, siamo noi a costruirlo".


 Ovviamente c'e anche l'immagine da amante della musica che ricopre un certo peso. in questo caso, a mio dispiacere, c'e la parte di me più "alla mano" che spesso si lascia andare alle canzoni radiofoniche attuali che, in cuor mio, odio con tutto il cuore. Soprattutto se mi passano per la testa a orari assurdi. Tutta colpa della parola "orecchiabile", oltre alla frequenza con cui certe (ipotetiche) hit passano sui canali musicali in tv o nelle radio / di sottofondo a lavoro senza dignità.  In questi casi penso solo una cosa: 


Ciò non toglie che, anche se amo lo Stoner rock o altri gruppi di nicchia di vario genere, una parte di me ha un debole -e lo sanno tutti- per la New wave anni '80.  Qua do il peggio di me, soprattutto se passano le Hit di Falco ("Der Kommissar" e "Rock me Amadeus", per capirci). Ma come per i generi di nicchia, anche qua la lista di gruppi è lunga: Ad una festa a tema se sentirò "Turning Japanese" dei Vapors o "I Ran" dei A Flock of Seagulls non sarò responsabile delle mie azioni. Idem per le canzoni degli Ultravox o Inxs. In questi casi vince l'euforia e citando un mio caro amico ai tempi d'oro durante un'altra festa completamente diversa: "Ragazzi...Mirko ha ordinato due caraffe di birra, siamo nella merda". 



Per ultimo, dimenticando sicuramente qualche aspetto di me (per esempio quello euforico e simpatico, sedato con la stricnina nel caffè, altrimenti scrivevo solo idiozie), nomino due aspetti di me poco noti.
Il primo è la maturità nell'accettare le sconfitte della vita. Da sempre sono una persona competitiva (ne avevo già parlato QUI). Ovviamente non tutte le ciambelle riescono col buco, o come dico sempre "Michael Jordan per essere QUEL Michael Jordan, ha perso un bel po' di partite e sbagliato altrettanti tiri".
Anche se va contro al "Fare o non fare, non c'è provare" di Yoda (da buon fan di Star Wars quale sono), mi tuffo sempre nella vita. E' l'unica che ho. Se qualcosa va male imparo dagli sbagli. "Occhi sorridenti e una pulita alle braghe", cantano i Tre Allegri ragazzi morti in "country boy". Canzone che mi descrive alla perfezione. Penso che dopo la parentesi basso andata non proprio come volevo, sentivo il bisogno di tuffarmi nel mondo del blog. Scrivere mi piace e, a tempo perso, sto seguendo un altro consiglio ricevuto da molti nell'arco di qualche mese: "Perché non provi a scrivere qualcosa di tuo?". Ovviamente il tutto in base al tempo che ho a disposizione. Se farò un tuffo a vuoto pazienza. Le esperienze nella vita vanno fatte, soprattutto se la mente è sempre in movimento.
Oltretutto non ho mai chiuso la parentesi "basso & musica", per la cronaca. Da un po' di giorni ho quella d'imparare un signor repertorio reggae e ska (Toots and the Maytals, Pitura Freska, Ska-J, Sublime e molti molti altri).
 Questo spiega anche perché nella mia wishlist su ibs.it c'e da tempo il libro "La lentezza della luce", di Michele Dalai. Se qualcuno l'ha già letto ditemi pure il vostro parere, pura curiosità.
Sono dell'idea che anche le sconfitte vanno celebrate con il giusto merito, perché sono le stesse a darci la forza per reagire, rialzarsi e ottenere una vittoria strameritata quanto indimenticabile.

La seconda è la parte diffidente di me, quella che si, vuole avere una cerchia di amici fidati. Ma ha preso talmente tante batoste in vita sua che fa retromarcia e spesso si isola con se stessa. Citando il titolo del post (e canzone di Enrico Mapuche), la parte peggiore, appunto. Ovviamente so gestirla senza entrare nel panico, ma quando entra nel vivo sembra il remake di una scena del film Revolver:


Ovvero "la sconfitta dell'ego". Saper gestire determinati momenti critici mi da particolare fiducia, soprattutto se sono il primo ad avere dubbi e incertezze. Citando il protagonista nella scena appena postata: "Tu non mi controlli, io controllo te". Ed è un gran lavoro su se stessi saper mantenere il controllo in determinate situazioni. A prescindere se si tratta di momenti d'euforia, rabbia, delusione o sfiducia nei propri mezzi.






<<Lynne:"Non esiste una tua vera identità",  Andy:"Ah già...dimenticavo". >> (Dal film  "Man on the moon")