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venerdì 15 maggio 2020

"Vita eccessiva di John Belushi - Quando il gioco si fa duro", di Francesco Barilli & Lele Corvi


Prima d'incominciare volevo ringraziare Fabrizio del blog Cent'anni di nerditudine per avermi fatto scoprire questa graphic novel grazie alla sua recensione (che trovate facendo clic sul link sopra postato). Non sono uno che risponde più con la stessa frequenza ai vari commenti sotto i post, me ne rendo conto, ma questi sono piccoli gesti che fanno dire a chi scrive una recensione "Il mio lavoro è servito a qualcosa, ben fatta!". 



Tutto è iniziato da una videocassetta e un videoregistratore nei primi anni '90. La collezione di film non era ancora così vasta come quella attuale in DVD, ma già da queste basi si può capire molto, di me: Spaceballs, i due Ghostbusters, I primi Batman e la trilogia di Ritorno al Futuro. E poi I Blues Brothers. LA videocassetta. 

"La" maiuscolo perché l'influenza ricevuta è stata pari a una bomba inesplosa per molto tempo e pronta a farsi sentire. A partire dal trailer presente prima film, ovvero "Fa la cosa giusta", di Spike Lee: La scoperta di un regista che, nel corso degli anni rientra tra i miei preferiti e quella Fight the power dei Public Enemy di sottofondo che involontariamente ha influenzato i miei gusti musicali. Solo col tempo l'illuminazione: L'album precedente a " It takes a nation of millions to hold us back" dei P.E. era stato prodotto da Rick Rubin della Def Jam -e tutto torna, visto quanto venero i Beastie Boys-.
Cosa ne penso del libro è scontato: La recensione la trovate qua su Goodreads oppure, per chi legge dal pc, da pochi giorni condivido le stesse recensioni qua sulla destra del monitor (a voi la scelta). Ma come mai mi è piaciuto così tanto da dagli cinque stelle su cinque? Quanto effettivamente non solo i due "musicisti", come vengono chiamati in una scena del film da una signora, mi hanno influenzato, ma i vari personaggi interpretati da Belushi stesso (e anche nella cultura di massa, anche come compagnia d'amici)?

Ci sono due fasi, prima dell'età adulta, in cui questo cult cinematografico veniva visto e rivisto fino allo sfinimento: Da bambino nei primi anni '90 con un mio caro amico dopo le ore di catechismo -dove spesso combinavamo più danni della confraternita "Delta Tau Chi", ma ad Animal house...ci arriviamo dopo-. Come Jake & Elwood la complicità creata ai danni del prete o della "pinguina", era la stessa.
Verso i 12 anni, in seconda media, ritornò di prepotenza in heavy rotation complice anche la passione per la musica presente in me e al mio vicino di banco. Eravamo presi bene, mancava solo di formare un gruppo e chiamarci "Cech & the magic tones".
Da queste basi e crescendo con amici con interessi simili al sottoscritto il resto è scontato: L'attitudine dei due fratelli, le battute ripetute a memoria in determinate occasioni e l'espressione di Elwood nel sentirsi dire "Non è il bicchiere giusto" come immagine profilo nel nostro gruppo whatsapp.



Un film che ha segnato tutta questa compagnia d'amici che frequento: Basta pensare al fantabasket su Dunkest e al nome della squadra di uno di loro: i "Good Old Blues Brothers boys Band" e le risate fatte subito dopo, sforzando la foce per rispondere "Io sono Bob e questo è il mio localino!" oppure "Hey...questo non è Hank Williams!!".


Se "Joliet" Jake mi ha influenzato a livello musicale, complice soprattutto i vinili di mio padre e la sua passione per il blues, c'è un personaggio che si è fatto sentire in me. Forse nel periodo più turbolento e assetato della mia vita. (D'altronde sono friulano e un po' d'autoironia non guasta mai). Parlo ovviamente di "Bluto" Blutarsky in Animal House.
Nella graphic novel di Barilli e Corvi, i due personaggi sopra citati si fondono a John Belushi e si scambiano con naturalezza nel corso dei vari capitoli spiegando appunto le varie fasi della sua vita.
Un po' quello che è successo con me quando ho scoperto Animal House.



Già membro di una numerosa compagnia di amici (diversa da quella riguardante i Blues Brothers) degna di una confraternita, non elenco cosa succedeva in quel 2007 per privacy e dignità. Ma non è tanto per i festini in se: Uno dei ricordi più belli associati a questo film è quando avevo l'avevo fatto vedere ad un mio amico e compaesano. Gli si era aperto un mondo e come spesso accadeva nel film, il brano "Louie Louie" era diventato il più classico dei tormentoni tra di noi. Quando, prima del COVID-19, ci si trovava per una birretta da qualche parte oppure, "alzando il tiro", Havana Cola.
L'imprevedibilità di Bluto/Belushi era d'esempio per i momenti più folli passati assieme.
C'e ancora quella frase che circola ispirandosi all'attore, ovvero "Ho sentito di un conoscente che per carnevale voleva prendere esempio da Belushi e vestirsi da brufolo, ovvero con del dentifricio in bocca". (Lo "Sparacibo" nella traduzione italiana è "Zit" nell'originale, ovvero appunto brufolo. Oltretutto scena improvvisata sul momento, per chi non lo sapesse).


Nella vita però non ci sono solo le risate e i momenti ricchi d'ilarità ed euforia. Non sarò tormentato come l'attore e protagonista di questa graphic novel che v'invito a leggere ne ho gli stessi problemi  e dipendenze che aveva lui nel corso degli anni , ma certe vignette parlano da sole:



In famiglia, almeno, da una parte della mia famiglia risultavo sempre quello "simpatico", con la battuta pronta e dalla risata assicurata. Più che altro per autodifesa. Personalmente è un ruolo che mi è sempre pesato, così come chi mi attacca etichette tirando così conclusioni affrettate sul sottoscritto e non comprendendo al 100% il mio valore o le mie idee. Parafrasando una frase letta nel libro precedente, ovvero "Ascension: Vita e musiche di John Coltrane ", di Eric Nisenson: "Non cercate di capire Mirko troppo in fretta".
Non ho sempre la battuta pronta, molte volte so essere il più rompipalle e fastidioso essere umano presente sulla faccia della terra, specie se i miei progetti o le mie abitudini scivolano di mano nella loro evoluzione. D'altronde, tenendo fede alla Graphic novel...



Fortuna che la mia tenerezza, o meglio ancora la mia pace mentale riesco a trovarla come Belushi nel ruolo di Ernie Souchak nel film "Chiamami aquila"; dove il direttore del giornale dove Ernie lavora, per determinati motivi lo convince ad allontanarsi dalla città e andare sulle montagne rocciose per intervistare la giovane ornitologa che studia il comportamento delle aquile calve.
Ho semplicemente bisogno di tranquillità e ovviamente tanta natura e verde, la stessa che la mia regione (o alcune parti del mondo) riescono a darmi. Posso avere gli stessi problemi delle persone comuni, simili o maggiori -in fin dei conti siamo tutti uguali e diversi gli uni dagli altri-, ma mi basta una camminata in montagna, un giro in bici o (in tempi di Covid-19), alzare la testa dalla postazione da cui scrivo per vedere se ci sono dei grifoni che stanno volando in cima ad una montagna, perdendomi nella loro maestosità e nella loro apertura alare.
Piccoli dettagli che mi fanno capire come la natura è l'elemento fondamentale per il benessere del sottoscritto.



John Belushi è diventato un mito per tutti quanti noi per ciò che riusciva a fare davanti alla cinepresa. D'altronde parliamo di un signor attore e improvvisatore circondato da colleghi di altrettanto valore in qualsiasi set cinematografico o televisivo, basta pensare a SNL -Saturday Night Live-: Bill Murray, Dan Aykroyd, Chevy Chase...lo stesso Robin Williams che stimo tanto quanto Belushi, anche lui ricco di talento e purtroppo, tormentato da dipendenze nel corso degli anni.

Semplicemente...iconico.











sabato 25 aprile 2020

"Esattamente, mio caro Watson".





"L'uomo poteva prendere strade insolite", Affermava Antonio Ricci riguardante Giorgio Faletti e i suoi tanti interessi portati a termine nella vita. 
Frase a mio dire azzeccata anche per il sottoscritto e tutte le influenze che ho assorbito nel corso degli anni da parte dei miei familiari: i Western da mio padre, il Wrestling da mia nonna...manca ancora una componente, che forse a leggere questo post sta pure gongolando, visto che a mio dire è probabilmente la mia fan #1. Ovviamente parlo di mia madre. 
Come avrete intuito dal titolo, mi riferisco al mondo del giallo: Polizieschi, crime, gialli, noir e chi più ne ha più ne metta. Titolo voluto e non provocatorio, visto che Sherlock Holmes dice in molteplici occasioni la frase citata e non "Elementare, Watson". Anche se della stessa parola (Elementare), ne fa spesso uso. 

In principio tutto è nato da una costola di "topolino", ovvero "Topomistery". Il ricordo dei gadget per riuscire a decodificare le frasi criptate donava brio ed euforia per quello che era il più classico degli ingenui tra i bambini. Diciamo pure una dolce ingenuità fanciullesca.
Senza dimenticare la stazione della polizia dei lego, la serie animata presa spunto dalla nota serie "Scuola di polizia", Scooby Doo e la programmazione di "Ispettore Gadget" su RaiUno. Il cartone, non quella cosa caccolosa chiamata film con Matthew Broderick anche perché, come spesso si dice in questi casi, hanno cagato fuori dal vaso: Artiglio (da quel che mi ricordo) non si è mai visto, nella serie animata!




E ovviamente, un noto uomo-pipistrello che per quanto riguarda il crimine, lo sconfiggeva a modo suo, studiando indizi e debolezze degli avversari nella sua bat-caverna.


Crescendo poi tutti questi dettagli si sono spostati ovviamente nella lettura e nel mondo del cinema a piccole dosi ma sempre mirate e di buon gusto quando possibile. 
Concentrandomi di più sulla lettura; in questa quarantena, per esempio, gli ultimi tre libri letti hanno in comune questa caratteristica. Buffo sapere che tutto è iniziato come con "Revenant" di Punke (già spiegato nel post a tema western): Una volta finito di leggere tutti i libri in mio possesso, sono andato alla ricerca di alcuni provenienti dalla libreria di mia madre, trovando così "Detective in poltrona. Come si diventa Sherlock Holmes", di Ransom Riggs. Un regalo di Natale dello scorso anno che è stato provvisoriamente accantonato causa un Gennaio non troppo felice a casa mia. 
Come scritto nella recensione su Goodreads, anche se è stato pubblicato nel 2009, "Ad avere una DeLorean e portarlo indietro nel tempo, come l'almanacco di Biff Tannen in "Ritorno al Futuro II", sicuramente il mio genere letterario prendeva una piega molto diversa da quella attuale". Questo perché ha tutte le caratteristiche che cercavo in un libro da bambino, quei classici libri con delle belle illustrazioni e le capolettere a inizio capitolo. Sono come Amelie e il suo favoloso mondo: Mi piacciono le piccole cose ma che donano molta soddisfazione. 
Un libro che letteralmente mi ha rapito, anche se ovviamente rivela il modus operandi di Sherlock Holmes rovinando la sorpresa a chi vuole leggere i romanzi con lui protagonista o le sue avventure. Ma l'ho trovato coinvolgente e interessante come pochi. In più, capitoli tipo "come individuare una stanza segreta" mi han fatto esaltare come quando, a 13 anni, avevo visto su Capodistria "The last shot". Io, che sono cresciuto con il mito di Batman e anche adesso a 35 anni continuo a fantasticare su come e dove avere una caverna segreta o sottopassaggi, trovo un capitolo così. La voglia di setacciare tutta la casa per trovare una stanza nascosta e trasformarla nella "Cech-caverna", è alle stelle. 




Il libro va preso per quello che è, ovviamente: una descrizione dettagliata e tecnica del modus operandi che probabilmente si farà amare e odiare dai ben noti amanti del detective. Anche se, tra le cose positive, ci sono alcuni aforismi o determinate situazioni che si possono benissimo applicare alla vita quotidiana.



Successivamente è arrivato da amazon "Il mio cane preferisce Tolstoj" , di Paolo Cioni. Stappando così lo spumpante quando finalmente sono riuscito a terminare l'acquisto (al quarto tentativo in non so quanti anni). 
Un giallo tragicomico che è anche (e soprattutto) "L'ironica metafora di una ricerca di se in chiave postmoderna". Com'è scritto nella quarta di copertina. 


Onestamente, mi chiedo come mai ha avuto così poca notorietà questo libro del 2016. Almeno, credo che ha ricevuto poca visibilità: ogni volta che provavo ad acquistarlo su ibs.it o sul sito della feltrinelli puntualmente veniva eliminato, fortuna che mi ha salvato amazon!
Coinvolgente come pochi, l'avventura di Adelmo Santini mi ha fatto riflettere tantissimo, come son solito fare, proiettandomi nel protagonista e nel suo passato. Non molto simile ad alcune strade che ho preso anche io. Nel suo caso l'ex comico e con un libro di successo ritirato ormai dalle scene, si ritrova una lettera anonima minatoria. Dovendo così ripercorrere vecchi passi e vecchie strade della sua vita. Il tutto con il suo amico fumettista Gilli e il fidato "Piccolo Santini": il suo amico a quattro zampe che tanto piccolo non è, in quanto Bovaro del Bernese.
Ho amato il personaggio, ricco di sfumauture: dall'essere marpione ad avere una spiccata sensibilità, per non parlare del suo rapporto con gli animali e i suoi amici.
Allo stesso tempo ho compreso il suo "ritirarsi dalle scene". Mi ha fatto pensare a quanto poco scrivo sul blog nonostante il tempo non mi manca (sto anche facendo esecizi su esecizi per tenermi in forma)  -è vero che siamo in quarantena, ma sono pur sempre un commesso di un supermcato e gestire questo tipo di lavoro in questo periodo non è facile, quindi PER FAVORE evitiamo com'è capitato in passato paragoni lavorarivi. Come si dice in friulano "Ognun al bala cun so agna". Grazie-, ma come scritto all'inizio del post "L'uomo poteva prendere strade insolite", di conseguenza mi sto orientando su goodreads e recensire libri su questa piattaforma. Anche se a livello mentale ho un archivio bello pieno, qua manca probabilmente la motivazione. Il classico crollo emotivo dopo l'entusiasmo iniziale. Probabilmente è la quarantena che parla: pian pianino sta avendo lo stesso effetto anche Slowly. Per quanto sono nate splendide amicizie in giro per il mondo, dall'Indonesia alla Spagna, dall'America all'Ecuador -senza menzionare molte altre, connazionali compresi-, vedo in generale che l'attenzione sta svanendo pian pianino. Probabilmente il pensiero di tutti nel mondo, è quello di ritornare ad uscire di casa e fare una bella camminata o rivedere persone care e amici, piuttosto di un monitor.

Sta di fatto che la struttura di questo libro è completa. Citando mia madre "la lettura non dev'essere solo uno svago, ma deve anche arricchire". E così è stato, leggendo tra le parole non dette.

 Stappiamo quindi lo spumante per l'acquisto di "Il mio cane preferisce Tolstoj", andato a buon fine anche per le aspettative che avevo sul libro... #alittlebitofthebubbly





"Ancora con il wrestling? Non ti sembra fuoriluogo?" Direi di no.
L'ultimo, di questo mio periodo "in giallo", degno della signora dei Ferrero Rocher o di Jessica Fletcher -dovevo linkare questa canzone in qualche modo, visto tutte le volte che l'ho cantata nella mia vecchia lancia Y- si tratta della graphic novel appena finita " El Borbah " , di Charles burns.
El Borbah è un wrestling/detective a mio dire cazzuto come pochi, con un carisma che si sposa benissimo nella mia compagnia di amici, duante le fagiolate e "barili di birra". Mi son piaciute praticamente quasi tutte le storie raccontate in questo volume (Quattro storie su cinque). Come spesso accade i disegni creepy e inquietanti di Burns fanno d'atmosfera a storie intrecciate tra il noir e la fantascienza. Con dei colpi di scena finali che, come detto più volte, fanno dire al lettore "Porco due per due!" Citando appunto il protagonista nella versione italiana.
Cosa che ho apprezzato molto, in questo volume, è anche l'epilogo che spiega la nascita di questo personaggio: Di come Burns negli anni '60 a Seattle vedeva da bambino questi "omoni bianchi pelosi e sovrappeso, vestiti con costumi succinti che se le davano di santa ragione" prendendo poi così ispirazione tempo dopo, complice anche il fatto di quando, in California, scoprì i lottatori messicani tutti con queste maschere sul volto.
Avendo nominato Seattle e amando il panorama grunge di fine anni '80 inizio '90, mi sembra doveroso dire che è sua la copertina dell'album fatto da artisti vari "Sub Pop 200", dell'omonima casa discografica.


C'è ancora un mistero da risolvere: Andrò avanti con il blog o la mia mente mi porterà verso nuove avventure? L'unica pista da seguire al momento è presente solo nella mia mente. Sorridendo in maniera beffarda, guardando i nuovi acquisti cartacei e una promessa fatta ad un utente. Chi? Resterà un mistero, visto che l'unico indizio concreto è che riesco ad alternarmi tra libri e graphic novel!




(il mio approccio con le idee creative: "Kansas city shuffle": "Merda cazzo porca, esatto.")



domenica 6 ottobre 2019

I'm Batman! 🦇





(Premessa, non prendetevi troppo a male: Sono cresciuto con "Batman - La serie animata" e i Batman di Tim Burton, è normale dare un tocco cupo a questo tema. Chi li conosce, sa a cosa mi riferisco).

-Chi non coglie la sfumatura, probabilmente avrà visto troppe volte "Batman & Robin", di Joel Schumacher-




Sabato 21 Settembre era il "Batman day". 80 anni del cavaliere oscuro.
Come sempre i miei auguri scritti arrivano sempre dopo, il classico invitato che si ricorda tardi ma quando incontra il festeggiato riecheggiano ricordi, mettendo in preventivo giri di birra a random e le ore piccole. Tenendo conto così che molte volte il pensiero vale più di un freddo messaggio di testo puntuale.

Ora inutile svelare la storia di Bruce Wayne / Batman. Chi non la conosce, citando la gialappas ai tempi di "Mai dire gol", è un brufaldino.
Come mai però mi ha sempre attirato a se, come una calamita, questo supereroe?

Pur avendo un vago ricordo delle puntate con Adam West durante la mia tenera età (ora, ovviamente, ho il cofanetto con tutta la serie), l'impatto è stato con "Batman - La serie animata" (idem), presente per noi nati negli ottanta su Bim Bum Bam nella fantastica programmazione di quelle estati, con Taz-Mania pronto a farci divertire, anche se non mi ricordo se prima o dopo.
Nello stesso periodo vedevo continuamente il film "Batman - Il ritorno", di Tim Burton. Ero ossessionato da quel film. Aveva tutto quello che cercavo in una pellicola.
Successivamente sono arrivati i fumetti presi in edicola, altri film - Escluso Batman & Robin, mai visto...e c'è una ragione - e molte citazioni da altre serie tv o cartoni animati.

Rivedendo i sei film in mio possesso, durante questa ricorrenza, a 35 anni posso dire che la risposta esatta è, senza ombra di dubbio, la forza di volontà nel reagire a determinate azioni. Specie se negative e ci fanno soffrire.
Un monologo che si sposa benissimo con il personaggio creato da Bob Kane e con il sottoscritto è preso dal film "Revolver":



Già. Furbizia, Sofferenza, Consapevolezza, determinazione e ricerca perenne della pace interiore.
Probabilmente tutti noi amanti del crociato mascherato abbiamo qualche similitudine col nostro eroe. Che sia il senso di giustizia o vendetta. Spetta solo a noi stessi scavare a fondo nel nostro io.
Nel mio caso, per quanto cupo può sembrare questa prima parte iniziale del post, è proprio il vivere nell'ombra accanto alcuni "demoni metaforici" che mi tormentano ma allo stesso modo mi danno la forza, il classico istinto di sopravvivenza. Anche perché credetemi...è bello avere una memoria come la mia, ma spesso si presentano ricordi dolorosi dal nulla. 
Come Batman: Attendere nell'oscurità, appunto, il momento giusto per entrare in azione e sbaragliare tutti, a prescindere delle dicerie o il ruolo che ricopriamo nella vita quotidiana: Sono sempre stato quello preso sottogamba, a scuola, nello sport e in certi casi anche in famiglia.
Se devo pensare al momento in cui mi sono ritrovato metaforicamente solo, come il giovane Bruce dopo la morte dei suoi genitori, è stato nell'Agosto del '95. La morte di mio nonno.
Col senno di poi, senza fare paragoni esagerati o riduttivi perché si sa: L'amore dei nonni per i nipoti è indescrivibile, io e lui eravamo come Bruce e Alfred. Si prendeva cura di me, pazientemente, durante la formazione etica e morale nei primi anni di vita (senza nulla togliere, ovviamente, ai miei genitori). M'insegnava i valori quelli buoni e farmi coraggio, nelle avversità della mia vita o sulle mie paure. La mia è sempre stata l'altezza, per esempio. Ora non ricordo esattamente il giorno o le dinamiche, anche perché vivo in perenni stati fatti di "Effetto Mandela", ma durante un mio giorno di malattia, doveva pulire il camino di casa mia ed era salito sul tetto. Non penso di esser salito su con lui, anche perché era una persona responsabile quanto sensibile e attenta. Sicuramente vederlo lavorare con sicurezza e attenzione mi ha donato fiducia. Fiducia ritrovata quando, nel mio periodo da idraulico molti anni dopo, dovevo salire sui tetti per installare pannelli solari.


Ricreare se stessi dal nulla:

Batman Begins, che tanto adoro, rende bene il lavoro che la singola persona deve fare su se stesso per ottenere risultati sperati: Rinunce, sacrifici e sputare tanto sangue.
Non mi ritengo una perona "arrivata" perché, carte alla mano, sono un commesso che scrive sul web le sue esperienze di vita, pari a quelle di tutti gli altri esseri umani. La vita stessa ha tanti insegnamenti da donarmi e non sempre è facile seguire le varie lezioni impartite, se alcuni compagni disturbano. Ma posso dire che mi sono sempre rimboccato le maniche trovando sempre la soluzione adatta a me:
-  Fisicamente, accettando i miei limiti dovuti alla mia condizione fisica e di salute per le difese immunitarie, per esempio: Ho sempre nascosto queste debolezze pur convivendoci quotidianamente, trasformandole in punti di forza. Ho imparato a diminuire lo sforzo fisico sportivo durante l'autunno/inverno? Bene, scrivo o mi tengo occupato in altre forme. Allenerò la mia mente. Attualmente per esempio sto leggendo "La scienza del respiro", di Mike Maric. Mi sto rendendo conto da solo quanti esercizi posso fare per le mie vie respiratorie, dando loro nuova linfa in vista dei periodi più caldi e iperattivi. Per non parlare delle ricette sempre qui presenti, giusto ieri sera abbiamo preso spunto dal libro divorando il "Trancio di salmone in crosta di pistacchi con insalata di avocado e arancia". Sublime.
- Mentalmente, imparando ad essere più furbo e perspicace di chi si ritiene tale. Tant'è che film come Revolver o Memento mi hanno aiutato a valutare certi aspetti passo passo e riflettere attentamente a ciò che mi circonda. Prendere appunti e solo quando si è sicuri di qualcosa prendere posizione e fare la mia mossa. Ovviamente anche qui, cinema a parte, c'ho messo del mio. Detta senza filtri sono la classica persona che ha inghiottito troppe delusioni e sconfitte, ma la mia testardaggine mi ha sempre fatto rialzare dimostrando ai vari detrattori che si sbagliavano, sul mio conto.



Batman & Catwoman




Su questa coppia è stato già detto tutto. Mi fa commuovere ogni volta vedere anche qui la consapevolezza del "vorrei ma non posso". Così simili e complici, eppure così distanti. Chiedere a Michael Keaton e Michelle Pfeiffer per avere conferma.
Tutti siamo destinati a un frammento della nostra lunga vita, dove per quanto attratti, ci capita l'esperienza di patire uno dei peggiori dolori di questo mondo. Nessuno di noi sa bene come reagire, quando ci si toglie la maschera nei momenti di solitudine. A prescindere se da uomo pipistrello o da donna gatto e dai rispettivi meme creati sui post relazioni "reazione uomo/reazione donna". Ovviamente, un paio d'anni fa, ci sono passato anche io. Evitando i dettagli, le esperienze negative o scivoloni imbarazzanti fatti forse per distrarsi. La lezione è sempre quella: "Non è tanto chi sei, ma quello che fai, che ti qualifica". Anche se a dirlo è la giornalista Rachel Dawes.  Me ne sono reso conto da solo in un determinato momento, e non uscivo da una festa con due "pupe" come il Sig. Wayne nella scena in questione.
La cosa positiva, parlo ovviamente per me, è stato ripartire da zero. Senza provare odio o rancore per alcune persone. Ora sono molto felice della strada che ha preso la mia vita e di chi mi sopporta quotidianamente, nel bene e nel male.
 Non proverò mai sentimenti contrastanti verso chi mi ha ferito, ma solo gratitudine: Senza determinate lezioni e "bernoccoli emotivi", sicuramente non diventavo la persona che sono in questo momento della mia vita. Consapevole dell'amore che posso contraccambiare a chi me ne fa dono. Di conseguenza auguro per riflesso tanta gioia, positività e un meraviglioso sorriso.


Ovviamente c'e tanto di cui parlare, soprattutto riguardante l'universo Ghotam. Ma l'argomento "villains", che nel mio caso non passa inosservato (In questo momento ricordo vagmente lo spaventapasseri / Dr. Jonathan Crane  shakerato con "Drugo" Lebowski visto l'accappatoio casalingo e dei capelli di una lunghezza media tra i due personaggi. L'immagine profilo è un vago ricordo del significato del termine "pettinarsi",ormai), l'affronterò quando avrò modo di vedere "Joker", di Todd Philips.

Posso dire però di essere sempre grato a questo fumetto nato ormai 80 anni fa e le varie influenze che, col passare degli anni, sono entrate nella mente di giovani lettori diventati poi fumettisti e sceneggiatori. Basta pensare a Seth MacFarlane e alle battute dette da Peter Griffin e lo stesso Adam West, che doppiava se stesso nelle vesti di sindaco di Quahog, per non parlare del nostrano Paperinik di Elisa Penna e Guido Martina o Tad Stones e Darkwing Duck (si, ho pure questa maglietta!). Stavo dimenticando Matt Parker e Trey Stone di South Park: Dare voce a Kenny nei panni di Mysterion con un timbro vocale alla Christian Bale è geniale!
Dulcis in fundo Leo Ortolani e il suo Rat-Man: Mi ha donato parecchi momenti d'ilarità...anche se non ho mai ricevuto il finale alternativo di "Rat-Man" collection pur inviando per tempo le pagine finali degli ultimi fumetti. Forse perché...sono di Udine.







Probabilmente, il vero motivo per cui adoro Batman è perché trovo riparo in qualcosa di più profondo, soprattutto nei momenti in cui Bruce si appresta a indossare il costume prima di salire sulla sua bat-mobile: L'identità è un comodo rifugio per chi, probabilmente, ha paura di se stesso.
A prescindere dell'alter ego, che sia appunto Batman, "Miroslav Cech" o... Alexander Supertramp. Ma questa, è un'altra storia che probabilmente racconterò col passare del tempo.




domenica 25 agosto 2019

"(Non) sto alla larga da Riverdale!" (Jughead Vol.1, di Chip Zdarsky & Erica Henderson)





I più attenti di voi avranno sicuramente notato che, tra libri che sto leggendo, qualche giorno fa era comparsa la copertina di questa graphic novel. Ovviamente la durata della lettura è stata breve (quanto la comparsa nel blog), non per giocarmi la classica frase "capirai...i fumetti si leggono in poco tempo". Quanto per la storia e di come mi aveva incredibilmente rapito, per tante ragioni e ovviamente tante risate e citazioni non troppo velate.

Il mio interesse per l'universo "Riverdale & Archie", a parte la serie tv in onda penso su netflix che non guardo perché...si sa: Ho gusti strani per le serie tv; è nata nel lontano 1988, quando avevo quattro anni e su Italia Uno nel palinsesto c'era (per noi nostalgici) "Zero in condotta", serie animata tratta appunto dai fumetti "Archie".
Col passare degli anni, durante il mio classico caffè del sabato mattina al bar, sfogliando le recensioni della rivista sportweek mi cade l'occhio su quella dedicata al primo volume della nuova collana "Archie". Inutile dire che è stato amore a prima vista, visto che qua a casa ho al momento i primi due volumi su cinque.
A incuriosirmi però, la stessa casa editrice ha nella collana i volumi dedicati ad uno dei personaggi più eccentrici della serie: Jughead, appunto.




Al resto, come sempre, ci ha pensato ibs.it.



In questo volume Jughead cerca di salvare la scuola dalle strane idee del nuovo preside, ovviamente il tutto tra un hamburger e l'altro come suo solito.
La cosa che più mi ha colpito sono i vari film mentali presenti tra i capitoli, quando il personaggio in questione sviene o come spesso accade si addormenta in punizione: Proietta nella sua mente scene cinematografiche dove lui è protagonista, ovviamente.
Questo piccolo dettaglio mi ha spinto a scrivere il post, proprio perché come accade anche nel film "I sogni segreti di Walter Mitty", soffro dello stesso problema. Se così si può chiamare.
Come scritto in qualche post precedente, da studente ero molto anonimo e stavo sulle mie, anche se nella mia mente m'immaginavo come uno dei classici protagonisti dei teen movie di quel periodo ("Road Trip", "Giovani, pazzi e svitati" e "100 ragazze" per citarne alcuni). Le avversità o alcune situazioni le affrontavo in un mondo parallelo. Dove tiravo fuori le palle e riuscivo a impormi in quella che era una gerarchia non scritta e come nella giungla "vige la legge del più forte (o del più carismatico)".
Peccato poi che una volta "ritornato nel mondo reale" ero il classico Sig. Nessuno, con le cuffiette e la musica a pieno volume.

A distanza di anni posso dire che questo "vizio" è ancora presente in me: Sul posto di lavoro come nella vita di tutti i giorni m'immagino affrontare determinate situazioni come un mozzafiatante eroe dei film d'azione (o, se sono d'umore nero, faccio fare a determinate persone una brutta fine, in pieno stile Quentin Tarantino per capirci).
Ovviamente non ci sono solo situazioni negative: come spesso accade, complice anche una presunta nostalgia musicale, se nella playlist c'e una canzone che ha quel "non so che"  riesco a immaginarmi di nuovo con il basso in mano, da bravo frontman a coinvolgere il pubblico presente nell'ipotetica sala concerti.
Per non parlare delle mie (tristi) battute che, quando le penso in macchina -ridendo pure da solo per quanto mi fanno ridere-, una volta che prendo confidenza con persone complici mi lascio andare...il più delle volte con risultati penosi. Questo perché ognuno ha un senso dell'umorismo diverso.
In tutta onestà questa caratteristica che accomuna me, Junghead e Walter Mitty non è negativa: Proiettare una situazione parallela, anche se surreale, con la dovuta mentalità e lucidità può essere uno stimolo sia a livello carismatico che di fiducia in se stessi: ovviamente se qualcosa nella vita va male, di certo non mi metto a fare una sparatoria degna di Django (con la canzone di Tupac in sottofondo), ma riesco in questo modo a scaricare tutta la tensione necessaria e affrontare il problema con la giusta logica e appunto, con una lucidità impeccabile. Mantenendo una calma a dir poco invidiabile, anche se da toro quale sono...non è sempre facile contare fino a dieci. (Chi è del mio stesso segno zodiacale sa di cosa parlo).

Tra le tante "genialate" presenti nel primo volume, per citarne alcune, c'è il frame "Game of Jones", dove Jughead in questa proiezione deve salvare il regno non per avere la mano della principessa ma per...un vassoio dei migliori fireburger. Oppure l'easter egg degli autori, dove tra i nomi della petizione di Betty ci sono le loro firme. (le altre non le nomino, compratevi il volume!).

E' vero: Bisogna restare sempre con i piedi per terra ed essere sempre razionali. Ma come dico sempre "Sognare ad occhi aperti è gratis e terapeutico, il più delle volte". Lo dicono anche i Persiana Jones nella loro canzone "Ore e giorni":

"Con la mente posso avere tutto quello che non so
tutto quello che non ho visto mai
posso andare via di qua e sognare posti che
io di certo non vedrò stando qua"

E voi? Avete letto queste nuove graphic novel o siete ancora legati alla serie animata/telefilm?












mercoledì 17 luglio 2019

Sickly bad taste productions presents: "Squeak the mouse" & co.



"Mirko da bambino trovava ingiusto (in Tom & Jerry) vedere che in ogni puntata tra i due aveva sempre la meglio il topo. Difatti s'incazzava continuamente davanti la tv".  (Mia madre)


Dopo aver finito "Tutti gli uomini del re", meraviglioso romanzo di Robert Penn Warren, per staccare la spina dalla lettura impegnata, ho letteralmente divorato in un giorno il volume a fumetti "Squeak the mouse" di Massimo Mattioli. Fumetto che dentro ha di tutto: Black Humor, splatter (o gore pop), scene di sesso vietate ai minori...

...E mi sono divertito! Meglio frenare l'entusiasmo e andare per ordine.

Era il Natale del '91 o '92 se non erro. Come regalo dai parenti di Torino avevo ricevuto l'abbonamento mensile alla rivista per ragazzi "il Giornalino". Tra i vari fumetti che proponeva, la mia fissazione era centrata tutta dal tono umoristico di Carlo Peroni (L'ispettore Perogatt) e del coniglio reporter Pinky di Mattioli.
A distanza di molti anni, complice la nostalgia che mi contraddistingue, cercavo su internet varie informazioni o volumi dei vari fumettisti. Come spesso accade dopo aver fatto un buco nell'acqua, andando a scavare a fondo nel web, vengo a conoscenza di personaggi e storie più dissacranti per un pubblico adulto: Joe Galaxy e, ovviamente, Squeak the mouse. IBS.it mi propone il secondo nominato.
Il risultato finale, complice anche i miei capelli perennemente spettinati, ricordava il noto meme con Fry di Futurama "Shut up and take my money!".



Galeotta fu anche la frase "questi personaggi hanno ispirato Matt Groening per due noti protagonisti della serie I Simpson, ovvero Grattachecca e Fichetto".
E' surreale quanto ironico mettere insieme i pezzi del puzzle in ordine cronologico e notare come una rivista d'ispirazione cattolica indirettamente mi ha portato ad essere ciò che sono, con il mio humor spesso demenziale e dissacrante. "Divieti televisivi" compresi da parte di mia madre sulla nota famiglia di Springfield.
Del mio humor ne ho già parlato spesso qua e la; con i Simpson invece la storia è diversa.
Ero alle elementari quando lo schermo delle tv italiane aveva preso questa tinta giallastra. In seconda serata a mezzanotte su canale 5. Come faccio a saperlo? Nella vecchia videocassetta de "Il piccolo diavolo", l'ultima pubblicità era stata involontariamente registrata: Un breve teaser della settima puntata della prima stagione.
Nessuno parlava ancora di loro, tranne un compagno di classe che ci aggiornava sulle puntate durante l'ora di pranzo in mensa.
Qualche anno dopo il passaggio televisivo lo spostarono di domenica verso mezzogiorno, o mezzogiorno e mezzo. Incuriosito dal chiacchiericcio generale, visto il passaparola, con un rapido e furtivo zapping metto sul canale e becco proprio loro: Grattachecca e Fichetto che si scannano a morte nel peggiore dei modi (la scena dove Grattachecca viene inchiodato sulle scale mobili e poi diventa pelliccia, per intenderci). Ricordo anche quante ne avevo sentite, prima di cambiare subito canale. Un bel biglietto da visita.
Dove sta l'ironia? Ora, a 35 anni "I Simpson" li vedo in sua compagnia. Divisi tra risate, discussioni costruttive e...di come quella famiglia di Springfield ha vari punti in comune con la nostra, nel bene e nel male.

Come mai mi ha divertito così tanto questo fumetto? Per mille ragioni, innanzitutto è una piccola rivincita splatter concessa al bambino che ero. Immaginare quel maledetto topo torturato nei modi peggiori è stato terapeutico: Certo, le loro Slapstick anche -soprattutto- ai danni di Tom mi facevano ridere di gusto. Lo slapstick in se mi fa ridere, a prescindere se a farlo sono noti comici del passato, cartoni animati realizzati da Hanna&Barbera e Tex Avery oppure scene di film note a molti.
Rivincita eccessivamente violenta, è vero. Ma è sempre stata nella mia indole schierarmi verso chi subisce e non riesce ad ottenere almeno una chance, nella vita. Outsider come Tom, Paperino, Paperoga...gente che si fa (chi più chi meno) un mazzo tanto ma comunque ottiene le simpatie del pubblico in quanto rappresentano a mio dire la normalità dell'essere "umano" nei suoi difetti -anche se antropomorfo, in questo caso-. Chi nasce "Gastone", "Topolino" o "Jerry" nella vita comune, irrita spesso chi deve arrancare e fare parecchi sacrifici prima di ottenere i risultati ottenuti. Anche se poi la soddisfazione finale è maggiore, rispetto a chi trova la pappa pronta.
Divertito anche per i contenuti vietati ai minori, trovare certe scene esplicite è normale routine. Soprattutto per chi come me ha fatto conoscenza in passato dei fumetti su Mr. Natural o Fritz il gatto di Robert Crumb (Esatto, non di Bakshi "Fritz il Gatto").
Parlare di sesso non mi ha mai scandalizzato. Come detto più volte sono cresciuto a pane e Daniele Luttazzi e i suoi vari spettacoli ("Sesso con Luttazzi" su tutti, per restare in argomento). Gli stessi Monty Python nei loro sketch c'hanno messo del loro, rischiando in un solo caso la censura. Fortuna vuole che nel cofanetto in dvd non c'è nessun taglio.



(Passate direttamente al settimo minuto del video)

Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente dove regnava e regna tutt'ora (più o meno) l'apertura mentale. Ovviamente quando possibile senza risultare fuori luogo o inadatto, anche se alcune battute fuori luogo quanto imbarazzanti sono capitate con frequenza (non da parte mia).
Alla fine il corpo umano e tutto ciò che ne fa parte è pura comicità. Buffo il pensiero di come, nel periodo in cui leggevo "il giornalino" e le vignette "caste" di Mattioli, negli ultimi sedili dello scuolabus c'era un disegno raffigurante una donna nuda stilizzata con tanto di frecce e spiegazioni dirette ed elementari. Mi ha sempre fatto ridere la cosa col senno di poi.
Il resto si sa, è storia: Un bambino indirettamente impostato sulle battute per adulti che, crescendo, si ritrova in una scuola media cattolica circondata da tabù e nello stesso periodo in televisione sei trentenni tra le tante cose scherzano sul sesso. Praticamente un "piantagrane nato" per alcuni insegnanti devoti alla chiesa cattolica. Devono ringraziare il fatto che non conoscevo ancora i Python's e il loro film "Il senso della vita". Altrimenti la bocciatura era dietro l'angolo complice soprattutto una canzone di questa pellicola.


Alla fine, con un gioco di parole, "Il senso della vita" alla fine è proprio questo per me. Anzi, uno dei tanti sensi della vita: Non prendere tutto troppo sul serio e lasciarsi andare. L'arte, intesa come mondo dello spettacolo e cartaceo, spesso ci dona momenti violentemente divertenti: Da Pulp Fiction e il tributo ripreso in chiave comica da Aldo, Giovanni e Giacomo. Il cammeo degli attori di Alien (e l'alieno stesso) in Spaceballs.
Nella lettura mi viene in mente quel geniale libro quale "Una perfetta giornata perfetta", di Martin Page, e cito la quarta di copertina:


"Un grido d'orrore di fronte alle mostruosità della nostra vita quotidiana, e al tempo stesso un gigantesco sberleffo alle turpi delizie della modernità".


mercoledì 24 aprile 2019

Didascalie, nuvolette, trame e sceneggiature: La mia passione per i fumetti e le graphic novel.

Complice il ritorno della pioggia e un errore grossolano a dir poco tremendo fatto da chi come me ama la lettura su carta stampata (ho lasciato i finestrini della macchina aperti bagnando leggermente "la casa delle belle addormentate" di Kawabata...ma tranquilli: Gli altri libri in mio possesso gli stanno già facendo riprendere la sua forma naturale), ho iniziato e già finito il volume a fumetti "Big Baby" di Charles Burns e da li l'idea di questo nuovo post.

Piccola nota: Non sono uno che maltratta i libri, fa orecchie o quant'altro, mi sono solo lasciato prendere dal bel tempo dimenticando di vedere le previsioni meteo, capita. Anche se certe situazioni li rendono comunque vissuti e a mio dire hanno il loro perché, sempre se i piccoli incidenti sono involontari.

Come detto in alcuni post spesso mi divido tra libri e graphic novel, se non fumetti veri e propri e a mio dire non c'è nulla di vergognarsi a riguardo.
Si può anche dire che è una passione divisa in due parti: Infanzia ed età adulta.

Questo amore è partito da mio padre, l'eterno Peter Pan che tutt'ora a quasi 65 anni colleziona riviste su riviste di Tex (Penso che Sergio Bonelli Editore gli deve ironicamente un regalo per questo crowdfunding amatoriale visto che camera sua sembra un museo non ufficiale della casa editrice) e le storiche tappe nell'edicola del paese quando ero bambino. Come tutti ho preso il via con il classico Topolino, aspettando con gioia l'arrivo del Mercoledì e le "Storie a bivi". Probabilmente l'unica cosa che riusciva a ritagliarmi curiosità tra una prevedibile storia e l'altra. Prevedibile perché ho sempre odiato personaggi come Gastone e Topolino mentre facevo il tifo per chi arrancava nella società (i vari Paperino, Pippo e Paperoga).
Ovviamente non mi sono fermato solo alla sponda Disney, ricordo con molto affetto "il giornalino" e quell'ironia a mio dire surreale di Carlo "Perogatt" Peroni e del suo personaggio "Ispettore Perogatt". Seguito a ruota da Jacovitti e,  andando a casa di amici di mio padre, pure le vignette satiriche di Forattini. Per certi versi inadatte ad un bambino che deve ancora iscriversi alle medie ma si sa, per tener buono quando si è ospiti un bambinetto va bene tutto e tutto fa curriculum. Soprattutto per i futuri elettori che conoscono così in chiave ironica il mondo della politica e a distanza di anni la storia dei vari partiti o chi li rappresentava.

Dopo qualche parentesi tra varie riviste minori ma comunque divertenti arriva il primo passaggio dallo stato infantile ai primi passi dell'individuo adulto quale sono tutt'ora: Il primo "farlocco ma carico d'orgoglio" addio al mondo dei fumetti. I poster delle stelle NBA, da Jordan a Terell Brandon e un giovanissimo Kevin Garnett presero il posto dei precedenti Tiramolla & company.
E quella frase, detta con ironia e senza malizia da chi, se vogliamo, mi ha formato anche a livello musicale e mi osservava dal suo terrazzo in una calda giornata estiva. Quel mio amico che abita di fronte casa mia:  "Mirko...Lascia stare Topolino...buttati su Dylan Dog!"
Consiglio che avevo colto ma molti anni dopo.
Avevo optato invece per quello che era ed è il mio supereroe preferito da sempre: Batman. Ebbene si, sono sponda DC Comics da sempre, mi spiace per chi è pro Marvel. Nella lista si aggiungevano anche i primi numeri di PK (l'attuale Paperinik) e addirittura nel 1998 il fumetto del film Men in Black ma si sa, dai miei 13 anni in poi tutto era concentrato su giri in bici e quel mix di basket e musica, dove con noncuranza puntavo tutto trascurando gli studi.

La vera svolta è arrivata verso la fine dei venti e l'inizio dei trenta e continua tutt'ora ad andare avanti: Ormai adulto ho scoperto vari autori a mio dire interessanti, autori che vi consiglio (quindi armatevi di foglio e penna se siete interessati).
In tarda età vari conoscenti e amici mi ripetevano una sola cosa: "Uno come te deve leggere Rat-Man!". Inutile raccontarvi chi è Leo Ortolani e di come il suo supereroe è entrato di diritto tra i miei preferiti di sempre. Con quell'ironia che tanto adoro e che spesso mi ritrovo ad utilizzare con nochalances... Difficile scegliere un solo momento parallelo tra me e "Deboroh La Roccia". Su tutti probabilmente l'inglese maccheronico (spesso a lavoro a mente fredda quando nella mia mente mi sento dare indicazioni ai turisti m'immagino un fumetto con frasi divertenti quanto imbarazzanti, ma grazie ai Monty Python riesco a tornare in carreggiata con una presunta dignità) e quella scenetta presa dal "Grande Magazzi", ormai diventato un mio tormentone: "Dio, ti prego, rendimi sordo.".
Ovviamente la lista è lunga, anche perché tra parodie, citazioni e quant'altro i miei amici avevano ragione: Questo fumetto "...mi calzava come un guanto. Chissà cosa volevano dire." (Cit.)





Da Poco sono riuscito a collezionare anche i vari volumi in italiano di Robert Crumb.
Qua la storia si fa molto interessante, anche perché ricordo benissimo il primo "incontro" con questo fumettista americano.
Ero in soffitta più o meno dieci anni fa e rovistavo tra i vari vinili di mio padre. Tra i tanti una copertina mi aveva letteralmente rapito: Parliamo di "Cheap Thrills" di Janis Joplin. Da attento ricercatore e probabilmente amante segreto del motore di ricerca google non ho esitato un secondo: "The cover was drawn by underground cartoonist Robert Crumb".
Col passare degli anni ho scoperto personaggi quali Mr. Natural e Fritz il Gatto (Si... Crumb, non Bakshi. Anche se di quest'ultimo devo dire che il film animato "American Pop" è nella mia lista dei desideri da troppo tempo) e fatto delle grosse risate sulle parafilie da lui illustrate in maniera esplicita e ironicamente grottesca nel volume "Kafka, Dick e Bukowski visti da me".
D'altronde ho sempre amato scherzare sui tabù e sul sesso, complici vari sketch di Daniele Luttazzi, vari film di Woody Allen (Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) per citarne solo uno...anche se Manhattan, Io e Annie o "Provaci ancora, Sam" hanno i loro perché senza nominarne altri). Parafrasando mia madre non riesco a stare chiuso in una scatola imposta dalla società dov'è vietato fare certi pensieri -in questo argomento inerenti al sesso o parafilie varie, come in altre situazioni-. Siamo tutti sudicioni e viziosi secondo me, ma molto spesso abbiamo paura del confronto e del giudizio altrui.

( ...a chi non piacerebbe? )
Un'altra casa editrice che ha decisamente attirato la mia attenzione, così parlo di tre volumi in uno, è la "SaldaPress". (Precisazione: Le mie descrizioni sono vage perché odio fare spoiler)
Il primo che ho comprato da loro è "Nailbiter Volume 1: Scorrerà il sangue". Un mistery molto intrigante ambientato in Oregon centrato tutto sulla domanda "Da dove vengono i Serial Killer?". Probabilmente è stato il primo volume post Rat-Man che ho comprato una volta finita la serie. Il che mi ha fatto molto piacere perché il mio lato "violento", centrato spesso a livello cinematografico sui film di Tarantino, finisce li e non va oltre. Dare a questo aspetto un lato fumettistico se vogliamo mi ha riaperto un mondo accantonato da tempo. Riaperto come una ferita, restando in tema sanguinolento. Una trama molto accattivante e coinvolgente, tant'è che sto risparmiando soldi per il secondo volume.


Stesso discorso vale per "Trees", di cui ho i due volumi attualmente in commercio. Amo la fantascienza, anzi sci-fi per essere precisi secondo il sito della casa editrice. Se ci sono in mezzo alieni a prescindere dalla loro forma o dimensione una parte di me è già li. Una trama logica e ben strutturata, divisa se non ricordo male in tre location. Caratteristica che adoro, soprattutto se le tre storie vengono comunque intrecciate e unite da un filo conduttore (Mi viene in mente la trilogia della morte del regista Inàrritu -parliamo di Amores Perros, 21 grammi e, ovviamente, Babel-).

 

Per finire l'ultimo acquisto: La serie "Great Pacific". Al momento ho solo il volume 1: "Rifiuti!" se vogliamo tema attuale visto anche il periodo associato all'attivista Greta Thunberg.
A mio dire l'ho trovata una storia molto avvincente se ci distacchiamo da tutto ciò che ci succede attorno a noi, immergendoci nel fumetto e non nella realtà quotidiana. L'idea di ribellarci a qualcosa che è stato creato e ripartire da zero, proprio dai rifiuti stessi è qualcosa di geniale. C'e anche un colpo di scena che mi ha spiazzato a livello emotivo tra le altre cose.






Prima di nominare Charles Burns e Daniel Clowes volevo rassicurare chi legge che ho anche momenti spensierati e non solo cupi o ricchi di fantascienza, violenza o satira.
Da poco e soldi permettendo ovviamente sto collezionando delle riedizioni recenti di Archie. (Per le nuove generazioni il fumetto diventato poi serie tv di Netflix "Riverdale", per i nostalgici come me ne avevano tratto il cartone animato "Zero in condotta"). Mi ha sempre incuriosito, al di la del ricordo associato al cartone animato o alla sigla, che riecheggerà nella mia mente per i prossimi giorni.

Nella cultura americana viene sempre menzionato, pure nei Simpson a dispetto di Homer "...e sta alla larga da Riverdale!!". A mio dire non c'è nulla di meglio che distrarsi con qualcosa di leggero, soprattutto se disegnato e curato da vari autori e i loro diversi stili.
*Come nella più classica delle didascalie, vedi il post precedente riguardante la musica.
Di Daniel Clowes ho solo "Patience". Un bel mix di paradossi (non solo) temporali, mistery e viaggi nel tempo.
Avevo letto la recensione di questo racconto su sport week, devo essere sincero, e la trama mi aveva letteralmente catturato. Il primo impatto per giunta frettoloso con il libro era nella libreria del Sherwood Festival a Padova, se non erro ero andato a vedere Fatboy Slim, come sempre in solitaria. I soldi erano contati al centesimo tra merchandise, autostrada, birre e un delizioso arancino al pistacchio. (Amo mangiare). Anche se la lettura veloce sfogliando qualche pagina mi aveva già conquistato.
Mi son "mangiato" le mani, ma l'essere parsimonioso m'insegna anche a gustare le cose al momento opportuno. Difatti grazie a IBS.it, dopo mesi d'attesa, avevo letteralmente divorato un racconto ricco d'emozione. Mi sentivo come Kirk Van Houten dei Simpson quando canta "Puoi prestarmi un emozione?", le avevo finite tutte.
Devo veramente dire perché mi piacciono così tanto i viaggi nel tempo? Mi sembra abbastanza scontato visto che sono nato nel 1984 e solo qualche anno dopo quando ero già in grado d'intendere e di volere ho scoperto una certa trilogia. Perché tutto nel 2019 dev'essere così "pesante"? (Non riferito ai chili messi su nelle festività pasquali, ma ai problemi relativi alla forza di gravità).




"Skin Deep" e "Big baby" sono al momento gli unici due volumi di Charles Burns. Horror a tratti grotteschi e soprannaturali.
Non sono un amante del genere devo essere sincero, ma Burns sa come coinvolgermi e allo stesso modo terrorizzarmi. Basta pensare ad un racconto tratto dal secondo volume nominato: mi ha riportato alla mente un ricordo della mia gioventù. Ovviamente non grottesco, ma si sa, la mente e l'associazione di idee creano sempre brutti giochi mentali, soprattutto se si prende il via ai "e se...?". Mentre osservavo la sequenza scenica, vignetta dopo vignetta, la mia mente si è resa partecipe di un flashback surreale e il mio viso era un mix di espressioni. Noncurante andavo avanti, come il protagonista del racconto, Tony Delmonto, che osserva gli horror spaventato da dietro il divano. O come molti di noi che si coprono gli occhi ma lasciano una fessurina aperta giusto per vedere un film dell'orrore.
N.B. Per dare via all'armistizio tra me e questo genere ci ha pensato Burns. I suoi primi lavori sono illustrazioni per la nota casa discografica Sub Pop. (Ricordate? Mirko...i Nirvana, il grunge etc...).



Devo dire che il bello dei fumetti in se a prescindere dalla posizione scomoda che possono prendere o dal genere riescono a trasmettermi emozioni con vignette e citazioni.
Frasi di uso comune che tutti cerchiamo e in qualche modo restiamo ipnotizzati dalla situazione. Che sia la scena di un film, narrata in un libro o come in questo caso disegnata su un volume. Frasi pari all'abbraccio tanto cercato o parole che aspettiamo da una vita di sentirci dire e puntualmente tardano ad arrivare, se non trovano il coraggio di essere dette.