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mercoledì 18 dicembre 2019

Prendere la vita un po' più..."Slowly".









Dicembre è un mese devastante per chi come me lavora in un supermercato, tra turni nei festivi e inventari (come l'inventario che faremo il 31 dicembre alle 18.00 o quello classico del 6 Gennaio). A peggiorare le cose è tutta questa fretta, questo clima d'odio che ha che fare con tutto tranne con le festività natalizie (se Dio, il prodigioso spaghetto volantel'invisibile unicorno rosa o chi per loro vorrà, arriverà un post dal titolo provocatorio a tema, ma comunque ricco di valori posititvi).
"Come mai non scrivi più sul blog?" è la frase che mi sento dire con frequenza da persone care, soprattutto da mia madre che di tanto in tanto fa aumentare le visite su questo blog per capire i pensieri e le mosse del figlio. Come una partita a scacchi. O Chess Boxing (Scacchi-pugilato) , visto i dispetti che le faccio continuamente. 

...si, il Chess Boxing esiste. 

Non scrivo più, o almeno non con la frequenza di qualche mese fa, perché il mese di Dicembre e di Gennaio a livello mentale sanno essere deleteri, per un commesso. Riuscire a staccare la spina è sempre più difficile, stesso discorso per dare vita ai vari interessi quali scrittura, lettura e film. Non lo nego, però: Nei momenti di silenzio e senza amplificatore riprendo il mio basso in mano e, senza rompere le palle a nessuno suono in maniera molto intima canzoni quali "Boys don't Cry" dei Cure, "Santa Monica" degli Everclear o quella che più rispecchia il mio stato d'animo: "Same damn life" dei Seether. 
"Stessa dannata vita", tradotto. E in un Dicembre sempre più grigio e piovoso, con tanto lavoro da fare, appartamenti da cercare e regali da fare per le persone care avevo bisogno di un po' di colore e soprattutto, di rallentare. Lentamente. Anche con questo brutto vizio schifoso che ci lega al monitor: Il desiderio erotico delle due spunte blu su whatsapp e della classica "sega mentale" visualizza ma non risponde, dimenticando che se una persona non risponde non è perché sta complottando contro qualcuno, ma ha semplicemente altro da fare. O nel mio caso, soprattutto d'inverno, lavoro e dormo. Quindi caro Mark Zuckerberg, non ti mando una gif natalizia d'auguri. Col cuore, vai pure "affanculo" da parte mia, visto le tante vite che rovini ogni secondo." Non mi avrete mai, come volete voi",  citando i 99posse, anche se il contesto era ben diverso. 

Come spesso tendo a fare in questi casi, cito Guccini: "Scusate, non mi lego a questa schiera. Morrò pecora nera". (A renderlo ancora più credibile la mia "R" simil grattata). 


A venire incontro alle mie esigenze c'ha pensato un app che a mio dire soddisfa non solo la tempistica di un messaggio, ma mette alla prova il mio inglese alla "Ortolani" e fa rivivere quella meravigliosa magia delle lettere, dei classici amici di penna: sto parlando di  SLOWLY. (Citando ironicamente Spaceballs "Pubblicità, promozione...solo così questo blog farà i veri soldi"). 

(Forse ho esagerato: non sono così scandaloso come Rat-man) 




Nel 2019 ormai tutti ci dimentichiamo piccoli gesti di uso comune (oltre l'educazione e il rispetto, ma questo vale solo per alcuni casi umani). L'elenco è lungo. Per citare due esempi, il primo la frase di una mia collega, riconoscente per tutti gli aiuti durante il turno: "Dovrò pagarti una birra in paese, ti lascio pagato al bar o come faccio, a contattarti?" la mia risposta, scontata e col sorriso... "semplice: Din-donn... Ciao, c'e Mirko in casa?". - A mio dire cosa pure buffa, perché per anni siamo stati senza campanello e con l'arrivo di whatsapp l'unica cosa che si sente è la suoneria del telefono con un freddo messaggio "sono fuori". 
Insomma, i primi tempi a casa eravamo come Marge e Lisa Simpson e il Señor Ding Dong, in attesa di sentire il classico suono. 
La seconda abitudine, appunto, è la corrispondenza cartacea. Ora tutto è tecnologico, io stesso mi contraddico perché le tante bozze su questo blog sono salvate e non scritte sul moleskine. 
Troppe applicazioni, tutto è troppo caotico in un mondo che ci chiede in ginocchio di rallentare e tornare indietro, ai bei tempi. Almeno secondo me. 
Spulciando internet, in cerca di qualche app affidabile per dar vita al mio nuovo telefono, ho trovato questa. Cosa mi ha spinto a schiacciare su "download"? Innanzitutto la tempistica "reale". Se mando una "lettera" a una persona, a prescindere se italiana o dello Sri Lanka, sta effettivamente un paio di ore se non giorni. E in tutta onestà non potevo chiedere di meglio. Proprio in questo periodo da "Bianconiglio di Alice". 

Perché la consiglio? A mio dire ho trovato, fino adesso, molte persone splendide. Per rispetto non faccio nomi tanto meno graduatorie. Siamo persone e se c'e una cosa che odio nella vita è chi fa distinzione tra amici di serie a e serie b. (Dico "amici", ma ci sono molte categorie che si comportano così nella vita). Siamo tutti uguali e il rispetto che provo per ciascuna di loro è sullo stesso livello. 
Persone buone, che non s'incazzano se non rispondi subito ad un messaggio anche perché una lettera può arrivare anche a distanza d'un giorno. La risposta poi è ricca di sorrisi e novità (o spiacevoli notizie. Siamo persone, non automi dove ci convinciamo perennemente che tutto va bene). Esseri umani che collaborano in qualche modo, che sanno quanto è vasto il mondo e non se la prendono se X scrive a Y o a Z. Un clima di pace. 

Il secondo punto sono le lingue. Spesso tendo a scherzare sul mio inglese maccheronico alla "Ortolani". Va detto, per una volta senza sottovalutarmi, che questa nuova lingua nel 1993 quando ero in terza elementare mi aveva aiutato a risalire a galla coi voti. Nuovi stimoli e tanti "excellent" portati a casa con fierezza. 
Amo l'inglese. Merito dei Monty Python, delle canzoni straniere e allo stesso tempo delle serie tv sottotitolate. Restando nella famiglia del circo volante, le due stagioni di "Fawlty Towers" mi hanno donato molte risate, complice anche il cameriere spagnolo Manuel che in quanto inglese...beh, crea simpatiche gag e facili misunderstanding, come si può vedere dal link. Menzione speciale per i tanti stand up di comici inglesi e americani facilmente reperibili su youtube. Italiani...prendete esempio da loro per farmi ridere. Grazie. 
Sto avendo delle corrispondenze costruttive da varie parti del mondo, senza nulla togliere ai miei amici connazionali. Sentirmi "vivo" e stimolato utilizzando una lingua che spesso la spreco per richieste dei turisti di passaggio in negozio o durante i concerti, quando dietro alla bancarella del merchandise c'è uno della crew del gruppo. "How Much? Size?" .
A rendere più divertente il tutto è uno dei miei tanti "alter ego" televisivi, Sheldon Cooper. Come lui amo le bandiere, molte di esse sono ricche di significato oltre di colori e mi mettono gioia e curiosità. -Piccolo flashback, senza Howard Wolowitz che fa l'effetto sonoro: In seconda elementare, se non erro, avevo un diario con le bandiere dal mondo con tanto di spiegazioni e caratteristiche-. 

Spero, con il 2020 d'imparare alla buona almeno le basi del portoghese (sia del Portogallo che portoghese brasiliano). In qualche modo è una lingua che mi attira da qualche tempo a questa parte. Lo stesso discorso vale per lo sloveno. Abito non poi così distante dalla Slovenja e ai tempi d'oro vedevo le partite di basket sui loro canali. Ricordo ancora nel 1999 qualche partita d'eurolega o il film "Eddie", con Whoopi Goldberg in inglese sottototitolato in sloveno e qualche puntata di Friends. Quindi perché non unire l'utile col dilettevole, imparando pure qualcosa di nuovo?

A facilitare il tutto sono gli interessi: Mai avrei pensato di parlare della bellezza della mia regione con persone di Hong Kong, della Turchia, Filippine o dello Sri Lanka (per citarne un paio).
Per non parlare del mio birdwatching casalingo apprezzato e condiviso da più di qualche persona, specialmente connazionale. Mi sento meno solo e più compreso!
Cosa ancora più piacevole tener vivo l'interesse per la musica e la lettura.  Ovviamente quando si crea un profilo gli interessi sono la base, l'ABC per iniziare un dialogo tra persone nuove.
Ancora più saggio è l'icona che ti raffigura: Un avatar disegnato che ti rappresenta in base ovviamente alle tue caratteristiche fisiche, come quando, sempre alle elementari, ti davano l'indirizzo di un bambino per la corrispondenza e dalla descrizione dovevi assemblare il tutto con un po' di fantasia.


Questa scoperta, per me, è il regalo di Natale anticipato. Nel periodo delle superiori la cassetta della posta era sempre ricca di lettere provenienti da varie regioni d'Italia, merito dei vari annunci anche presenti su riviste quali "Tutto! musica" e tutt'ora riesco a portare avanti alcune di quelle favolose corrispondenze. Dico favolose perché nel corso degli anni è nata una splendida amicizia e trovo molto dolce e riflessivo l'evolversi di una persona. Dalle prime lettere fatte d'interessi e risate alle esperienze di vita e lavorative, sbocchi creativi e via via dicendo. Quando il "pezzo di carta" è veramente sinonimo di maturità, lontano insegnanti che ti giudicano per dimostrare qualcosa.



Se volete scaricare l'applicazione ecco il link: https://www.getslowly.com/it/












                                                           





lunedì 24 giugno 2019

Un post SOCIALmente inutile.




Da tempo avevo in mente di scrivere un post riguardante il mio rapporto di amore/odio con i social, sempre se Spotify ed Endomondo  si possono chiamare tali... visto che sono gli unici che ho.

La scintilla che mi ha spinto a dar finalmente vita a questo argomento sono stati vari input ricevuti nel corso della settimana: Dalla proposta del mio migliore amico a iscrivermi a instagram, fino al cardio-frequenzimetro che, nel giro in mountain bike fatto in mattinata, non voleva collaborare col telefono e la seconda applicazione sopra linkata.
Il tutto mi ha fatto capire quanto effettivamente siamo succubi dai monitor e tutto ciò che questi apparecchi alla portata di mano di tutti ci donano: Notifiche, like, aggiornamenti e visualizzazioni.

Facciamo un passo indietro: Perché non ho account facebook e compagnia varia? Semplicemente per brutte esperienze passate, causa la versione 2.0 delle vecchie pettegole di paese sedute sulla panchina o affacciate alla finestra dietro la tenda: Ovvero alcuni compaesani muniti di smartphone. La prima loro mossa falsa nei miei confronti è datata 2011: stampare (si, STAMPARE) una foto dov'ero semplicemente in dolce compagnia e mostrata nel bar del paese a mio padre e, voci di corridoio, agli altri presenti. Ora, ognuno è libero di frequentare chi vuole e se si pubblica una foto si sa (purtroppo) il rischio che si corre se diventa di dominio pubblico sul web. Ma penso che un modo cortese per dirglielo era un educato "Ho visto una foto di tuo figlio abbracciato ad una persona, per caso stanno assieme?". Gli stessi, anni dopo, non avevano gradito un mio commento sarcastico dovuto ad un disagio, da loro causato, nella via dove sono residente (in quanto questi sono nella pro loco locale). Li avevo capito, visto le conseguenze successive, che era ora di dire basta.
Non è solo per questo, sia chiaro. Iniziava a starmi stretto il dover esternare con foto o stati quello che facevo o dove andavo. Ed è difficile spiegare esattamente cosa voglio trasmettere senza essere frainteso o sembrare incoerente, visto che comunque posto libri e film ma esclusivamente  per condividere assieme assieme a voi alcune scoperte e perché no, stimolare la vostra curiosità nell'acquisto (o download); di certo non per menar vanto di quanti film vedo o quanti libri leggo...anche perché i miei tempi di lettura li trovo parecchio lenti rispetto alla media, ma solo per l'enfasi che metto nella narrazione o nei dialoghi. Il tono giusto ad ogni singola parola per rendere più avvincente il tutto.

I pro e i contro di questa scelta sono infiniti, se vogliamo. Ma tutto si racchiude, senza elencarli nel dettaglio, in una parola che mi descrive alla perfezione: Nostalgia. (anzi, due: genetica, visto che sono la versione 2.0 di mio padre...ma almeno io ho un buon rapporto con la tecnologia).
Da figlio di due persone che hanno amato o amano tutt'ora il mondo della fotografia, instagram effettivamente potrebbe essere su misura per me. Ma a quale pro? Se sono in bici e percorro un paesaggio ricco di sfumature come quello di oggi, non riesco a fermarmi per fare uno scatto ma assaporo il momento. Un secondo ricco d'emozioni, anche perché a differenza dei ciclisti professionisti  (MTB o di strada) non solo vado con il mio ritmo ma mi perdo ad osservare in giro tutti i dettagli del percorso. Lo sapete...le mie associazioni sono sempre attive: A vedere le montagne della mia zona e tutti i suoi colori mi son reso conto, per esempio, del mio 6 stiracchiato in educazione artistica alle medie e della poca creatività che applicavo a riguardo ( o forse non osavo). Ed è un peccato, perché curiosando sul blog di Nyu Egawa avevo letto, in un post tag , il suo interesse per "un luogo estivo in campagna/montagna vicino a qualche piccolo corso d'acqua". Di conseguenza penso come una persona lontana dalla mia zona può scoprire certe meraviglie se non ha una foto o un punto di riferimento.
Lo stesso discorso vale per il cardio frequenzimetro. Certo, è un extra che compare nei dettagli di percorso su Endomondo. Ovviamente se una cosa non va non rinuncio ad una splendida pedalata all'aria aperta, alla fine poco importa a qualcuno se in certi tratti mi prendeva un coccolone per la fatica o se ero incredibilmente rilassato in discesa (anche se più che rilassato ero su di giri: 46 km/h velocità massima raggiunta: non scherzo quando dico che affronto le discese con un sorriso e l'aria di sfida!).
Il tutto coronato magari dal classico "Mirko sta ascoltando" (anzi, avevo in mente, perché non ascolto musica con le cuffie mentre pedalo). Probabilmente in questo caso, usando uno slang giovanile, aumentavo l'ipotetico shipping visto che riecheggiava nella mia mente Flower dei Pansy Division e il suo testo osé. (Si, conosco la lingua dei giovani. Altri esempi: "bella li", "ci sto dentro", "check it out", "marameo", "ciribiricoccola" e "cazzo").

Vivo il momento, assaporando poi la bellezza di raccontarlo magari in maniera dettagliata sul blog, oppure come dico sempre "davanti ad una buona birra". Ironia della sorte proprio nel tardo pomeriggio ho passato un'ora e mezza in compagnia di un caro amico (e due birre), novanta minuti di aneddoti e confidenze. Ed anche lui non ha social.
Parlavo di nostalgia, ma di cosa esattamente? Di tutti quegli usi e costumi ormai destinati a perdersi, dal mio punto di vista: Il bussare alla porta o suonare il campanello, rimpiazzato da un messaggio su whatsapp "sono fuori". O gli stessi audio che sostituiscono le interminabili chiamate sul telefono fisso. Poi li dipende anche quanto una persona è educata e rispettosa.
Avendo amici e vari cugini sparsi per l'Italia e per il mondo effettivamente è un dispiacere per me non dar loro notizie di me sui social. In questo caso era un favoloso "pro" per aggiornarsi, anche senza commentare, sullo stile di vita della famiglia e scoprire nuovi interessi o l'evolversi della persona nel corso del tempo.
Lo stesso discorso vale per i concerti. Credetemi, non fumo e non ho vizi. A parte partecipare a numerosi concerti nel corso dell'anno. Su facebook seguivo tanti, troppi gruppi underground e cercavo anzi, speravo di leggere il loro nome nelle vicinanze o almeno nel Veneto. Dopo mesi di disagio e di "Ora come faccio?" riesco ad informarmi tramite il quotidiano della zona o i siti dei vari locali che frequento, sempre aggiornati. Magari non ho l'esclusiva in anticipo e riesco a organizzarmi per tempo come anni fa, comunque riesco sempre a recuperare il biglietto. Senza dimenticarsi dell'invito degli amici. Sempre apprezzato! (Anche se in serate come questa dovevo essere a Milano a vedere i Red Fang e i Melvins. Ma con i primi citati puntualmente succede sempre qualcosa di spiacevole, in questo caso ai danni del batterista dei Melvins. Come sempre per maggiori info sulle disavventure associate al gruppo stoner rock di Portland e al sottoscritto...chiedete e vi sarà dato).
Di concerti andati in fumo perché non ne ero al corrente al momento c'è solo Nik West, una bassista veramente niente male a mio dire! Era nella bassa friulana nel locale di un noto cuoco anche televisivo, per un festival da lui organizzato. Ovviamente l'ho scoperto tardi.
Una volta un ragazzo conosciuto durante i concerti mi aveva detto, riguardante i video di vari ambulanti che suonano con maestria strani strumenti: "piuttosto di riprenderli mi metterei a suonare qualcosa anche io o a danzare in loro compagnia". Questa frase effettivamente mi ha sempre fatto riflettere. Col tempo si cerca sempre di condividere qualcosa nell'attesa che diventi virale, perdendo così la bellezza artistica del momento. Lo so, incoerente anche qua visto che di tanto in tanto registro e carico qualche intera canzone su youtube. Ma vale lo stesso discorso dei libri e film, associato anche al ricordo del momento vissuto. Oltretutto non sono quel tipo di fan:  Ai concerti mi limito a bere qualche birra, mi godo il 95% del concerto in silenzio senza telefono e il 5 restante faccio due fotine contate e un video, anche per chi magari quel giorno non c'era.


Quello che non capisco, e parlo in generale, è l'esclusione involontaria. In un mondo social tutti cerchiamo il selfie o la condivisione con qualcuno. Il contatto o la ricerca. Vuoi per timidezza o semplicemente per restare al passo con i tempi. Per non parlare degli autografi a sportivi o persone dello spettacolo, sostituiti dai "selfie".
Ma dal mio punto di vista, vedo che effettivamente è sempre più difficile rompere il ghiaccio con una persona, monitor a parte. Offrire una birra e scambiare due parole, in un concerto o qualsiasi circostanza, non è necessariamente "fare il marpione". Molte volte alcuni gesti di gentilezza o di conforto vengono fraintesi, soprattutto se le persone sono di sesso opposto.
Cerchiamo di avere sempre più "amici", quel tanto che basta da far perdere il significato a questa parola, mentre chi li cerca veramente resta sempre a bocca asciutta.

Siamo come le cabine dei treni: Visto i vari viaggi fatti a Torino dai parenti, mi ricordo ancora le cabine a sei passeggeri. Dove se volevi potevi stare per i fatti tuoi o interagire con gli altri viaggiatori. Ricordo ancora, dei tanti viaggi, un ragazzo veneto che suonava la chitarra e andava a trovare la fidanzata in Piemonte; oppure un gentilissimo signore anziano che era riuscito a coinvolgere me e mia madre ad aiutarlo a finire il cruciverba. (E la focaccia genovese mangiata durante il viaggio! Deliziosa!)
Adesso, salvo eccezioni, i posti sono singoli. La voglia d'interagire con altre persone è diminuita e a far da padrone sono i monitor luminosi.




"Mirko sta ascoltando (e vi fa ascoltare): Tre allegri ragazzi morti -Quasi adatti".