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lunedì 16 marzo 2020

"Scoprendo Forrester", di Gus Van Sant







Il blog "compie" un anno. Ricorrenza perfetta per dedicare un post a questo film del 2000 e come spesso tendo a fare parlare un po' di me, farmi conoscere. Di come riesco a immedesimarmi, specie se i protagonisti hanno qualche caratteristica o interesse in comune col sottoscritto. Praticamente ..."Scoprendo Miroslav".
Senza esitare, citando Sean Connery/William Forrester nel film:

"...Batti su quei tasti, per la miseria!!"


La trama di questo film s'ispira alla storia di J.D. Salinger e a John Kennedy Toole, due noti scrittori riservati. Nel nostro caso i protagonisti sono il giovane Jamal Wallace, lettore e scrittore con la passione per la pallacanestro e William Forrester, scrittore con origini scozzesi e  vincitore del premio Pulitzer per aver scritto il libro "Avalong Landing".
Il binomio "basket/scuola" è stato uno dei motivi per cui mi son sentito preso in causa fin dai primi minuti. Parafrasando un dialogo delle prime scene del film tra l'insegnante e la madre:

Insegnante: "Jamal fa lo stretto necessario per passare, per non distinguersi dai suoi amici e arrivare a malapena alla sufficienza. Questi, però, sono i suoi risultati nei temi"
Madre: "E' sempre che legge libri o scrive su quei quadernetti, ma a casa parla solo di pallacanestro".
Insegnante:"Quello è il suo modo per farsi accettare. Ai suoi amici non interessa quello che lui è capace di scrivere".

Questo dialogo forse è stato il primo motivo per cui ho sempre adorato questo film tanto da metterlo di diritto tra i miei preferiti. Non al primo posto, ma neanche all'ultimo.
Mia madre lo sa. Questa frase l'ha sentita probabilmente troppe volte dai pochi insegnanti che sapevano realmente come prendermi (testimone questo post), e cito una battuta del film: "Ricordati una cosa: Gli insegnanti amaramente delusi possono essere o molto utili o molto pericolosi". Con questo non voglio offendere quei pochi professori che mi sono stati d'aiuto nella vita, tutt'altro. Nel mio caso, senza nominarli, ho ancora presente le lezioni di chi ci metteva anima e cuore per coinvolgere veramente gli studenti e chi, invece, alzava le spalle perché...tanto era li per arrotondare la paga da ingegnere. Con dei modi così viscidi degni di un Renziano pronto a fotterti quando meno te l'aspetti.

Il fatto che il giovane Jamal Wallace ha buona memoria è una simpatica similitudine. Va detto che la mia è stata definita con ironia (E senza offesa) da alcune persone "memoria autistica": Ricordo vecchi numeri di telefono, avvenimenti anche inutili della mia vita ormai passati e...no. Non so finire le citzioni degli auori come lui nello scambio di battute con l'insegnante, ma inspiegabilmente so il 90% delle volte ritrovare la pagina esatta dove si trovano. Poi ovviamente se non ricordo la citazione tendo a parafrasarla, mica sono Robocop, progetto di organismo cibernetico. Mi avvicino di più al maldestro Ropopap/Fenton Paperconchiglia dei Ducktales. (Incantesimo!).

L'unica differenza tra me e il protagonista (e ne sono più che certo) è che non palleggiavo per casa, altrimenti le prendevo.


Complice una scommessa tra amici al campetto finita male, ovvero quella di entrare di straforo nella casa del vecchio "Finestra", chiamato così perché era sempre segregato in casa e li osservava giocare dall'alto del suo appartamento, Jamal fa la conoscenza del burbero, almeno inizialmente, William Forrester. Pur non sapendo ancora la vera identità.
La passione per la lettura e la scrittura fa nascere una splendida amicizia tra i due protagonisti. Con lo scrittore vincitore del Pulitzer che, armato di pazienza, insegna a scrivere al giovane aspirante.
Anche le caratteristiche di William Forrester le sento molto intime, personali se vogliamo. Da come la vedo io prendono due direzioni:

La mia, dove mi riconosco nel personaggio interpretato da Connery nell'amare sia la lettura, ma soprattutto la riservatezza, nel privato e in questo blog, dove non elemosino condivisioni o visualizzazioni ma lo faccio per il puro piacere della scrittura. Poi, se piace o non piace tendo a fare spallucce. D'altronde lo dice anche William al giovane Jamal: " Perché le parole che scriviamo per noi stessi sono sempre molto migliori di quelle che scriviamo per gli altri?".

Per non parlare della stesura dei miei post: Questo ce l'avevo in mente da troppo tempo e aspettava solo di essere scritto. Involontariamente uso spesso una regola, un consiglio ben spiegato nel film: "la prima stesura la devi buttare giù col cuore, poi la riscrivi con la testa. Il concetto chiave dello scrivere è scrivere, non è pensare".
Se si va a rovistare nei vari quadernetti o moleskine non si trovano le bozze dei rispettivi post. Solo aforismi, frasi e dialoghi presi da libri che sto leggendo o film che ho visto. Da li poi prendo il via sulle tastiere senza fermarmi. Da una parte mi spiace, perché il lato nostalgico che è in me ha sempre amato scrivere su carta. Ma la stesura di un post la trovo molto più spontanea qui, sui tasti di questo vecchio portatile fatto su con lo scotch.

Prima di questo maledetto COVID-19 passavo già giornate rinchiuso in casa a leggere o scrivere, proprio come "Finestra". Isolamento che occasionalmente mi porta a trasformarmi nel classico orso non tanto in letargo, ma a volte burbero nelle risposte. Ciò non toglie che non sono un vero e proprio eremita. Come dice "William" <<chi ti dice che non esco mai di casa?>>.
Altra similitudine che mi ha fatto sorridere (e che, detto senza imbarazzo, fa ridere di gusto a chi riceve messaggi whatsapp dove scrivo "Guardo uccelli fuori dalla finestra" -lo so...battuta triste- è proprio quel birdwatching casalingo. Non è un mistero questo mio hobby (vedere per credere). Divertente di come in sincronia effettuiamo le stesse mosse, pari pari: Mi affaccio alla finestra col binocolo, stupefatto recupero la microcamera e la posiziono di nascosto in giardino e poi gongolo contento della visione a prescindere se la registrazione è andata a buon fine o no: "Va' che roba, uno stormo di verdoni!".
O, nel suo caso, ancora più esplicito con la telecamera in mano che dice "vieni...dai...più vicino...più vicino!", il tutto con Jamal che lo guarda in maniera perplessa e lui che risponde contento "Era un Cardellino del Connecticut!". Tanta invidia per lui, anche perché i cardellini ultimamente si posano nel mio giardino, ma come i verdoni sono i miei due punti d'arrivo per i prossimi video e devo armarmi di molta perseveranza per riuscire a riprenderli. Stesso discorso per i fringuelli.
Il lato positivo di questo periodo generale d'isolamento è che, abitando ai piedi delle montagne, di prima mattina tra i rumori della natura si sente quello del picchio, che da il buongiorno alle persone mattiniere martellando con il suo becco  per lasciare la sua "firma" della specie, per comunicare e attirare un partner (e, ad essere precisi, la scelta cade su materiali ad alta risonanza).


C'è anche la visione 2.0 di William Forrester. Ovvero la proiezione di mio padre in questo personaggio:
A tratti socievole e burbero, amante della lettura e della Cultura con la c maiuscola (Musica classica, storia antica, racconti di Isaac Asimov, vari generi musicali, arte e via dicendo). Tanto che quando mi sente dire quella parola mi rimprovera giustamente: C'è Cultura e cultura.
Il talento di mio padre però è sempre stato si artistico, ma applicato alle foto e ai disegni su tela. Lui stesso, come William per Jamal, mi ha spinto lo scorso anno ad aprire questo blog proprio perché "ho la sensibilità giusta per farlo", come tendo spesso a ripetere.
Il che mi fa sempre pensare a quando Jamal, in un primo momento quando recupera lo zaino dimenticato a casa di "Finestra" dopo il primo incontro, si ritrova tutti i quaderni con i vari testi da lui corretti in rosso e commentati: "Passaggio fantastico!" "Dove mi vuoi portare?" e via dicendo. Non ho mai fatto leggere i vecchi quadernetti a nessuno, a casa. Anche perché li tengo segretamente nascosti. In quel periodo poi ero come George McFly prima dell'arrivo dal futuro di Marty.

 
George: "No no no...io non faccio mai leggere a nessuno le mie storie"
Marty: "...e perché no?"

Questo, ovviamente, mi fa pensare che in qualche modo era riuscito a leggere i miei appunti sparpagliati sui vari quaderni (e il nascondiglio precedente non era poi così sicuro). Di conseguenza deve aver visto in me qualcosa di positivo, il che mi fa incredibilmente piacere.


Tra i personaggi del film che voglio menzionare, come attore non protagonista c'è il rapper Busta Rhymes che interpreta Terrell Wallace, il fratello di Jamal. Fa il parcheggiatore e sogna di sfondare come rapper.
Perché merita una menzione? Perché è un genere che mi piace e che ha influito molto sulla mia tipologia di scrittura (per esempio le varie citazioni prese qua e la, come nelle canzoni, e fare di essi un paragone o associarle a momenti della mia vita). Nel lontano 1996/1997 per quanto mi fa ridere (e per quanto ero un bambinetto di 12 anni), ero uno dei primi -se non il primo- ad ascoltare anche questo genere musicale in un paese dove è risaputo che le radici sono tutte salde sul rock.
Galeotto fu il vinile trovato a casa, dei miei amati Beastie Boys su un lato e LL Cool J dall'altro, ovviamente un vinile non ufficiale, un bootleg. Da li è nato tutto. Specie la mia ammirazione per il produttore Rick Rubin e di quanto è versatile nel mondo della musica.
La prosa di questo genere, specie nel freestyle, mi ha sempre catturato e coinvolto. Poesia pura. L'ho imparato grazie a Saul Williams (attore, rapper e poeta) nel film indipendente del 1998 "Slam". E a proposito di poesie, da lettore quale sono, vi consiglio di andare a dare una letta al libro "Tà Marziaká", di Sara Condizi.
Oltretutto saranno tre o quattro giorni di fila che per caricarmi al mattino, oltre al caffè, ascolto "Veleno 7" di Gemitaiz Feat. Madman.


C'è una scena chiave del film dove il binomio "studio e pallacanestro" s'incontrano, assieme a molte decisioni da prendere. Circondato da detrattori e stimatori. Non voglio fare spoiler per rovinare il film a chi, magari, non l'ha mai visto. Dico solo che QUELLA decisione va pari passo con il mio stile di vita, non solo da ex-studente. Per scoprire di cosa sto parlando...vi consiglio di vedere il film.


Anche perché mi sono messo un bel po' a nudo, in questo post, e citando Sean Connery "Tu dovresti imparare la virtù della riservatezza"...

...o almeno rispolverarla.
















sabato 4 maggio 2019

"E qui, sopravvissuto a Cernobyl / Ai Nirvana e al Playmobil / A Bin Laden e alla serie B"




Oggi compio 35 anni.

35 anni onestamente pieni, sono grato delle esperienze vissute a livello personale o ai vari fatti di storia che, con la stessa leggerezza di Forrest Gump, mi sfioravano ma pur rendendomi partecipe in maniera indiretta non mi rendevo conto non tanto della gravità quanto dell'importanza del momento.

Non voglio fare il più classico dei resoconti, per lo più in veste nostalgica o critica per certe mie disattenzioni, tutt'altro, voglio esprimere tutta la mia gratitudine alla libertà che i miei genitori mi hanno concesso. Sia a livello creativo e umano.
Qualche settimana fa, esattamente il giorno di pasquetta mentre mi preparavo per andare a lavoro ho fatto partire una playlist niente male: i Zen Circus con Catene, il mondo come lo vorrei...poi Guccini con Eskimo e Vedi cara, Bugo con casalingo e "il giro giusto" e molto altro ancora più o meno a tema.
Proprio con "il mondo come lo vorrei" del circo Zen, ad ascoltare la frase che da il titolo a questo post, mi son reso conto dei momenti e luoghi comuni che comunque ci rendono tutti partecipi e di come ci siamo formati e mi sono formato anno dopo anno. Momenti che mi han sempre fatto pensare alle maschere che involontariamente porto quotidianamente: Quella di chi mi vede ogni giorno (gli amici più stretti), gli amici di penna e anche ai vari compaesani.

Mi fa ridere col senno di poi "Sopravvissuto ai Nirvana", perché nel mio paese complice anche la spina dorsale rock portata dai nostri padri e dalla loro cultura musicale, spesso venivo associato al gruppo di Aberdeen per la mia attenzione maniacale riguardo a questa band, ai capelli lunghi che portavo con fierezza e le t-shirt di gruppi musicali (questo ovviamente non nei '90 visto che all'epoca ero alle elementari e la mia sola preoccupazione era riuscire ad arrivare puntuale a casa per "Ecco Pippo!", "Taz-Mania" e ovviamente "Batman", oltre a giocare coi lego in giardino e leggere)...e quella frase detta da un mio amico ormai tre/quattro anni fa con ironia, sinonimo di un cambiamento involontario, ovvero "Ora che Mirko si è tagliato i capelli il grunge è definitivamente morto".
Perché mi fa ridere? Perché non è mai stata una mia priorità ascoltare un solo genere o un solo gruppo musicale...anzi posso dire con molta ironia di essere stato un "pioniere", ascoltando per primo in paese rap e hip-hop grazie ai miei amati Beastie Boys, LL cool J, Run DMC, Bassi Maestro (la canzone velatamente linkata ci sta nel contesto) e via a random. Due generi ai tempi contrastanti ma comunque rappresentativi di quei '90.
Così come sopravvissuto alla serie "B" cestistica della mia Apu anni fa, probabilmente uno dei miei momenti migliori da tifoso, senza nulla togliere alla prima volta da tifoso della Snaidero Udine o a quello attuale.
Quando il Carnera era ancora inagibile e il piccolo "Benedetti" come palazzetto mi donava vittorie pari a quelle dei Warriors da record di Curry e Thompson. Presente ad ogni partita complice anche gli orari di lavoro che combaciavano, ora già più difficili nonostante trovo il clima sempre caldo come una seconda casa. Probabilmente era non solo l'atmosfera, ma prendere la macchina e andare da solo, percorrere il parco Moretti a piedi e sentire un clima da partita già sottopelle, qualcosa di intimo visto un palazzetto dalle dimensioni ridotte rispetto appunto a quello attuale e storico. Difficile da descrivere anche solo cosa mi dona la pallacanestro, ogni momento è qualcosa di unico e se vogliamo romantico, visto l'amore che provo per questo sport. Ma probabilmente dedicherò un post anche alla palla a spicchi.

35 anni pieni, dove certe esperienze sono arrivate non eccessivamente tardi ma comunque al momento giusto, godendomi così uno stile di vita da adolescente non di fine anni '90 inizio 2000 ma di qualche decade prima e una libertà di parola ed espressione (soprattutto con mia madre) a mio dire invidiabile. Senza entrare nell'argomento "sessualità, religione etc" e il contenuto di esso fatto durante un viaggio in macchina anche perché mi ritengo una persona orgogliosamente riservata, mi son sentito dire che le fa piacere vedermi uscire fuori dagli schemi perché le ricordo il suo periodo di gioventù, quando c'era un credo cattolico molto più sentito e alcune persone come lei iniziavano a sentirsi strette in questa scatola imposta dalla società. Anche se mi rimprovera divertita spesso sulle battute a sfondo religioso "ok, puoi farle in mia presenza ma ricordati che non tutti riescono a riderci sopra". Ha ragione, non faccio parte di uno Stand Up Comedy (e non sono ne il buon Daniele da Santarcangelo di Romagna ne Saverio Raimondo...anche se il vetriolo, nelle mie battute a tema, è sempre presente).
Sono comunque esperienze, battute fatte forse per tre anni repressi di medie dai salesiani dove la mia istruzione veniva accantonata a tutt'altra atmosfera. Col senno di poi parlando con alcuni amici ex studenti, almeno chi definisco ancora amici (e non chi mi ha fatto bullismo verbale pari al film "un ragazzo tutto nuovo", solo per avere un po' di notorietà ai miei danni e alla mia immagine una volta passato all'istituto superiore di un'altro comune), abbiamo notato che si vede chi è uscito da li e che cos'è diventato. "Suo figlio non ha voglia di studiare, lo vedo bene in un istituto professionale", si è sentita dire mia madre. Il resto è storia. Citando una battuta de "I simpson" <<Attimo fuggente ha rovinato una generazione d'insegnanti>> e ora che ne ho 35 posso dire che le battute caste fatte da chi votava ai tempi la dc erano a mio dire tristi come i voti che prendevo nella sua materia, forse perché non riuscivo a ridere per guadagnarmi un misero 6 in pagella.


Non mi ritengo una persona piena di rimpianti.

Il lato positivo è che mi sono sempre messo alla prova, la bellezza di non riuscire a stare mai fermo, il classico tipo di persona favorevole ai cambiamenti e consapevole di saperli affrontare con la giusta mentalità:
Basta pensare al basket e di come era troppo facile giocare nel giardino di casa e passare al livello superiore, iscrivendomi in una società della zona a livello agonistico. Oppure quando ho detto un metaforico "basta" alla musica ascoltata per radio o ai più classici momenti da air guitar spronando così gli amici a suonare uno strumento: "No, troppo impegnativo" la risposta, la mia invece è stata "ok. Io mi comprerò un basso, voi fate quello che volete", oppure restando in argomento i vari concerti in solitaria...dopo i vari due di picche presi e concerti persi mi son detto "Va bene: D'ora in poi andrò da solo". In ricordo di quei Living Colour a Pordenone e quell'evento andato in fumo.
L'ebrezza di suonare dal vivo e parlare davanti a delle persone al microfono con battute e introduzioni...e non per chiamare colleghi o colleghe in cassa.
Tutto appagante, nonostante le divergenze finali. (Scherzandoci su... "Teenage angst has paid off well / Now i'm bored and old ": erano le prime strofe cantate da Cobain che davano il via a "In utero" dei Nirvana, dopo il successo appagante, leggendo tra le righe, di nevermind. Frase che in questo momento condivido, per le esperienze fatte).

Cambiamenti e consapevolezza.
Come quella dovuta al mio problema di salute, che mi porto ormai da 31 anni sulle spalle (credo). E quella domanda fatta, una volta finite le flebo, a mia madre; mentre tornavamo a casa sulla storica "Tipo": <<Perché devo farle se non sto male, se non vedo il dolore?>> e forse in quei minuti il primo cambiamento mentale della mia vita, stando moderatamente attento a non ammalarmi ma senza vivere in una bolla come rappresentato nei film (o come il povero David Vetter, storia vera). Ma imparare a lasciarmi andare e concedermi momenti  ricchi di vita e adrenalina. Come quando, di questi tempi, affronto le discese in bici a 50 km/h come velocità massima raggiunta.
Parlavo di gratitudine ai miei genitori, in questo contesto va soprattutto al fatto che non mi hanno mai vietato d'uscire di casa e nonostante un vincolo non scritto dovuto agli anticorpi posso dire che era la classica infanzia vissuta da tutti. Anzi...come molti le sentivo, forse un po' di più se ritornavo sudato dopo partite a calcio (campetti da basket nella mia zona erano cosa rara, anche Kobe Bryant da bambino in Italia ha vissuto la stessa situazione). Dove, detta tra noi, come talento calcistico ero pari al finto cugino di George Weah, tale Ali Dia. Il punto più alto in carriera è stato tirare a caso la classica bordata che becca la traversa: avevo comunque esultato come Kevin McCallister sotto gli occhi increduli e perplessi degli amici.


Ho imparato una cosa, in questa piccola parte di tempo e dalle mie esperienze fatte: Trovare il giusto equilibrio senza mettersi troppi limiti ne sentirsi in colpa per le decisioni o esperienze anche sentimentali. Tutto mi è stato da esempio per evitare di ripetere determinati errori e allo stesso modo in chiave positiva mi hanno cambiato e formato, come un corso d'istruzione, per essere l'uomo che sono adesso e che sarò un domani. Maturando giorno dopo giorno e affrontando le salite della vita come spesso mi accade in bici: Sorridendo, con aria di sfida. Perché tutto è risolvibile e nulla è impossibile.

Poi arriva la discesa e li nel mio caso il sorriso aumenta, con la gioia dell'alta velocità e il brivido che scorre nelle vene per il traguardo raggiunto.


"Il tempo mi può cambiare
ma tu non puoi determinarne il corso

Strano il fascino che mi affascina
I cambiamenti seguono il mio passo"

D. Bowie

                       




                             








lunedì 8 aprile 2019

Metodo Stanislavskij: Una (nuova) presentazione diversa dal solito.

Da Wikipedia "Il metodo si basa sull'approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell'attore. Si basa sulla esternazione delle emozioni interiori attraverso la loro interpretazione e rielaborazione a livello intimo."

Cosa c'entra questo con me, bella domanda.
Da amante del mondo del cinema spesso e volentieri riesco spesso ad immergermi nella trama e nelle emozioni dei vari protagonisti. Quel tanto che basta da immedesimarmi nei modi o nelle similitudini degli stessi.
Con la premessa che non tutti voi mi conoscete di persona volevo donarvi una descrizione se vogliamo dettagliata e "cinematografica" di alcuni aspetti della mia vita, mentre per chi già mi conosce può leggere divertito queste righe oppure (vale per tutti) vedere i film o quantomeno chiedermi in prestito il dvd.
Penso di citarne solo quattro protagonisti di tre film, al momento. Sicuramente ci sarà un sequel, restando in tema.

Iniziamo:

ANDY KAUFMAN (da "Man on the moon", di Milos Forman): Inizio col botto, uno dei miei film preferiti da sempre. Kaufman era l'anti-comico per eccellenza. Aveva uno stile d'umorismo tutto suo e in questo mi riconosco. Vista la mia età e la mia nazionalità mi sono perso le sue apparizioni al SNL, così come la serie tv Taxi. Ma Jim Carrey che godeva già delle mie simpatie, è riuscito poi nel suo intento con questo film. Anche se spesso molti mi vedono come "quello dalla battuta pronta" a mio dire mi pesa quest'etichetta perché come tutti ho mille lati caratteriali e non sono solo il "simpatico" (detto con la stessa verve di Matthew Perry in Friends). Spesso mi piace provocare e fraintendere, anzi...trovo incredibilmente divertente far credere ad una tipologia di persone determinati aspetti della mia vita. Ovviamente non alle persone a me care. Per fare un breve esempio quando avevo appena comprato il basso elettrico, la stessa sera assieme ad un amico ero finito in un locale dove suonavano alcuni ragazzi di quella compagnia. Alla tavolata di musicisti mi presentò dicendo "Ragazzi...abbiamo qui con noi un futuro bassista!" E alcuni di loro estasiati "Sul serio? Che basso hai preso?" e parafrasando il film, con la stessa faccia orgogliosa di un bambino che porta a casa un brutto voto, risposi con tanta ingenuità "Bah...uno marrone in legno...ha delle corde". Le loro espressioni incredule valevano quanto un biglietto per un concerto! Pari al ghigno che ho tutt'ora mentre scrivo questo ricordo. Ovviamente il mio amico riuscì a salvarsi all'ultimo secondo imbarazzato "No no, ha un Warwick quattro corde! Sa quello che fa vi prende in giro! (Perché devi sempre fare il coglione, eppure ne sai di musica...)".
Mi viene in mente Alfred Jarry, di recente ho letto una biografia scritta da Alastair Brotchie dove narra che ad una cena importante questo scrittore si tuffò sulla parte di roastbeef non tagliata, addentandola avidamente con gli stessi modi di Ubu Re, personaggio da lui creato. Nel mentre fece l'occhiolino a chi aveva vicino, rendenolo così complice di una scena voluta per creare scompiglio.
Ovviamente complice il film ho imparato a saper dosare questo piacere del fraintendimento. Nel film il manager dice ad Andy "Chi stai cercando di divertire, il pubblico o te stesso?" , di conseguenza certe azioni comuni o parole che mi donano ilarità le tengo per me mostrando così un ironia più alla mano, che oscilla tra i vari comici noti citati nella prima presentazione del blog.
"Grazie moltissimo".

WILLIAM FORRESTER/JAMAL WALLACE (Da "Scoprendo Forrester" Di Gus Van Sant): Un film che a mio dire zitto zitto è entrato sottopelle e ha spodestato molti altri preferiti.
William e Jamal, rispettivamente uno scrittore scozzese ritirato dalle scene vincitore di un Pulizer e il secondo aspirante scrittore e giocatore di basket, li vedo come proiezioni fin troppo prevedibili di certe mie caratteristiche:
Per quanto riguarda lo scrittore scozzese la scrittura e la letteratura, oltre al suo isolarsi a riccio nel suo appartamento tanto da sentirsi soprannominare "finestra" e poi per il birdwatching fatto tra le mura di casa a far da padrone. Mentre il giovane ragazzo la passione per la pallacanestro (oltre alla già citata scrittura, visto che è il punto d'incontro tra i due protagonisti).
Ebbene si. Esco sempre meno. Non parlo di concerti o eventi sportivi ma di vita mondana, contatto con conoscenti e il classico "mondo esterno". Lavorando a contatto con il pubblico ho imparato ad amare il silenzio, la pace e l'armonia. Pace che riesco a trovare anche ammirando varie specie di uccelli e riprendendoli con molta perseveranza grazie ad una microcamera quasi come Sean Connery nel film. Sono sul "chi va la" continuo, con i miei fidati binocoli a valutare dove posizionare il tutto per poter riprendere una coppia di verdoni e dei colorati cardellini presenti di recente nel giardino.
Inutile dire che la lettura è parte fondamentale della mia vita. Ho sempre avuto un libro in mano fin dalla tenera età, se non era un libro era un fumetto ma dovevo leggere a prescindere. Tutt'ora nei "prossimamente" ho in elenco "La casa delle belle addormentate" di Kawabata e come fumetto anzi, volume a fumetti (per essere coerente con la mia infanzia e non perdere l'abitudine), "Big Baby" di Charles Burns.
Devo proprio parlare di ciò che accomuna me e Jamal? da ragazzino ho provato nuoto, calcio ...ma la testa finiva sempre li: L'uomo nel pallone...a spicchi. Letteralmente malato di basket dai 12 anni in poi grazie (oltre ai cugini e in precedenza minibasket) al canale Capodistria che nel lontano autunno del 1996 di un Lunedì sera intorno alle 20.20 durante lo zapping serale trasmise nba action: Vedere Dikembe Mutombo con il suo indice fare il più classico dei "Not in my house" è stata estasi pura. So ora e giorno perché da quella sera grazie al vecchio videoregistratore registravo le puntate.
Orgoglioso tifoso dell'APU GSA Udine anche in precedenza quando al Carnera c'era una meravigliosa squadra arancione, squadra storica della nostra città.
Sempre vicino al team, nelle vittorie e nelle sconfitte. Mentre sponda NBA i "derelitti" Bulls. Lo so...ma sono coerente, non dico Warriors per principio anche se ammiro questa nuova era di giocatori alla Steph Curry, ne in passato i Lakers di Kobe che per me comunque è un modello per la determinazione nell'affrontare la vita.
E' facile salire sul carro dei vincenti americani per noi europei, ma faccio della coerenza una mia caratteristica. Quel 23 di Chicago riuscì a stregarmi in passato e sono tutt'ora fiducioso grazie a gente come LaVine, Markkanen e a mio dire pure il francese Luwawu. Piccola curiosità: per un tifoso friulano dei Bulls, vedere nel 2004/2005 Boris Gorenc in maglia Snaidero è stato il top.
Sulla passione per la scrittura mi sembra scontato dare motivazioni, non trovate?
NOTA: Il film è ispirato a J.D. Salinger e John Kennedy Toole.

ALEXANDER SUPERTRAMP (Da "Into the wild" di Sean Penn):
Premessa. E' stato difficile scegliere l'ultimo di questa prima lista, se l'è giocata parecchio con molti altri.
Questo film, come il libro, mi ha letteralmente aperto un mondo. Un mondo già presente ma allo stesso tempo nascosto in me da anni. Tutti conosciamo la storia di Christopher McCandless e mi sembra scontato narrarla.
Il mio primo incontro con questo film è nato durante una chiacchierata con una signora salentina, "La donna invisibile", ricordo ancora il suo nickname ai tempi di msn. Me lo consigliò lei a distanza di qualche anno del nostro unico incontro, le mie prime ferie da lavoratore in salento appunto nel B&b di famiglia. "Guardalo, Mirko. Quando l'ho visto al cinema ho pensato subito a te". E se ve lo chiedete... si, lei è stata la prima a dirmi "sei sprecato per fare l'idraulico, perché hai fatto l'istituto professionale?", il tutto in una sera andata avanti a piatti tipici e negroamaro (vino, non gruppo).
Complice il fatto che quello era il primo viaggio che facevo da solo, senza conoscere nessuno.
Questa frase nel corso degli anni mi è stata detta anche da amici e conoscenti, quando ormai la filosofia di Alexander già riecheggiava nella mia mente.
"Allontanarsi da questa società malata". La cosa divertente, se vogliamo, è che col passare del tempo la stessa scena, con la complicità di un mio amico, la riproponevo pari pari in qualche bar: Bastava uno sguardo complice e iniziavo con il monologo che tutti ormai conosciamo: "...Me ne vado in Alaska!"
Ma non è solo per questo. In cuor mio sento che è fondamentale per me come per ogni essere umano perdersi invece di ritrovarsi, per poi riscoprirsi. Come spesso mi sentono dire in molti.
Felicemente non sono (più da anni) succube delle notifiche di social network come facebook, instagram non l'ho mai avuto per scelta: Se c'è un momento che mi dona emozioni, un bel tramonto...un cardellino in visita nel mio giardino mi godo il momento. Senza fare foto e perdermi l'essenza. Assaporare una "supermela" e godermi il gusto. Oltretutto, piccola curiosità, non sento gli odori e di conseguenza i sapori in qualche modo li sento moltiplicati e ci scherzo pure su: Alla domanda "Ti piace?" Tendo a rispondere "ho una festa in bocca, ma non ho ricevuto l'invito all'evento perché non ci sono, su facebook!"
Poi per quanto riguarda le foto va detto che sono cresciuto con chi dettava legge a riguardo: Era una delle tante passioni di mio padre. Ora abbandonata perché "con le macchine attuali è facile, ai miei tempi avevo al massimo 32 scatti da fare con il rullino, dovevo valutare bene il tempo, se venivano bene pure in bianco e nero e cogliere la sensibilità del momento". Aveva fatto l'artistico, ha voce in capitolo a pieni polmoni.
Mi ritengo fortunato di vivere in un paesino circondato dalla natura e di tutti i suoi doni, saper cogliere tutte queste piccole gioie e sfumature naturalistiche.
Ovviamente una serie di circostanze quali lavoro, aiutare a casa a livello economico e tutto ciò che ne segue mi porta ad essere meno selvaggio del protagonista, ne sono consapevole visto anche il periodo che sto vivendo. A mio dire bisogna imparare più che altro ad essere coerenti con se stessi, del tempo a disposizione e dei propri mezzi. Dico questo perché ormai da anni ho alcune visite da fare (nulla di grave, tranquilli) ma mi limito a dire che durante i day hospital e le cure, citando il nome del blog, spesso mi capita di riflettere e valutare bene come agire.

Un po' su tutto.







giovedì 28 marzo 2019

Perché ho deciso di aprire questo blog?

Dopo una situazione lavorativa parecchio critica a livello emotiva e tante idee che avevo nel cassetto da tempo mi sono fatto coraggio, accettando probabilmente l'ennesima sfida con me stesso.
Troppe volte da che io ricordo mi son sentito dire "perché non provi a scrivere qualcosa?" oppure "Scrivi dei bei pensieri" da parenti e amici e penso sia giunto il momento di affrontare l'ennesimo cambiamento della mia vita, nonostante l'esitazione pari a quella di  George McFly in un noto film.

Che dire di me. Innanzitutto sono un 34enne friulano e mi chiamo Mirko. La provenienza è irrilevante, quel classico paesino ricco di pettegoli che aspetta solo di essere nominato per essere copiato e incollato, a prescindere se è un documento word, un blog locale o la bocca di tutti. Sono dell'idea che certa gente non merita pubblicità gratuita, positiva o negativa che sia.

Cosa posso dire di me,
Mi ritengo una persona ricca d'interessi. Odio usare la parola "cultura", visto che mio padre stesso mi ha ripetuto più volte nel corso degli anni "Prima di parlare di cultura inizia ad ascoltare musica classica e informarti un po' di più sulla storia, l'arte...QUELLA è cultura".
Diciamo più che altro che sono il classico "geek" che, appena scopre qualcosa di suo interesse, ci si tuffa di testa.
Sono un bassista amatoriale, amo svariati generi musicali anche se il grunge è rimasto sempre sottopelle. Inutile dire che quando posso sono sempre in giro per i concerti facendo il pendolare tra il Friuli e il Veneto, con qualche rara toccata e fuga in quel di Milano.
Amo il mondo del cinema. Soprattutto se "d'essai". Ci sono certi film di nicchia che riescono a trasmettermi emozioni talmente forti da creare invidia a molte altre pellicole da botteghino spesso rinomati.
Sono un Fan di Mel Brooks da quando avevo scoperto la videocassetta "Balle Spaziali" che girava per casa verso i primi anni '90, il che mi ha portato ad amare i tempi comici e l'arte di saper far ridere (Qua ci vuole un capitolo a parte perché la lista è lunga: Corrado Guzzanti, Daniele Luttazzi, i Monty Python, i Broncoviz, i fratelli Marx e via dicendo...).
Ovviamente se un film famoso merita di essere visto corro a prendere il biglietto o lo vedo in tv, inutile negarlo. Anche se da abbonato posso dire che sky non sempre riesce a sorprendermi, a dispetto di un suo vecchio slogan. Nonostante tutto mi ha fatto scoprire i Durrell e "Bored to death": Di quest'ultimo posso dire che non ridevo così tanto dai tempi di tale Chandler Bing residente a New York e del suo "rivale" Seinfield!

Ho nominato "I Durrell", e prima di ricevere eventuali vostre domande si, ho letto il romanzo da cui hanno tratto il film. Amo il mondo della lettura da sempre, per questo devo ringraziare i miei genitori. Genere preferito? Probabilmente come i film, anche se non l'ho detto, non ho un genere specifico o che sento mio. Passo dai romanzi a biografie, avventura e curiosità, psicologia...non ho una linea precisa. Forse perché non avendo finito gli studi la mia conoscenza ha sempre appetito e di conseguenza devo provvedere anche a lei, come un marito che deve dare gli alimenti alla sua ex moglie.

Di che cosa parlerà questo blog in buona sostanza?

Mi son reso conto col tempo che vedendo film o documentari, ascoltando nuovi gruppi non riesco mai a confrontare le mie idee con qualcuno o semplicemente condividerle a prescindere dalla possibile posizione che prendo.
Tendo ad essere un oratore a tratti discutibile il più delle volte e come anticipato mi è sempre piaciuto scrivere e quindi proverò, senza grosse aspettative, a fare qualche riflessione a riguardo. Cercare un confronto con chi passerà di qua. Un punto d'incontro tanto atteso con persone a me simili.
Anche solo per sentirmi dire insulti pari a "ma come ti viene in mente, ragioni col culo?", perché una discussione costruttiva deve avere per consapevolezza anche qualche critica a sfavore e sono soprattutto quelle a migliorare la persona. Non i complimenti standard.

Detto questo...Buona permanenza a voi!

Ultima nota: La frequenza dei post è data anche ai turni di lavoro e situazioni che vanno "al di fuori di un monitor". Sono una persona molto coerente visto che non ho social network e do maggiore importanza a ciò che accade attorno a me, non davanti ad un monitor luminoso.

Mirko