sabato 28 dicembre 2019

"Quattro vite speciali", di Mariella Biagini e Chiara Zucconi



E' sempre difficile scrivere due righe riguardante un libro. 
Specialmente se, in questo caso, una delle due autrici è una mia cara amica ed è alla sua prima esperienza, la paura di scrivere giudizi di parte o negativi è sempre presente. Dovrò utilizzare una faccia da poker alla Marco Belinelli duante i suoi anni migliori in NBA per la realizzazione di questo post e non cadere in tentazione.  

"Quattro vite speciali" parla di quattro donne che, pur non conoscendosi, affrontano insieme un viaggio per risolvere i loro problemi della vita. Collaborando, nonostante il passato che si lasciano alle spalle e che di tanto in tanto ritorna. (Lo so, Chiara, riassunto molto striminzito. Ma non amo fare spoiler, motivo in più per spingere le persone a procedere all'acquisto, è il mio "modus operandi"). 
Se c'e una cosa che amo dei libri, però, è di come ti capitano tra le mani al posto giusto e al momento giusto, quando si dice "tempismo". 

L'ho trovato molto scorrevole, visto che l'ho letto in mezza mattinata mentre ero a fare le solite flebo in ospedale qualche giorno fa. L'ho gustato, assaporato in ogni sfumatura senza immedesimarmi nei personaggi perché...beh, sono un uomo. Ma mi ha fatto rivivere l'idea di dover "prendere e andare", senza conoscere nessuno. Come quando anni fa nel mese di Dicembre, speranzoso, avevo fatto i salti mortali in questura per realizzare il passaporto e poi, mese dopo mese, anno dopo anno, nel 2019 è ancora privo di timbri. 
Senza nulla togliere ai viaggi passati fatti in dolce compagnia, sono tornato indietro nel tempo al 2007. Dove senza conoscere nessuno e senza amici (e senza aria condizionata da Bologna, credo, fino a Lecce) avevo pianificato il viaggio Udine-Nardò. Non per andare a ballare in Puglia come canta Caparezza, ma per risolvere alcuni problemi che avevo nella mia mente e che solo io potevo risolvere. Con la spensieratezza di un turista come le quattro protagoniste alle Isole Cayman, ma con l'occhio vigile per capire cosa fare di me e del mio futuro: Nel mio caso, avevo appena finito il mio percorso scolastico ed ero entrato in punta di piedi nel mondo del lavoro come operaio. 
Ricordo ancora le chiacchiere fatte con una signora a me molto cara e che mi ha aiutato tanto in questo nuovo percorso della mia vita. Una discussione in una scura notte salentina tra bicchieri di Negroamaro (non quello del supermercato...quello vero!) dove dovevo ripartire da zero, mettendo in soffitta uno scatolone di decisioni sbagliate quali, per esempio, "istituto professionale e idraulico", affrontando un nuovo cambiamento.  Così come l'infinito pianto liberatorio per accettare le sconfitte scolastiche o della vita stessa. In silenzio, sul letto del B&b che mi ospitava senza dar (para)noia a chi gestiva o agli altri residenti. 

Come una tappa obbligatoria nella vita. Un passaggio carico di consapevolezza e responsabilità per le decisioni prese.




Parlavo di tempismo nel leggerlo. Quante volte progetto di prendere e andare, prendendo esempio da un cugino che sta a Fuerteventura o un'altro a Miami. 
La sera prima d'iniziare il libro è stata la classica giornata da dimenticare, dove tutto era andato storto, volevo gettare la spugna e dar vita al desiderio spesso presente in ognuno di noi. Dalle mie parti si dice "Voie di lâ vie", "Voglia di andare via". Che si, ha lo stesso significato. Ma per noi friulani, così legati alla nostra terra è un coltello a doppio taglio. Consapevoli che tante piccole cose che abbiamo qua non le troviamo da altre parti. La mia fortuna è che, anche se sono nato e cresciuto qui, sono un meticcio (evidentemente il cane, come animale, è il mio spirito guida) di due regioni. Come un fiume che verso la foce si ramifica in più bracci, anche le esperienze passate della mia famiglia si ramificano in più regioni e più esperienze anche all'estero e di conseguenza questo sarà il mio futuro. Cittadino del Mondo -Mia madre stessa, durante il terremoto del 1976, senza conoscere nessuno, dalla provincia di Torino ha mollato tutto per venire a soccorrere i terremotati come volontaria, o mia nonna paterna nata in Italia ma cresciuta in Francia...l'elenco è lungo-. 
Se devo anestetizzare tutto ciò che mi crea confusione organizzando un viaggio come racconta il libro, con altre tre persone (a prescindere se amici o amiche)? Nel mio caso no. I miei viaggi terapeutici vanno da una a due persone. Ma è una terapia, anzi, un'esperienza che consiglio a tutti: Chi di noi non è estremamente stufo quando le cose non vanno come dovrebbero andare? Dei vari vampiri energetici che ci spolpano energia solo per potersi ricaricare lasciandoci sfiniti (e pure coi sensi di colpa)? O semplicemente di avvenimenti gravi che ci mettono i bastoni tra le ruote. Problemi ben più seri e importanti.

La risposta? Prendete e andate, senza paura! Mi viene in mente la prima puntata di Perdipiave e soprattutto l'introduzione ad essa con le parole di Lele Marcassa:  "Perdersi, invece di ritrovarsi". Proprio perché i viaggi servono anche a questo, a livello introspettivo.


L'idea di unire Bianca, Anna, Enrica e Giulia (le protagoniste) dal nulla; in un nuovo gruppo di amiche partendo da zero l'ho trovata perfetta. D'altronde è risaputo: cerchiamo sempre di trovare conforto tra le parole degli amici a noi vicini, ma gli stessi sono di parte. Capaci di donarci una spalla su cui piangere o dandoci ragione anche se siamo nel torto, oppure (come accade nel mio caso) cazziarci per idee surreali da fare insieme (Quando propongo a mezzo mondo di fare la patente nautica, andare a vedere l'alba in cima al monte Matajur o qualsiasi altra folle idea mi passa per la testa. "Ma ti droghi/Hai fumato/Tu non sei normale" sono le risposte standard). Gli estranei, persone con cui non abbiamo confidenza sono neutrali. Non vedono in noi un amico ma una persona X e come spesso accade ci donano le risposte migliori. Risposte che a volte fanno male o facciamo fatica a digerire, ma comunque reali. Giuste. 


Spetta solo a noi, riprendendomi al giocatore di basket nominato nell'introduzione, avere le "Huevos grandes" (come dicono in Spagna) e affrontare i cambiamenti della vita. A costo di dover stravolgere piani e abitudini per affrontare un viaggio, un percorso di maturazione interiore assieme a chi è uguale e diverso a noi.


In quanto di parte, non voglio recensirlo ulteriormente o svelare i pro e i contro del libro. Le recensioni, come dico sempre, le lascio fare a chi di dovere. Queste sono solo riflessioni di un "avido lettore" (come mi chiama Chiara) che i suoi viaggi terapeutici li fa aprendo un libro. Come in questo caso.

Sperando, prima o poi, di riuscire a mettere un timbro "reale" in quel maledetto passaporto sommerso dalla polvere.








1 commento:

  1. Che l'anno nuovo possa riempire la tua vita con felicità, gioia, prosperità e che possa realizzare tutti i tuoi sogni.
    Un augurio per te è quello di trovare sempre l'alba anche quando arriva l'imbrunire.
    Buon 2020!

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