Spesso il mio rapporto con le serie tv, escludendo quelle più conosciute come Friends, Twin Peaks o X-Files, è parecchio burrascoso: Sono sempre stato il bastian contrario che non vuole guardare un programma semplicemente perché tutti stanno li con il viso attaccato allo schermo. Cerco piuttosto di trovare qualcosa più alla mia portata, una trama che in qualche modo ha qualcosa da dirmi. Un segnale, diciamo.
Ovviamente, quando trovo qualcosa che mi piace (Alcatraz, Bored to Death, L'isola del tesoro per esempio) la loro durata oscilla tra una e tre stagioni. N.B: con i Durrell siamo "casualmente" a tre, occhio Mirko.
HAPPYish, uscita il giorno del mio compleanno del 2015 -evidentemente era già tutto scritto-, è una serie tv cinica, cattiva, che fa dell'umorismo dark anche sulle situazioni più drammatiche. E mi è piaciuta per mille motivi.
Ed è stata tagliata dopo una sola stagione.

E' la storia di un pubblicitario 44enne, Thom Payne, interpretato da Steve Coogan (visto di recente nel film Stanlio & Ollio) alle prese con quello che è il cambiamento radicale della sua azienda: vengono nominati due giovani svedesi come direttori creativi e di conseguenza deve restare al passo con i tempi, mal volentieri, quel tanto che basta da perdersi e riflettere sulla propria vita. Anche in modo cinico e simpaticamente cattivo.
Ovviamente il tutto si riflette anche nella vita privata, come marito, padre e amico.

L'ho scoperta per caso. Come quando vado in libreria e sento i libri chiamarmi pur non avendo mai letto recensioni a riguardo. E' capitato con "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo" (prestato e mai più ritornato, la cosa buffa è che ho trovato una vecchia edizione tra i libri di mia madre: era anche li destino) e "Una perfetta giornata perfetta", di Martin Page.
Mi ha letteralmente rapito, puntata dopo puntata. Per tanti punti di riflessione in comune nella vita quotidiana, per esempio certe situazioni lavorative paradossalmente uguali e diverse allo stesso tempo: Posso solo limitarmi a dire che il concetto di "famiglia" che i due direttori creativi svedesi vogliono portare alla MGT, sede dove lavora Thom, stava stretto -da spettatore- anche a me che, come spesso accade, tendo ad essere uno che timbra il cartellino e sta per i fatti suoi evitando se possibile cene aziendali con colleghi. (Premessa onde evitare scomodi fraintendimenti lavorativi futuri: ad alcuni di loro voglio veramente un bene dell'anima: Presto libri, consiglio gruppi musicali e c'e un rapporto a dir poco delizioso...ma preferisco non andare mai oltre per principio. Forse per paura di creare un legame così complice che, a causa d'incomprensioni lavorative, andrà via via a deteriorarsi nel tempo per cazzate insostenibili ).
Thom per restare in pace con se stesso e la sua famiglia, si era trasferito a Woodstock proprio per il quieto vivere e proteggere i suoi cari in quella che lui chiama la "campana di vetro", circondato da una coppia, entrambi con figli di cinque anni, cinica quanto loro (Memorabile, vedendoli giocare, lo scambio di battute ricche di cinismo dette col sorriso tra i due padri: "Lo sai che tuo figlio è una grandissima testa di cazzo? Diventerà uno stronzo un domani." "Il tuo invece diventerà una fighetta: Hai notato che continua a guardare Dora l'esploratrice?"). Per qualche ovvio motivo in questa scena sono riuscito a proiettare me e il mio più caro amico. Il tutto, ovviamente, ridendoci su.
Lavorando a contatto con il pubblico, in quanto commesso/addetto sala, trovo -concerti a parte- fastidioso ritrovarmi circondato il più delle volte dalla confusione in se nei momenti di riposo. Apprezzando col passare degli anni, il silenzio. Questo fa anche capire perché mi sveglio ogni giorno alle cinque del mattino anche se non sono di turno: il paese per una volta è taciturno. Nessuno che chiama urlando vari conoscenti da una parte all'altra del marciapiede, creando così siparietti che si dividono tra il folkoristico e la pesantezza cosmica. Citando un dialogo di uno dei miei film preferiti (Numb, con Matthew Perry):
<<Sara: "Do you ever feel better?"
Hudson "4.45 am
And for the next 20 minutes, the only time in this city's day when is completely deserted.
I feel like we're the last people on earth.
I wish it was like this all the time". >>
Ma questo "sentirsi bene se isolato", come spesso accade (almeno per me) può essere deleterio: Mi rendo conto che ho bisogno del contatto umano per vivere e devo imparare ad uscire un po' di più. Me lo sento dire spesso da varie persone. Giorno dopo giorno.
Senza vivere col pensiero "devo accendere il pc e scrivere" (per quello esiste ancora la penna e il fidato moleskine). -Se non scrivere, fare dormite pomeridiane che oscillano dalle due alle tre ore buone-.
Probabilmente anche per questo motivo cerco sempre di mettermi alla prova parlando con persone che non conosco, specialmente nel pub del mio caro amico e della sua compagna: Se per certi versi, come scritto in altri post, so essere costante e determinato lavorando su me stesso a livello fisico e mentale, in altri ho letteralmente accantonato quelli che sono i rapporti umani, forse per esperienze negative che la vita mi ha fatto trovare nel mio percorso di crescita.
Mi sa, da fan dei Bluvertigo, che ho ascoltato troppe volte "L.S.D (La Sua Dimensione)" e cito:"La mia terra è fatta da rapporti umani / quasi tutti deteriori / e a volte sono anche deleteri".
Senza dimenticare ovviamente il mio rapporto con la tecnologia: Le scene dove il protagonista prende la metro per andare a lavoro e, mentre legge il suo libro cartaceo, si ritrova circondato da gente chiacchierona "armata" di tablet la dice lunga.
Per non parlare anche del rapporto con il mondo della telefonia, visto che pian pianino il mio vecchio Galaxy sta eliminando numeri da solo (non chiedetemi come). Evidentemente, ha vita propria.
L'unica differenza è che in quanto sono pro-android non mi convertirò a questa "nuova" religione.
Tra i tanti esempi da citare in sole dieci puntate, c'e quella dove afferma di essere un alieno. L'ho adorata quella puntata: Quante volte penso, forse con esagerato egoismo a dispetto di chi mi vuole bene, un rapimento da parte loro (o almeno che mi "riportano a casa"). Quella frase ripetuta, visto vari eventi dell'episodio, "Perché in questo cazzo di pianeta tutto va alla rovescia?". Seguito dal sogno ad occhi aperti: Un disco volante che appare durante una riunione lavorativa (per Thom) o quando Lee, la moglie, è uscita da scuola dopo un colloquio tra genitori. Entrambi guardano l'astronave estasiati, sbracciando e urlando "Sono qui!! Mi vedete? Riportatemi con voi! Ehi!!".
Qua non mi voglio dilungare troppo: Lo sanno anche i sassi che il mio rapporto con questo universo ricco di misteri è presente in me da quando avevo 12 anni. Ho molto da dire per quanto riguarda l'ufologia e altre forme di vita, tant'è che ho in mente di fare un post a se (visto il libro che sto leggendo, se avete fatto caso -per chi in questo momento vede il blog dal pc-).
Posso dire che tra battute cariche di cattiveria, elfi animati e scatole di amazon parlanti (si, avete letto bene), situazioni a dir poco surreali come la parodia di "let it go" di Frozen trasformata -da parte della madre, ormai diventata esaurita a forza rivederlo per l'ennesima volta con il figlio- nella canzone sul farmaco "Lexapro" e molto altro; il messaggio finale di questa prima (e ultima) stagione mi è piaciuto parecchio.
Non farò spoiler, anche perché su questo blog non ne troverete mai almeno da parte mia, ma mi ha fatto capire che, nonostante tutte le avversità e i progetti che abbiamo in mente nelle nostre vite (a prescindere dalla decisione che prenderemo), siamo tutti complessivamente "Piuttosto felici" (una traduzione stiracchiata del titolo della serie).
Proprio perché, trovando la forza necessaria, riusciamo a riderci su. Anche nei momenti peggiori.
A volte con un po' di cinismo, che non guasta mai.