mercoledì 24 aprile 2019

Didascalie, nuvolette, trame e sceneggiature: La mia passione per i fumetti e le graphic novel.

Complice il ritorno della pioggia e un errore grossolano a dir poco tremendo fatto da chi come me ama la lettura su carta stampata (ho lasciato i finestrini della macchina aperti bagnando leggermente "la casa delle belle addormentate" di Kawabata...ma tranquilli: Gli altri libri in mio possesso gli stanno già facendo riprendere la sua forma naturale), ho iniziato e già finito il volume a fumetti "Big Baby" di Charles Burns e da li l'idea di questo nuovo post.

Piccola nota: Non sono uno che maltratta i libri, fa orecchie o quant'altro, mi sono solo lasciato prendere dal bel tempo dimenticando di vedere le previsioni meteo, capita. Anche se certe situazioni li rendono comunque vissuti e a mio dire hanno il loro perché, sempre se i piccoli incidenti sono involontari.

Come detto in alcuni post spesso mi divido tra libri e graphic novel, se non fumetti veri e propri e a mio dire non c'è nulla di vergognarsi a riguardo.
Si può anche dire che è una passione divisa in due parti: Infanzia ed età adulta.

Questo amore è partito da mio padre, l'eterno Peter Pan che tutt'ora a quasi 65 anni colleziona riviste su riviste di Tex (Penso che Sergio Bonelli Editore gli deve ironicamente un regalo per questo crowdfunding amatoriale visto che camera sua sembra un museo non ufficiale della casa editrice) e le storiche tappe nell'edicola del paese quando ero bambino. Come tutti ho preso il via con il classico Topolino, aspettando con gioia l'arrivo del Mercoledì e le "Storie a bivi". Probabilmente l'unica cosa che riusciva a ritagliarmi curiosità tra una prevedibile storia e l'altra. Prevedibile perché ho sempre odiato personaggi come Gastone e Topolino mentre facevo il tifo per chi arrancava nella società (i vari Paperino, Pippo e Paperoga).
Ovviamente non mi sono fermato solo alla sponda Disney, ricordo con molto affetto "il giornalino" e quell'ironia a mio dire surreale di Carlo "Perogatt" Peroni e del suo personaggio "Ispettore Perogatt". Seguito a ruota da Jacovitti e,  andando a casa di amici di mio padre, pure le vignette satiriche di Forattini. Per certi versi inadatte ad un bambino che deve ancora iscriversi alle medie ma si sa, per tener buono quando si è ospiti un bambinetto va bene tutto e tutto fa curriculum. Soprattutto per i futuri elettori che conoscono così in chiave ironica il mondo della politica e a distanza di anni la storia dei vari partiti o chi li rappresentava.

Dopo qualche parentesi tra varie riviste minori ma comunque divertenti arriva il primo passaggio dallo stato infantile ai primi passi dell'individuo adulto quale sono tutt'ora: Il primo "farlocco ma carico d'orgoglio" addio al mondo dei fumetti. I poster delle stelle NBA, da Jordan a Terell Brandon e un giovanissimo Kevin Garnett presero il posto dei precedenti Tiramolla & company.
E quella frase, detta con ironia e senza malizia da chi, se vogliamo, mi ha formato anche a livello musicale e mi osservava dal suo terrazzo in una calda giornata estiva. Quel mio amico che abita di fronte casa mia:  "Mirko...Lascia stare Topolino...buttati su Dylan Dog!"
Consiglio che avevo colto ma molti anni dopo.
Avevo optato invece per quello che era ed è il mio supereroe preferito da sempre: Batman. Ebbene si, sono sponda DC Comics da sempre, mi spiace per chi è pro Marvel. Nella lista si aggiungevano anche i primi numeri di PK (l'attuale Paperinik) e addirittura nel 1998 il fumetto del film Men in Black ma si sa, dai miei 13 anni in poi tutto era concentrato su giri in bici e quel mix di basket e musica, dove con noncuranza puntavo tutto trascurando gli studi.

La vera svolta è arrivata verso la fine dei venti e l'inizio dei trenta e continua tutt'ora ad andare avanti: Ormai adulto ho scoperto vari autori a mio dire interessanti, autori che vi consiglio (quindi armatevi di foglio e penna se siete interessati).
In tarda età vari conoscenti e amici mi ripetevano una sola cosa: "Uno come te deve leggere Rat-Man!". Inutile raccontarvi chi è Leo Ortolani e di come il suo supereroe è entrato di diritto tra i miei preferiti di sempre. Con quell'ironia che tanto adoro e che spesso mi ritrovo ad utilizzare con nochalances... Difficile scegliere un solo momento parallelo tra me e "Deboroh La Roccia". Su tutti probabilmente l'inglese maccheronico (spesso a lavoro a mente fredda quando nella mia mente mi sento dare indicazioni ai turisti m'immagino un fumetto con frasi divertenti quanto imbarazzanti, ma grazie ai Monty Python riesco a tornare in carreggiata con una presunta dignità) e quella scenetta presa dal "Grande Magazzi", ormai diventato un mio tormentone: "Dio, ti prego, rendimi sordo.".
Ovviamente la lista è lunga, anche perché tra parodie, citazioni e quant'altro i miei amici avevano ragione: Questo fumetto "...mi calzava come un guanto. Chissà cosa volevano dire." (Cit.)





Da Poco sono riuscito a collezionare anche i vari volumi in italiano di Robert Crumb.
Qua la storia si fa molto interessante, anche perché ricordo benissimo il primo "incontro" con questo fumettista americano.
Ero in soffitta più o meno dieci anni fa e rovistavo tra i vari vinili di mio padre. Tra i tanti una copertina mi aveva letteralmente rapito: Parliamo di "Cheap Thrills" di Janis Joplin. Da attento ricercatore e probabilmente amante segreto del motore di ricerca google non ho esitato un secondo: "The cover was drawn by underground cartoonist Robert Crumb".
Col passare degli anni ho scoperto personaggi quali Mr. Natural e Fritz il Gatto (Si... Crumb, non Bakshi. Anche se di quest'ultimo devo dire che il film animato "American Pop" è nella mia lista dei desideri da troppo tempo) e fatto delle grosse risate sulle parafilie da lui illustrate in maniera esplicita e ironicamente grottesca nel volume "Kafka, Dick e Bukowski visti da me".
D'altronde ho sempre amato scherzare sui tabù e sul sesso, complici vari sketch di Daniele Luttazzi, vari film di Woody Allen (Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) per citarne solo uno...anche se Manhattan, Io e Annie o "Provaci ancora, Sam" hanno i loro perché senza nominarne altri). Parafrasando mia madre non riesco a stare chiuso in una scatola imposta dalla società dov'è vietato fare certi pensieri -in questo argomento inerenti al sesso o parafilie varie, come in altre situazioni-. Siamo tutti sudicioni e viziosi secondo me, ma molto spesso abbiamo paura del confronto e del giudizio altrui.

( ...a chi non piacerebbe? )
Un'altra casa editrice che ha decisamente attirato la mia attenzione, così parlo di tre volumi in uno, è la "SaldaPress". (Precisazione: Le mie descrizioni sono vage perché odio fare spoiler)
Il primo che ho comprato da loro è "Nailbiter Volume 1: Scorrerà il sangue". Un mistery molto intrigante ambientato in Oregon centrato tutto sulla domanda "Da dove vengono i Serial Killer?". Probabilmente è stato il primo volume post Rat-Man che ho comprato una volta finita la serie. Il che mi ha fatto molto piacere perché il mio lato "violento", centrato spesso a livello cinematografico sui film di Tarantino, finisce li e non va oltre. Dare a questo aspetto un lato fumettistico se vogliamo mi ha riaperto un mondo accantonato da tempo. Riaperto come una ferita, restando in tema sanguinolento. Una trama molto accattivante e coinvolgente, tant'è che sto risparmiando soldi per il secondo volume.


Stesso discorso vale per "Trees", di cui ho i due volumi attualmente in commercio. Amo la fantascienza, anzi sci-fi per essere precisi secondo il sito della casa editrice. Se ci sono in mezzo alieni a prescindere dalla loro forma o dimensione una parte di me è già li. Una trama logica e ben strutturata, divisa se non ricordo male in tre location. Caratteristica che adoro, soprattutto se le tre storie vengono comunque intrecciate e unite da un filo conduttore (Mi viene in mente la trilogia della morte del regista Inàrritu -parliamo di Amores Perros, 21 grammi e, ovviamente, Babel-).

 

Per finire l'ultimo acquisto: La serie "Great Pacific". Al momento ho solo il volume 1: "Rifiuti!" se vogliamo tema attuale visto anche il periodo associato all'attivista Greta Thunberg.
A mio dire l'ho trovata una storia molto avvincente se ci distacchiamo da tutto ciò che ci succede attorno a noi, immergendoci nel fumetto e non nella realtà quotidiana. L'idea di ribellarci a qualcosa che è stato creato e ripartire da zero, proprio dai rifiuti stessi è qualcosa di geniale. C'e anche un colpo di scena che mi ha spiazzato a livello emotivo tra le altre cose.






Prima di nominare Charles Burns e Daniel Clowes volevo rassicurare chi legge che ho anche momenti spensierati e non solo cupi o ricchi di fantascienza, violenza o satira.
Da poco e soldi permettendo ovviamente sto collezionando delle riedizioni recenti di Archie. (Per le nuove generazioni il fumetto diventato poi serie tv di Netflix "Riverdale", per i nostalgici come me ne avevano tratto il cartone animato "Zero in condotta"). Mi ha sempre incuriosito, al di la del ricordo associato al cartone animato o alla sigla, che riecheggerà nella mia mente per i prossimi giorni.

Nella cultura americana viene sempre menzionato, pure nei Simpson a dispetto di Homer "...e sta alla larga da Riverdale!!". A mio dire non c'è nulla di meglio che distrarsi con qualcosa di leggero, soprattutto se disegnato e curato da vari autori e i loro diversi stili.
*Come nella più classica delle didascalie, vedi il post precedente riguardante la musica.
Di Daniel Clowes ho solo "Patience". Un bel mix di paradossi (non solo) temporali, mistery e viaggi nel tempo.
Avevo letto la recensione di questo racconto su sport week, devo essere sincero, e la trama mi aveva letteralmente catturato. Il primo impatto per giunta frettoloso con il libro era nella libreria del Sherwood Festival a Padova, se non erro ero andato a vedere Fatboy Slim, come sempre in solitaria. I soldi erano contati al centesimo tra merchandise, autostrada, birre e un delizioso arancino al pistacchio. (Amo mangiare). Anche se la lettura veloce sfogliando qualche pagina mi aveva già conquistato.
Mi son "mangiato" le mani, ma l'essere parsimonioso m'insegna anche a gustare le cose al momento opportuno. Difatti grazie a IBS.it, dopo mesi d'attesa, avevo letteralmente divorato un racconto ricco d'emozione. Mi sentivo come Kirk Van Houten dei Simpson quando canta "Puoi prestarmi un emozione?", le avevo finite tutte.
Devo veramente dire perché mi piacciono così tanto i viaggi nel tempo? Mi sembra abbastanza scontato visto che sono nato nel 1984 e solo qualche anno dopo quando ero già in grado d'intendere e di volere ho scoperto una certa trilogia. Perché tutto nel 2019 dev'essere così "pesante"? (Non riferito ai chili messi su nelle festività pasquali, ma ai problemi relativi alla forza di gravità).




"Skin Deep" e "Big baby" sono al momento gli unici due volumi di Charles Burns. Horror a tratti grotteschi e soprannaturali.
Non sono un amante del genere devo essere sincero, ma Burns sa come coinvolgermi e allo stesso modo terrorizzarmi. Basta pensare ad un racconto tratto dal secondo volume nominato: mi ha riportato alla mente un ricordo della mia gioventù. Ovviamente non grottesco, ma si sa, la mente e l'associazione di idee creano sempre brutti giochi mentali, soprattutto se si prende il via ai "e se...?". Mentre osservavo la sequenza scenica, vignetta dopo vignetta, la mia mente si è resa partecipe di un flashback surreale e il mio viso era un mix di espressioni. Noncurante andavo avanti, come il protagonista del racconto, Tony Delmonto, che osserva gli horror spaventato da dietro il divano. O come molti di noi che si coprono gli occhi ma lasciano una fessurina aperta giusto per vedere un film dell'orrore.
N.B. Per dare via all'armistizio tra me e questo genere ci ha pensato Burns. I suoi primi lavori sono illustrazioni per la nota casa discografica Sub Pop. (Ricordate? Mirko...i Nirvana, il grunge etc...).



Devo dire che il bello dei fumetti in se a prescindere dalla posizione scomoda che possono prendere o dal genere riescono a trasmettermi emozioni con vignette e citazioni.
Frasi di uso comune che tutti cerchiamo e in qualche modo restiamo ipnotizzati dalla situazione. Che sia la scena di un film, narrata in un libro o come in questo caso disegnata su un volume. Frasi pari all'abbraccio tanto cercato o parole che aspettiamo da una vita di sentirci dire e puntualmente tardano ad arrivare, se non trovano il coraggio di essere dette.












venerdì 19 aprile 2019

"Venti troppi anni persi parlano di me" (Cit.)


In questo momento a 34 anni mi ritrovo in un periodo musicale un po' strano onestamente: Molti mi dipingono simpaticamente come "L'uomo dei concerti", per la mia frequenza e noncuranza di prendere biglietti e andare anche da solo anche nelle regioni vicine per ammirare gruppi a mio dire meritevoli o alle volte sottovalutati e per molti sconosciuti.
Oppure come quello che conosce svariati gruppi e generi, dal rock demenziale degli skiantos allo stoner dei Kadavar, passando per i Beastie Boys, Bud Spencer Blues Explosion e molti altri. 


Perché strano? Perché probabilmente ho ancora la sindrome di J.D. (John Dorian di Scrubs, per intenderci). Su questo argomento faccio puntualmente filmini mentali da quasi 21 anni a questa parte (ecco il perché di questo titolo), quando ascoltavo gli Aerosmith, Prodigy, Oasis con le cuffie e m'immaginavo su un palco a suonare o cantare, condividere l'esperienza dell'alchimia giusta con il pubblico.
Ma non sempre tutto fila secondo i piani e le aspettative che si fanno in giovane età, anche perché questo sogno nel cassetto riguardava i miei 13 anni, risultano complicate dimenticando molti aspetti logici.
A distanza di quel periodo dove avevo in testa solo una ipotetica carriera musicale e cestistica  (...beata gioventù), col tempo ho imparato a suonare il basso da autodidatta e ho fatto parte di due gruppi locali dove si suonavano varie cover. In uno il repertorio era parecchio prevedibile per un ragazzo di 30 anni qual'ero, nell'altro le canzoni erano più impegnate e in semi-acustico. Ma ahimè non venivo preso in considerazione, probabilmente per quel campanilismo che affligge le frazioni del mio piccolo e triste comune o per la mia scarsa tecnica (compensata comunque da una grande passione e da un grande impegno..."Grande cuore Mirko" parafrasando con autoironia "Loris ed Efrem" dei Vallanzaska).
Solo se portavo una cassa di birra si ricordavano che ero presente alle prove.

Comunque, accantonando sassolini nelle scarpe ancora difficili da togliere pari a dei fastidiosi calcoli renali, a quattordici anni non tenevo conto di una cosa fondamentale, oltre al fatto che m'imbarazzo a cantare e ho una tosse da fumatore perenne (per un non fumatore quale sono questo fa riflettere):
La musica si fa collaborando e ognuno ha una sua idea.
Per mia fortuna ho un padre che collezionava parecchi vinili e una madre che ama il cantautorato italiano, il che mi rendeva spesso a favore delle idee altrui accantonando con un filo di rancore alcune mie proposte.
Anche se un po' di mal di pancia c'era. Cosa volevo e voglio tutt'ora portare, con difficoltà, in un gruppo o per conto mio? Semplice: Qualcosa che va contro corrente.
Adesso girano nella mia zona o le solite tribute band che portano clienti e soldi al locale oppure cover band dal repertorio prevedibile. La scintilla l'ho ricevuta da mio padre, che spesso mi rimprovera che non lo sto a sentire: Stavamo ritornando a casa da un concerto di beneficenza, con un una band tributo a Bob Dylan dove spiegava non solo il percorso musicale del premio Nobel per la letteratura, ma eseguivano anche cover di vari artisti nel mondo con i rispettivi adattamenti dei suoi pezzi (Parliamo del periodo beat italiano e a mio dire sentire "Rainy day women #12 & 45" alternata a "Pietre" di Antoine è stato geniale!).
Ritornando a casa in macchina, visto che lui dava una mano a livello organizzativo, mi fa seccato "Dimmi tu se è possibile contattare un gruppo di Modena che fa Dylan, qua da noi non ce ne sono! Ora fanno tutti la stessa scaletta e per i miei coetanei (1954) non c'è nessun gruppo che propone qualcosa d'interessante. Perché in un locale di musica dal vivo o in un bar, ricordati, c'e sempre qualcuno della mia età al bancone pronto per ascoltare qualche chicca musicale tra un bicchiere e l'altro".
Mi sono illuminato, ascoltando tanti, troppi generi mi sono reso conto che ormai tutti suonano solo musica stagnante, pari ad una pozzanghera sporca e colma di moscerini. Mi rattrista vedere alcune persone anche del pubblico che si esaltano per delle canzoni che obbiettivamente fanno sanguinare le orecchie per quanto ripetitive...insomma, Smells like teen spirit la odiava pure Cobain! (Non odiatemi, amo i Nirvana, sono come voi).
Ecco perché spesso boicotto letteralmente alcuni gruppi locali dove suonano nei vari bar e pub di amici. Solo in alcune situazioni mi sono presentato e lasciato andare: Per esempio quando un gruppo ha eseguito a fine concerto "Cuccurucucu" di Battiato. Eravamo un gruppo di spettatori letteralmente esagitato, stavamo cantando assieme alla band e li c'era quell'alchimia che letteralmente amo nei piccoli concerti: C'e stato un momento dove io e il cantante ci siamo guardati e ci siamo sentiti complici delle nostre affinità musicali pur non conoscendoci, complice anche la stessa maglia dei Soundgarden. Probabilmente era presente anche lui a Verona il due Luglio del 2014. Oppure quando, nello stesso locale, un'altra band ha fatto "Lullaby" dei Cure. Eccezionali, mi hanno spiazzato! Peccato che poi si è fatto vivo un pensiero che spesso mi affligge e sono ritornato a casa dopo poche canzoni. Chiamatelo panico, ansia o come volete...ma non riesco a stare da solo in questi piccoli eventi musicali ("Senz'altro è più sensato ritenere che la folla è la vera solitudine" cantava Castoldi ai tempi di Metallo-Non Metallo. Piccola parentesi, se non mi conoscete ascoltatevi quest'album dei Bluvertigo, prendetelo come biglietto da visita).
La cosa peggiore è che, così facendo, mi son perso pure i Meganoidi a Udine (erano gratis), ma nei grandi eventi col tempo ho imparato a gestire la cosa.

Cosa voglio proporre? Chi mi conosce lo sa...il mio ex batterista, presentandomi ad altri musicisti della zona in un bar diceva "se è per lui un gruppo solo non basta, almeno uno per genere che ascolta"...il che è vero. La cosa che mi fa sorridere è che ho sempre dichiarato senza imbarazzo e con molta autoironia "ci vuole un gruppo polka e liscio che coverizza canzoni rock, così accontentiamo tutti: i vecchi che ballano e i giovani che pogano". Nonostante tutti i "vai a pensar meno" che ho ricevuto nel corso degli anni, i Rumatera hanno fatto il singolo liscio "Ingestibili", fresco di qualche giorno. Restando in Veneto quei geniacci della Doliwood hanno doppiato Bohemian Rhapsody alla loro maniera, rendendo questa mia riflessione...meno sola!
Ma non è solo quello, ascolto di tutto. Penso a tutte le canzoni che meritano di entrare nella mente dei clienti nostalgici di un bar ma che vengono sempre finite nel dimenticatoio. Come a fine anni '90, dove la scena chiamiamola "underground" italiana dava alla luce gruppi interessanti come Dr. Livingstone, Zerozen...i Soerba e molti altri ancora.
L'unico problema, che è anche una fortuna, è che le canzoni trasmettono ad ognuno di noi emozioni ben distinte. Pochi istanti fa per esempio, complice la nostalgia musicale di canzoni finite nel dimenticatoio, ascoltavo "Vai bello" degli articolo 31 feat. Extrema e immaginavo come, in un piccolo locale della zona alcuni gruppi dai generi differenti non solo collaborano ma coesistono fondendo generi e suoni diversi. Proponendo un pezzo si commerciale e non certo intramontabile, ma che si avvicina non ad un solo pubblico. Chi è capace di mettersi in gioco e fare qualcosa di simile? Purtroppo ho notato che i musicisti sono egocentrici, anche troppo. Ed è un gran peccato, perché la musica è tutto, anche ironia e saper giocare con essa.

Sono anche "figlio" di gruppi come Elio e le storie tese, Skiantos, Weird Al Yankovic, The crazy etilic Band, i Fratelli Sberlicchio e nell'insieme aggiungo pure the bloodhound gang e via dicendo... Gruppi che comunque sanno il fatto loro a livello tecnico e qualche citazione musicale la mettono nei loro pezzi, che siano parodie o medley inaspettati dal vivo. Gli ultimi citati per esempio mi hanno sempre esaltato pur non avendoli mai visti ma per gli animali da palco che erano (Prima dello scandalo in Russia). Medley, cover azzardate e intrattenimento a volte osceno ma comunque divertente. Non è un compito quello di salire sul palco e fare la scaletta e dire le solite frasi fatte. Dev'essere tutto spontaneo, cosa che non ho mai trovato nella mia breve esperienza musicale.

L'eterno conflitto d'interessi è sempre più frequente di conseguenza: "Mirko ma non suoni più con nessuno?"/"Sai, c'è quel gruppo che cerca un bassista...sei interessato?" La risposta è sempre quella: "No grazie, preferisco suonare per conto mio".
Perché come scritto sopra, anche se non mi ritengo un musicista, con uno strumento in mano riconosco l'aumento del mio ego, consapevole anche che "Il mio basso protesta, ha bisogno di musica".
Ma non mi arrendo. Senza grosse aspettative e senza l'obbligo di frequenza in passato mi divertivo a caricare video dove suonavo vari pezzi che mi passavano per la mente, senza l'ossessione d'essere etichettato in base ad un solo genere musicale. Come a Kaufman dava fastidio quando gli davano del comico a me da fastidio associarmi solo ad un genere musicale.

Per concludere...voglio rendervi partecipi  di questi miei "sogni alla J.D", aumentando l'alchimia tanto sognata da ragazzino e condividendola con ognuno di voi.
Siamo in un locale della mia zona, la gente indifferente per il repertorio di nicchia applaude con sarcasmo tra una guinness e l'altra. "Secco" la mia Kilkenny e guardando i pochi veramente interessati mi faccio coraggio, dedicando questo pezzo  a chi come me vent'anni fa passava ore diviso tra sogni ad occhi aperti e TMC2 pur non avendo nulla di concreto tra le mani.

...Fate partire il video, immaginatevi la scena concentrandovi sulle parole e...grazie a tutti.






                                 

lunedì 8 aprile 2019

Metodo Stanislavskij: Una (nuova) presentazione diversa dal solito.

Da Wikipedia "Il metodo si basa sull'approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell'attore. Si basa sulla esternazione delle emozioni interiori attraverso la loro interpretazione e rielaborazione a livello intimo."

Cosa c'entra questo con me, bella domanda.
Da amante del mondo del cinema spesso e volentieri riesco spesso ad immergermi nella trama e nelle emozioni dei vari protagonisti. Quel tanto che basta da immedesimarmi nei modi o nelle similitudini degli stessi.
Con la premessa che non tutti voi mi conoscete di persona volevo donarvi una descrizione se vogliamo dettagliata e "cinematografica" di alcuni aspetti della mia vita, mentre per chi già mi conosce può leggere divertito queste righe oppure (vale per tutti) vedere i film o quantomeno chiedermi in prestito il dvd.
Penso di citarne solo quattro protagonisti di tre film, al momento. Sicuramente ci sarà un sequel, restando in tema.

Iniziamo:

ANDY KAUFMAN (da "Man on the moon", di Milos Forman): Inizio col botto, uno dei miei film preferiti da sempre. Kaufman era l'anti-comico per eccellenza. Aveva uno stile d'umorismo tutto suo e in questo mi riconosco. Vista la mia età e la mia nazionalità mi sono perso le sue apparizioni al SNL, così come la serie tv Taxi. Ma Jim Carrey che godeva già delle mie simpatie, è riuscito poi nel suo intento con questo film. Anche se spesso molti mi vedono come "quello dalla battuta pronta" a mio dire mi pesa quest'etichetta perché come tutti ho mille lati caratteriali e non sono solo il "simpatico" (detto con la stessa verve di Matthew Perry in Friends). Spesso mi piace provocare e fraintendere, anzi...trovo incredibilmente divertente far credere ad una tipologia di persone determinati aspetti della mia vita. Ovviamente non alle persone a me care. Per fare un breve esempio quando avevo appena comprato il basso elettrico, la stessa sera assieme ad un amico ero finito in un locale dove suonavano alcuni ragazzi di quella compagnia. Alla tavolata di musicisti mi presentò dicendo "Ragazzi...abbiamo qui con noi un futuro bassista!" E alcuni di loro estasiati "Sul serio? Che basso hai preso?" e parafrasando il film, con la stessa faccia orgogliosa di un bambino che porta a casa un brutto voto, risposi con tanta ingenuità "Bah...uno marrone in legno...ha delle corde". Le loro espressioni incredule valevano quanto un biglietto per un concerto! Pari al ghigno che ho tutt'ora mentre scrivo questo ricordo. Ovviamente il mio amico riuscì a salvarsi all'ultimo secondo imbarazzato "No no, ha un Warwick quattro corde! Sa quello che fa vi prende in giro! (Perché devi sempre fare il coglione, eppure ne sai di musica...)".
Mi viene in mente Alfred Jarry, di recente ho letto una biografia scritta da Alastair Brotchie dove narra che ad una cena importante questo scrittore si tuffò sulla parte di roastbeef non tagliata, addentandola avidamente con gli stessi modi di Ubu Re, personaggio da lui creato. Nel mentre fece l'occhiolino a chi aveva vicino, rendenolo così complice di una scena voluta per creare scompiglio.
Ovviamente complice il film ho imparato a saper dosare questo piacere del fraintendimento. Nel film il manager dice ad Andy "Chi stai cercando di divertire, il pubblico o te stesso?" , di conseguenza certe azioni comuni o parole che mi donano ilarità le tengo per me mostrando così un ironia più alla mano, che oscilla tra i vari comici noti citati nella prima presentazione del blog.
"Grazie moltissimo".

WILLIAM FORRESTER/JAMAL WALLACE (Da "Scoprendo Forrester" Di Gus Van Sant): Un film che a mio dire zitto zitto è entrato sottopelle e ha spodestato molti altri preferiti.
William e Jamal, rispettivamente uno scrittore scozzese ritirato dalle scene vincitore di un Pulizer e il secondo aspirante scrittore e giocatore di basket, li vedo come proiezioni fin troppo prevedibili di certe mie caratteristiche:
Per quanto riguarda lo scrittore scozzese la scrittura e la letteratura, oltre al suo isolarsi a riccio nel suo appartamento tanto da sentirsi soprannominare "finestra" e poi per il birdwatching fatto tra le mura di casa a far da padrone. Mentre il giovane ragazzo la passione per la pallacanestro (oltre alla già citata scrittura, visto che è il punto d'incontro tra i due protagonisti).
Ebbene si. Esco sempre meno. Non parlo di concerti o eventi sportivi ma di vita mondana, contatto con conoscenti e il classico "mondo esterno". Lavorando a contatto con il pubblico ho imparato ad amare il silenzio, la pace e l'armonia. Pace che riesco a trovare anche ammirando varie specie di uccelli e riprendendoli con molta perseveranza grazie ad una microcamera quasi come Sean Connery nel film. Sono sul "chi va la" continuo, con i miei fidati binocoli a valutare dove posizionare il tutto per poter riprendere una coppia di verdoni e dei colorati cardellini presenti di recente nel giardino.
Inutile dire che la lettura è parte fondamentale della mia vita. Ho sempre avuto un libro in mano fin dalla tenera età, se non era un libro era un fumetto ma dovevo leggere a prescindere. Tutt'ora nei "prossimamente" ho in elenco "La casa delle belle addormentate" di Kawabata e come fumetto anzi, volume a fumetti (per essere coerente con la mia infanzia e non perdere l'abitudine), "Big Baby" di Charles Burns.
Devo proprio parlare di ciò che accomuna me e Jamal? da ragazzino ho provato nuoto, calcio ...ma la testa finiva sempre li: L'uomo nel pallone...a spicchi. Letteralmente malato di basket dai 12 anni in poi grazie (oltre ai cugini e in precedenza minibasket) al canale Capodistria che nel lontano autunno del 1996 di un Lunedì sera intorno alle 20.20 durante lo zapping serale trasmise nba action: Vedere Dikembe Mutombo con il suo indice fare il più classico dei "Not in my house" è stata estasi pura. So ora e giorno perché da quella sera grazie al vecchio videoregistratore registravo le puntate.
Orgoglioso tifoso dell'APU GSA Udine anche in precedenza quando al Carnera c'era una meravigliosa squadra arancione, squadra storica della nostra città.
Sempre vicino al team, nelle vittorie e nelle sconfitte. Mentre sponda NBA i "derelitti" Bulls. Lo so...ma sono coerente, non dico Warriors per principio anche se ammiro questa nuova era di giocatori alla Steph Curry, ne in passato i Lakers di Kobe che per me comunque è un modello per la determinazione nell'affrontare la vita.
E' facile salire sul carro dei vincenti americani per noi europei, ma faccio della coerenza una mia caratteristica. Quel 23 di Chicago riuscì a stregarmi in passato e sono tutt'ora fiducioso grazie a gente come LaVine, Markkanen e a mio dire pure il francese Luwawu. Piccola curiosità: per un tifoso friulano dei Bulls, vedere nel 2004/2005 Boris Gorenc in maglia Snaidero è stato il top.
Sulla passione per la scrittura mi sembra scontato dare motivazioni, non trovate?
NOTA: Il film è ispirato a J.D. Salinger e John Kennedy Toole.

ALEXANDER SUPERTRAMP (Da "Into the wild" di Sean Penn):
Premessa. E' stato difficile scegliere l'ultimo di questa prima lista, se l'è giocata parecchio con molti altri.
Questo film, come il libro, mi ha letteralmente aperto un mondo. Un mondo già presente ma allo stesso tempo nascosto in me da anni. Tutti conosciamo la storia di Christopher McCandless e mi sembra scontato narrarla.
Il mio primo incontro con questo film è nato durante una chiacchierata con una signora salentina, "La donna invisibile", ricordo ancora il suo nickname ai tempi di msn. Me lo consigliò lei a distanza di qualche anno del nostro unico incontro, le mie prime ferie da lavoratore in salento appunto nel B&b di famiglia. "Guardalo, Mirko. Quando l'ho visto al cinema ho pensato subito a te". E se ve lo chiedete... si, lei è stata la prima a dirmi "sei sprecato per fare l'idraulico, perché hai fatto l'istituto professionale?", il tutto in una sera andata avanti a piatti tipici e negroamaro (vino, non gruppo).
Complice il fatto che quello era il primo viaggio che facevo da solo, senza conoscere nessuno.
Questa frase nel corso degli anni mi è stata detta anche da amici e conoscenti, quando ormai la filosofia di Alexander già riecheggiava nella mia mente.
"Allontanarsi da questa società malata". La cosa divertente, se vogliamo, è che col passare del tempo la stessa scena, con la complicità di un mio amico, la riproponevo pari pari in qualche bar: Bastava uno sguardo complice e iniziavo con il monologo che tutti ormai conosciamo: "...Me ne vado in Alaska!"
Ma non è solo per questo. In cuor mio sento che è fondamentale per me come per ogni essere umano perdersi invece di ritrovarsi, per poi riscoprirsi. Come spesso mi sentono dire in molti.
Felicemente non sono (più da anni) succube delle notifiche di social network come facebook, instagram non l'ho mai avuto per scelta: Se c'è un momento che mi dona emozioni, un bel tramonto...un cardellino in visita nel mio giardino mi godo il momento. Senza fare foto e perdermi l'essenza. Assaporare una "supermela" e godermi il gusto. Oltretutto, piccola curiosità, non sento gli odori e di conseguenza i sapori in qualche modo li sento moltiplicati e ci scherzo pure su: Alla domanda "Ti piace?" Tendo a rispondere "ho una festa in bocca, ma non ho ricevuto l'invito all'evento perché non ci sono, su facebook!"
Poi per quanto riguarda le foto va detto che sono cresciuto con chi dettava legge a riguardo: Era una delle tante passioni di mio padre. Ora abbandonata perché "con le macchine attuali è facile, ai miei tempi avevo al massimo 32 scatti da fare con il rullino, dovevo valutare bene il tempo, se venivano bene pure in bianco e nero e cogliere la sensibilità del momento". Aveva fatto l'artistico, ha voce in capitolo a pieni polmoni.
Mi ritengo fortunato di vivere in un paesino circondato dalla natura e di tutti i suoi doni, saper cogliere tutte queste piccole gioie e sfumature naturalistiche.
Ovviamente una serie di circostanze quali lavoro, aiutare a casa a livello economico e tutto ciò che ne segue mi porta ad essere meno selvaggio del protagonista, ne sono consapevole visto anche il periodo che sto vivendo. A mio dire bisogna imparare più che altro ad essere coerenti con se stessi, del tempo a disposizione e dei propri mezzi. Dico questo perché ormai da anni ho alcune visite da fare (nulla di grave, tranquilli) ma mi limito a dire che durante i day hospital e le cure, citando il nome del blog, spesso mi capita di riflettere e valutare bene come agire.

Un po' su tutto.







giovedì 4 aprile 2019

RICOMINCIO DA CAPO?

L'altra sera, durante la mia solita maratona di film notturna, ho rivisto "E' già ieri", remake italiano del film che da il titolo a questo post con il grande Bill Murray. (Ebbene si, sono nel team "Every day is a Murray day": A confermarlo sono varie t-shirt con il Dr. Venkman e dvd di film con lui protagonista o co-protagonista).
...Per la cronaca si, mi piace pure Antonio Albanese, nei modi sono anche io un "uomo d'acqua dolce"...do you like basketball?

Appunto, "E' già ieri".
Quante volte mi sembra di vivere questa sensazione. Una routine abitudinaria dove aspetto con veemenza imprevisti giornalieri per avere il brivido della novità. Ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace e questo mi rende privilegiato nei confronti di chi magari timbra un cartellino e tiene il classico muso lungo per tutte le otto ore lavorative.
Eppure cerco sempre nuovi stimoli: Passare prodotti in cassa ai soliti clienti diventa prevedibile, così come caricare prodotti sugli scaffali.
Con questo cosa voglio dire, sento il bisogno di cambiare lavoro? Assolutamente no. La cosa ironica è che giusto stanotte sognavo di avere un colloquio in una ditta di idraulici, il mio vecchio lavoro.
Nuova vita? Probabile. A 34 anni, 35 tra un mese esatto, si sente il bisogno di fare un nuovo passo. E so anche qual'è (l'indipendenza assoluta, ma visto che sono un part time purtroppo faccio già sacrifici aiutando a casa con le spese e altre uscite economiche, per me resta poco. Citando Luttazzi "Non ho tutti questi soldi...non sono un idraulico!" o almeno...non lo sono più).
La cosa positiva di tutto questo è che sono sempre stato una persona favorevole ai cambiamenti, parafrasando il prof. Bruce Lipton se non sappiamo affrontarli e viverli ci impediscono di "migliorare ulteriormente le nostre vite".

Cosa c'entra questo con il film?

Che siamo noi gli artefici di questi cambi di scena. Nel mio caso posso stare ad aspettare sul divano il cambiamento tanto atteso ma non arriverà mai.
Per la gioia della mia prof. di fisica delle superiori "ad ogni azione corrisponde un azione uguale o contraria"e vale soprattutto nella vita, per questo oltre a risparmiare avidamente ogni centesimo per un futuro sereno e sicuro -e qui ringrazio mio nonno per la favola della cicala e della formica in loop quando ero bambino-, mi sono tuffato nel mondo della musica come bassista autodidatta, ho iniziato senza grosse aspettative a caricare video di volatili su una nota piattaforma di google (se interessati vi giro il link, scrivete pure qui sotto tra i commenti) e dopo attente valutazioni ho aperto questo blog.
Mi piace mettermi alla prova e almeno una volta poter dire "ci ho provato", piuttosto di guardare indietro un domani e vivere una vita carica di rancore e rimpianti. Probabilmente la mia fortuna è che ho la consapevolezza dei miei mezzi e mi piace mettermi in gioco, affrontando complimenti ma allo stesso modo rischi, insulti e critiche costruttive.
Mi viene in mente una puntata di "Malcolm in the middle", dove il protagonista una volta fatto il quiz sul suo Q.I. per orientarsi successivamente nel mondo del lavoro scopre che è adatto a tutti i mestieri e dirigendosi verso casa, incontra vari lavoratori impersonati da se stesso. No, non sono un genio che s'immedesima in qualsiasi lavoro come Frank Muniz nella serie tv...ma mi son sentito dire, puntualmente, "Sei sprecato per fare l'idraulico (in passato) o il commesso". E' incoraggiante sapere che ci sono persone o conoscenti che fanno il tifo per me spronandomi a fare di più nella vita quotidiana e futura.

Di una cosa sono certo, soprattutto visto i tempi che corrono per i miei coetanei e non: Continuerò a fare un lavoro che mi piace, sicuro e ben retribuito. Sfruttando le occasioni che la vita mi pone davanti. E se ogni giorno risulterà simile a quello precedente...beh, imparerò a prendere nota dei dettagli per migliorare le giornate successive rendendole così alternative e ricche di novità.