mercoledì 27 maggio 2020

Modalità 4-H. Qualcosa è cambiato?




"Ora quello che non mi uccide
mi può solo rendere più forte
ho bisogno di te per fare in fretta
perché non posso aspettare
So che ho ragione
Perché non posso sbagliarmi (più di così)
(...)
Lavora duramente, otterrai il meglio"



Citando Marty McFly, questo 2020 è pesante. Non perché abbiamo problemi con la forza di gravità. Tutti, ormai, hanno già detto la loro sulla quarantena, COVID-19, consigli opinioni e chi più ne ha più ne metta.
Ero tentato di fare un post simile già durante la metà della fase 1 per incoraggiare le persone a non arrendersi senza scivolare nel tormentone "andrà tutto bene" o "ce la faremo". Anche perché i casi sono due dal mio punto di vista, da quel che vedo in questa fase 2 italiana: "non andrà tutto bene, se andrà tutto come prima"  nel primo caso e il secondo, più goliardico e cretino, quando sento alla tv lo spot di Euronews con le varie voci di persone che urlano "ce la faremo" da casa mia rispondo "si...addosso".

Ma come l'ho vissuta io questa quarantena? Posso essere d'esempio per le persone nel mio piccolo? Forse si. Motivare le persone a migliorare ulteriormente la vita nel quotidiano è sempre stata una delle sfide che ho da sempre accettato. E in questo caso vi svelo il perché di questa sicurezza.
Senza entrare nei dettagli o raccontare la storia della mia vita, vi dico che da quando ho 4/5 anni ho un problema di salute, dovuto al fatto che il mio corpo non produce abbastanza anticorpi e di conseguenza non solo devo andare una volta al mese a fare delle flebo, ma in teoria (e in pratica), risultavo/risulto una delle categorie a rischio.
Questo mi ha fermato, in qualche modo? No. Per l'attitudine presente in me ho vissuto una quarantena rimboccandomi le maniche grazie alle 4-H citate nel titolo: Dall'inglese "Health, hands, head, heart" (Salute, mani, testa e cuore). Andiamo per ordine.


Health (Salute): Non sono mai stato una persona con le mani in mano, vuoi per carattere o per aver ereditato questa qualità da alcuni membri della mia famiglia. I primi giorni ero ancora nella mia solita fase "letargo", dove una volta rientrato dal lavoro -tra pensieri e stress accumulati nel corso della giornata- riuscivo a rilassarmi solo con quattro ore di sonno al pomeriggio. Complice il fatto che, come avevo scritto in questo post, per gli stessi motivi di salute sopra citati ho notato riscontri positivi nel dividere la mia vita tra letargo e iperattività. Qualcosa poi è cambiato, è scattato l'interruttore nella mia mente: Mentre le persone a me care e alcuni amici hanno mostrato una sensibilità rara nei miei confronti, specie per quanto riguarda il mio lavoro e il contatto col pubblico, mi definivo come Will Smith in "Io sono leggenda". Ho cambiato l'approccio ribaltando in maniera esagerata e ignorante il punto di vista (stando comunque vigile): Forse è proprio il mio problema la cura, rendendomi unico.  Lo so...cazzata immane. Ma a volte devi giocare con la mente e farti forza anche nelle maniere più impensabili per riuscire ad abbattere determinati problemi di salute. Dico questo perché ricordo come, da bambino, mia madre mi ripeteva di vedere nella mia mente i miei anticorpi come personaggi di videogiochi che devono andare avanti al livello successivo per vincere la partita finale e questo, devo dire, mi è stato d'aiuto.
Sta di fatto che finalmente, ormai da un mesetto e qualche settimana, mi alleno con costanza (in base ai turni lavorativi e mansioni a casa da fare), mattina pomeriggio e sera. Neanche tanto, forse un'ora e qualcosa se messi insieme. Dai venti minuti di corsa sul tapis roulant, addominali e manubri a pomeriggi alternati e lo stretching alla sera. Dove trovo il tempo per fare questo? Mi sveglio ogni mattina alle sei. Anche perché ricordando Kobe Bryant, tendo ad applicare, come detto in un vecchio post, la "Mamba Mentality" al meglio possibile nel mio caso e in più, sfruttare tutte le 24 ore per stare bene. Non solo in salute, ma anche negli altri tre punti successivi. Una versione molto casereccia e solitaria di "#fisicodacovid" proposto da Willwoosh che tanto adoro.



Hands (Mani, manualità): Il tempo in quarantena è infinito. Ogni giorno era ed è uguale a quello precedente viste le restrizioni, simile al film "Ricomincio da capo" con Bill Murray. Ironia della sorte anche la mia sveglia suona alle sei, manca solo la musica di Sonny & Cher con "I got you babe". Certo, ho letto molti libri (ne parlerò dopo su "head"), ma oltre all'attività fisica dovevo tenermi occupato in qualche maniera. Così ho dato sfogo alla mia creatività. La mia passione per i LEGO® è risaputa, doveva solo uscire allo scoperto e dare libero sfogo alle mie idee una volta per tutte. Così, dopo aver realizzato un semplice leggio per il telefono, complice anche una gentile amica spagnola conosciuta su Slowly, ho realizzato la versione tarocca della DeLorean di Ritorno al futuro. La complicità è tutto, unita alla collaborazione, visto che gentilmente mi aveva passato le istruzioni in pdf e passo passo con i pezzi che avevo a disposizione nel vecchio baule ho fatto quello che potevo, anche se multicolor.
tempo dopo, nel giorno del mio compleanno, mi sono ritrovato come regalo da una persona a me importante e fondamentale nella mia vita, l'apollo 11 sempre della lego da costruire. "Così sai come passare le prossime giornate". O meglio...le prossime ore, visto che alle 00.45 del giorno stesso era già bello che montato.
Ormai il bambino che è in me ha stretto la mano all'adulto ingegnoso, specie se si tratta di mattoncini. Idee ne ho ancora tante, più di arredamento: Una di queste è una lampada da tavolo, ma al posto della lampadina inserire lo smartphone con la torcia accesa rivolta ovviamente verso il basso. In maniera tale da leggere durante la notte sulla scrivania, senza sdraiarmi a letto. Anche perché così facendo più che perdermi nei vari racconti del periodo va a finire che mi perdo nei sogni addormentandomi.


Head (Testa, mentalità): Lavorare ai tempi del COVID-19 è snervante sia per l'approccio alle normative -almeno i primi periodi d'adattamento- e poi al contatto con le persone, nel far mantenere la distanza e le rispettive regole e buonsenso civico. Non solo con i clienti, ma questo è un altro discorso che preferisco evitare sul web. Parafrasando un personaggio di Faletti ai tempi del Drive In "Il negozio è piccolo e i colleghi...mormorano!". Se ve lo chiedete... no, non lavoro a Passerano Marmorito e restando in tema, omaggiando quella splendida persona qual'era Giorgio e le sue mille sfumature artistiche "Se non dico niente mi regalano un bel giumbotto".
Chi mi conosce o mi ascolta durante le mie confidenze giornaliere (Amici e amiche tramite whatsapp) sa qual'è la situazione e lungi da me l'idea di portarla allo scoperto. Un rimedio a tutto questo l'ho trovato, però. Ed era sotto i miei occhi da sempre. Parlo del film di Mike Judge "Impiegati...male!".
C'è una scena del film su tutte che descrive il mio stato d'animo attuale, ovvero fregarmene di tutto e non fregarmene di niente. Arrivavo a casa nervoso raccontando a chi avevo vicino l'esito della giornata o i comportamenti infantili di determinate persone. Ne valeva la pena condividere energia negativa a persone che voglio veramente bene e che hanno già i loro problemi quotidiani? Non mi sembra il caso. Poi, all'improvviso (Clic qui per rendere la visione ancora più mistica) l'arcangelo Gabriele, durante una seduta mistica di tapis roulant, mi ha illuminato con questa clip cinematografica:





Il consiglio che vi posso dare in questo caso è di provarci anche voi: Fate e state sul vostro, a costo di passare per "salvàdi" (Selvatico, in friulano) come il sottoscritto e poi, una volta timbrato uscita, se avete il cartellino, lasciate i problemi sul posto di lavoro. Vivete sereni la vostra vita nel quotidiano, pensate ai progetti futuri di e con chi avete vicino. Ricordatevi che "Nessuno vale più di voi, da non dimenticare / si lavora per mangiare", cantavano i Punkreas.

Mente è anche riferita alla lettura, tenere la mente allenata. In questo caso l'ho allenata leggendo molti libri (alcuni interessanti e altri meno), leggevo recensioni per ampliare una wishlist cartacea già colma di titoli -anche di svariate graphic novel di vario genere- e soprattutto ho ridato vita al mini Super Nintendo. Sono ritornato indietro nel tempo nel 1991, con Super Castlevania IV. Sarà che sono di parte in quanto amante dei bei giochi anni '80/'90 -col quattro di Maggio ho raggiunto i 36 anni e in testa sta spuntando una piazzetta che ho dedicato a Kobe Bryant-, ma è veramente un bell'allenamento mentale. Usare la logica e scervellarmi per procedere di livello. Quando bastavano quattro tasti e tanta creatività per divertirsi e allo stesso tempo metterti in difficoltà da bambino.



Heart (Cuore): Prendete tempo per voi stessi. Nella canzone citata a inizio post quel "ho bisogno di te per fare in fretta", in questo caso dal mio punto di vista, è riferito a noi stessi. E qui le citazioni si sprecano, perché posso nominare anche una strofa di "Come as you are" dei Nirvana, se non la canzone intera.
In questi giorni ho imparato a conoscermi; se non a riscoprirmi, accettarmi e farmi accettare per quello che sono e come sono. Partendo dal critico più crudele di tutti: me stesso (Dovrò farmi chiamare Anakin, visto che con me il lato oscuro vince a mani basse). Si parte dalle piccole cose, quali riconoscere l'intolleranza al lattosio (un trauma, visto che amo i formaggi tanto quanto Monterey Jack di "Cip & Ciop agenti speciali") che causavano in me un aspetto pari a un adolescente divoratore di cioccolata. Ad aggravare la situazione pure le mascherine che irritavano la pelle, passando così in vie ufficiali a quelle di stoffa.
Conoscermi e riconoscermi, riscoprirmi più che altro. In questo periodo a casa sono saltate fuori tante vecchie foto di famiglia per motivi che non sto a elencare. Rivedermi bambino con parenti o con i vari cugini mi ha riportato alla mente tanti valori. Lo stesso calore di famiglia e fratellanza se vogliamo, anche se sono figlio unico.
Stesso discorso vale per quelle piccole cose ormai rare come gli abbracci o gesti ricchi d'affetto. Per uno come me che ha la nomea di orsetto abbraccia-tutti, anche la visita più inaspettata o una birra bevuta in compagnia ha lo stesso valore. Dare risalto a quei momenti che ti scaldano il cuore e ti fanno stare bene: Nella giornata di oggi per esempio a lavoro ho rivisto una delle due maestre che avevo all'asilo e si è fermato il mondo, si voleva parlare. Così come, sempre in cassa, incontrare una cara persona iconica del mio paese.
Cosa ancora più importante...è volersi bene per quello che si è e accettarsi, in tutte le sfumature o nei pregi e nei difetti che ci portiamo dietro, spesso se le cose si contraddicono (come per esempio "spaccarsi" d'esercizi e poi bere una meritata birra fresca, che poi diventano due...).

Queste "4H" le ho trovate scritte nel libro molto coinvolgente che sto leggendo in questo momento, ovvero "A caccia nei sogni", di Tom Drury. Come spesso tendo a fare, mi ritrovo a riflettere anche nelle frasi o avvenimenti più semplici presenti nei libri, come cita il titolo del mio blog. Mi permetto di aggiungere per finire una quinta H "extra" all'elenco:

Humor (Umorismo): Che sia lavoro, a casa o semplicemente anche in solitaria; la battuta pronta o una risata è sempre presente -anche se ridere da solo, mi rendo conto, è preoccupante-. Ovviamente non sono un robot e se mi girano le scatole, in quanto toro come segno zodiacale, cito CapaRezza che canta "Non toccare toro, quand'è nero paghi pegno". Ma trovarmi di buon umore e contagiare gli altri è parecchio divertente. Paragonare la collaborazione lavorativa tra me e una mia collega e amica pari alla combo "coca & mentos" è stato un bel momento, specie se (con i guanti) ci siamo scambiati il nostro "handshake" esplosivo con effetto sonoro pari al mix prima nominato. Le mascherine possono anche nasconderlo, ma in questi giorni adoro vedere nelle persone lo sguardo sorridere, un piccolo regalo della vita. Di solito ci concentriamo sul sorriso della persona, ma ora che è nascosto l'espressività degli occhi è un tesoro che va custodito, se percepito a dovere.
A casa ogni occasione è buona per tormentare chi ho vicino, da minuti di solletico pari a delle torture cinesi oppure battute o scambi di sguardi che causano risate a lunga durata.
Poi ci sono gli amici e le battute fatte (in questo periodo) su whatsapp, condivisioni di video come quelli fatti dal canale "3lamestudio" oppure foto di nuovi acquisti, anche in tempi di COVID-19. Perché si sa, non è da tutti impegnarsi per risultare cretini e c'è chi -come me- ne approfitta esagerando.

(Foto di repertorio: Maggio 2020. Lunghezza capelli e barba da quarantena degne di un Tom Hanks in "Cast Away". Per caso l'avevo già detto nei post precedenti che mi piacciono i film di Mel Brooks?) 







domenica 24 maggio 2020

"Mi Chiamo T.C." (ovvero "Dipartimento infatuazione per il suono delle proprie parole" parte II).



-Una recensione negativa per un pessimo libro-


Di solito ho vari modi per arrivare a determinati titoli di libri: Non sono un lettore che guarda le classifiche dei libri più letti. 
Negli anni passati spesso entravo in un negozio, facevo un gran sospiro e dopo aver girato in lungo e in largo compravo libri di vario genere che in qualche modo sentivo che mi chiamavano. Occasionalmente mi son fatto consigliare nel tempo determinati titoli da vari amici (Fondamentale per me la "Trilogia" di Efraim Medina Reyes, consigliata appunto da un caro amico; così come alcuni titoli di Banana Yoshimoto da un'altra cara persona).
Poi si sono aggiunti altri assi nella manica oltre al "compro questo...ha qualcosa da dirmi e devo capire cosa", che mi tocca svelare: Le recensioni del sabato presenti su SportWeek, dove occasionalmente qualche chicca interessante salta sempre fuori; altre provenienti dalla rivisa musicale "Buscadero Magazine", libri menzionati da altri libri oppure da personaggi sportivi o vicini a varie discipline: Menzioni d'onore Michele K. Posa, giornalista di wrestling e avido lettore come me e, per ultimo -da stalker, non avendo instagram- i consigli del capitano della nazionale azzurra Gigi Datome sul suo profilo del noto social. L'hastag #gigionelegge è sempre molto interessante. Soprattutto è meraviglioso vedere come uno sportivo non solo ha questo sano interesse per allenare la mente (oltre che il corpo durante le partite), ma si carica sulle spalle la frase "essere d'esempio per i tifosi e spingerli ad aprire un buon libro e leggere -o perlomeno iniziare a farlo". 

Ma...quando il libro in questione non è affatto buono?

Ovviamente il capitano non ha colpe. Anche perché ipotizzo che grazie alla casa editrice si è ritrovato tra le mani un libro che, probabilmente, va contro i suoi valori umani così com'è capitato a me. Ammaliato dalle sue buone parole descrittive era finito nella mia wishlist. D'altronde...come fai a dire di no al capitano? Ovviamente un flop ci sta e Gigi...tranquillo: Non sai quanti ne ho comprati grazie a te o ancora ne comprerò, hai sempre tutta la mia stima. Lo dice uno che non ha la bandiera del Friuli a casa (eresia!) ma inspiegabilmente una sarda e, ovviamente, due casse d'ichnusa per combattere oltre la sete, le calde giornate che arriveranno. 
Parlo di "La più amata", di T.C. E mi pesa anche solo nominarlo, perché comunque una pubblicità negativa resta sempre una pubblicità.
Ero reduce da una serie di letture estremamente positive (per i miei gusti) e in fondo al cuore speravo in un flop prima o poi, anche per spezzare questa routine. Ma non pensavo di arrivare a tanto! Aspetterò solo Martedì 26 Maggio per buttarlo nella differenziata, visto che ritireranno la carta quel giorno.

Perché non mi è piaciuto, nonostante ho letto solo 33 pagine? L'ho trovato presuntuoso, arrogante e come detto contro i valori che ho imparato fin dalla tenera età grazie alla mia famiglia. L'ipotetica ricchezza sbattuta in faccia fin da subito, tra piscine, grossi anelli e questo cognome così importante. La fama e la presunzione (oltre che un po' di razzismo buttato li, da varie etnie a noi poveri e "umili" gente di provincia, che "abbiamo il ghiaino in testa" secondo la sua nobile e ricca famiglia). Più andavo avanti più m'innervosivo per principio, visto che mio nonno ha fatto tanti sacrifici per riuscire a costruire casa mia assieme ai suoi fratelli - passando anche l'infanzia tra la povertà, guerre e lavori all'estero per mantenere un figlio e la moglie. Per non parlare del terremoto che aveva colpito la mia terra nel 1976-. Oltretutto lo stavo leggendo prima d'iniziare il turno a lavoro e si sa: Arrivare col dente avvelenato quando si lavora a contatto col pubblico non è mai bello.
Non capisco come mai questo libro aveva avuto un discreto successo, tanto da arrivare secondo al premio Strega. Sento puzza di casa editrice e di partiti politici per una (ingiusta) promozione. La cosa che mi dona pace è che non sono il solo a pensarla così: Su goodreads ho trovato molte altre pessime recensioni da chi ha avuto il coraggio di leggerlo fino alla fine. Trovando ripetizioni sul suo nome, capitoli scritti male e via dicendo.
Questo si allega al titolo:  perché "parte 2", se non ho mai scritto la parte 1? Ovviamente la parte uno è di Daniele Luttazzi, comico che adoro da quando avevo 14 anni. Anche se il libro da lui citato non è lo stesso, rende esattamente bene l'idea di cosa voglio dire. A te la parola, Daniele.



Una cosa positiva c'è però.

Se un libro come "La più amata" è arrivato secondo al Premio Strega del 2017 (se non ricordo male), ho una chances. La chances per scrivere un libro autobiografico sulla mia vita, la mia perseveranza nell'ottenere risultati e vincere il premio. Partendo alle mie sconfitte alle mie vittorie ottenute con sacrificio, impegno e determinazione. -D'altronde...se un libro così è arrivato al secondo posto la porta è aperta per tutti quanti, anche se non si è figli di noti primari o se non si ha una piscina a casa, vi avviso-.
L'unico problema è che ho imparato una cosa, da mia nonna paterna. Ovvero l'arte della riservatezza. parafrasando la canzone "Quasi adatti" dei Tre Allegri Ragazzi Morti "Quasi adatto a raccontare agli altri i propri cazzi".


Mi hanno raccontato tante favole, da bambino. Mi viene in mente come "La rana e il bue" di Esopo descrive esattamente l'impatto che il libro vuole avere nei confronti dei lettori, finale compreso. Non serve aggiungere altro.







venerdì 15 maggio 2020

"Vita eccessiva di John Belushi - Quando il gioco si fa duro", di Francesco Barilli & Lele Corvi


Prima d'incominciare volevo ringraziare Fabrizio del blog Cent'anni di nerditudine per avermi fatto scoprire questa graphic novel grazie alla sua recensione (che trovate facendo clic sul link sopra postato). Non sono uno che risponde più con la stessa frequenza ai vari commenti sotto i post, me ne rendo conto, ma questi sono piccoli gesti che fanno dire a chi scrive una recensione "Il mio lavoro è servito a qualcosa, ben fatta!". 



Tutto è iniziato da una videocassetta e un videoregistratore nei primi anni '90. La collezione di film non era ancora così vasta come quella attuale in DVD, ma già da queste basi si può capire molto, di me: Spaceballs, i due Ghostbusters, I primi Batman e la trilogia di Ritorno al Futuro. E poi I Blues Brothers. LA videocassetta. 

"La" maiuscolo perché l'influenza ricevuta è stata pari a una bomba inesplosa per molto tempo e pronta a farsi sentire. A partire dal trailer presente prima film, ovvero "Fa la cosa giusta", di Spike Lee: La scoperta di un regista che, nel corso degli anni rientra tra i miei preferiti e quella Fight the power dei Public Enemy di sottofondo che involontariamente ha influenzato i miei gusti musicali. Solo col tempo l'illuminazione: L'album precedente a " It takes a nation of millions to hold us back" dei P.E. era stato prodotto da Rick Rubin della Def Jam -e tutto torna, visto quanto venero i Beastie Boys-.
Cosa ne penso del libro è scontato: La recensione la trovate qua su Goodreads oppure, per chi legge dal pc, da pochi giorni condivido le stesse recensioni qua sulla destra del monitor (a voi la scelta). Ma come mai mi è piaciuto così tanto da dagli cinque stelle su cinque? Quanto effettivamente non solo i due "musicisti", come vengono chiamati in una scena del film da una signora, mi hanno influenzato, ma i vari personaggi interpretati da Belushi stesso (e anche nella cultura di massa, anche come compagnia d'amici)?

Ci sono due fasi, prima dell'età adulta, in cui questo cult cinematografico veniva visto e rivisto fino allo sfinimento: Da bambino nei primi anni '90 con un mio caro amico dopo le ore di catechismo -dove spesso combinavamo più danni della confraternita "Delta Tau Chi", ma ad Animal house...ci arriviamo dopo-. Come Jake & Elwood la complicità creata ai danni del prete o della "pinguina", era la stessa.
Verso i 12 anni, in seconda media, ritornò di prepotenza in heavy rotation complice anche la passione per la musica presente in me e al mio vicino di banco. Eravamo presi bene, mancava solo di formare un gruppo e chiamarci "Cech & the magic tones".
Da queste basi e crescendo con amici con interessi simili al sottoscritto il resto è scontato: L'attitudine dei due fratelli, le battute ripetute a memoria in determinate occasioni e l'espressione di Elwood nel sentirsi dire "Non è il bicchiere giusto" come immagine profilo nel nostro gruppo whatsapp.



Un film che ha segnato tutta questa compagnia d'amici che frequento: Basta pensare al fantabasket su Dunkest e al nome della squadra di uno di loro: i "Good Old Blues Brothers boys Band" e le risate fatte subito dopo, sforzando la foce per rispondere "Io sono Bob e questo è il mio localino!" oppure "Hey...questo non è Hank Williams!!".


Se "Joliet" Jake mi ha influenzato a livello musicale, complice soprattutto i vinili di mio padre e la sua passione per il blues, c'è un personaggio che si è fatto sentire in me. Forse nel periodo più turbolento e assetato della mia vita. (D'altronde sono friulano e un po' d'autoironia non guasta mai). Parlo ovviamente di "Bluto" Blutarsky in Animal House.
Nella graphic novel di Barilli e Corvi, i due personaggi sopra citati si fondono a John Belushi e si scambiano con naturalezza nel corso dei vari capitoli spiegando appunto le varie fasi della sua vita.
Un po' quello che è successo con me quando ho scoperto Animal House.



Già membro di una numerosa compagnia di amici (diversa da quella riguardante i Blues Brothers) degna di una confraternita, non elenco cosa succedeva in quel 2007 per privacy e dignità. Ma non è tanto per i festini in se: Uno dei ricordi più belli associati a questo film è quando avevo l'avevo fatto vedere ad un mio amico e compaesano. Gli si era aperto un mondo e come spesso accadeva nel film, il brano "Louie Louie" era diventato il più classico dei tormentoni tra di noi. Quando, prima del COVID-19, ci si trovava per una birretta da qualche parte oppure, "alzando il tiro", Havana Cola.
L'imprevedibilità di Bluto/Belushi era d'esempio per i momenti più folli passati assieme.
C'e ancora quella frase che circola ispirandosi all'attore, ovvero "Ho sentito di un conoscente che per carnevale voleva prendere esempio da Belushi e vestirsi da brufolo, ovvero con del dentifricio in bocca". (Lo "Sparacibo" nella traduzione italiana è "Zit" nell'originale, ovvero appunto brufolo. Oltretutto scena improvvisata sul momento, per chi non lo sapesse).


Nella vita però non ci sono solo le risate e i momenti ricchi d'ilarità ed euforia. Non sarò tormentato come l'attore e protagonista di questa graphic novel che v'invito a leggere ne ho gli stessi problemi  e dipendenze che aveva lui nel corso degli anni , ma certe vignette parlano da sole:



In famiglia, almeno, da una parte della mia famiglia risultavo sempre quello "simpatico", con la battuta pronta e dalla risata assicurata. Più che altro per autodifesa. Personalmente è un ruolo che mi è sempre pesato, così come chi mi attacca etichette tirando così conclusioni affrettate sul sottoscritto e non comprendendo al 100% il mio valore o le mie idee. Parafrasando una frase letta nel libro precedente, ovvero "Ascension: Vita e musiche di John Coltrane ", di Eric Nisenson: "Non cercate di capire Mirko troppo in fretta".
Non ho sempre la battuta pronta, molte volte so essere il più rompipalle e fastidioso essere umano presente sulla faccia della terra, specie se i miei progetti o le mie abitudini scivolano di mano nella loro evoluzione. D'altronde, tenendo fede alla Graphic novel...



Fortuna che la mia tenerezza, o meglio ancora la mia pace mentale riesco a trovarla come Belushi nel ruolo di Ernie Souchak nel film "Chiamami aquila"; dove il direttore del giornale dove Ernie lavora, per determinati motivi lo convince ad allontanarsi dalla città e andare sulle montagne rocciose per intervistare la giovane ornitologa che studia il comportamento delle aquile calve.
Ho semplicemente bisogno di tranquillità e ovviamente tanta natura e verde, la stessa che la mia regione (o alcune parti del mondo) riescono a darmi. Posso avere gli stessi problemi delle persone comuni, simili o maggiori -in fin dei conti siamo tutti uguali e diversi gli uni dagli altri-, ma mi basta una camminata in montagna, un giro in bici o (in tempi di Covid-19), alzare la testa dalla postazione da cui scrivo per vedere se ci sono dei grifoni che stanno volando in cima ad una montagna, perdendomi nella loro maestosità e nella loro apertura alare.
Piccoli dettagli che mi fanno capire come la natura è l'elemento fondamentale per il benessere del sottoscritto.



John Belushi è diventato un mito per tutti quanti noi per ciò che riusciva a fare davanti alla cinepresa. D'altronde parliamo di un signor attore e improvvisatore circondato da colleghi di altrettanto valore in qualsiasi set cinematografico o televisivo, basta pensare a SNL -Saturday Night Live-: Bill Murray, Dan Aykroyd, Chevy Chase...lo stesso Robin Williams che stimo tanto quanto Belushi, anche lui ricco di talento e purtroppo, tormentato da dipendenze nel corso degli anni.

Semplicemente...iconico.