venerdì 15 maggio 2020

"Vita eccessiva di John Belushi - Quando il gioco si fa duro", di Francesco Barilli & Lele Corvi


Prima d'incominciare volevo ringraziare Fabrizio del blog Cent'anni di nerditudine per avermi fatto scoprire questa graphic novel grazie alla sua recensione (che trovate facendo clic sul link sopra postato). Non sono uno che risponde più con la stessa frequenza ai vari commenti sotto i post, me ne rendo conto, ma questi sono piccoli gesti che fanno dire a chi scrive una recensione "Il mio lavoro è servito a qualcosa, ben fatta!". 



Tutto è iniziato da una videocassetta e un videoregistratore nei primi anni '90. La collezione di film non era ancora così vasta come quella attuale in DVD, ma già da queste basi si può capire molto, di me: Spaceballs, i due Ghostbusters, I primi Batman e la trilogia di Ritorno al Futuro. E poi I Blues Brothers. LA videocassetta. 

"La" maiuscolo perché l'influenza ricevuta è stata pari a una bomba inesplosa per molto tempo e pronta a farsi sentire. A partire dal trailer presente prima film, ovvero "Fa la cosa giusta", di Spike Lee: La scoperta di un regista che, nel corso degli anni rientra tra i miei preferiti e quella Fight the power dei Public Enemy di sottofondo che involontariamente ha influenzato i miei gusti musicali. Solo col tempo l'illuminazione: L'album precedente a " It takes a nation of millions to hold us back" dei P.E. era stato prodotto da Rick Rubin della Def Jam -e tutto torna, visto quanto venero i Beastie Boys-.
Cosa ne penso del libro è scontato: La recensione la trovate qua su Goodreads oppure, per chi legge dal pc, da pochi giorni condivido le stesse recensioni qua sulla destra del monitor (a voi la scelta). Ma come mai mi è piaciuto così tanto da dagli cinque stelle su cinque? Quanto effettivamente non solo i due "musicisti", come vengono chiamati in una scena del film da una signora, mi hanno influenzato, ma i vari personaggi interpretati da Belushi stesso (e anche nella cultura di massa, anche come compagnia d'amici)?

Ci sono due fasi, prima dell'età adulta, in cui questo cult cinematografico veniva visto e rivisto fino allo sfinimento: Da bambino nei primi anni '90 con un mio caro amico dopo le ore di catechismo -dove spesso combinavamo più danni della confraternita "Delta Tau Chi", ma ad Animal house...ci arriviamo dopo-. Come Jake & Elwood la complicità creata ai danni del prete o della "pinguina", era la stessa.
Verso i 12 anni, in seconda media, ritornò di prepotenza in heavy rotation complice anche la passione per la musica presente in me e al mio vicino di banco. Eravamo presi bene, mancava solo di formare un gruppo e chiamarci "Cech & the magic tones".
Da queste basi e crescendo con amici con interessi simili al sottoscritto il resto è scontato: L'attitudine dei due fratelli, le battute ripetute a memoria in determinate occasioni e l'espressione di Elwood nel sentirsi dire "Non è il bicchiere giusto" come immagine profilo nel nostro gruppo whatsapp.



Un film che ha segnato tutta questa compagnia d'amici che frequento: Basta pensare al fantabasket su Dunkest e al nome della squadra di uno di loro: i "Good Old Blues Brothers boys Band" e le risate fatte subito dopo, sforzando la foce per rispondere "Io sono Bob e questo è il mio localino!" oppure "Hey...questo non è Hank Williams!!".


Se "Joliet" Jake mi ha influenzato a livello musicale, complice soprattutto i vinili di mio padre e la sua passione per il blues, c'è un personaggio che si è fatto sentire in me. Forse nel periodo più turbolento e assetato della mia vita. (D'altronde sono friulano e un po' d'autoironia non guasta mai). Parlo ovviamente di "Bluto" Blutarsky in Animal House.
Nella graphic novel di Barilli e Corvi, i due personaggi sopra citati si fondono a John Belushi e si scambiano con naturalezza nel corso dei vari capitoli spiegando appunto le varie fasi della sua vita.
Un po' quello che è successo con me quando ho scoperto Animal House.



Già membro di una numerosa compagnia di amici (diversa da quella riguardante i Blues Brothers) degna di una confraternita, non elenco cosa succedeva in quel 2007 per privacy e dignità. Ma non è tanto per i festini in se: Uno dei ricordi più belli associati a questo film è quando avevo l'avevo fatto vedere ad un mio amico e compaesano. Gli si era aperto un mondo e come spesso accadeva nel film, il brano "Louie Louie" era diventato il più classico dei tormentoni tra di noi. Quando, prima del COVID-19, ci si trovava per una birretta da qualche parte oppure, "alzando il tiro", Havana Cola.
L'imprevedibilità di Bluto/Belushi era d'esempio per i momenti più folli passati assieme.
C'e ancora quella frase che circola ispirandosi all'attore, ovvero "Ho sentito di un conoscente che per carnevale voleva prendere esempio da Belushi e vestirsi da brufolo, ovvero con del dentifricio in bocca". (Lo "Sparacibo" nella traduzione italiana è "Zit" nell'originale, ovvero appunto brufolo. Oltretutto scena improvvisata sul momento, per chi non lo sapesse).


Nella vita però non ci sono solo le risate e i momenti ricchi d'ilarità ed euforia. Non sarò tormentato come l'attore e protagonista di questa graphic novel che v'invito a leggere ne ho gli stessi problemi  e dipendenze che aveva lui nel corso degli anni , ma certe vignette parlano da sole:



In famiglia, almeno, da una parte della mia famiglia risultavo sempre quello "simpatico", con la battuta pronta e dalla risata assicurata. Più che altro per autodifesa. Personalmente è un ruolo che mi è sempre pesato, così come chi mi attacca etichette tirando così conclusioni affrettate sul sottoscritto e non comprendendo al 100% il mio valore o le mie idee. Parafrasando una frase letta nel libro precedente, ovvero "Ascension: Vita e musiche di John Coltrane ", di Eric Nisenson: "Non cercate di capire Mirko troppo in fretta".
Non ho sempre la battuta pronta, molte volte so essere il più rompipalle e fastidioso essere umano presente sulla faccia della terra, specie se i miei progetti o le mie abitudini scivolano di mano nella loro evoluzione. D'altronde, tenendo fede alla Graphic novel...



Fortuna che la mia tenerezza, o meglio ancora la mia pace mentale riesco a trovarla come Belushi nel ruolo di Ernie Souchak nel film "Chiamami aquila"; dove il direttore del giornale dove Ernie lavora, per determinati motivi lo convince ad allontanarsi dalla città e andare sulle montagne rocciose per intervistare la giovane ornitologa che studia il comportamento delle aquile calve.
Ho semplicemente bisogno di tranquillità e ovviamente tanta natura e verde, la stessa che la mia regione (o alcune parti del mondo) riescono a darmi. Posso avere gli stessi problemi delle persone comuni, simili o maggiori -in fin dei conti siamo tutti uguali e diversi gli uni dagli altri-, ma mi basta una camminata in montagna, un giro in bici o (in tempi di Covid-19), alzare la testa dalla postazione da cui scrivo per vedere se ci sono dei grifoni che stanno volando in cima ad una montagna, perdendomi nella loro maestosità e nella loro apertura alare.
Piccoli dettagli che mi fanno capire come la natura è l'elemento fondamentale per il benessere del sottoscritto.



John Belushi è diventato un mito per tutti quanti noi per ciò che riusciva a fare davanti alla cinepresa. D'altronde parliamo di un signor attore e improvvisatore circondato da colleghi di altrettanto valore in qualsiasi set cinematografico o televisivo, basta pensare a SNL -Saturday Night Live-: Bill Murray, Dan Aykroyd, Chevy Chase...lo stesso Robin Williams che stimo tanto quanto Belushi, anche lui ricco di talento e purtroppo, tormentato da dipendenze nel corso degli anni.

Semplicemente...iconico.











4 commenti:

  1. Ti ringrazio della citazione e sono felice ti sia piaciuto com'è piaciuto a me :)

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    1. Sono io che ti ringrazio. 🍻

      Sono quelle cose, a mio dire, che vanno al di fuori di un blog e di frasi di circostanza tipo "nuovo iscritto" e si avvicinano molto di più a chi sta dietro e il lavoro svolto; come un libro consigliato e prestato di mano in mano, ne sono molto grato. La tua recensione mi ha coinvolto al 100%. Poi si sa, anche il buon Belushi c'ha messo del suo ovviamente. ;-)

      Non ho parlato di molti aspetti anche malinconici della graphic novel anche perché li avevo già scritti su goodreads (come scritto, facilmente rintracciabile da link o qua sulla destra dal pc) e di conseguenza non volevo utilizzare il più classico e tristi "copia e incolla" ma dare vita a un diverso punto di vista da quello già scritto.

      Non è l'unica graphic novel comprata in tempi di Covid: Mi son preso anche il primo volume de "la leggenda degli straordinari gentleman Vol.1" di Alan Moore e il secondo capitolo di Jughead ;-)
      Mentre, aggiornando la mia wishlist cartacea, ho scoperto in giornata l'esistenza di "building stories" di Chris Ware e a mio dire (fortuna vuole che ho confidenza con l'inglese) sembra una genialata! Ne hai mai sentito parlare? ;-)

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    2. Sai che di autori stranieri non sono proprio ferrato? Certo "La leggenda.." la conosco di fama, l'opera di Chris Ware no! Stasera parlerò di un altro libro uscito in questo giorni di uno degli autori di Vita eccessiva di John Belushi, genere completamente diverso però

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  2. Eccomi qui, finalmente a godermi questo post con la giusta calma e concentrazione.
    Mea culpa che non ho mai visto il film Blues Brothers e quindi conosco qualcosa per sentito dire. Mea culpa di nuovo perché Animal House non ho saputo apprezzarlo come hai fatto tu e tutti i miei amici.
    Però la seconda parte del post l'ho apprezzata tantissimo, tutto il tuo excursus su come ti trovi simile a Belushi. Le varie similitudini con la compagnia. Il bene e il male che allegramente si abbracciono e sono in ognuno di noi. Siamo maschere pronte a difenderci con lo yin o lo yang a seconda della situazione.
    Come sempre è stato un piacere leggerti.

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