martedì 4 giugno 2019

"Non sono laureato ma posso insegnare ad Harvard?"

No, non sto vaneggiando ne dandomi delle arie.

Venerdì scorso sul tardo pomeriggio, prima di ritrovarmi nel solito pub (con una Kilkenny pronta a mettere ordine a tutti questi pensieri), sbadatamente avevo notato molti studenti ben vestiti e felicemente esagitati. "Come mai c'e 'sto casino a Udine?" "...Festa studentesca, Mirko...!". 

In quel momento molti pensieri si sono fatti vivi in me. Già accostando il Sello (istituto artistico statale di Udine) con la macchina per entrare nel parcheggio sotterraneo, mi è salita non tanto la nostalgia, quanto una dolce invidia di chi riesce ad ottenere un risultato. Il tutto con la canzone "Oh, Vita!" Di Jovanotti in sottofondo e la strofa presente nel pezzo che da il titolo al post. Anche se per la maturità  per voi è questione di giorni. -in bocca al lupo, ragazzi e ragazze-
Spesso parlo sempre con rancore e acidità del mio passato da studente. Visto che tra i vari consigli ricevuti in privato uno di questi è "provare a scrivere un po' di più in prima persona", sento di dover svelare cosa realmente è successo. Una sorta di outing studentesco, diciamo così.
Altro motivo per cui sto scrivendo questo post è soprattutto per incoraggiare chi si sente il classico "outsider" sottomesso dal potere degli insegnanti a non abbandonare gli studi come ho fatto io. NON prendete esempio da me, che a 35 anni dopo pessime esperienze la mia istruzione spesso causa momenti di disagio e malessere nella quotidianità di tutti i giorni.

Da bambino ero la classica spugna che imparava tutto e subito "a modo suo". Grazie ai ricordi di mia madre avevo imparato a leggere con l'aiuto delle parole scritte in  tv ("Bruno" la prima parola letta, nome si di un noto giornalista dell'epoca del TG1 ma era soprattutto il nome di mio nonno paterno. Evidentemente avevo anche una precoce ironia già presente in me, visto che "merda", ebbene si, è stata la prima parola scritta probabilmente con fierezza). Sempre in quel periodo per farmi stare buono e calmo, cosa che tutt'ora nessuno ci riesce a 35 anni, mia nonna materna mi aveva insegnato il significato di tutti i segnali stradali durante i viaggi in macchina. Per non parlare dei tanto odiati , da parte dei genitori, pennarelli e matite: Tutti noi abbiamo avuto il periodo di scrivere sui muri, ma visto che son sempre stato controcorrente, non contento dell'intonaco imbrattato in mille modi mi divertivo a disegnare sotto la tavola da pranzo caricature di politici quali Craxi o Gorbaciov.
Via via crescendo fumetti e libri per bambini erano all'ordine del giorno. Tant'è che in prima elementare ero quel tipo di bambino che sapeva già leggere e scrivere con facilità e ringrazio sempre il cielo di aver trovato all'epoca una maestra che sapeva come prendermi e stimolarmi (e cazziarmi nei momenti opportuni). Non ero tra i primi della classe, ma già allora trovavo stimolante scrivere. Le "cinque pagine" spese a scrivere sull'amicizia dicevano già tutto. Anche se in tenera età probabilmente quei pensieri erano pari al qualunquismo di Fabio Volo. Dovrò cercare quel quaderno, pura curiosità!
Il primo crollo di voti è dovuto al classico cambio d'insegnanti. Ero finito tra gli ultimi della classe e per un breve periodo (s)fortunatamente, con un discreto imbarazzo, mi son ritrovato con alcuni insegnanti di sostegno. Voi capite che per una persona che va stimolata e ha in cuor suo ritmi d'apprendimento veloci farla rallentare è pari a mangiare una minestra con una forchetta. I primi dubbi e insicurezze iniziavano a farsi sentire, fino all'arrivo di questa nuova materia: Inglese. Ero un mostro di bravura! Anche se il mio livello attuale, come scritto in passato, è pari è quello "letto" sui fumetti di Ortolani, ma riesco comunque a farmi capire e a comprenderlo. 
La mia mente, ormai indecisa se concentrarmi come un tempo o buttare tutto al vento, ha optato per una terza strada: "Suo figlio è in gamba ma non si applica". E tra i tanti ricordi da "Testa fra le nuvole" uno dei miei preferiti è perdermi tra le sfumature del cortile. Soprattutto quel giorno, quando il giardino della scuola e tutto ciò che lo circondava aveva preso una sfumatura color seppia ma tendente al giallo causa il maltempo, come una vecchia fotografia. Osservavo imbambolato il parco giochi dell'istituto e complice una nota trilogia avevo scoperto una delle mie più grandi fantasie associata al momento e tutt'ora presente: I viaggi temporali. 
Ovviamente gli ultimi due anni sono rientrato in carreggiata complice una nuova insegnante nelle materie a me care: Italiano ed Educazione Artistica. (Comprendeva anche storia, ma nonostante il fatto che amo i viaggi nel tempo non sono mio padre, quello è il suo campo). 

Il passaggio dalle elementari alle medie invece è stato probabilmente più impegnativo: Scuola nuova a 20 km da casa e con delle regole da rispettare (salesiani, appunto).
A influenzare il tutto è stato anche la perdita di mio nonno paterno, la stessa estate del 1995. Per me era ed è tutt'ora un punto di riferimento. Ma in quella giornata piovosa di Agosto mi son sentito come una torre di jenga pronta a cedere e priva di certezze. Non sapevo più chi ero realmente.
Gli insegnanti non erano all'altezza. Ora lo posso dire con dispiacere e senza peli sulla lingua. Salvo appunto una prof. d'inglese e il Prof. di musica. Arrancavo, nonostante il calo nei confronti dei libri (di quel periodo ricordo bene "Marcovaldo", di Italo Calvino, "Il piccolo principe" di Antoine De Saint-Exupèry, "La fabbrica di cioccolato" di Roald Dahl e ovviamente "il diario segreto di Adrian Mole" di Sue Towsend. Quest'ultimo regalato da mia madre probabilmente perché mi vedeva "incasinato" come il protagonista. Quanti ricordi legati a questi libri e in particolare a quest'ultimo.)  e non riuscivo ad orientarmi negli studi. Se la cosa positiva era aver legato con molti ragazzi della scuola, dall'altra stavo diventando una capra. Per la gioia di Sgarbi. Preso di mira da alcuni prof. (Tutt'ora ricordo l'imbarazzo non so per quale motivo nel svuotarmi la cartella sul banco di fronte a tutta la classe) e altri avvenimenti particolari. Senza parlare dei Prof. di matematica che si sentivano pari a Robin Williams e usavano l'ironia nel coinvolgere gli alunni, causando a mio parere l'effetto opposto.
Una mia più grande soddisfazione fu, durante le lezioni di musica, la spiegazione di alcuni generi: "E poi ci sono i crooner, ragazzi. Tipo Frank Sinatra (ci guarda in faccia e con ironia, senza offendere visto che eravamo tutti dodicenni)...ma che ne sapete, voi!" e io "Come no, prof! Frank Sinatra! Strangers in the night, New York, New York! Giusto?" La sua faccia stupefatta valeva quanto ad un buon voto. "Bravo, Cecchini!" Tant'è che tutt'ora quando passa a far la spesa in negozio c'è sempre il massimo rispetto nei suoi confronti, soprattutto quando gli avevo riferito che sono un bassista autodidatta. L'unico di meritarsi il titolo di professore tra i suoi colleghi. E poi, da amante del cinema quale sono, ci aveva fatto vedere Amadeus, di uno dei miei registi preferiti nel corso degli anni a seguire: Miloš Forman. Non l'ho mai ringraziato, per questo.
Tanti, troppi fattori hanno influenzato l'apprendimento in questi tre anni. da alcuni atti di bullismo ricevuti il primo anno da parte di studenti di altri istituti ma presenti nella corriera durante il viaggio di ritorno; mentre gli ultimi due centrati a dedicare anima e cuore per la pallacanestro, poi il mio inseparabile walkman con quella che era a mio dire l'essenza di quel '97/'98 (Prodigy, Natalie Imbruglia, Oasis e Will Smith) e ovviamente l'arrivo in Italia di sei amici che spesso si riunivano al Central Perk per bere un caffè e parlare del più e del meno.
Ipotizzo che l'unico interesse di alcuni prof nei miei confronti era quello di mandarmi fuori a calci in culo. Detta senza mezzi termini. Consigliando a mia madre l'iscrizione del sottoscritto in un istituto professionale perché "con questi voti, signora...non andrà lontano". All'epoca ero indeciso sul conservatorio o un liceo scientifico. Istituto artistico? L'ha fatto mio padre. Proprio quell'istituto artistico citato all'inizio, ma probabilmente non era il suo sogno finire a fare il carrozziere in fabbrica, anche se la storia non è andata proprio così. "Impara un mestiere, fidati di me" detto con tristezza e probabilmente un po' di rancore per come sono andate le cose. Quindi avevo subito messo il veto non per mia scelta.

Nell'estate del 1998 oltre alla mia gioia per il sesto anello vinto da Jordan e il dispiacere per il suo (secondo) ritiro, l'arrivo degli Aerosmith nella mia vita e l'euforia di aver cambiato allenatore a basket...ho stupito tutti dicendo "vada per l'idraulico!". Scelto probabilmente per istinto, visto che verso la fine degli anni '80 come un mantra era presente in tv la pubblicità dei rubinetti Zucchetti e, sempre da bambino, come Bart aveva il suo pupazzo Krusty (alternato a "coniglino morbidino"), io davo fiducia all'omino lego con la salopette. Compagno di mille disavventure e, probabilmente ,idraulico tuttofare della mia metropoli fatta di mattoncini.

Bravo Mirko: l'unica cosa positiva in quei (troppi) anni persi è aver trovato il tuo attuale migliore amico, vicino di banco del '98/'99 e complice di momenti indimenticabili. Nonostante son passati quasi 21 anni è nato un rapporto pari a quello di Turk, J.D. e ovviamente Carla in scrubs. (Eagle!!).

Qualcosa di buono, nato per caso e su scelte azzardate, c'è. Il destino si sa, lavora per vie sconosciute.



Già, troppi anni. Il bambino che leggeva e amava i libri era un quattordicenne imbarazzato per quanto arrancava. D'altronde una buona percentuale aveva già dimestichezza con questo mestiere o era "figlio di", magari per portare avanti l'attività di famiglia. Cosa facevo li?
In tutti questi anni le uniche soddisfazioni le ho ricevute ovviamente in italiano, dove una prof. a me molto cara durante il colloquio genitori insegnanti mostrò i temi a mia madre: "Signora...questi sono i temi di suo figlio. E' sicura di volerlo in un istituto professionale? Sono temi da liceo.". Senza dimenticare i miei recuperi record in matematica e inglese grazie anche alle ripetizioni estive. Se si trova la motivazione giusta tutto fila liscio come l'olio. Peccato che non tutti i prof. sono così.

E poi la prof. di fisica. Non ero una cima nella sua materia, ma tra le tante cose che ho imparato una è stata fondamentale, applicata alla vita: "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria.".
Come il professore di musica delle medie, anche in questo caso quando la vedo in negozio spendo sempre buone parole dandole del lei. Chi ama il proprio lavoro e non perde tempo, merita tutto il mio rispetto.
Col tempo e maturando anno dopo anno ( diventando "nonno" di turno, visto i due anni persi), ho riscoperto me stesso: Il classico studente che sta per i fatti suoi, con un libro in mano e le cuffie: -The Cure e Korn sempre presenti nel mio lettore cd portatile- "Close to me" e "Freak on a leash" erano praticamente il mio biglietto da visita e in quanto popolarità... parlano i Wheatus per me. (Salvo rarissime occasioni ovviamente dettate dal coraggio dei classici bigliettini ricevuti/presentazioni post gite). Citando la canzone linkata "How does she know who i am? And why does she give a damn about me?".
Evidentemente non andavo a genio ai professori. In quel periodo avevo ricevuto un consiglio, detto senza imbarazzo, da uno psicologo clinico in via privata: "Impara a vederti con gli occhi degli altri". Cosa giusta. Probabilmente mettevo in luce alcune mosse false e poco professionali, quali perdere ore a bere caffè con le bidelle, insegnare solo l'ultimo mese di scuola in vista degli esami di maturità o il poco polso nei confronti di alcuni e ingiustizie verso chi, poveri, non avevano colpe di essere ripresi. Sta di fatto che nonostante un tema (articolo di giornale sullo Tsunami) che rientrava in tutti i canoni impostati, una terza prova andata a mio dire bene salvo due bestie nere (meccanica ed elettronica, poi recuperate con dignità all'orale) e l'orale dove ho comunque detto ciò che dovevo dire, forse per inerzia... su dieci alunni ovviamente l'unico a prenderla in quel posto è il "pandolo" che sta scrivendo in questo momento. Perché sentivo che c'era qualcosa nell'aria. (La seconda prova era andata malino a otto su dieci).

Preso dalla rabbia il mio primo pensiero è andato subito ai miei genitori e alla loro delusione, oltre ai soldi spesi per me. Difatti subito dopo, da neopatentato sono entrato nel mondo del lavoro come idraulico per ripagare centesimo dopo centesimo questa perdita economica verso chi credeva in me e comunque nel bene o nel male l'ha sempre fatto (perché, nonostante gli allenamenti e le partite di basket, la priorità era lo studio e loro erano li mentre svolgevo il mio ruolo da studente).
Idraulico o commesso/addetto sala, reduce dalle sconfitte del passato, ora tendo ad essere il più classico dei "Working class hero". Ritmi elevati che a fine turno mi portano a dormire come un binturong su un ramo (l'orso gatto) e l'etica lavorativa imparata non solo dai miei genitori, ma anche dai sacrifici fatti in passato da mio nonno paterno andando a lavorare in Francia e in Svizzera come muratore, per permettere una buona istruzione a mio padre. Il tutto dando sempre il meglio di me e dimostrando di essere all'altezza di determinati incarichi.

Come dico sempre "il resto è storia", ed è tutto centrato nelle mie prime ferie da operaio, con frasi che si ripetono tutt'ora a distanza di anni: come Alexander Supertramp senza conoscere nessuno e solo tramite un contatto via mail, avevo passato una settimana e mezza in Salento. Mi ero portato un block notes dove scrivevo una sorta di diario, parlavo con i gestori del B&b e con la figlia che mi faceva da Cicerone. Sapete quanto amo Into the wild, ebbene: In quel momento vista anche la differenza d'età con questa signora mi sentivo come Alexander e Jan. Protetto, capito. Potevo parlare liberamente di tutto e mi sentivo dire, tra un rustico e un sorso di negroamaro "Mirko...sei sprecato per fare l'idraulico! Eri sprecato pure per la scuola che hai fatto, perché non fai i corsi serali e t'iscrivi all'università?". Chissà, se "la donna invisibile", nick che usava spesso, ora scoprirà questo blog. "Il commesso?? E tutti i discorsi fatti quella sera?".

Bella domanda, a cui non trovo risposta. Anche se a 35 anni non smetto mai d'imparare dall'unica insegnante che mi è sempre stata vicina, usando il metodo del bastone e della carota: la vita.





Mi rendo conto che ognuno di noi vive delle esperienze uguali e diverse, soprattutto in questo periodo delicato della vita nella formazione e apprendimento. Il messaggio che voglio dire, nonostante tutte le mie disavventure, è una frase di Kobe Bryant. Cestista che ho sempre ammirato non solo nel modo di giocare, ma di evolversi anno dopo anno cercando sempre di ottenere non vari risultati, ma IL risultato decisivo: "Se non credi in te stesso, scordati che qualcun altro lo faccia per te".

E lo dice uno che, per tutte le volte che ha preso batoste, prima di andare a dormire guardava quella frase scritta sul muro della camera.

Continuate gli studi, ma non fatevi influenzare da chi vi conosce in maniera approssimativa e vi sottovaluta, costringendovi così in un futuro riduttivo e non programmato. Probabilmente, com'è stato per me, queste persone si comportano così perché sono consapevoli della vostra sete di curiosità,  maggiore e incredibilmente inebriante rispetto a chi come loro sale in cattedra e fa l'appello.

12 commenti:

  1. Meraviglioso. A tratti commovente. Vero e sincero come te. Sono molto fortunata ad averti incontrato.

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    1. Ti ringrazio tanto! Anche per le dolci parole pari ad un caldo abbraccio comprensivo.

      Alla fine può sembrare si commovente questa situazione, ma dal mio punto di vista è sempre stato un lottare contro varie avversità. Anche se tutto ruota in senso opposto. Da bravo toro testardo quale sono.

      I primi anni da operaio post studente, nel mese di Maggio/Giugno ero intrattabile. Di ritorno dai cantieri durante l'ora di pranzo e i classici interventi dei tg sulla maturità mi toglievano l'appetito, complice quello che ho provato.
      Alla fine ho imparato a prenderla con filosofia. Insomma: Non ero io quello che parlava con la faccia tosta ai genitori dicendo "Signora, tanto questo è un secondo lavoro visto che sono ingegnere." E parlo dello stesso fenomeno che passava ore con i bidelli anche durante l'orario di lezione e ad Aprile (dolce dormire) si svegliava dicendo "siamo indietrissimo col programma".


      Insomma...uno così ora come ora mi fa solo ridere per la sua incapacità di coinvolgere studenti in una sua materia (oltretutto fondamentale per il ramo che studiavo).

      Come vedi, leggendo anche la stima nei confronti di chi mi ha veramente insegnato qualcosa, c'è chi ama l'insegnamento e chi scalda la sedia per una busta paga extra.

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  2. Questo post é molto bello perché hai raccontato con sincerità il tuo percorso scolastico. Io ho fatto il Liceo Artistico (sono diplomata in grafica pubblicitaria), una scuola che non ha molti sbocchi lavorativi, ma ho scelto quello che mi piaceva fare, infatti adoro disegnare e mi piace la storia dell'arte, invece non amo la matematica!

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    1. Ciao Vanessa!

      Grazie per il messaggio, sei sempre molto gentile a passare di qua e lasciare due parole, ti ringrazio veramente! (Scusa se ti rispondo solo ora ma ero a lavoro)

      Sai, spero che non hai frainteso alcune mie prese di posizione riguardo gli istituti artistici. Anzi, ammiro chi si iscrive e riesce ad avere nel suo piccolo vari sbocchi lavorativi anche se come dici tu non è sempre facile.
      Ti svelo una cosa, da quello che mi era stato detto, mio padre probabilmente come te si era diplomato come grafico pubblicitario. Onestamente non lo so. Quello che so per certo è che l'ho sempre visto con i tuoi stessi interessi...per capirci: Abito in un comune con, a stento, 3000 anime totali e c'e la tradizione dei coscritti. Lunga da spiegare, mi limito solo a dire che in tutto l'ambaradam ci sta una bandiera tricolore e nella parte bianca un disegno. Ecco: Fino a poco tempo fa mio padre, da settembre verso novembre faceva questi disegni particolari dove seguiva le idee, ma ci metteva del suo. Non solo, spesso negli anni '90 passavano a casa mia persone a chiedergli qualche disegno per biglietti da visita o biglietti pubblicitari...insomma amava quello che faceva, oltre che l'arte e la storia in se. Si vedeva! E non ti dico quanti libri di storia dell'arte ci sono qua!! ;-)


      Adesso, vista anche l'età e molti fattori che preferisco non esternare sul web, l'interesse nel disegno è calato. Leggenda vuole che negli anni '70 lo chiamò un agenzia pubblicitaria di Milano, ma non so per quale ragione rifiutò, se per la distanza o se era mia nonna a non volere. In cuor suo secondo me è la classica occasione mancata che uno si porta dietro e, vista l'esperienza, influisce molti avvenimenti futuri -quale anche l'orientamento scolastico di un bambino già confuso di suo-

      Oltretutto non sono mai stato alla sua altezza, come capita spesso nei piccoli paesini il "Ah, ma tu sei il figlio di" dove il padre è noto per alcune abilità creative, influisce parecchio (e nel disegno faccio pietà). La cosa bella è stato proprio lui a spingermi a riprendere a scrivere dopo anni di silenzio creativo (anche col basso elettrico). Evidentemente ha ancora l'occhio per spronare chi di dovere a coltivare passioni e non abbandonarle senza motivo.

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  3. Che bello leggere questo post oggi..
    Ritrovo i tuoi nonni, i cartelli stradali e molto altro.
    Posso dire che sicuramente non sarai sprecato per fare il blogger?
    Scrivere non è mai presto, tardi, nè poco e nè troppo.
    La penna è un'arma potentissima se impugnata magistralmente, e tu sai usarla egregiamente bene.
    Un bacio.

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    1. Eccomi, appena rientrato da lavoro (le forze per scrivere sono contate, visto il caldo e i troppi bancali caricati. Ma...ci provo!)

      Ti ringrazio di cuore, è bello vedere tutto questo affetto (tuo e di Moz qua sotto ;-) ). L'idea del blog ce l'avevo da molto tempo. Non so spiegarti, ma mentalmente visualizzavo già quello che volevo scrivere, come dev'essere impostato o anche le battute messe in mezzo per sdrammatizzare.

      Posso dire, senza menar vanto, che da quando ho deciso di prendere questa strada mi sento rinato e carico di motivazioni e spunti. Il più delle volte salvo amici che mi chiamano ad uscire passo il tempo a vedere tv o a leggere (ora giro sempre in bici da solo, da bravo lupo solitario)...e non puoi immaginare che collegamenti e idee che mi vengono in mente! Le stesse che quando le dico al bar magari al mio migliore amico mi dice con ironia e affetto "Esci di casa, non stare sempre da tua nonna!".

      Posso solo dire che sono felice di condividere tutto ciò che mi passa per la mente con voi. Ho sempre visto la vita come una sceneggiatura di un film, i vari collegamenti surreali sono...semplici easter eggs, diciamo così!

      (ok, questa ne è la prova, il caldo mi fa male!) ;-)

      A parte gli scherzi...grazie, veramente. Sei troppo buona. :-)

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  4. Grande post.
    Ho fatto bene a chiederlo.
    Qua c'è molto più di un percorso scolastico.
    Innanzitutto ti dico che, inizialmente, abbiamo avuto molto in comune: lettura precoce e segnali stradali.
    Io poi alle medie top del top, forse il mio periodo più florido.
    Superiori shock, come risvegliarsi in un incubo. Ogni tanto mi dicevo: vorrei poter ricominciare, chiudo gli occhi e sono ancora all'estate prima di entrare al liceo.
    E invece niente. Ma oggi sono quel che sono anche grazie a questo.
    Oh, concordo con Claudia, come blogger spacchi. E ti leggo pur avendo poco tempo e pur con questi post molto lunghi che solitamente sarebbero TLDR, ma tu -cazzo- ti fai leggere.
    E già questo per me vale molto.

    Moz-

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  5. Ora come ora, anche se sono a stomaco vuoto (con questo caldo non ho fame...solo sete!), ti pagherei volentieri una birra!

    Perché? il tuo "alle medie top del top" è più o meno l'aggancio che cercavo per una cosa che ho in mente e, probabilmente, scriverò stasera o in mattinata. Qualcosa in puro stile "That's so '90s" , per quelli come noi ;-)

    Come scritto a lei, rientrare a casa e leggere questi commenti (letti di sfuggita in una breve pausa lavorativa per abbeverarmi) mi fanno più che piacere!
    Certo, non più di riprendere mia madre in stazione di ritorno dalle sue ferie, ma...comunque altrettanto gratificanti ;-) Quel TLDR poi mi ha fatto ridere! Quando ero su fb e scrivevo lunghi post il mio migliore amico scriveva sempre quelle maledette lettere ogni santa volta. Ma...gli vorrò sempre bene a quello che era il mio primo vicino di banco delle superiori, ora caro amico, barista e occasionalmente troll :-)

    Semplicemente grazie.

    Tutta questa stima è reciproca. E non lo dico da nostalgico. Ma da lettore dietro al monitor, che prova molte volte le stesse emozioni nei ricordi da te citati.

    Vale molto anche per me.

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    1. Ecco cosa mi ero dimenticata..
      Conoscendomi meglio scoprirai che sono molto smemorata..
      Comunque.. L'amico.
      Fantastico.
      Non tutti i mali vengono per nuocere, no?
      P.S. Sottoscrivo anch'io..
      TLDR.. Anzi, all'italiana TLDL.
      Se non vuoi rischiare di perderci (nel senso di decesso), sintetizza.. 😜

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  6. Eh...sai qual'è il mio problema? E' che passo molto del tempo in silenzio. Se inizio a parlare (o scrivere), non la fermo più! Ci provo, ma mi sembra sempre che a sintetizzare risulto freddo o poco interessato ad un argomento, per quello mi perdo.

    Diciamo...che è una mia forma di rispetto. Anche se ogni tanto divento logorroico, me ne rendo conto :P

    L'amico...ah, guai se non ci fosse! Quando passano ex compagni di quell'anno scolastico e mi sentono rispondere "Certo che lo sento...frequentemente! Ha pure aperto un pub!" restano sempre basiti :-)

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    1. Il mio migliore amico è al mio fianco da 19 anni (e ne ho 32).
      Lo adoro.

      Comunque non sei logorroico per niente. Solo un po' prolisso.
      Io, invece, ho il problema inverso. "Il dono della sintesi" dicono, ma faccio davvero fatica a buttar giù un certo numero di battute.
      Sarà che avendo fatto la giornalista per molti anni mi è rimasta l'impronta. Oppure è proprio che son tarata. 😅

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    2. Guarda, in rare occasioni ci scambiano per una coppia. E' capitato tre volte e onestamente non ci vedo nulla di male: La complicità tra due persone è una grande dote. Sono pochi i veri amici che sanno come prenderti e comprenderti, nonostante molte differenze caratteriali.

      Scusa se rispondo solo ora ma ero preso dalla prima bozza del nuovo post, caldo e...un pomeriggio intenso in negozio! (Come son riuscito a non addormentarmi sulla tastiera è un miracolo, so solo che ad un certo punto mi son detto "Ok, basta! Continuo domattina". Difatti...alle 6.30 ero già che scrivevo :-) )

      Probabilmente sono caratteristiche che ci portiamo da sempre, fin da quando eravamo studenti nelle classiche verifiche Domanda/Risposta :-) Tutto ha una sua storia :-)

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