venerdì 19 aprile 2019

"Venti troppi anni persi parlano di me" (Cit.)


In questo momento a 34 anni mi ritrovo in un periodo musicale un po' strano onestamente: Molti mi dipingono simpaticamente come "L'uomo dei concerti", per la mia frequenza e noncuranza di prendere biglietti e andare anche da solo anche nelle regioni vicine per ammirare gruppi a mio dire meritevoli o alle volte sottovalutati e per molti sconosciuti.
Oppure come quello che conosce svariati gruppi e generi, dal rock demenziale degli skiantos allo stoner dei Kadavar, passando per i Beastie Boys, Bud Spencer Blues Explosion e molti altri. 


Perché strano? Perché probabilmente ho ancora la sindrome di J.D. (John Dorian di Scrubs, per intenderci). Su questo argomento faccio puntualmente filmini mentali da quasi 21 anni a questa parte (ecco il perché di questo titolo), quando ascoltavo gli Aerosmith, Prodigy, Oasis con le cuffie e m'immaginavo su un palco a suonare o cantare, condividere l'esperienza dell'alchimia giusta con il pubblico.
Ma non sempre tutto fila secondo i piani e le aspettative che si fanno in giovane età, anche perché questo sogno nel cassetto riguardava i miei 13 anni, risultano complicate dimenticando molti aspetti logici.
A distanza di quel periodo dove avevo in testa solo una ipotetica carriera musicale e cestistica  (...beata gioventù), col tempo ho imparato a suonare il basso da autodidatta e ho fatto parte di due gruppi locali dove si suonavano varie cover. In uno il repertorio era parecchio prevedibile per un ragazzo di 30 anni qual'ero, nell'altro le canzoni erano più impegnate e in semi-acustico. Ma ahimè non venivo preso in considerazione, probabilmente per quel campanilismo che affligge le frazioni del mio piccolo e triste comune o per la mia scarsa tecnica (compensata comunque da una grande passione e da un grande impegno..."Grande cuore Mirko" parafrasando con autoironia "Loris ed Efrem" dei Vallanzaska).
Solo se portavo una cassa di birra si ricordavano che ero presente alle prove.

Comunque, accantonando sassolini nelle scarpe ancora difficili da togliere pari a dei fastidiosi calcoli renali, a quattordici anni non tenevo conto di una cosa fondamentale, oltre al fatto che m'imbarazzo a cantare e ho una tosse da fumatore perenne (per un non fumatore quale sono questo fa riflettere):
La musica si fa collaborando e ognuno ha una sua idea.
Per mia fortuna ho un padre che collezionava parecchi vinili e una madre che ama il cantautorato italiano, il che mi rendeva spesso a favore delle idee altrui accantonando con un filo di rancore alcune mie proposte.
Anche se un po' di mal di pancia c'era. Cosa volevo e voglio tutt'ora portare, con difficoltà, in un gruppo o per conto mio? Semplice: Qualcosa che va contro corrente.
Adesso girano nella mia zona o le solite tribute band che portano clienti e soldi al locale oppure cover band dal repertorio prevedibile. La scintilla l'ho ricevuta da mio padre, che spesso mi rimprovera che non lo sto a sentire: Stavamo ritornando a casa da un concerto di beneficenza, con un una band tributo a Bob Dylan dove spiegava non solo il percorso musicale del premio Nobel per la letteratura, ma eseguivano anche cover di vari artisti nel mondo con i rispettivi adattamenti dei suoi pezzi (Parliamo del periodo beat italiano e a mio dire sentire "Rainy day women #12 & 45" alternata a "Pietre" di Antoine è stato geniale!).
Ritornando a casa in macchina, visto che lui dava una mano a livello organizzativo, mi fa seccato "Dimmi tu se è possibile contattare un gruppo di Modena che fa Dylan, qua da noi non ce ne sono! Ora fanno tutti la stessa scaletta e per i miei coetanei (1954) non c'è nessun gruppo che propone qualcosa d'interessante. Perché in un locale di musica dal vivo o in un bar, ricordati, c'e sempre qualcuno della mia età al bancone pronto per ascoltare qualche chicca musicale tra un bicchiere e l'altro".
Mi sono illuminato, ascoltando tanti, troppi generi mi sono reso conto che ormai tutti suonano solo musica stagnante, pari ad una pozzanghera sporca e colma di moscerini. Mi rattrista vedere alcune persone anche del pubblico che si esaltano per delle canzoni che obbiettivamente fanno sanguinare le orecchie per quanto ripetitive...insomma, Smells like teen spirit la odiava pure Cobain! (Non odiatemi, amo i Nirvana, sono come voi).
Ecco perché spesso boicotto letteralmente alcuni gruppi locali dove suonano nei vari bar e pub di amici. Solo in alcune situazioni mi sono presentato e lasciato andare: Per esempio quando un gruppo ha eseguito a fine concerto "Cuccurucucu" di Battiato. Eravamo un gruppo di spettatori letteralmente esagitato, stavamo cantando assieme alla band e li c'era quell'alchimia che letteralmente amo nei piccoli concerti: C'e stato un momento dove io e il cantante ci siamo guardati e ci siamo sentiti complici delle nostre affinità musicali pur non conoscendoci, complice anche la stessa maglia dei Soundgarden. Probabilmente era presente anche lui a Verona il due Luglio del 2014. Oppure quando, nello stesso locale, un'altra band ha fatto "Lullaby" dei Cure. Eccezionali, mi hanno spiazzato! Peccato che poi si è fatto vivo un pensiero che spesso mi affligge e sono ritornato a casa dopo poche canzoni. Chiamatelo panico, ansia o come volete...ma non riesco a stare da solo in questi piccoli eventi musicali ("Senz'altro è più sensato ritenere che la folla è la vera solitudine" cantava Castoldi ai tempi di Metallo-Non Metallo. Piccola parentesi, se non mi conoscete ascoltatevi quest'album dei Bluvertigo, prendetelo come biglietto da visita).
La cosa peggiore è che, così facendo, mi son perso pure i Meganoidi a Udine (erano gratis), ma nei grandi eventi col tempo ho imparato a gestire la cosa.

Cosa voglio proporre? Chi mi conosce lo sa...il mio ex batterista, presentandomi ad altri musicisti della zona in un bar diceva "se è per lui un gruppo solo non basta, almeno uno per genere che ascolta"...il che è vero. La cosa che mi fa sorridere è che ho sempre dichiarato senza imbarazzo e con molta autoironia "ci vuole un gruppo polka e liscio che coverizza canzoni rock, così accontentiamo tutti: i vecchi che ballano e i giovani che pogano". Nonostante tutti i "vai a pensar meno" che ho ricevuto nel corso degli anni, i Rumatera hanno fatto il singolo liscio "Ingestibili", fresco di qualche giorno. Restando in Veneto quei geniacci della Doliwood hanno doppiato Bohemian Rhapsody alla loro maniera, rendendo questa mia riflessione...meno sola!
Ma non è solo quello, ascolto di tutto. Penso a tutte le canzoni che meritano di entrare nella mente dei clienti nostalgici di un bar ma che vengono sempre finite nel dimenticatoio. Come a fine anni '90, dove la scena chiamiamola "underground" italiana dava alla luce gruppi interessanti come Dr. Livingstone, Zerozen...i Soerba e molti altri ancora.
L'unico problema, che è anche una fortuna, è che le canzoni trasmettono ad ognuno di noi emozioni ben distinte. Pochi istanti fa per esempio, complice la nostalgia musicale di canzoni finite nel dimenticatoio, ascoltavo "Vai bello" degli articolo 31 feat. Extrema e immaginavo come, in un piccolo locale della zona alcuni gruppi dai generi differenti non solo collaborano ma coesistono fondendo generi e suoni diversi. Proponendo un pezzo si commerciale e non certo intramontabile, ma che si avvicina non ad un solo pubblico. Chi è capace di mettersi in gioco e fare qualcosa di simile? Purtroppo ho notato che i musicisti sono egocentrici, anche troppo. Ed è un gran peccato, perché la musica è tutto, anche ironia e saper giocare con essa.

Sono anche "figlio" di gruppi come Elio e le storie tese, Skiantos, Weird Al Yankovic, The crazy etilic Band, i Fratelli Sberlicchio e nell'insieme aggiungo pure the bloodhound gang e via dicendo... Gruppi che comunque sanno il fatto loro a livello tecnico e qualche citazione musicale la mettono nei loro pezzi, che siano parodie o medley inaspettati dal vivo. Gli ultimi citati per esempio mi hanno sempre esaltato pur non avendoli mai visti ma per gli animali da palco che erano (Prima dello scandalo in Russia). Medley, cover azzardate e intrattenimento a volte osceno ma comunque divertente. Non è un compito quello di salire sul palco e fare la scaletta e dire le solite frasi fatte. Dev'essere tutto spontaneo, cosa che non ho mai trovato nella mia breve esperienza musicale.

L'eterno conflitto d'interessi è sempre più frequente di conseguenza: "Mirko ma non suoni più con nessuno?"/"Sai, c'è quel gruppo che cerca un bassista...sei interessato?" La risposta è sempre quella: "No grazie, preferisco suonare per conto mio".
Perché come scritto sopra, anche se non mi ritengo un musicista, con uno strumento in mano riconosco l'aumento del mio ego, consapevole anche che "Il mio basso protesta, ha bisogno di musica".
Ma non mi arrendo. Senza grosse aspettative e senza l'obbligo di frequenza in passato mi divertivo a caricare video dove suonavo vari pezzi che mi passavano per la mente, senza l'ossessione d'essere etichettato in base ad un solo genere musicale. Come a Kaufman dava fastidio quando gli davano del comico a me da fastidio associarmi solo ad un genere musicale.

Per concludere...voglio rendervi partecipi  di questi miei "sogni alla J.D", aumentando l'alchimia tanto sognata da ragazzino e condividendola con ognuno di voi.
Siamo in un locale della mia zona, la gente indifferente per il repertorio di nicchia applaude con sarcasmo tra una guinness e l'altra. "Secco" la mia Kilkenny e guardando i pochi veramente interessati mi faccio coraggio, dedicando questo pezzo  a chi come me vent'anni fa passava ore diviso tra sogni ad occhi aperti e TMC2 pur non avendo nulla di concreto tra le mani.

...Fate partire il video, immaginatevi la scena concentrandovi sulle parole e...grazie a tutti.






                                 

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