lunedì 12 agosto 2019

"La nazionale di basket siamo (anche) noi." (cit. La giornata tipo)




In questi giorni d'Agosto, complice anche il lavoro frenetico di commesso in un supermercato in questo periodo, il tempo per dedicarmi al blog è ridotto. (Soprattutto se sono reduce dalle due settimane di ferie estive e la mia più classica delle "sessioni di flebo" in mezzo).

Ciò non toglie che accumulo idee e bozze su bozze per eventuali post futuri e non. Complici i vari libri che leggo o leggerò ed eventi ricorrenti e futuri. Più che bozze sembrano pezzi di un puzzle che, messi assieme, formano non solo le mie riflessioni che danno titolo al blog. Ma anche la mia personalità, un variopinto biglietto da visita.
Tra i tanti eventi c'è per esempio il mondiale di basket in Cina, da sabato 31 Agosto a domenica 15 Settembre e una passione sempre presente per questo sport. Una delle mie ragioni di vita, parafrasando Homer Simpson e la birra.

Dire che sono nato con la palla da basket in mano, come direbbero i più esaltati, è sbagliato. E' vero, assieme a tre compagni delle elementari avevo praticato minibasket durante la prima elementare, ma di quel periodo ricordo obiettivamente poco, se non le girelle mangiate durante il tragitto e la cura nel preparare il borsone per le partite (rituale pignolo e scaramantico portato pure in età adulta): in quel periodo come spesso accade avevo provato nuoto e anche calcio. Poi, fino al 1995 numerose medaglie di tuffo acrobatico sul divano.
Qualcosa, poi,  è cambiato.
Già, L'estate di quell'anno l'avevo trascorsa dai parenti in provincia di Torino. I due cugini più grandi di me mi portarono ai campetti chiedendomi se volevo giocare a basket. In cuor mio sentivo che quella palla a spicchi mi chiamava, pari pari alle sirene con Ulisse. Il resto è il più classico dei circoli viziosi: Inizio le medie in una scuola nuova dove ci sono anche i campetti di basket (e non venivano utilizzati per altre partite di calcio) e scopro il magico mondo dell'NBA e della Legabasket. Letteralmente un "uomo nel pallone", citando i Matrioska e una loro canzone che tanto adoro.
Ricordo ancora quando avevo scoperto NBA Action su Koper/Capodistria quel Lunedì sera.
Sorrido perché ironia della sorte il video realizzato dalla giornata tipo inizia citando proprio il classico canestro appeso in camera e il "Not in my house" con ditone di Dikembe Mutombo: Beh, cambiando canale avevo trovato proprio il programma già iniziato con un focus sul centro congolese degli Atlanta Hawks (in quel periodo).
Ero talmente su di giri che in camera tiravo da tutte le posizioni possibili, ripetendo i commenti e i nomi visti nel curtside Countdown elencati dal grande giornalista e telecronista sportivo Sergio Tavčar.
Il 4 Maggio del 1996 poi avevo chiesto una cosa sola per il compleanno, anzi due: Palla da basket e canestro da mettere in giardino, anche perché mi allenavo nel terzo tempo tra le vigne di casa mia "schiacciando" sul tubo del pergolato con un vecchio pallone da calcio -Come un ragazzo nel video postato- (oppure di sottomano con una triste cassetta in legno di patate bucata appositamente e fissata alla "bene e meglio" sul vecchio tubo dell'altalena sotto il caco). Da quel giorno per molti anni successivi, per la gioia dei vicini ero un continuo palleggiare e recuperare la palla nei vari giardini oltre la rete. Aumentando il (facile) livello della pallacanestro praticata tra le mura di casa con amici e centrando tiri impossibili alla Steph Curry: da "dietro l'abete" (come distanza), dal marciapiede delle suore (vicine di casa in quel periodo), l'alley oop per il ramo di fico che la buttava dentro e molte altre soluzioni degne degli Harlem Globetrotters e molto altro ancora.
Stava diventando tutto troppo facile e come detto in altri post volevo alzare l'asticella, difatti così mi sono iscritto nella squadra di basket del paese vicino. Grande società, grande squadra.
Proiettato in un'altra realtà, quella agonistica, ma con un grande cuore e tanta passione, sono riuscito a ritagliarmi molti minuti nel secondo anno: 1998/1999. Non sono mai stato una guardia tiratrice, ma amavo il confronto con gli altri compagni e avversari della zona.
La mia fortuna è stata avere un coach fondamentale come Marini, che era riuscito a sgrezzare alcuni miei difetti e a rendermi un buon difensore. Uno di quelli che "non segnerò venti punti a partita...ma ne devi mangiare di polenta, prima di riuscire a smarcarti dal sottoscritto" ( Argomento già trattato in uno dei miei primi post: " Wonderful losers: Vita (di tutti i giorni) da gregari").
Poi si sa, molti alti e bassi con (a mio dispiacere) cambi di allenatori poco complici con l'unità di squadra e una magia che si è evaporata col tempo. Anche perché gestire un branco di 15/16enni non è mai facile, figuratevi se un nuovo coach -non della zona- non ottiene risultati, fa giocare solo sei persone su 12 e dopo un po' getta la classica spugna: Il risultato? Noi della panca avevamo iniziato a dare picche per le convocazioni, complice anche il fatto che non ci considerava nemmeno per gli schemi, e gli allenamenti si trasformavano in partitelle anche di calcetto.
Ma a parte questa triste fine, sono tutt'ora legato ai colori di questa squadra, colori di un paese che mi ha dato tanto rispetto al mio comune (sempre più pettegolo e deludente): Oltre alla salute, visto i ricoveri in day hospital e attualmente il lavoro, in passato pure lo sport.

Ovviamente avevo ripreso a giocare in un'altra società agonistica, ma non è stata la stessa cosa. Troppe primedonne e allenatori che, anche li, non consideravano il mio impegno e le mie qualità difensive (dicesi "becero campanilismo tra comuni"). Tranne uno che, venendo da fuori, mi premiò aumentando il minutaggio in questa nuova avventura e facendomi pure partire titolare in una partita.
Quindi, tanto schiappa in fondo in fondo non ero.
Quello è stato il classico canto del cigno: Ormai 21enne e sempre citando le parole del video mi consideravo bravino per far parte dell'under 21 di qualche squadra. Ma quella società, per quanto fallimentare in quel periodo, non credeva nei giovani e ancora meno nel progetto dell'under 21.



Visto e considerato che senza basket non so stare, dio -o chi per lui- benedica i campetti.


Foto (fatta a tradimento) di repertorio del 2014: parafrasando futurama "più che un gancio-cielo sembra una mossa da soubrette"




I campetti da basket sono sempre stati il mio habitat naturale, alla fine. Aria aperta, tiri ignoranti alla Gianluca Basile e un mix di risate, cazzate e incazzature. Penso che di tutti questi periodi passati ai campetti i ricordi più belli sono tanti: In particolar modo due su tutti. Le partite con un mio amico di quel periodo (ed ex compagno di squadra di quell'ultima società) nell'estate del 2004: Partite e poi via a vedere le olimpiadi a casa sua con una pizza vicino e le urla, gli abbracci per la vittoria dell'argento dietro l'oro vinto dall'Argentina di Manu Ginobili e davanti al bronzo americano del Dream Team.
Il secondo la lunga estate del 2014 fino ai due anni successivi: Io e un mio caro amico avevamo ancora fame di basket. Avevamo creato un gruppo fittizio di amici e conoscenti a dir poco casinisti ma con voglia di fare e uniti da questo sport. Con ironia, visto che in NBA ci sono gli Hornets, i Bulls, i Raptors e via dicendo... ci chiamavamo "i Ghiottoni di Taipana (con sede a Gemona)". Perché proprio Taipana ancora non lo so, visto che nessuno era di quella zona. Ma suonava bene.
Oltretutto visto il cameratismo e la goliardia che si era creata col tempo oltre alla difesa avevo aggiunto un'arma in più, complice anche il film "Baseketball" scritto, diretto e interpretato da Trey Parker e Matt Stone -gli autori di South Park-. : La psycodifesa. Ovvero dire cazzate insostenibili per riuscire a distrarre l'avversario.
In questo caso però gli europei del 2015 li avevo visti in solitaria: Con le finestre aperte e il volume al massimo e la voce di Flavio Tranquillo che riecheggiava nella via, per una volta, alla faccia di alcuni fastidiosi vicini che per loro "azzurri" e "Italia" significa solo la nazionale maggiore di calcio (dimenticando non solo gli altri sport e competizioni, ma anche partite dell'under 21 e femminile) e puntualmente dettano legge ad ogni europeo o mondiale. Una seconda rivincita, la mia.
Visto che la prima è stata -in termini calcistici- quando l'Italia venne eliminata dall'Uruguay nel mondiale del 2014: la solita euforia non era presente, regnava il silenzio ma da buon provocatore quale sono era una ghiotta occasione per farmi odiare. Apro le finestre e con tutto il fiato che avevo mi affaccio e urlo, con invidiabile sarcasmo... "Che silenzio...come mai? Nessuno che urla forza azzurri? Ah già, l'Italia è uscita dai mondiali. Non fate casino oggi? Comunque ragazzi...forza Uruguay.".

Ora a 35 anni non gioco più. Almeno, la voglia c'e: Ogni mattina durante i miei 20 minuti di corsa sul tapis roulant prima di andare a lavoro, vedo vecchie partite motivazionali ricche di phatos -ultimamente, per esempio, il derby dello scorso anno tra Partizan e Stella Rossa-.
Le occasioni per riprendere sono, probabilmente, nell'aria: amici di amici che hanno giocato in passato con ragazzi che conosco, ex compagni di squadra che passano a fare la spesa e le infermiere che mi sopportano durante le flebo hanno figli o figlie che praticano questo sport.
Ma giustamente bisogna iniziare a fare i conti con altre priorità e nuovi aspetti che la vita ti pone davanti.

Mai dire mai nella vita. Soprattutto se il basket stesso dona così tante emozioni uguali e diverse a molte persone.

Come dice il video "questi ragazzi sono il nostro sogno realizzato".
Da bambino sognavo appunto,  tra le tante cose, una bella carriera cestistica fatta di tanti colori: Quelli locali, visto che come club sono sempre stato un tifoso di Udine (Snaidero prima e ora APU), Europa (la Union Olimpija Lubiana, le partite che vedevo su Capodistria e il loro modo di giocare riuscirono a ipnotizzarmi davanti la tv) e con moltissima fantasia l'NBA.
Sogni di un ragazzino di 12 anni, appunto. Ma che in testa aveva sempre quell'azzurro carico di ricordi e di storia. Azzurro che mi catturò negli anni '90, complice il mondiale in Grecia del 1998 e quella partita persa con il presunto "dream team" fatta con quella che fu chiamata "la sporca dozzina": una nazionale priva di stelle NBA ma che comunque arrivò a vincere il bronzo. Azzurro che mi fece saltare di gioia per l'europeo vinto a Parigi nel '99 e quell'amichevole a Colonia vinta contro gli americani, l'olimpiade finita sul podio con un meritato argento e via dicendo.

Sogno, anche per questo mondiale, una nazionale sulla carta outsider ma che in qualche modo riesce a tirare fuori qualche coniglio dal cilindro. Parlando con amici e gente che mastica questo sport, sento con frequenza la frase "la vedo durissima quest'anno!".
Perché non prendere esempio da quella sporca dozzina già citata? Certo, la nostra bandiera è tricolore, non stelle e strisce. Ma tutto può succedere.

Citando un loro slogan "io amo #italbasket , amatela anche voi".

Forza ragazzi!







4 commenti:

  1. Non ho mai amato il basket, ma ho assistito spesso a gare della squadra della mia città, perché ci giocava un mio caro amico.
    Sai, paradossalmente detesto ogni tipo di sport, ma vederlo dal vivo mi piace. Mio cugino gioca a calcio nel Fasano, ad esempio, e sono andata varie volte allo stadio a tifare per lui.
    Comunque ci voleva proprio questo post per ricordarmi che devo chiamarti Gigi.. La trottola. 😜

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  2. Ciao Claudia! Che piacere sentirti! ☺
    Ti dirò, vedere dal vivo una partita di qualsiasi sport è a dir poco favoloso: Nella mia vita ho visto partite dell'Udinese (calcio) della Snaidero udine di basket prima e ora dell'APU Udine -anche quando quest'ultima militava in campionati minori, prima di raggiungere la A2 qualche anno fa-. Senza dimenticare una partita di rugby a Treviso (per la gioia delle donzelle, vista la nota passione per i rugbisti causa calendari 😂).

    Senza dimenticare ovviamente la nazionale di basket a Trieste qualche anno fa...a dir poco emozionante!!

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  4. ...ci mancavano solo gli annunci spam di ipotetici dottori norvegesi e lamciatori di incantesimi 😖 Nel bene o nel male sono felice così come sono. Ma niente messaggi "copia e incolla", l'unico spam autorizzato è quello originale dei Monty Python.

    Grazie 😆

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