venerdì 31 gennaio 2020

"Il corpo sa tutto", di Banana Yoshimoto



"Sono pochissimi gli amici con cui si possa stare in silenzio" (dalla quarta di copertina).


Questa frase per me è il significato esatto del termine "amicizia". In prima persona, l'ho scoperto nel Settembre del 2016, quando durante un viaggio in macchina verso la Slovenja con una cara amica di penna e scrittrice, la mia voglia di chiacchierare era alle stelle. Mi aveva spiegato con dolcezza che non per forza bisogna parlare ininterrottamente di qualcosa, anche se è la prima volta che ci vediamo. (E chi interpreta questa cosa come un segno di maleducazione nei miei confronti...beh, vi sbagliate di grosso).
Trovare la stessa frase più o meno parafrasata nella quarta di copertina per me è stato un segno. Anche perché come spesso accade, reputo i libri come cari amici. In questo caso l'amico con un ottimo tempismo, pronto a rincuorarmi a parole per i fatti recentemente accaduti come le due varie perdite narrate in precedenza.
Tentennavo se iniziarlo o meno. Volevo prendermi una pausa dalla lettura dell' i ching ed ero indeciso se iniziare questo oppure "Il grande cielo", di A.B. Guthrie ma come spesso accade, i libri ti chiamano con la loro voce silenziosa, con un perché che si viene a scoprire solo quando si giunge alla parola fine.

Non è la prima volta che leggo qualcosa dell'autrice. Il suo primo libro acquistato era "Amrita".  "kitchen" invece me lo prestarono subito dopo, più o meno intorno al 2009. "H-H" invece, arriverà tra qualche giorno per posta.
"Il corpo sa tutto" è un insieme di racconti , uniti da questo filo logico che oscilla tra mente e corpo, dolore e guarigione. Prove di vita e momenti di gioia.

Dove sta l'ottimo tempismo?

Come scritto in precedenza, di recente ho perso mia nonna (e chi ha già letto il libro, sicuramente sa dove voglio arrivare).
Dal primo racconto, ovvero "Pollice verde", ho sentito subito una morsa al cuore. Ho trovato, involontariamente, tanto di lei nelle parole dell'autrice. E cito: "La nonna parlò un poco ma subito si riaddormentò. Quando le persone cominciano a dormire così ogni giorno, di colpo la loro presenza si assottiglia. Rendermene conto mi stringeva il cuore. E così anche io prendevo parte a un evento che si ripeteva da sempre nella vita delle persone. Con la strana sensazione di guardarlo da lontano".
Non è stato facile leggere inizialmente queste parole a poche settimane dalla sua scomparsa, ma qualcosa mi ha fatto effettivamente andare avanti e continuare avidamente il libro. Non tanto per superare il dolore ma saperlo affrontare e conviverci in maniera positiva e costruttiva. Convivendo con il giusto mix di ricordi, dolore e malinconia.
Ricordo ancora quando da nipote affezionato quale son sempre stato, ho fatto quello scalino: donarle qualche momento di riposo e solitudine in quel divano dove spesso nel pomeriggio s'appisolava per concedermi un po' di tempo per i miei interessi; piuttosto delle nostre ripetute partite a briscola (dove l'ultima giocata, se non ricordo male, mi aveva pure battuto 3-2 se non 3-1, altro che le finali NBA). Proprio per via di una sonnolenza sempre più assidua.
In quei momenti, dispiaciuto, mi son reso conto che il tempo va avanti per tutti. E la classica nonna sprint che seguiva il wrestling, ha preferito concedersi l'ultimo anno da "nonna normale". Riposando sul divano e ascoltando canzoni italiane tendenti al liscio. Ciò non toglie che la sua tempra e mandare a quel paese chi non gli andava a genio è sempre rimasta presente, specialmente gli ultimi giorni in ospedale dove alla "simpatica battuta" di un visitatore (della sua compagna di stanza), "Mi raccomando...non andare in giro!", ha alzato il braccio con le flebo, mimando il classico gesto di andare via come per dire "vai a farti fottere". Lo so, non l'ha detto per via della mascherina...ma l'ha pensato. Avevamo sempre il bluetooth acceso io e lei, pura sintonia. Avevamo lo stesso carattere e lo stesso sguardo infuocato, che entrambi, nonna e nipote, lanciammo al "Ridolini" di turno facendogli abbassare la testa come un cane punito per aver cagato sul pavimento.
Donna con carattere, lo è sempre stata. La sua ultima cena è stata in pieno stile di "Menia", come la chiamavamo tutti. Col suo carattere deciso che "Ben, no stoi a mangja che porcaria di roba!"(Traduzione dal friulano: Non sto a mangiare quella porcheria di roba -riferito allo stracchino e ad altre pietanze servite per l'occasione dall'ospedale), preferendo una pappetta di frutta mista facilmente reperibile in qualsiasi negozio. 
Anche questo episodio mi ha fatto sorridere ritrovandolo in un racconto successivo, quale "Una sera luminosa": << "Se sapessi quanto fa schifo il mangiare qui...Stamattina ci hanno servito del vero cibo per gatti! Aveva un odore tale che non sono riuscita a toccarlo!" mi raccontava ad alta voce camminando nel corridoio, incurante delle tante infermiere presenti, mentre mi accompagnava all'ascensore. Quando la porta si chiuse, il disegno del pigiama di lei che mi salutava agitando la mano mi rimase per qualche istante negli occhi. >>.
Infermiere che comunque l'hanno sempre seguita specialmente l'ultima che l'ha vista sospirare e ci ha chiamati quando, nel giro di 20 minuti per via del tragitto in macchina, ci aveva abbandonato. Incredula e in lacrime pure lei proprio per la tenacia e quel "Never give up" presente in questa signora di 88 anni -e si, visto il motto scritto, pure fan di John Cena. 

Col passare dei giorni ho trovato molto affetto da parte di chi mi stava vicino anche solo col pensiero e con un messaggio. Cari amici che con semplici gesti erano presenti col cuore e con la mente, anche chi spesso si rimproverava per la lontananza e voler fare necessariamente di più. Talmente severi con se stessi da causare una sorta di Seppuku mentale. Dimenticando che in momenti come questi la persona, spesso, va capita e compresa soprattutto per i suoi silenzi citati a inizio post. Silenzi che sicuramente continueranno ad arrivare, riservato come sono. Un lutto (o più, nel mio caso) non è come cambiarsi un paio di mutande. Certo, ho ripreso a sorridere. Ma bastano tanti ricordi associati a foto oppure oggetti per finire nel mio infinito abisso di riflessioni, soprattutto a lei (o loro) rivolte. 
"Mi raccomando: Cerca di mangiare e di dormire" sono le frasi che più ho sentito in quel periodo. Continuerò a ringraziare chi me lo ripeteva in maniera ossessiva, vuoi perché ci sono passati, vuoi perché il classico "orso in letargo" quale sono e che conoscevano, era più un Binturong che vagava senza meta, senza sapere cosa o quando mangiare e concedersi riposini in posti x  quali divano o brandine presenti a casa, a orari poco normali.



(Più o meno così. Questo è un Binturong, il mio animale preferito dopo i cani ovviamente)

Anche questa situazione è descritta egregiamente nel brano "I fiori e il temporale":
<<Quando morì sua madre, tutti coloro che sapevano quanto lui l'amasse non ebbero il coraggio di dirgli generiche parole di conforto. Tanto il suo amore e il suo abbattimento erano comprensibili e sacri.
E' una cosa che capisce chiunque abbia perso una persona che ama veramente.
Quando gli telefonai per fare le condoglianze era stranamente allegro.
E' una reazione che le persone hanno per i primi tempi, quando hanno perso qualcosa d'importante. I giorni della solitudine vera arrivano dopo, implacabili, confondendosi con la quotidianità. Per quanto ne possa essere ben cosciente, un amico non può fare niente. Può solo stare a guardare.
"Piangi tanto, mangia tanto, dormi tanto", gli dissi. "E poi non c'e altro da fare che aspettare che passi il tempo".
"Farò così" rispose lui. "Piangerò tanto, mangerò tanto, dormirò tanto, mi metterò tanto profumo."
E tutti e due, col cuore stretto, ridemmo.>>


Grazie a questo post e alle parole di Banana Yoshimoto, cerco di far capire a quelle persone che effettivamente mi vogliono bene, che se non rispondo è per questo motivo. Come ho detto più volte, vivete tranquilli, senza l'ossessione delle spunte o microfoni blu su whatsapp (parlo in generale, sia chiaro, perché conversazioni lasciate in sospeso ne ho molte).
Finalmente sto trovando la giusta motivazione e organizzazione per andare avanti, con la stessa forza di mia nonna quale lei era nota avere. Non rispondere immediatamente o vivere qualche giorno di silenzio non è (detta con uno slang giovanile) "non mi caga", ma "ha bisogno solo di un po' di pace mentale". E se si vuole veramente bene ad una persona, vanno compresi anche e soprattutto questi silenzi.

Pace che ho trovato in questo libro, che anche se pura narrativa, sa molto su di me e in maniera molto colorita e romanzata anche in altri brani non citati, sulla mia famiglia.
Armonia che sto trovando nella natura, passeggiando quando posso nella mia zona pedemontana. Trovando, nell'aria aperta, la giusta ispirazione per esprimere al meglio la mia creatività. A prescindere se scritta o suonata.


"Penso che la natura guarirà le tue ferite di cuore. Fai attività fisica, respira aria pulita e risorgi, mi raccomando! A presto" (Banana Yoshimoto, sempre da "Il corpo sa tutto").

(SPOILER: Quest'ultima frase mi ha dato un'idea per un futuro post. chissà...) 


3 commenti:

  1. Conosco il libro... La scrittrice mi piace molto

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  2. Ciao 👋 é da tanto che non leggo il tuo blog, ora recupero i post! :) Non ho mai letto i libri di Banana Yoshimoto, devo iniziare a leggerli, è bello quando i libri diventano un "aiuto" per affrontare eventi dolorosi. Condoglianze per la perdita di tua nonna.
    P.S: bello il Binturong!

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  3. Non ricordo se ho letto questo libro; se l'ho fatto sarà stato circa 15 anni fa. Personalmente non amo troppo questa autrice perché, dopo varie letture ho trovato i suoi racconti monotoni, sempre malinconici, legati al dolore e alla perdita e quindi mi hanno un po' stancata.
    Non ricordo esattamente quali libri ho letto (penso di aver letto 6 o 7 titoli) ma, fra i vari, quello che mi era piaciuto di più è stato Tsugumi.

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