lunedì 2 marzo 2020

"A LEGO® Brickumentary", di Kief Davidson e Daniel Junge.



"...Fin che Giorgio (Faletti) si mette in testa di fare il comico, diventa un comico stupendo. Per cui a cena si ride che non se ne può più. Giorgio si mette in testa di diventare pilota di rally, e a questo punto "ammazza" il Giorgio comico per gli amici, inizialmente, e diventa pilota di rally. (...). Lui perdeva immediatamente quella sensibilità che lo contraddistingueva con ogni tipo di pubblico e ci faceva sorbire ore di un rally a cui aveva partecipato. Li mi ero già reso conto che l'uomo poteva prendere strade insolite." (A. Ricci su Giorgio Faletti)


Non c'è introduzione migliore per descrivere questo febbraio così silenzioso e privo di post. Tante idee, probabilmente troppe. Tanto quanto i post salvati nelle bozze e cestinati  (due su due, media che sognavo di avere ai tiri liberi quando giocavo a basket). Il perché del silenzio, però, lo spiegherò a tempo debito.

Avere molti interessi è sempre stimolante quanto incasinato: Cinema e documentari, musica e scrittura...anche la creatività stessa ha bisogno del suo spazio. Qua mi è venuto in aiuto amazon prime video.
Tra i tanti film e documentari visti,  "A LEGO® Brickumentary" è stato il primo a influenzarmi e a far rivivere in me ricordi e desideri da "AFOL" quale sono (Adult fan of lego). Per chi come me è un fan dei mattoncini danesi è consigliata la visione, sempre se non l'aveta già fatto.
Ben narrata in una maniera molto stimolante e coinvolgente. Alla fine chi sono io per fare una recensione su questo documentario? Soprattutto quale modo migliore per fare una recensione a riguardo accantonando per un momento ciò di cui viene trattato in un'ora e mezza, se non parlare del mio rapporto con i lego? Anche perché come vedrete, all'interno ci sono racconti e interviste di persone come noi o altrettanti del mondo dello spettacolo e il loro rapporto con questi giochi (Per esempio Ed Sheeran e la sua canzone "Lego house", la stella NBA Dwight Howard o Trey Parker, co-creatore di south park, che crea costruzioni per rilassarsi in cerca di nuove e dissacranti idee per la nota serie tv). Quindi questo è il mio "Brickumentary", la mia esperienza.

I primi due ricordi ben stampati nella mia mente sono sicuramente un giardino, modello base, ricevuto in regalo dai miei nonni paterni. Dal primo momento ho trovato subito conforto in quegli omini gialli. le caratteristiche e i disegni di quel periodo (ora chiamati "vintage") avevano un certo fascino in me tanto da ammalarmi, malato per i lego. Forse già da li, tra i vari omini, avevo trovato conforto in quello che poteva essere benissimo il meccanico. Con la classica salopette e il cappello blu. Un tuttofare, più o meno come "Bob l'aggiustatutto" per le nuove generazioni o, per le signorine, Kirk nella serie tv "Gilmore girls". 



Il secondo ricordo è il camion dei pompieri ricevuto la notte di Natale e probabilmente distrutto subito dopo causa incidente, finendo per terra. I primi sensi di colpa per un gioco rotto, anche se citando mia nonna ho sempre avuto l'anima del "Distruggitore", come spesso mi chiamava da bambino. Da adulto posso dire che era anche questo il bello dei lego e lo è tutt'ora: Non è rotto, si può sempre riparare.

Col tempo ovviamente sono arrivati molti altri set, dalla caserma di polizia (Tutta colpa di una nota serie animata tratta da dei film comici), il veliero e ovviamente alcune costruzioni della lego technic.

La creatività non mi è mai mancata, anche perché dopo aver seguito le classiche istruzioni modificavo a piacimento tutto ciò che c'era da modificare, con altri pezzi presi qua e la. Ricordo con piacere il vascello trasformato in una nave da crociera, con tanto di misteri da scoprire alla "Scooby Doo". Non poteva mancare, ovviamente, il morto a bordo o presunto tale (il fantasma che s'illuminava al buio) -Perché si sa, una delle lezioni note di questa serie animata è che i mostri sono sempre le persone. Specie se agenti immobiliari.
Oppure il furgone della lego technic diventato, chissà come mai, una macchina del tempo, coinvolgendo ovviamente altri omini di altre serie, dagli indigeni al medioevo -Chi non aveva il Robin Hood di verde vestito con tanto di archi e frecce?-. Grande giove!

Ricordo che preferivo giocare in solitudine con i lego, non per non condividere i miei giochi con gli altri bambini. Ma avevo un modo tutto mio: Le classiche "voci" dei personaggi erano nella mia mente. Praticamente giocavo sempre in silenzio, dal punto di vista degli adulti. Questo fa capire che gran casino avevo già in testa alle elementari.
C'ho provato ai tempi con un'altro bambino a giocare. Ma mi arrabbiavo di continuo: "No, questa è la tua voce, non è la sua!". A 35 anni questa paranoia la trovo spiegata nella prima strofa di "Paranoid Android" dei Radiohead.

E poi c'era lui:




Sono certo che era lui, anche se sono passati tanti anni e la mia memoria (Specie con un solo caffè in corpo) ogni tanto si riavvia da sola. Ma anche solo guardando la foto in me stanno spuntando tanti ricordi pronti a darmi conferma.
L'oggetto del desiderio e mai ricevuto. Il che non è stato uno sbaglio, perché come tutti avevo il classico "bauletto" con vari pezzi e set rotti e la mia fantasia riusciva a creare queste ed altre cose.


Amazon prime video ha fatto e fa tutt'ora rivivere momenti legati alla mia infanzia applicati ai 35 anni, grazie a questa programmazione. I richiami, come le note ai tempi della scuola, fanno parte di me. Altrimenti non mi mandavano la lettera a casa dicendomi (in maniera molto spiccia) "E' vero che hai le spedizioni gratis, ma puoi anche vedere film/serie tv gratis incluse nell'abbonamento...svegliati!".
Si sa, la mela non casca lontano dall'albero. Leggo "Lego" e faccio clic. Lo devo principalmente a quel meccanico, al poliziotto con l'indole alla Tackleberry ispirato, ovviamente, al personaggio di "Scuola di polizia". Per non parlare dei vari pesonaggi inventati e creati di sana pianta, come le versioni caserecce di 007, Batman e quel mix tra Robocop e la parodia disneyana "Robopap".

Tra le tante storie raccontate nel citato documentario, c'e quella dell'artista tedesco Jan Vormann: noto per riempire le crepe di vecchi muri e palazzi con i mattoncini lego. In quel momento, ritornando all'introduzione, "Mirko amante dei lego" uccide -anche solo per un mesetto- la versione blogger e inizia a pensare "Ma con tutti i mattoncini che ho nel vecchio baule in soffitta, quante cose posso realizzare?"



Da tempo volevo cercare quel conforto da sempre trovato con questi mattoncini e i rispettivi personaggi. Specie in un mese delicato, dove i fatti di vita quotidiana portano alla mente persone scomparse di recente.
Sia chiaro: Non la butto sul melodrammatico, avevo bisogno di pace e relax, la confusione mentale era troppa anche per andare avanti con un libro ormai agli sgoccioli. Avevo bisogno di un segno. Della serie "Fanculo tutto! Vado e faccio di testa mia".

L'idea di creare qualcosa era presente in me da tempo. Ma cosa? Come stimolare la mia creatività in maniera alternativa? Degno di Joilet Jack nei Blues Brothers, "ho visto la luce" facendo zapping in tv durante l'ora di pranzo. In compagnia di chi, ai tempi, mi portava inaspettatamente qualche scatola con pezzi da montare (mia madre).



Questa serie tv, in onda su Blaze è stato il fulmine a ciel sereno. Dando così il contentino alla vocina che mi ripeteva, nella mia mente "saliinsoffitta, saliinsoffitta, saliinsoffitta", papale papale al cervello di Homer Simpson nella versione "mangiailbudino, mangiailbudino, mangiailbudino" (o, per le signorine, la stessa insistenza del granchio Sebastian quando canta "Baciala", nel cartone animato "La Sirenetta"). Anche perché, citando il granchio in questione "Se devi fare una cosa, è sempre meglio pensarci da solo".

Idee ne avevo e ne ho tutt'ora tante che mi girano per la mente, al momento ho creato solo semplcici oggetti d'arredo (chiamiamoli così), quali un leggio per lo smartphone -anzi, due, su richiesta di chi quei mattoncini da bambino me li comprava-, e una mangiatoia per uccelli.
L'asticella della mia mente non si è mai accontentata delle cose semplici, ma vuole sempre alzare il livello di difficoltà: Come Jan Vormann, sono tentato di ricoprire quel foro lasciato dalla vecchia cassetta postale, ormai tolta e buttata via. Senza dimenticare un treppiedi per la microcamera "Garmin Virb Ultra 30".
Non contento, penso anche di come la vecchia cuccia di Cin Cin si può trasformare in un ipotetico presepe nei giorni invernali  (Girando la metà del vascello come capanna), oppure spendere qualche euro e comprare il set di Batman e creare la tanto desierata Bat-caverna. 


Capisco benissimo cosa intendeva Trey Parker quando diceva che giocare con i lego stimolava la sua creatività lavorativa: Nel mio piccolo, anche se la scrittura è solo un passatempo, ero insoddisfatto di ciò che abbozzavo. Sedermi in quello che l'angolo più alto della casa, in silenzio e dando libero sfogo all'immaginazione mi ha riattivato quell'entusiasmo che stava li li spegnendosi, causa molti fattori esterni (e non parlo del noto corona virus, l'allarmismo lo lascio a chi guarda i programmi trash in tv): Di punto in bianco ho ritrovato un costante interesse per le serie tv e i film, sempre anche alla già citata piattaforma; idee nuove ispirate per il blog e per farmi conoscere -Specie a Marzo, visto che ormai il blog compie il suo primo anno di vita- e... il mio tanto amato basso. Dopo tempo ho ripreso piano piano a suonare. Ringrazio il cielo che esistono le cuffie, così non ho svegliato nessuno (perché mi sembra ovvio, non c'e modo migliore per farsi prendere dall'ispirazione alle 7.00 del mattino e suonare di cattiveria "Wires"  dei Red Fang, complice la mia barba sempre più folta, o "Money" la versione cazzuta del supergruppo Backbeat Band. Niente spoiler...fate clic per vedere chi erano i componenti di questa band. 


A volte per ritrovare la vena creativa bisogna solo seguire l'istinto e usare la fantasia, lasciarsi andare a ciò che la mente ha da offrire. Ognuno a modo suo.


...se si ha un baule di vecchi mattoncini, però, tutto è più facile.














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