lunedì 8 aprile 2019

Metodo Stanislavskij: Una (nuova) presentazione diversa dal solito.

Da Wikipedia "Il metodo si basa sull'approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell'attore. Si basa sulla esternazione delle emozioni interiori attraverso la loro interpretazione e rielaborazione a livello intimo."

Cosa c'entra questo con me, bella domanda.
Da amante del mondo del cinema spesso e volentieri riesco spesso ad immergermi nella trama e nelle emozioni dei vari protagonisti. Quel tanto che basta da immedesimarmi nei modi o nelle similitudini degli stessi.
Con la premessa che non tutti voi mi conoscete di persona volevo donarvi una descrizione se vogliamo dettagliata e "cinematografica" di alcuni aspetti della mia vita, mentre per chi già mi conosce può leggere divertito queste righe oppure (vale per tutti) vedere i film o quantomeno chiedermi in prestito il dvd.
Penso di citarne solo quattro protagonisti di tre film, al momento. Sicuramente ci sarà un sequel, restando in tema.

Iniziamo:

ANDY KAUFMAN (da "Man on the moon", di Milos Forman): Inizio col botto, uno dei miei film preferiti da sempre. Kaufman era l'anti-comico per eccellenza. Aveva uno stile d'umorismo tutto suo e in questo mi riconosco. Vista la mia età e la mia nazionalità mi sono perso le sue apparizioni al SNL, così come la serie tv Taxi. Ma Jim Carrey che godeva già delle mie simpatie, è riuscito poi nel suo intento con questo film. Anche se spesso molti mi vedono come "quello dalla battuta pronta" a mio dire mi pesa quest'etichetta perché come tutti ho mille lati caratteriali e non sono solo il "simpatico" (detto con la stessa verve di Matthew Perry in Friends). Spesso mi piace provocare e fraintendere, anzi...trovo incredibilmente divertente far credere ad una tipologia di persone determinati aspetti della mia vita. Ovviamente non alle persone a me care. Per fare un breve esempio quando avevo appena comprato il basso elettrico, la stessa sera assieme ad un amico ero finito in un locale dove suonavano alcuni ragazzi di quella compagnia. Alla tavolata di musicisti mi presentò dicendo "Ragazzi...abbiamo qui con noi un futuro bassista!" E alcuni di loro estasiati "Sul serio? Che basso hai preso?" e parafrasando il film, con la stessa faccia orgogliosa di un bambino che porta a casa un brutto voto, risposi con tanta ingenuità "Bah...uno marrone in legno...ha delle corde". Le loro espressioni incredule valevano quanto un biglietto per un concerto! Pari al ghigno che ho tutt'ora mentre scrivo questo ricordo. Ovviamente il mio amico riuscì a salvarsi all'ultimo secondo imbarazzato "No no, ha un Warwick quattro corde! Sa quello che fa vi prende in giro! (Perché devi sempre fare il coglione, eppure ne sai di musica...)".
Mi viene in mente Alfred Jarry, di recente ho letto una biografia scritta da Alastair Brotchie dove narra che ad una cena importante questo scrittore si tuffò sulla parte di roastbeef non tagliata, addentandola avidamente con gli stessi modi di Ubu Re, personaggio da lui creato. Nel mentre fece l'occhiolino a chi aveva vicino, rendenolo così complice di una scena voluta per creare scompiglio.
Ovviamente complice il film ho imparato a saper dosare questo piacere del fraintendimento. Nel film il manager dice ad Andy "Chi stai cercando di divertire, il pubblico o te stesso?" , di conseguenza certe azioni comuni o parole che mi donano ilarità le tengo per me mostrando così un ironia più alla mano, che oscilla tra i vari comici noti citati nella prima presentazione del blog.
"Grazie moltissimo".

WILLIAM FORRESTER/JAMAL WALLACE (Da "Scoprendo Forrester" Di Gus Van Sant): Un film che a mio dire zitto zitto è entrato sottopelle e ha spodestato molti altri preferiti.
William e Jamal, rispettivamente uno scrittore scozzese ritirato dalle scene vincitore di un Pulizer e il secondo aspirante scrittore e giocatore di basket, li vedo come proiezioni fin troppo prevedibili di certe mie caratteristiche:
Per quanto riguarda lo scrittore scozzese la scrittura e la letteratura, oltre al suo isolarsi a riccio nel suo appartamento tanto da sentirsi soprannominare "finestra" e poi per il birdwatching fatto tra le mura di casa a far da padrone. Mentre il giovane ragazzo la passione per la pallacanestro (oltre alla già citata scrittura, visto che è il punto d'incontro tra i due protagonisti).
Ebbene si. Esco sempre meno. Non parlo di concerti o eventi sportivi ma di vita mondana, contatto con conoscenti e il classico "mondo esterno". Lavorando a contatto con il pubblico ho imparato ad amare il silenzio, la pace e l'armonia. Pace che riesco a trovare anche ammirando varie specie di uccelli e riprendendoli con molta perseveranza grazie ad una microcamera quasi come Sean Connery nel film. Sono sul "chi va la" continuo, con i miei fidati binocoli a valutare dove posizionare il tutto per poter riprendere una coppia di verdoni e dei colorati cardellini presenti di recente nel giardino.
Inutile dire che la lettura è parte fondamentale della mia vita. Ho sempre avuto un libro in mano fin dalla tenera età, se non era un libro era un fumetto ma dovevo leggere a prescindere. Tutt'ora nei "prossimamente" ho in elenco "La casa delle belle addormentate" di Kawabata e come fumetto anzi, volume a fumetti (per essere coerente con la mia infanzia e non perdere l'abitudine), "Big Baby" di Charles Burns.
Devo proprio parlare di ciò che accomuna me e Jamal? da ragazzino ho provato nuoto, calcio ...ma la testa finiva sempre li: L'uomo nel pallone...a spicchi. Letteralmente malato di basket dai 12 anni in poi grazie (oltre ai cugini e in precedenza minibasket) al canale Capodistria che nel lontano autunno del 1996 di un Lunedì sera intorno alle 20.20 durante lo zapping serale trasmise nba action: Vedere Dikembe Mutombo con il suo indice fare il più classico dei "Not in my house" è stata estasi pura. So ora e giorno perché da quella sera grazie al vecchio videoregistratore registravo le puntate.
Orgoglioso tifoso dell'APU GSA Udine anche in precedenza quando al Carnera c'era una meravigliosa squadra arancione, squadra storica della nostra città.
Sempre vicino al team, nelle vittorie e nelle sconfitte. Mentre sponda NBA i "derelitti" Bulls. Lo so...ma sono coerente, non dico Warriors per principio anche se ammiro questa nuova era di giocatori alla Steph Curry, ne in passato i Lakers di Kobe che per me comunque è un modello per la determinazione nell'affrontare la vita.
E' facile salire sul carro dei vincenti americani per noi europei, ma faccio della coerenza una mia caratteristica. Quel 23 di Chicago riuscì a stregarmi in passato e sono tutt'ora fiducioso grazie a gente come LaVine, Markkanen e a mio dire pure il francese Luwawu. Piccola curiosità: per un tifoso friulano dei Bulls, vedere nel 2004/2005 Boris Gorenc in maglia Snaidero è stato il top.
Sulla passione per la scrittura mi sembra scontato dare motivazioni, non trovate?
NOTA: Il film è ispirato a J.D. Salinger e John Kennedy Toole.

ALEXANDER SUPERTRAMP (Da "Into the wild" di Sean Penn):
Premessa. E' stato difficile scegliere l'ultimo di questa prima lista, se l'è giocata parecchio con molti altri.
Questo film, come il libro, mi ha letteralmente aperto un mondo. Un mondo già presente ma allo stesso tempo nascosto in me da anni. Tutti conosciamo la storia di Christopher McCandless e mi sembra scontato narrarla.
Il mio primo incontro con questo film è nato durante una chiacchierata con una signora salentina, "La donna invisibile", ricordo ancora il suo nickname ai tempi di msn. Me lo consigliò lei a distanza di qualche anno del nostro unico incontro, le mie prime ferie da lavoratore in salento appunto nel B&b di famiglia. "Guardalo, Mirko. Quando l'ho visto al cinema ho pensato subito a te". E se ve lo chiedete... si, lei è stata la prima a dirmi "sei sprecato per fare l'idraulico, perché hai fatto l'istituto professionale?", il tutto in una sera andata avanti a piatti tipici e negroamaro (vino, non gruppo).
Complice il fatto che quello era il primo viaggio che facevo da solo, senza conoscere nessuno.
Questa frase nel corso degli anni mi è stata detta anche da amici e conoscenti, quando ormai la filosofia di Alexander già riecheggiava nella mia mente.
"Allontanarsi da questa società malata". La cosa divertente, se vogliamo, è che col passare del tempo la stessa scena, con la complicità di un mio amico, la riproponevo pari pari in qualche bar: Bastava uno sguardo complice e iniziavo con il monologo che tutti ormai conosciamo: "...Me ne vado in Alaska!"
Ma non è solo per questo. In cuor mio sento che è fondamentale per me come per ogni essere umano perdersi invece di ritrovarsi, per poi riscoprirsi. Come spesso mi sentono dire in molti.
Felicemente non sono (più da anni) succube delle notifiche di social network come facebook, instagram non l'ho mai avuto per scelta: Se c'è un momento che mi dona emozioni, un bel tramonto...un cardellino in visita nel mio giardino mi godo il momento. Senza fare foto e perdermi l'essenza. Assaporare una "supermela" e godermi il gusto. Oltretutto, piccola curiosità, non sento gli odori e di conseguenza i sapori in qualche modo li sento moltiplicati e ci scherzo pure su: Alla domanda "Ti piace?" Tendo a rispondere "ho una festa in bocca, ma non ho ricevuto l'invito all'evento perché non ci sono, su facebook!"
Poi per quanto riguarda le foto va detto che sono cresciuto con chi dettava legge a riguardo: Era una delle tante passioni di mio padre. Ora abbandonata perché "con le macchine attuali è facile, ai miei tempi avevo al massimo 32 scatti da fare con il rullino, dovevo valutare bene il tempo, se venivano bene pure in bianco e nero e cogliere la sensibilità del momento". Aveva fatto l'artistico, ha voce in capitolo a pieni polmoni.
Mi ritengo fortunato di vivere in un paesino circondato dalla natura e di tutti i suoi doni, saper cogliere tutte queste piccole gioie e sfumature naturalistiche.
Ovviamente una serie di circostanze quali lavoro, aiutare a casa a livello economico e tutto ciò che ne segue mi porta ad essere meno selvaggio del protagonista, ne sono consapevole visto anche il periodo che sto vivendo. A mio dire bisogna imparare più che altro ad essere coerenti con se stessi, del tempo a disposizione e dei propri mezzi. Dico questo perché ormai da anni ho alcune visite da fare (nulla di grave, tranquilli) ma mi limito a dire che durante i day hospital e le cure, citando il nome del blog, spesso mi capita di riflettere e valutare bene come agire.

Un po' su tutto.







Nessun commento:

Posta un commento