sabato 18 maggio 2019

"Non è soltanto un cane, lui...è Jimi!"








La scorsa settimana sono andato al cinema a vedere "Torna a casa, Jimi! (10 cose da non fare quando perdi il tuo cane a Cipro)", film di Mario Piperides.

E' sempre difficile, per me, trovare le parole quando un film tratta l'argomento cani. Soprattutto dopo la perdita, tre anni fa, della mia amica a quattro zampe a cui ero e sono tutt'ora molto legato. Senza dimenticare ovviamente il mio primo vero amico a quattro zampe che mi ha insegnato i valori e i segreti dell'amicizia incondizionata tra uomo e cane.
Era capitata la stessa cosa con "Alpha: un'amicizia forte come la vita".
Il film in questione invece, "Torna a casa, Jimi!" è ambientato a Nicosia, Cipro, città spaccata in due dopo l'invasione turca del 1974. Con una zona cuscinetto dell'ONU a separare le due etnie: Quella greca e quella turca. Di conseguenza ci sono delle leggi che vietano il trasporto di animali e vegetali dai territori occupati.


                   



E qui arriva Jimi, il cane di un musicista fallito che con facilità scappa appunto da una parte all'altra creando così problemi logistici per il suo padrone e si vede costretto ad accordarsi con alcune persone turche per riportare il cane a casa. Cercando di accantonare il passato, storia e rancore. Anche se a volte alcuni ricordi sono indelebili.

Ora non voglio fare la classica recensione su un film (anche perché lascio questo ruolo a chi di dovere), le mie sono solo associazioni d'idee e pensieri, riflessioni appunto. E' un film ovviamente per sensibilizzare il pubblico a situazioni politiche con il giusto tocco di satira ed emozioni contrastanti e nel mio caso ovviamente c'e riuscito.

Come spesso accade quando mi siedo sulla poltrona del cinema, riesco a immedesimarmi nel protagonista, se ci sono affinità e similitudini. Qui, inutile dire, è come un vestito fatto su misura. L'amore per la musica e per i cani...sentirsi apostrofare "musicista fallito": Era praticamente tutto scritto.
Come Adam Bousdoukos, che interpreta il protagonista Yannis nel film, anche io devo tutto a quella che era la mia migliore amica a quattro zampe. Soprattutto nei momenti di difficoltà. Anche se lei con la musica non aveva un gran rapporto, visto che da cucciola mi aveva rotto il singolo dei Limp Bizkit "Take a look around", colonna sonora di Mission impossible II (evidentemente il crossover non le piaceva).
Stessa affinità l'ho trovata anche nel rapporto con la musica, ma a differenza del film non ho strozzini che si piazzano fuori casa per dei debiti riguardo a registrazioni di album. I miei strozzini spesso sono alcuni pensieri, che presenti nella mia mente, fanno appostamenti per convincermi a riprendere a suonare. Ma come Yannis nel film, li evito. "Come Tom Cruise che puntualmente scappa da qualcosa in ogni film" direbbe Stewie Griffin.

Inutile dire che, grazie a tutto questa empatia con il protagonista,  avevo gli occhi letteralmente incollati allo schermo della sala.

Perché quindi scrivo queste righe sconclusionate nei confronti di questo splendido film? Probabilmente perché si vede esattamente la disperazione e quanti salti mortali può fare una persona pur di riavere indietro il suo cane e di come tutti noi abbiamo fatto veramente di tutto pur di averli vicini nei momenti di difficoltà.
Sono dell'idea che ognuno vede i film in maniera diversa, e questo si sa. Proiettando nella mente sottotrame o dettagli che in un primo momento lo spettatore comune non riesce a notare.
Come Yannis anche io gli ultimi periodi di vita di Bonnie (E qui il nome è legato si alla musica, ma non al rock: Mentre pensavo ad un nome per la nuova arrivata, in quella lontana estate del 2002, ascoltavo l'album "The slim shady LP" di Eminem e passava " '97 Bonnie & Clyde" ) avevo fatto i salti mortali, assieme ovviamente ai miei genitori, pur di pensare solo ed esclusivamente al suo bene e alla sua salute. Anche se la situazione ovviamente era ben diversa da un confine tra una città divisa da due etnie e regole da rispettare, per quanto impensabili possono sembrare.

Tra le tante scene del film ricche di pathos una in particolare mi ha colpito (senza svelare scene "spoiler" ricche d'emozione): quando girovagando di stanza in stanza il protagonista trova una chitarra e, non curante di cosa gli sta attorno canta e suona un pezzo da lui scritto.
Nonostante i miei metaforici "strozzini" si presentano nella mia mente ci sono alcuni momenti dove prendo in mano il basso e suono. Senza farmi vedere ne sentire. Concentrando come spesso accade pensieri ed emozioni tra le dita e le corde di questo strumento.

 Nel ricordo di chi spesso varcava la porta di camera mia e stava li seduta ad ascoltare o semplicemente fare compagnia e proteggermi.

Perché non sono soltanto cani.









2 commenti:

  1. ...premetto che non ho visto il film in questione, ma mi trovo in accordo con tutto ciò che riguarda i nostri Cari Amici Animali... sempre ottimi gli spunti di riflessione dei tuoi testi...

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  2. Ciao Alice!

    Se ti capita guardalo, so che fino a qualche tempo fa era in programmazione al Visionario, ora onestamente non so se c'e più da qualche parte. Anche nel cinema di Gemona non è più in programmazione (io vado spesso e volentieri li). Però credimi...merita.

    Ti ringrazio per le belle parole, diciamo che ho avuto due favolosi amici a quattro zampe che mi hanno dato e insegnato molto, nella vita ;-)

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