lunedì 20 maggio 2019

"Tuo padre non vendeva legname all'ingrosso?" "No ingrosso, ingresso! Vendeva stuzzicadenti porta a porta." (Riflessioni associate al film: Stanlio & Ollio)



Da amante del mondo della comicità non potevo perdermi il film su una delle coppie più iconiche del mondo cinematografico.
"Stanlio & Ollio" li conosciamo tutti. Inutile dire chi sono o fare un breve riassunto su queste icone e quanto hanno influenzato negli anni generazioni di comici.

Il film è centrato sul loro tour nel Regno Unito nel 1953, ma quello che mi ha colpito di più e già sapevo è la cura e l'attenzione nei dettagli, soprattutto nei confronti di Stan Laurel. Mente instancabile della coppia: regista, sceneggiatore e creatore di tutte le loro gag. Ogni momento era buono per lavorare, inventare qualcosa con la giusta dose d'umorismo anche nei momenti più drammatici. (oltre ovviamente alla sua controparte, ormai provata dai problemi di salute e vizi dovute alle scommesse).
Da bambino, vedendo con attenzione i loro film in videocassetta, avevo sempre un'occhio di riguardo nei confronti di Stan. E tutt'ora delle tante battute ricorderò sempre quella che da il titolo a questo post. Non solo le risate, ma la scoperta di giocare con le parole e donare buon umore a chi avevo vicino con la stessa ilarità che provavo nel vedere loro due farne uso (come molti altri, anche nel mondo animato) era in circolo. Il resto, per quanto mi riguarda è storia scritta: Avete presente un giovane Bart Simpson incompreso dagli insegnanti che non solo riesce a far ridere Milhouse ma viene rimproverato da Skinner scegliendo tra la notorietà e le risate facili piuttosto che un futuro dignitoso sui libri di scuola? Ecco. Avevo scelto quella via (causa una pessima istruzione ricevuta salvo due insegnanti che, nel corso della mia vita da studente, sapevano come prendermi e stimolarmi).
D'altronde un bambino che ride alla battuta di un coniglio e della sua spalla, L'ispettore Valiant  "Anche mio zio Thumper aveva problemi con la sua proposta, doveva prendere delle pillole grosse così e bere tanta acqua." "...non prostata, idiota!! Proposta!", chi lo tiene fermo?

Altra cosa che adoro, grazie a loro, sono i tempi comici. Essere a conoscenza che saper far ridere non è una classica barzelletta detta in televisione o un tormentone dei noti comici italiani (perdonatemi, ma non mi fanno ridere salvo eccezioni come "Il Livorato" e pochi eletti che riescono a stuzzicarmi), ma molto di più.
Valutare bene la situazione per dire o fare una determinata azione. Come il playmaker pronto a dirigere lo schema sul campo da basket. Mi viene in mente il classico esempio applicato sul posto di lavoro. Da addetto sala/cassiere, quando mi chiamano alle casse per fare "due battute" la mia mente proietta questo: Mi avvicino silenziosamente al microfono e dico con enfasi delle tristi barzellette, tipo "un signore entra in un caffè...splash". Non farà ridere la battuta, ma associata al contesto e alla richiesta delle colleghe l'immagine a mio dire ha un suo perché, complice anche il gioco di parola fuori luogo.
Le espressioni facciali della coppia, quando Stan è perplesso guardandosi attorno oppure Hardy e il suo "bucare la quarta parete", guardando fisso il pubblico dopo una caduta (o qualsiasi altra gag fisica da lui subita) per citarne un paio, sono dettagli fondamentali. Per non parlare dell'antagonista nei loro sketch: James Finlayson. Basta fare "clic" sul nome per ridere alle espressioni di "mr. Double-take".

                                 

Senza dimenticare anche i silenzi o eventuali rumori, che nel giusto contesto sanno far ridere senza far aprir bocca ai protagonisti. Mi viene in mente, restando negli anni '30, il film "I fratelli Marx al college" e la scena "Lezioni di anatomia". Dove Groucho dopo aver detto "Seguiamo un globulo nel suo viaggio" di tutta fretta prende valigia, cappello e si appresta a partire creando confusione... "pardon, mi sono creduto un globulo!".
Con la stessa frenesia valutando bene anche i presenti seduti a tavola, spesso sparecchio portando via tutto in fretta e furia. Facendo rumore tra piatti e bicchieri, il tutto mentre mio padre con la sua dovuta calma sta ancora finendo di mangiare. Se ci sono parenti in visita, o anche se siamo tra di noi, noto con l'occhio vigile che è il contrasto di due persone silenziose a divertire: Chi mangia con la stessa calma di Walter Matthau ne "il piccolo diavolo" e chi, come Benigni nello stesso film, con ingenuità e nel silenzio del pasto serale tra i rumori dei commensali, lancia la bottiglia di vino a chi la chiede con gentilezza dall'altra parte del tavolo. "Vuole anche questa?".

In buona sostanza (al di la di quello che combino a casa o con gli amici), non è facile strappare una risata. E in questo molti comici o presunti tali devono prendere esempio da chi come Laurel rifletteva e prendeva appunti. Creava nuove situazioni in ogni occasione anche di vita quotidiana, come se fosse un riscaldamento per la mente. Aumentava il repertorio.
Penso a quei comici del passato che a prescindere dallo stile avevano ore di repertorio e, in caso d'imprevisti, riuscivano a colmare anche tempi extra improvvisando. Senza nulla togliere alla nuova leva di stand up comedy italiana (dove ci sono alcuni a mio dire meritevoli e altri -o altre- che son riusciti a farmi cambiare canale dai loro monologhi) molti al giorno d'oggi devono prendere esempio da loro, anche se lo spazio televisivo per molti è ridotto, come l'attenzione degli spettatori. Pari a una clip su youtube. La stessa che proietta questi giovani nel mondo della tv (Ogni riferimento a persone è puramente casuale?).

Ovviamente questo film, inutile dire, è basato sul "dietro le quinte". Non sulla risata facile creata davanti alla macchina da presa: Come nasce una scena, il ruolo dei manager e vizi e debolezze dei protagonisti nella vita privata oltre al rapporto con le rispettive mogli. Cosa che ho apprezzato in passato nel film sulla vita di Andy Kaufman: "Man on the moon"(dovrò ricomprare il dvd oltretutto, prestato e mai più ritornato assieme a molti altri preferiti), o sul documentario "Nella mente di Robin Williams".

E' l'aspetto che ho sempre amato nella vita e nei confronti di chi strappa un sorriso nella quotidianità. Da chi lavora nel mondo dello spettacolo o da chi fa una vita comune e crea risate in una comitiva d'amici:
Una volta spenta la cinepresa o la serata è finita, lo sguardo spesso solare e la verve comica di chi ha la battuta pronta spesso si spegne in un volto carico di perplessità e problemi. Concentrandosi su determinati lavori o concedendosi vizi proibiti, il tutto come valida distrazione da qualche decisione presa in passato.

Come un film assieme ad un elefante, realizzato per contratto con un partner diverso da chi ti è sempre stato vicino.












2 commenti:

  1. Ciao 👋 innanzitutto grazie per esserti iscritto nel mio blog e grazie per i commenti, ti seguo anch'io!😊 Molto interessanti queste riflessioni sul film di Stanlio e Ollio. Io avendo 23 non conosco benissimo questa celebre coppia comica, quindi prima o poi recupererò il film!

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  2. Ciao! E..grazie per il commento :-) Sei molto a gentile a seguirmi. Inutile dire che amando i film e le serie tv il tuo blog, cercando un po' qua e un po' la, è il primo che è saltato fuori!

    Ti dirò, te lo consiglio vivamente questo film. Anche se non conosci bene questa coppia. Si possono imparare molte cose, anche come spesso accade leggendo tra le righe non scritte di una trama.

    Intanto cerco di riprendermi d un'altra mattinata versione "Grumpy cat" 😓 Sia chiaro, mi piace stare in cassa, ma...se ho mille mansioni da fare e vengo interrotto ogni istante non è poi così piacevole a livello organizzativo 😂

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